3 pensieri su “SEGNALAZIONE “Ragionamenti su Fortini” stasera alla Libreria di Via Tadino, Milano

  1. DIARIO/SBRATTO

    Ieri sera (10 0tt. 2014) primo incontro su Fortini alla Libreria di Via Tadino di Milano. Un po’ di gente e non i soliti quattro gatti. Giovannetti ha fatto il *discussant* (il presentatore/coordinatore insomma) provocando (e forse un po’ dubitando…): Il titolo degli incontri, “Come ci siamo allontanati” ( il verso di Fortini che avevo suggerito e che si trova nella poesia «A Vittorio Sereni» in «Questo muro», Mondadori, Milano 1973) non è per caso troppo nostalgico? E perché un giovane d’oggi dovrebbe interessarsi a Fortini?
    Poi ha parlato il giovane Luca Daino, che fa parte di diritto della generazione dei “fortiniani giovani”, cioè quelli che Fortini l’hanno conosciuto soltanto sugli scritti. Sincero, cordiale, preparatissimo Luca Daino. Si è chiesto: a che distanza stiamo da Fortini e dal suo tempo. Lui il Fortini lo usa oggi come “barometro”. E gli piace. Perché diverso dagli altri letterati. Perché era uno al quale la letteratura andava stretta e lottava contro lo specialismo. Fortini arcigno? No, Daino si dichiara colpito dalla sua «umanità». Poi accenna all’evoluzione del Fortini poeta: agli inizi preoccupato di riuscire e con addosso una «maschera troppo rigida», poi «inquieto, impietoso, violento nei confronti della realtà». E capace – cosa rara oggi – di dire no agli ipocriti. Spiega perché s’è scelto il suo “pezzo” di Fortini: quello esordiente, il “Fortini non ancora Fortini”. Perché, avendo saggiamente misurato le sue forze, ha deciso di muoversi “sulle pendici”, sulle “zone meno impervie” di Fortini, scansando(per ora) le “montagne” (il Fortini “d’alta quota” alle prese con Marx, Brecht, Goethe, Adorno,ecc.). Le scalerà in futuro. È giovane. Va bene (se poi lo farà davvero).
    E via subito dopo col Fortini nella «città nemica» (Firenze), il padre ebreo, il cambio ai tempi delle leggi razziali del cognome paterno Lattes con quello materno Fortini, la sua conversione «non di convenienza» al cristianesimo valdese, la giovanile oscillazione tra vocazione letteraria e amore per la pittura, la scoperta di Michelstaedter e poi di Kierkegaard. Insomma il Fortini “religioso”, che solo durante la guerra entrerà in contatto con la “realtà” e diventerà marxista, ma rimarrà sempre segnato da questa formazione giovanile per cui il suo sarà sempre un marxismo particolare: un «utopismo messianico».
    Per ora, invece, è alle prese con la problematica dell’espiazione e della scelta (dell’assoluto). Daino ha anche letto qualche passo di un racconto inedito giovanile. Mi è parso di capire – qui mi sono un po’ distratto – che sia intitolato «Spiaggia di settembre» e che sia giocato sul contrasto tra immagini di aridità e di siccità e che c’entra un po’ la paura/attrazione del femminile. Infine un accenno all’unico romanzo pubblicato da Fortini nel dopoguerra: «Agonia di Natale», poi «Giovanni e le mani» (1948 e ristampa nel 1972). La morte del protagonista di questo romanzo per un male ignoto segna il passaggio a un’altra fase della biografia e della ricerca fortiniana: muore definitivamente Lattes, dice Daino.

    Anche Luisa Gambaro ha parlato – ma più brevemente – del suo incontro casuale da giovanissima con una poesia di Fortini, «Avessi studiato»; e di come fu colpita positivamente da questa poesia «poco lirica», mirante ad un esercizio di distanza, di mediazione, per nulla effusiva. Ha poi accennato all’uso fortiniano della «sublime lingua borghese», lo strumento che s’era scelto per meglio dire la verità. Il libro di poesia fortiniano per lei più bello? «Paesaggio con serpente».
    Pochissimo il tempo per qualche intervento dal pubblico. Notevole anche se telegrafico l’avvertimento di Maurizio Gusso, che, riferendosi alle cose dette da Daino, ha giustamente nominato un bel po’ delle “montagne” scalate da Fortini, ricordato la sua dimensione europea, l’influenza di Noventa e raccomandato: va bene distinguere in Fortini fasi e caratteristiche particolari della sua personalità complessa, basta non separarle.

    APPENDICE

    1.

    “A Vittorio Sereni” di Franco Fortini

    Come ci siamo allontanati.
    Che cosa tetra e bella.
    Una volta mi dicesti che ero un destino.
    Ma siamo due destini.
    Uno condanna l’altro.
    Uno giustifica l’altro.
    Ma chi sarà a condannare
    o a giustificare
    noi due?

    (Franco Fortini da “Questo muro”)

    2.

    Avessi studiato da giovane
    quand’ero pazzo di me.
    Non avessi sciupato il tempo
    e non so nemmeno perché.
    Non avessi creduto nel mondo.
    Me lo disse una donna spettro
    a Milano nel Quarantatré
    mentre bruciavano le strade
    il fumo faceva tossire
    e per quello che non si vedrà
    si cominciava a morire.
    Una donna terribile come
    una furia “Bada” mi disse
    “tu credi troppo al domani”.
    Ma troppo parevano belle
    le ragazze le vive mani
    sul nero delle rivoltelle
    i pianti la libertà.
    Oggi sarei come il buon Cases
    come Folena come Caretti
    che conoscono i doveri,
    ordinari, autori seri
    che si schiudono i libretti
    degli esami nei bui chiostri
    delle dolci università.
    Avessi studiato da giovane.
    Non sapessi la verità.

    (Franco Fortini, da “L’ospite ingrato”)

  2. …anch’io c’ero all’incontro con Fortini, arrivata del tutto impreparata e, diciamo, per curiosità. Intanto subito mi ha sorpreso la presenza dei due giovani relatori, perchè su questo blog da sempre ne sento parlare da chi l’ha letto, studiato ed amato, da chi l’ha anche conosciuto e frequentato, cioè i giovani di una volta… un uomo e poeta dalla personalità severa ma anche dotato di una carica ideale contagiosa. Luca Daino ed Elisa Gambaro non hanno potuto conoscere F. Fortini, si sono accostati al poeta forse per caso e, attraverso la lettura soltanto, se ne sono appassionati…Elisa Gambaro a un certo punto dice che legge una sua poesia e ne resta “folgorata”, da allora non cesserà di studiarlo ed é convinta che il poeta Fortini volesse dialogare con le persone del suo tempo, quanto con le generazioni future…insomma si é sentita interpellata. C’era quasi una carica mistica in lei.

  3. Grazie, caro Ennio, per il resoconto.
    Prezioso per chi, amando Fortini, non poteva, ieri sera, partecipare all’incontro, in via Tadino.
    Spero – chi sa -, che tu abbia il tempo – o che qualcuno degli altri “degli incontri” lo abbia – di “avvicinarci” e avvicinare, molte, e molti, a Fortini, anche con prossimi “Diari/Sbratti”.
    (Ho avuto la fortuna di incontrarlo, credo di aver letto tutte le sue poesie edite, e che siano, tra poco, finalmente riedite, negli Oscar Mondadori – e non nei Meridiani -,
    pazienza! Prenderò il libro, e sarà bello, utile, e basilare, che siano, le sue poesie, tutte
    insieme. Spero però che almeno… la grafica dell’Oscar non sia come quella di qualche altra edizione che ho potuto vedere e che innervosisce…).
    Ancora grazie per il tuo sbratto.
    Anna

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