Un’Atala nera………

ATALA a freni interni (12)

di Luigi Paraboschi

Era un’ Atala nera, versione “ turism “oggi si direbbe , il mezzo
che dopo la guerra l’ amministrazione comunale ti assegnò
per gli spostamenti verso le frazioni, e ti accompagnò,
-spesso condotta a mano- come una parte del tuo corpo,
fino alla pensione, e mamma quando mandava me a rintracciarti
diceva “ sèrca la biciclétta, al sarà al Venezia a zugà al bucc’ ” .

*

L’accarezzavi quella sfera tonda per togliervi la sabbia, quasi dovesse scivolare sopra un panno, poi ti chinavi verso terra, la mano sfiorava il suolo
col corpo davi l’onda inviando la tua boccia verso il pallino per calare il segno anche solamente di due dita, misurando le distanze con un tralcio di vite.

Giuànn, dàg pussé da sponda “ ti suggerivano e la facevi sfiorare l’asse
fino all’appoggio sopra il boccino, spesso coperto alla vista dei giocatori,
oppure “ ad bott “, e allora alzavi le due sfere davanti agli occhi per mirare
poi due passi di rincorsa, o tre, e la tua palla s’alzava in semicerchio
e si schiantava al suolo , scacciando netta l’altra dal posto suo, poi……………..

*

Non fumo più da anni, non so se li vendono ancora quei piccoli cerini
dentro un scatoletta di cartone che, fatto il punto, estraevi dalla tasca
per attizzare il Garibaldi spento da un pezzo tra le labbra,
quasi per darti un premio assieme a un sorso di Malvasia.

Te li tolsero di brutto il mezzo toscano e il bianco secco
con quella diagnosi senza delicatezza “ signora….. è tardi
ma gli anni erano scorsi, il vecchio Venezia trasformato,
gli amici quasi scomparsi, ti rimasero solo l’orto e la bici,
che hanno rubata a me – la tenevo come una reliquia-
e ora che la distanza tra noi due s’è assai ridotta, io ti rivedo ancora
Giuànn, quando, tu seduto in sella, mi sollevavi da terra
e mi accompagnavi a scuola sopra la canna della nostra Atala nera.

 

(26-7-2004)

4 pensieri su “Un’Atala nera………

  1. …molto bella questa poesia che suona come un omaggio del poeta ad un padre semplice e rispettoso, nella sobrietà di un tempo passato quando si andava più lentamente e la bicicletta poteva diventare compagna di vita, di lavoro, di svaghi, di affetti. Un destriero sempre pronto a caricare in sella un bambino dalla cartella pesante, la fidanzatina che usciva dalla fabbrica…

    1. Che bella lettura!
      Quando le cose ci parlano , fotografano attraverso le loro forme il tempo passato, le malinconie,i rimpianti, le gioie. Spesso tutta la nostra vita , dentro una cosa. Ecco perché penso che le nostre anime siano le nostre cose.
      Da piccola, ricordo un vecchio che teneva fra le mani una vecchia scatola di biscotti vuota, se la guardava spesso , l’apriva e poi la richiudeva, ma ciò che mi sorprendeva era l’amore, la delicatezza che metteva in quel gesto. Dovette passare del tempo…per capire.

  2. il mio ringraziamento a
    Luciano per la sua gentilezza
    e
    alla signora Locatelli e alla signora Banfi

    che generosamente hanno dedicato un po’ del loro tempo ai miei ricordi.

    Sì, è vero, mio padre era molto rispettoso. Grazie per averlo notato.

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