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mayoor zero sero

di Lucio Mayoor Tosi

 

Ore 04:02

Vivo in Una Casa che sembra disabitata, Nella cella di UN Programma di Scrittura. Niente di che, un bilocale con veranda e vista su Una catena di blog, Amici Molto per bene. Link.
Decine di poesie lampeggiano incompiute, alcune davvero Brutte, also se qui e là ho rammendato, inventato Nuovi accapo, sfrangiato, divelto, riscritto e Nuovamente seminato.
Nei loculi delle cartelle riposano Gli appunti, le rane dello stagno. Prima o poi verrà QUALCUNO a squadernare, e se ne andrà come QUESTO Giorno distratto Che SAPEVA di Mare Lontano e di montagne sull’orizzonte: come dipinto ma con Troppi Dettagli. Davvero Troppi.
La casa sembra disabitata Perché ci dormo soltanto. QUANDO mi sveglio fuggo. Praticamente Sono Sempre via. Di QUESTI Tempi è Importante non farsi trovare, Darsi Appuntamento dove non ci SI Tocca. GIOCARE a fingere.

Ore 17:00

La Verità è Silenziosa e SI presta allo sguardo di chiunque. E’ fatta così. Vive DAPPERTUTTO Liberamente, ma da QUALCHE tempo non sta bene, ha un’ombra. Prima non l’AVEVA. Prima eravamo Amici, di Tanto in Tanto entrava Nei Miei Occhi, la guardavo se mi guardava, ed ero contento Perché ho ​​Sempre Preferito Conoscere piuttosto Che Sapere dell’intera Conoscenza. Cinque Sensi possono bastare, e poi Muoversi, Camminare, oppure, ma Proprio a voler strafare, Mettersi in Viaggio.
Ora Passa intere giornate chiusa nei Miei Occhi, e QUANDO Cammino si estranea. Non vuole VEDERE, non sta bene. SE incontro delle PERSONE Sulla via non Riesco a Sentire Quel Che dicono, e Quel Che E Peggio Nemmeno ciò Che pensano.

Ore 19:00

Non sento la voce del canale Che Scorre in Paese. Gli Uccelli Volano Senza gridi, non dicono niente. Passano. Fuggono. Resto col selciato Sotto i Piedi, coi sassi, con Tutto cio Che non Parla e non Pensa. Mi Resta La Luce Che Brilla Dentro le guance, Quella Che SI FA Gioco dei Profili e disegna tatuaggi Dentro l’Organismo. Ma la Verità Malata mi preoccupa (Inutile dire Che ci Sono PERSONE Al Mondo dal Sangue freddo, Che ti possono sbranare in OGNI Momento, Che Hanno Potere Sulla morte, sul tempo. Bestie ). Se la Verità non Parla, con Quel Suo Modo di dire Che è mostrare, Allora Si e davvero soli. E QUANDO sei solo ecco Che viene un’ombra. Io ho marcia la zona Sinistra del Cervello, dove ha Sede la storia dell’umanità, e tra il polmone sinistro e il Fianco Destro ho fiori Che non conosco, Che Hanno Petali che s’involano per Uno sguardo. Se li tocchi tremano Perché Senza Verità OGNI Cosa sembra Fatta di Ghiaccio.

Ore 23:30
QUANDO tutto scolora discendo fino a combaciare con l’inguine.

Ore 04:00
Mi do da fare. Inganno il tempo.

 

 

* Nota dell’autore

Ho adottato un sistema meccanico di scrittura perché mi sembra abbia il pregio di conferire al testo un che di estraneo, come se l’autore venisse da un altro paese, un altro mondo. E’ un espediente estetico, che a me fa pensare alle Torri di Kiefer, come fossero di una lingua che sta vacillano. In ogni caso so che la poesia non teme scrittura, specie se gli “errori” sono voluti e cercati.

13 pensieri su “00:00

  1. Grazie carissimo Mayoor,
    tutto il tuo scrivere è così lontano dai piedi che appoggiano su sicurezze che alla fine sono solo contratti per cercare di vivere. Sono commossa e nello stesso tempo molto curiosa quando mi trovo davanti a quegli “errori” che confermano la voglia di capire quanto l’esistenza -quella dell’apparenza- possa comandare l’essere umano . Tu lasci andare tutto ciò che costringe e lasci il tempo a tutti di riflettere sulla solitudine che magari solo davanti ad uno sguardo sincero può diventare una sacra voglia di vivere solo per un vero da cercare fuori dal misero uomo che crede solo in se stesso. Questo è ciò che la mia “indagine” ha colto e che ho fatto mio. Un abbraccione e al sorprendente Lucio:COMPLIMENTI!

  2. …bellissima e da brivido questa prosa poesia, scritta da un lontano avamposto da dove si assiste inermi allo spegnersi delle stelle…gli ultimi bagliori. I sensi si mortificano ad uno ad uno e la conoscenza, come la verità, impallidiscono sino a perdere di significato, i corpi ricettacolo di sensazioni, pensieri sono raggiunti dall’ombra e si ammalano…sana e vegeta solo la brutalità della bestia. Quello che succede alle ore 19 (proprio prima di cena?)é impressionante, un degenerare in sottospecie umana…allora se nel guscio non c’é più la lumaca, non é più neppure un guscio… come collocarsi in una casa, se é azzerato l’uomo? Così si presentano vacillanti e senza senso. Ma un appiglio di speranza lo ritrovo in questo passo: “La Verità é silenziosa e Si presenta allo sguardo di chiunque”, molto simile a un verso della poesia “La piccola rosa” di F. Fortini, ricordata da Anna Cascella Luciani

  3. …caro Mayoor, trovo che nel tuo scritto descrivi così bene la deriva di disumanizzazione in corso, con tutti i suoi corollari: l’essere risucchiati dalla tecnologia, l’avanzare dell’ombra, il sentirsi disabitati, il senso di solitudine e la paura degli altri, sembra una contraddizione, che si tramuta in fuga…scusami per la battuta fuori luogo di prima. Vorrei esprimere, facendo sempre riferimento al tuo scritto, una riflessione, spero non fuori luogo: quando i corpi invecchiano o si ammalano, ricorrono a pezzi di ricambio(occhiali, apparecchi acustici, dentiere…), per sostituire o aiutare il funzionamanto delle parti deboli, ora sembra avvenire il contrario…si interviene sulle parti sane delle persone, sin dalla più tenera età, per inquinarle, per distruggerle, sicchè non abbiamo più occhi per vedere, più orecchie per sentire, più cuore per amare, più cervello per pensare…Qualcuno ne diventa consapevole e allora succede quanto descritto alle ore 23:30 e alle ore 04:oo. Ciao

    1. Gentile Annamaria Locatelli, càpito sulla sua seconda risposta a Mayoor (e se sono di Mayoor alcune foto sul Web, egli ricorda un poco David Foster Wallace) e mi chiedo – mi sono chiesta -, “quale è la battuta per cui Locatelli si scusa con Mayoor?” Così ho riletto la sua prima risposta, e credo sia quella sulla cena, ore 19. “Ore 19:00”, come il titolo “00:00”, nel perturbante Mayoor, tra se stesso, gli altri, Foster Wallace, e, chi sa, Philip Dick.
      Sì, bravo, Mayoor che “e tra il fianco sinistro e il Fianco Destro ho fiori Che non conosco”.
      Per chi legge, i fiori non conosciuti non vengono percepiti dal “non conosco” – come non conosciuti – ma dal relativo “CHE”, che – di nuovo… – con il suo carattere maiuscolo riporta a interrogare chi legge su cosa si stia conoscendo, e in che modo, e se.
      Il “per chi legge” non ha alcun desiderio di universalità. Dunque “per me che leggo”.
      Poi, gentile Annamaria, credo le risponderò ancora sull’ultimo rigo della sua prima risposta a Mayoor, e su una occasione di genesi di “(domani, 2014)”: anzi su quest’ultima, subito, in breve.
      Va da sé che ogni poesia coagula spinte all’emersione prima precedenti – e silenziose – ma potrebbero rimanere silenti se, a volte, non ci fossero delle genesi che quelle spinte addensano, (poi, con qual risultato, ogni volta, chi sa…): la poesia pubblicata, sul blog, di W. Szymborska, da Emilia Banfi; il link inviato, sul blog, da Ciriachi, per Kobane; il suo rispondere di non riuscire ad aprirlo; il mio, a lei, sul blog, domandarle se avesse provato di nuovo, e, avendo potuto vederlo, dirgliene, in risposta.

      A.C.L.

      1. …Anna Cascella Luciani, mi piace molto la sua idea dell’emersione, come di esseri acquatici di un oceano infinito che, con volti pensieri immagini suoni sguardi di poeti, giungono a mostrarsi, solo da noi nominati, usciti dagli abissi, per intrecciare fili e salti acrobatici…e poi immergersi di nuovo, dove continuare il mistero degli intrecci e della vita…Tutto continua sopra e ancor più nelle profondità. Sarebbe bello anche veder riaffiorare Ro, Rita e altre persone amiche con i loro pensieri e commenti… Le acque degli oceani comunicanti…

  4. “Mi do da fare. Inganno il tempo.”
    “La casa sembra disabitata Perché ci dormo soltanto. QUANDO mi sveglio fuggo. Praticamente Sono Sempre via.”
    Non sei tu che fuggi, è che la verità “si estranea”.
    Fine epoca (era, aion, tempo, millenni, civiltà, cultura). Oggi è così. E a noi ci tocca. Pensa e ripensa (niente oche, niente canali, triste è il pensare d’essere…)

  5. La posizione che combacia con l’inguine mi fa pensare al feto. Quasi una spiegazione. La sicurezza del grembo materno, la voglia di chiudersi a riccio per sentire il calore del corpo , della vita che consola, pronta a riaprirsi.

  6. La casa disabitata (almeno così sembra) – la verità ha un’ombra – la mancanza di voci. La scrittura accoglie i tanti sassi che tu lanci Mayoor, ne riabilita la voce, sa sciogliere l’ombra, in modo che di nuovo potrai ascoltare il suono del ruscello e le ‘gazzarre’ degli uccelli.

  7. Grazie grazie. Accidenti, non ho niente di ludico stasera, e neanche un bicchiere di vino, e diosa se ne avrei bisogno. Eppure sono cose importanti quanto le altre. Grazie Giuseppina per quel “ne riabilita la voce” perché giustifica e spiega perfettamente questa scrittura traballante (ma solo nella forma), che poi è dovuta a un incidente meccanico, un po’ come molte scoperte che si fanno per caso. Le parole in maiuscolo, o le iniziali, sono ad alta voce, ma sparse e senza un apparente senso logico ( e già, sarebbe troppo facile se fosse tutto logico). Però creano arresti e imprevisti, svegliano la lettura, almeno nelle mie intenzioni. Richiedono una decodifica, ma il testo scorre come un fiume sotterraneo e dovrebbe sostenere.
    La poesia parla della verità, un tema che ha dato parecchio filo da torcere ai filosofi, ma io ho capito che la verità si palesa ogni volta che qualcuno pone attenzione a ciò che vede, che pensa ( che tocca, assapora ecc), perciò tutte le persone ne fanno pratica. Per me non ha senso cercare verità assolute, supreme, perché ne verranno altre di più alte in continuazione. Quindi è la strada, il metodo che trovo sbagliato, e anche la ricerca in sé. La verità qui è descritta come un accadimento. Per ogni altra verità, per le verità nascoste, conviene essere un po’ marxisti, cioè con i piedi per terra e il cuore ben sveglio. Cosa non impossibile anche per un marziano come me (marziano marxista) e dico marziano solo per comodità, per modo di dire perché la questione sfocia nell’essere ( altro tema di fuoco per i filosofi), ma dovrei dire che sono un defunto, un premorto in stato di continuità. Però qui mi fermo se no non c’è dibattito. Fa bene Cristiana Fischer a percepire la presenza di astrazioni fantascientifiche, però io sono un entronauta, uno sperimentatore del vero nei suoi anfratti più nascosti. Sperimento sulla mia pelle, un po’ come credo facciano tutti i poeti del resto. Conviene frequentare gente evoluta se si vuole combinare qualcosa, altrimenti si è soli, e certo basterebbe, ma è bello pensare di poter fare qualcosa per rendere questo mondo migliore, allargare la coscienza o restringerla fino all’atomo. Ringrazio Annamaria Locatelli per aver colto gli inevitabili risvolti sociali che sono impliciti in queste scelte, e la brava Emilia Banfi per l’amicizia che ricambio di cuore: la posizione che combacia con l’inguine è grounding, un termine usato spesso nella bioenergetica. Sta per assestamento, centratura, ritorno, ricomposizione.
    Spero di essere riuscito a chiarire qualcosa, fate voi. E’ prosa poetica, non ho aspettato soluzioni epifaniche ad ogni verso. Ho fatto il morto.

    1. Fai bene a essere un entronauta, sperimentatore del vero nei suoi anfratti più nascosti, perché il quadro netto e brillante che copriva i particolari Reali è appassito, come una pellicola morta, si può solo essere natanti di quel fiume sotterraneo che sorregge gli sperimentatori, con stile libero, o da specialisti, delfini, rane, crawl…

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