Volto di giovane e pallina, 2009.

olio su tela  50 x 60 cm.

Questo è uno degli ultimi quadri che ho dipinto. Ha un’inquadratura insolita rispetto agli altri, spesso affollati da più figure. Qui, su uno sfondo roso-violaceo, appare solo, in una sorta di primo piano, la guancia e l’omero del giovane (o della giovane)  e una pallina, che la sua mano sembra sfiorare o voler afferrare. La pallina (simbolo ricorrente da tempo in molti miei lavori)  pare qui quasi un gomitolo di lana. Da notare che è dello stesso colore del volto. Le striature e i graffi li ho ottenuti usando la spatola.

(Appunto del 2013)

3 pensieri su “Volto di giovane e pallina, 2009.

  1. Titolo "Giovane e pallida"E' incredibile questo gioco figura-sfondo e le dinamiche che si possono fantasticare tra i due profili. Qual'è la natura del filo che si snoda dal gomitolo e che lega l'infuocata fanciulla rossa (il rosso carminio di una rosa) che di profilo si 'imbrica' alla 'Giovane pallida' che sta alla sua sinistra e porge l'omero?C'è un 'prima' e un 'poi'? Bevi avidamente l'attimo perchè poi tutto sarà reso appiattito e grigio, oppure goditi la memoria della passione giovanile?.Si respira un clima di sospensione, come di attesa. Non solo per le domande poste sopra ma anche per la posizione del gomitolo che sembra attratto dall'omero e che prende, visivamente, la parte centrale del quadro.Ad altri, altre risposte.Rita S.

  2. Giorgio Mannacio:A proposito del tuo nuovo blog1.Mi sembra del tutto naturale che un comunicatore per mezzo della parola avverta l’esigenza di comunicare anche per immagini. In alcuni ( ad esempio :in me ) il verso nasce da una immagine e ne rappresenta la trasformazione. Per questo la pittura mi piace molto ma non ne sono tentato per scarsa o nulla manualità. Aggiungere modalità espressive per immagini a quelle a mezzo di parole può significare sia la consapevolezza della “ insufficienza dello scritto “ sia l’acquisizione di una esperienza parallela in armonico rapporto con un’altra.Non ho elementi per dire a quale alternativa assegnarti.Penso, comunque, che l’esperienza che comunichi serva a convincere che possono non esserci steccati tra le varie “ arti “ tra le quali si riesce, forse, a rilevare dei tratti comuni. Mi sono chiesto, a volte, riflettendo su poesie e pittura (una mia poesia si intitola, appunto, Omaggio alla pittura ) , se anche rispetto alla prima non si pongano “ problemi di spazio “, da interpretare non come disposizione bizzarra delle parole sul foglio ( al modo dei Futuristi et similia ) ma come collocazione di “ blocchi di senso “, a volte contro e a volte a secondare un ritmo, un’assonanza, una rima, un’associazione.2. Non credo mi chieda un giudizio di valore sulle pochissime cose che hai trasmesso,ma comunque, ecco le mie impressioni. Volto femminile e Volto maschile non mi sembrano uscire da una generica attitudine al disegno. Quest’ultimo appare più significativo e deciso – con esiti di una qualche originalità – in “Quanto bianca la nostra solitudine”. La composizione – disfatta in “Giovane e pallina” ( troppe spiegazioni sul perché e il per come mostrano, a mio giudizio, una certa irrisolutezza ) – riappare nei restanti schizzi dei quali apprezzo molto “Figura con cesta di frutta”. L’ immagine – che per me resta essenziale – è delineata con esattezza e la sua incompletezza è funzionale al “ movimento” della figura quasi a “ dimostrarlo graficamente” . Anche “Nel sogno contadino” si può ritrovare – in un ben dosato pieno/vuoto – una immagine riconoscibile e, nello stesso tempo, dotata di una certa carica simbolica. In “Alberi pensati”, invece, l’opposizione leggero/pesante mi pare più affermata che attuata graficamente.

  3. Giovane e pallina.Avrei da ridire sul rosso perché sopravanza il grigio, e portandosi in primo piano sembra delineare un volto barbuto, tagliato e rivolto in alto. L'equivoco non è voluto, ma andrebbe compreso perché a cose fatte è proprio il rosso che affascina al primo sguardo, come sangue o come colore-simbolo dalle moltissime valenze. E questo stride con il tema leggiadro (lunare) narrato dalle campiture grigie. Diciamo allora qualcosa sulle campiture: benissimo la spatola perché è uno strumento adatto a conferire matericità (forza) laddove la composizione, o la raffigurazione, è essenziale e fatta di soli due elementi. In questo caso pare che le campiture sostituiscano il disegno: un pennello (piatto) scorre disegnando i profili sostituendosi al tratto, cercando forme definite e stilizzate alla tua maniera. Ma senza disegno rinunci ad entrare nell'espressività, nella complessità esistenziale e psichica dei personaggi. Questo non accade nei tuoi disegni, fatta eccezione per alcuni dove ricerchi un'estetica formale, per la quale non ho riferimenti a cui aggrapparmi tranne certe raffigurazioni azteche, non primitive quindi ma dialoganti da distanze temporali vertiginose. Un po' come si fa per guardare alla storia, qui guardando al presente-storico. Svuotando le figure umane, queste perdono identità, col risultato che siamo ad un passo dal decorativismo. Mentre a me sembra che nei disegni non sia così. A questo punto converrebbe portare ad esempio lo sfruttatissimo Picasso. Picasso componeva le immagini disegnando, era principalmente col disegno (marcato a pennello) che riusciva a vedere la composizione, la "faccia" del quadro. Era un pittore di linea, non di campiture (che infatti erano spesso piatte o trattate di fretta). Mi sembra quindi di capire il senso della tua ricerca che riassumerei in questa domanda: preferisco divertirmi col disegno oppure sto cercando una qualche soluzione estetica-formale che m'attrae?Nel divertimento c'è il piacere sacro dell'artista-animale, nella ricerca estetica il suo pensiero mai contento. De Chirico, in questi giorni ne sto parlando parecchio, diceva che la pittura è la più difficile delle arti perché è di mano e di senno. Mano e senno sono due universi, due discipline che, lo sai in quanto poeta, già separatamente basterebbero per non aver tempo per dormire. E qui mi fermo, per ora. Un abbraccio, con tanta stima.Mayoor

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