Gezi Park

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 di Marcella Corsi

 

I

una fuga d’alberi alti – andante come musica
un inoltrarsi nel folto delle proprie contraddizioni
uno spavento fecondo di gnomi di streghe d’elfi

che sia beffardo e nero ramo invernale o trina
primaverile di subitanea infiorescenza rosata –
questo serve alla vita questo basta forse alla vita

anche degli uomini dimentichi della notte, arresi
invano ad una scienza presuntuosa e scomposta
dispersi, ormai perennemente illuminati a giorno

II

che alberi ci saranno nel bosco di Istanbul?
tigli ed acacie come da noi, e querce ed aceri
oppure paulonie magnifiche e ficus dalle alte
aeree radici? o i castagni e i ciliegi e gli alberi
di Giuda dalle fitte infiorescenze rosa˗sangue?

ora hanno compagnia ogni notte tutta la notte
ascoltano più musica in giorni di quanta in mesi
ma soffrono luci improvvise rumori acuti troppo
vicini, nei nidi a stento si addormentano all’alba:
Erdogan dice che li taglia gli alberi di Gezi park

gli servon minareti alti da superare il cielo
gli serve un centro di scambio di merci denaro
potere favori grandeur ma fammi il piacere
direbbe il principe del nostri comici, dai fammi
il discorso – che non chiami alla guerra civile

quello giusto per convincere chi vuole respirare
ossigeno e ascoltare il linguaggio delle foglie
chi vuole riconoscere il verso di usignoli e merli
e sdraiarsi al fresco dell’agosto rispettando
le scelte di chi quei tronchi annosi ha rispettato

dai convincici: magari un tribunale ti darà ragione

III

perché una fuga d’alberi ha visto uomini capaci
di guardare al futuro. Ci saranno ancora fughe
d’alberi? o saranno loro tutti in fuga dalla terra

(un tempo eravamo alberi che camminano

(14 giugno 2013/ in Cronache da Rapa Nui, CFR 2013)

4 pensieri su “Gezi Park

  1. Un’umanità d’alberi che vuole non solo vivere ma essere onorata ed io onoro quelle piante e quelle foglie che arrivano a me attraverso la mia vita e a questo dono di Marcella con i suoi bellissimi versi decisi, emozionanti e molto efficaci. Ciao Marcella

  2. …veramente molto bella questa poesia di Marcella Corsi, così dalla parte delle piante, che é ancora dalle parti dell’uomo. Gli alberi, importanti quanto indifesi, subiscono angherie e stravolgimenti , come l’illuminazione e gli schiamazzi notturni, loro che ospitano piccole creature spaventate…sino alla soluzione finale, quando sono in gioco interessi economici, commerciali, come per Gezi Park. Secondo me, in questi casi, ogni albero, ma proprio ogni albero, dovrebbe essere rappresentato da un avvocato difensore che gli dia voce…Verrebbe bene trascrivere, in chiave vegetale, “Le domande di un lettore operaio” di B. Brecht in “Le domande di una pianta operaia”, sempre dalla parte degli indifesi…

  3. Devo scusarmi per non essere riuscita a trovare il tempo di affacciarmi sul sito, leggere almeno i commenti a questi miei versi e ringraziare dell’attenzione ad essi riservata.
    A parziale risarcimento, stimolata dal commento di Annamaria Locatelli, segnalo il manifesto dell’ecopoesia, in italiano sul sito di Ivana Trevisan. L’URL è

    http://www.ecopoems.altervista.org/manifesto_it.htm

    ciao
    Marcella

  4. …ringrazio molto Marcella Corsi per la segnalazione del Manifesto di Ecopoesia Italiana (che non conoscevo), dove mi riconosco nei valori e nelle idee…

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