Tre memoriali

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di Giorgio Mannacio

 

CAMPAGNA

Spiriti senza terra: è questo il nome
e in mezzo alle radici, alle conchiglie
dei tempi del diluvio
biancheggia la pietà.
Si affida ad essa, in essa si consuma
chi derivò canali da una vena
d’oro e di sangue, poi.
Luce d’agosto, luce d’abbandono
demolisce le mura: è La Città del Sole
protetta da una trincea di rosaspina
per un futuro prossimo che è già rovina.
Solo l’ombra sa misurare
con formule nascoste
la dimensione delle case,
lo spazio che una volta
fu luogo di pazienza e di avventura.
In altri palinsesti si rivelano
le regole del gioco ed il destino.

 

 

MARE

Di Medusa si dice;
d’una medusa viscida, schiacciata
guardano l’agonia.
Sulla disfatta carne di chi è spinto
in uno spazio senza geografia
batte, nel buio, sotto la scogliera
la macchina dei flutti che non ha mai riposo.
Quanti resisteranno oltre la falce
lunare della pietà ?
Di qualcuno si legge ancora un nome:
tutta letteratura
e sventola sempre il teschio,
sprizzano sempre i fuochi
di Sant’Elmo sull’alta velatura.
Adesso anche gli squali
scivolano silenziosi
tra i palinsesti della natura
E, dunque, addio
mare funesto e truce,
tu che fosti follia dolce e fugace,
favoloso compagno.

 

 

METROPOLI

1.
Quotidiane pietà consuma
davanti a un film di guerra
o un rosso di Borgogna
( a volte qualche libro o una fotografia )
Ma deve ritornare per la strada:
lo portano all’aperto le ombre del suo pensiero,
barlumi d’una intenzione
e qualche volta l’anima ha bisogno
di un viaggio di istruzione.

2.
Ogni origine è oscura, stava scritto.
Ma come ciò s’accorda
con questo giorno che si è fatto notte,
con questo finale d’opera che il buio ha riportato ?
Che il prima si saldi al dopo
è tutto da dimostrare.

3.
La goccia del lavandino cavat lapidem
e poi questo silenzio
sgretola i muri e svela quella voce
( un rudere quasi osceno della casa sventrata )
piena d’ira e di compassione
anonima che grida e si allontana:
amore mio, puttana.

4.
Raggiungerla in qualche luogo è una follia
degna di miglior cura:
se tutti non avessero
un groppo in gola, un tremito nelle mani
( uccidere o carezzare ? )
Solo il cane della leggenda riconosce
la cicatrice sotto gli stracci.

5.
Non hanno unico nome da tutti riconosciuto
questi alberi solenni che lui misura
con i passi e lo sguardo.
La Torre di Babele svetta sempre
ad ogni crocevia: che nome ha questo
e quello? Dall’alto hanno gettato
molteplici simulacri d’abbondanza.
Dall’alto si è buttato
nell’impietosa luce di un mattino qualunque
chi cerca di afferrare la coda della speranza.

6.
Eppure si aspetta ancora perché dolce
è l’ombra lungo gli eterni o quasi
giorni d’estate e parla ancora un refolo di vento
tra le piume indecise di memorie e progetto.

7.
Nella folla lo spingono
con dispetto e pietà: dove vai, cosa vuoi?
Non c’è più spazio, non c’è più tempo:
ce li siamo rubati
a vicenda e con esiti alterni.
Della Luna non resta
che questo chiassoso parco ( che nome curioso ! )
ed anche insondabile se lassù non c’è nulla
se non corpi calamitati da un comica gravità.

8.
Occhieggia una grassa sirena
sui pochi gradini
della Casa della Fortuna, sul limitare
del Labirinto degli Specchi
deformanti:
fatti avanti e vedrai che novità.
Nel Padiglione della Guerra
vanno giù al primo colpo,
se sei abile cacciatore,
le maschere di latta ebeti e sorridenti.
Un altro gettone e la molla
– zac! – le rimette in piedi, con la faccia in avanti.

9.
Ad ogni nobile impulso frappone
porte blindate, inespugnabili.
A cosa serve un caveau insicuro
se non a convincere chi ti siede vicino
che tutto è possibile ?
Ad esempio: Le Piramidi, Il Partenone,
Il Colosseo tra pane e tormenti
senza schiavi li potresti ammirare ?
Che dire poi di questi alimenti esotici
surplus di produzione ?

10.
Madre Natura saggiamente ostenta
soluzioni diverse. I microsismi,
le derive dei continenti, inarrestabili
ed anche i terremoti, trascurabili eventi
che spianano le città.
In questo angolo acuto un brolo
di basilico stento come lui prigioniero
di feritoie in fiamme, merli in cemento armato, abbaini sognati.

11.
Fino all’ultimo istante ha sperato
d’incontrare, prima che giorno fosse
un tentatore estremo della carne e dell’anima
per misurarsi con il proprio coraggio di verità.
Sembravano persone in viaggio ed erano fermi
gli alberi che rivede: mai potranno morire?
Segati forse per qualche
metaforico fuoco ma per quali leoni
se quelli veri son destinati a perire?
Poi legge a caso, come spesso gli accade,
che i serpenti non sognano,
accettano il sole soltanto quando trafiggono
le braccia di bambini addormentati.

12.
A chi, per che cosa gli spettatori celesti
batteranno le mani sui tetti inondati?
In questa luce reticente a svelarsi
è senza insidie il sonno. Si è già nel domani.

luglio 2014

4 pensieri su “Tre memoriali

  1. Giorgio Grazie! sono bellissime. Alcune metafore ho avuto difficoltà a comprenderle,spero di chiarire con te al prossimo incontro. La n. 8 di METROPOLI è quella per la quale mi servono chiarimenti. Sono tutte scavate dentro verità che scuotono e fanno vivere e rivivere una condizione umana che cerca di superare ostacoli e pessimismi, ma che lascia sempre una gran voglia di vivere e di lottare. Sono davvero contenta d’aver conosciuto un grande poeta e la sua poesia. ciao

  2. Le poesie di Giorgio Mannacio, di raffinata composta bellezza ,ci conducono con un percorso allusivo e ricco di metafore a riflettere sulla natura , sugli uomini e sul poeta stesso.
    Sono sì memoriale,ma l’attenzione, secondo me, si appunta soprattutto sui mutamenti avvenuti e qui i toni si fanno amari e pessimisti, anche se le accuse sono velate e i risentimenti sottintesi come deve essere in poesia e le memorie più felici forse solamente intuibili.
    Anche lo stile diventa più aspro , oscuro, frammentato così come la realtà descritta.E l’uomo? Mi ha colpito la parola “pietà” presente in tutti e tre le poesie. E’ questo lo strumento per salvarsi?.
    Complimenti a Giorgio Mannacio per questi importanti testi, che oserei definire “poesia civile”, in cui la profonda cultura dell’autore si coniuga con la sua anima di poeta vero.
    Un caro saluto
    Maria Maddalena Monti

  3. …anche a me piacciono molto queste tre poesie di Giorgio Mannacio. La loro lettura mi ha suggerito l’immagine di un poeta, nostalgico e triste, che vaga, senza una meta, per vie di campagna, sulle sponde del mare e per strade cittadine in piena stagione estiva, raccogliendo suggestioni e splendori di un tempo che fu per confrontarli con la realtà sbiadita e degradata di oggi. Quasi un requiem…ma restano la forza del ricordo e la pietà

  4. Grazie di cuore a tutte e tre ( tre donne che onore ! ) A M.M.Monti debbo in particolare il giusto rilievo della ripetizione in tutti e tre i momenti del termine ” pietà “. Non l’ho fatto a caso. E ciascuna lo riempia a proprio modo. Un saluto e buone vacanze. Giorgio.

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