Punti interrogativi

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PER LA TRAGICITA’ DI QUANTO AVVENUTO A GAZA  QUESTO POST APPARSO PER LA PRIMA VOLTA IL 10 LUGLIO 2014 @ 19:22 E’ STATO MANTENUTO IN PRIMO PIANO SUL SITO FINO AL 31 LUGLIO.

di Ennio Abate

Scrivere ancora su Gaza.
Pensarci quando la bombardano gli israeliani.
(Ogni tanto).

Quando una bestia s’inalbera, il contadino la bastona.
Così gli israeliani…

Maledire lo Stato di Israele (e quelli che sulla sua potenza ci campano).
Maledire lo Stato di Israele per come bombarda e giustifica le sue bombe.
Maledire i suoi sostenitori. (E fossero solo gli USA e gli europei).

Essere impermeabili alle accuse di antisemitismo e di filo jihadismo
che tappano la bocca di chi insiste a ragionare
su questa lontana orrenda incacrenita faccenda.

Fare del sarcasmo sui pacifisti e sui letterati che sanno solo…

Girando il coltello nella nostra piaga | in inavvertita e non voluta coincidenza con la caduta delle bombe su Gaza | oggi (9 luglio 2014) | su «Le parole e le cose» (qui) | in occasione dell’uscita nella Pléiade | «la collana più prestigiosa d’Europa» | delle «Oeuvres» di Philippe Jaccottet | Massimo Raffaelli | che è serioso ma pur pulito nel linguaggio e stimabile | forse invaghito di uno «dei massimi poeti del nostro tempo» o semplicemente per dovere d’ufficio | ha lasciato cadere le seguenti parole: |Peter Handke | (di cui i vecchi si ricordano | perché | ai tempi della guerra in ex Jugoslavia | difese  scandalosamente la Serbia | bombardata anche grazie ai baffetti governativi di D’Alema) | «trattando di quella inimitabile cadenza» | [di Jacottet, s’intenda] | parla di una sua “meravigliosa irresolutezza” | ed è, | di fatto,| la stessa di un poeta | che non si dà altro compito | se non di ascoltare, osservare, infine vedere».

Ascoltare osservare vedere…

Non avendo più  in mente nulla
che possa tirarci fuori
(tutti o almeno una parte dei viventi)
dall’ansa melmosa e puzzolente
in cui la storia (il Fiume della…Seee!) ci ha ammucchiati e ammutoliti
a me
– vanitosamente, lo ammetto
(e mi rivolgo a voi letterati concorrenti)
retoricamente, lo so
(e lo dico a voi critici indisponenti)
disperatamente, lo riconosco
(lontano da voi politici come me morenti) –
è venuto di commentare:
« Oh, sì!
Come avremmo bisogno di questi poeti
in Ucraina, in Siria, in Irak
a Gaza (in questo momento!)
al posto di tanti inviati speciali».

Come avremmo bisogno che le nostre orecchie ascoltassero il boato di una bomba
i nostri occhi osservassero le macerie degli edifici
e vedessero i corpi dei morti
e i corpi dei vivi che hanno ordinato quelle morti
come noi ordiniamo al salumiere tot grammi di carne sanguinolenta.

Come avremmo bisogno  di odiare pensare protestare
e non solo di esclamare (dopo, sempre dopo).

*Nota. Una versione in bozze  di questa poesia è uscita su MEGACHIP (qui)

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