Poesie

misantropo 5 Pieter_Claesz_002b vanitas

di Simone Consorti

da ” Nell’antro del misantropo”, L’Arcolaio 2014

Per capire se eri ancora incinta

La guerra cominciò
quando la guerra finì
e prima e dopo tu eri sempre lì
con gli occhi abbassati
e i capelli strappati
col tuo corpo sfatto
a forma di bersaglio
e una mano aggrappata alla pancia
per capire se eri ancora incinta
o per l’ennesima volta
l’avevano avuta vinta

 

Un uragano addomesticato

Ucciderò mia madre
se mi partorisce un’altra volta
Non ho nessuna voglia
di diventare il mio sosia
Già mi bastano queste gocce gemelle
tutte uguali nel farmi sentire
calmo stanco esausto
inservibile scaduto datato
un uragano addomesticato

 

Un filo di aria profana

Un filo di aria profana
la tua tana
mentre sussurra una guerra
dalla tele abbassata
Hai messo l’antifurto a tutto
e adesso a ogni contatto
provi un urto
Affiora
il petardo di un ricordo
e lo senti
perché un giorno ti rese sordo

 

Hopper

Tutto è così limpido
tutto è così nitido
talmente solidamente in bilico
che darmi al futuro
mi appare ridicolo
Entro in un locale
prendo un tavolo
mi siedo in un quadro di Hopper
e sbircio da lontano
il nero accecante della mia morte

 

La piuma ancora trema

La coda ancora scopa
la coda
tra la polvere
come per mettere ordine
Della lucertola è rimasto solo quello
quasi che dopo il morire
rimanesse un dovere

La piuma ancora trema
la piuma
come se avesse paura
Dell’uccello è rimasto solo quello
sballottato dal vento
quasi che dopo il morire
rimanesse un terrore

 

Mentre tu insisti a guardare la morte

L’hanno lasciata sul suo letto
senza alzare un paravento
o coprirla con un manto
Te l’hanno lasciata accanto
con la bocca spalancata
e i parenti che piangono
Un figlio è in ginocchio
un altro la sta carezzando
quasi per consolare il passato
Il marito scruta in alto come un pazzo
mentre tu insisti a guardare la morte
che è atroce ancora più dell’imbarazzo

 

Beatrice è morta prima

Beatrice è morta prima
Laura di Petrarca
non ha mai letto una rima
Silvia aspettiamo ancora che si esprima
Le opere a loro dirette
nemmeno per sbaglio le han lette
Dai paradisi delle loro bare
non hanno mai potuto commentare
Carne trasformata in arte
sono state angeli al contrario
messaggeri umani verso l’iperuranio
O forse solo donne schiave
poste a forza su un altare
Oggetti perfetti
senza voce e senza tare

 

Se non ci fossero i posteri

Se non ci fossero i posteri
in questo mondo si vivrebbe meglio
Nessuno ci vedrebbe
diventare cenere
nessuno riderebbe
delle nostre pene
Nemmeno un pazzo metterebbe in dubbio
che la Terra non sia piatta
o che l’equazione di Einstein
possa essere esatta
Essere studiati
essere giudicati
riscoprirsi avi
e finire come quelle ossa
ritrovate negli scavi…

 

I ciechi conoscono i cieli

I ciechi conoscono i cieli
e spesso hanno un loro concetto
degli arcobaleni
Più di tutto sono esperti di spazi immensi
e di giorno vanno di notte nei deserti

Ci vuole immaginazione
per credere nelle rose
ci vuole un bel po’ d’esperienza
per setacciare la realtà dall’apparenza

A volte un cieco giovane
ritorna un cieco vecchio
ma ho visto ciechi che hanno visto ciechi
che hanno visto ciechi
che hanno visto se stessi allo specchio

 

Mi sono affacciato allo specchio di un altro

Mi sono affacciato allo specchio di un altro
dev’essere un tipo sveglio
un uomo scaltro
capace di nascondere le ombre
lo sguardo impenetrabile a ogni emozione
assente impermeabile neutrale
Eppure so che dentro
gli stanno sgozzando un maiale

 

Sempre più spesso mi reco

Sempre più spesso mi reco
a Recanati da cieco
senza volere vedere
niente tra il Palazzo di Leopardi
e l’Annunciazione di Lorenzo Lotto
tanto meno il fitto fiotto
di gente dai semplici costumi
che un tempo affettava salumi
e ora fa in fogli sottili gli Idilli
Vendono un’anima
come se fosse interiora
e la cosa li arricchisce e li rincuora
Hanno stampato i versi su magliette
cuscini cartoline felpe e penne
Nemmeno lo zerbino del negozio
è rimasto indenne

 

Un tizio che è da solo ad un comizio

Tutti i giorni si porta una sedia
davanti al mare
Tutti i giorni vi sale
come se lo dovessero impiccare
Lancia uno sguardo circolare
e respira facendo entrare
tutta l’odio e lo iodio del mondo
dopodiché inizia…
sfida il cielo bestemmia saltella grida
critica discetta di politica
urlando basta
lanciando insulti contro la casta
e contro il popolo idrofobo
che si accontenta ogni volta di un obolo
Rauco come un oracolo
senza altoparlante
in mezzo ad un gregge di niente
da solo in mezzo all’eco delle pecore
si dimentica e si perde
Oggi ha arringato il passato
inoltre ha litigato
con l’inquinamento e con il Diavolo
Se l’è presa con la moda
di andare in giro con l’ipod a
tutto volume
…Nel Medioevo non era così
bastava montare su un tavolo
e sermoneggiare la folla dall’alto
durante i giorni di mercato…
Scende dalla sedia
e guarda il mare al suo livello
un po’ più in basso dell’inferno

 

Come si scrive “Auschwitz”

Dopo il film su Anna Frank i ragazzi
mi chiedono come si scrive “Auschwitz”
un’unica domanda
asettica e ortografica
che non mi crea imbarazzi
Non mi domandano
quante persone
stipavano in ogni vagone
se l’odio nasce dalla testa o dal cuore
o perché ti scambiavano il nome
con un numero di targa
come se fossi un fuoristrada

In ogni caso ad Auschwitz ci sono stato
All’entrata c’era un chiosco
dove vendevano wurstel
e la mia domanda
quella che a me sorgeva spontanea
era come si fa
ad addentare carne
in un posto così
Intanto dentro
la gente scattava foto a mitraglia
alcuni addirittura in posa
e uno perfino abbozzando un sorriso

Guardo i ragazzi
che hanno visto il film
e che nonostante le immagini
di cenere e sangue
non hanno proprio altre domande
A come Ancona gli dico
U come Udine
S come Savona
C come Como
H come hotel
W come Washington
I come Imola
T come Torino
Z come Zorro

 

Il suicidio visto da vicino

Il suicidio visto da vicino
non possiede proprio niente di romantico
Se ci si mette a spiare
bene col cannocchiale
escono fuori cambiali
debiti non pagati
lavori precari e magagne familiari
Il sangue copre tutto
proprio come se fosse una lavanda
e alla fine della fiera
al di là di qualche chiazza di rimpianto
non rimane neanche quello che non c’era

 

Robespierre

Oggi ho perduto tre teste
e due rivoluzioni
Le ho viste cadere nelle ceste
e cantare strane canzoni
Una mi guardava
come se fossi stato
un colpo di stato.
Un’altra aveva gli occhi chiusi
e continuava a ingurgitare barbiturici
La terza somigliava a Robespierre
e se non fosse stata morta
mi avrebbe fatto da carnefice
e da scorta
Aveva labbra rosse
terribilmente ghiotte
e occhi neri come arcobaleni
di notte

 

Come in un cimitero di guerra

Sarà pure un paradosso
ma proprio in nessun altro posto
sulla Terra
giace tanta pace
come in un cimitero di guerra

Come in un cimitero di guerra

Sarà pure un paradosso
ma proprio in nessun altro posto
sulla Terra
giace tanta pace
come in un cimitero di guerra

 

Sono venuto sopra la tua foto

Sono venuto sopra la tua foto
quella che guardavo
furtivamente come un ladro
e di cui volevo fare un quadro

Il tuo orgoglio è che sei magra come un foglio
Digrigni denti simili a dei gigli
e con labbra acerbe e ghiotte
sembri sporgerti
verso qualche oltre

L’ho sbirciata ancora
un’ultima volta
l’ho ammirata e mirata
e poi l’ho travolta

 

Il tuo corpo è la tua anima

Il tuo corpo è un campo di battaglia
un scatola nera dentro una scatola cranica
una bomba che scoppia tra un attimo
o tra due anni
Il tuo corpo è una bilancia
che pesa come il sonno e come l’aria
Dentro al petto hai cento cavalli
impazziti che gracchiano
e due mendicanti
affamati di battiti
Nella pancia custodisci miniere d’ansia
la tua pelle invece è madida
di opachi ricordi luccicanti
coperti da nei giganti
pelosi che sembrano rampicanti
Mangi e mastichi
con una bocca che biascica
a orologeria verità insignificanti
Davanti agli occhi hai una macchia
immaginaria
e un cesareo che taglia
in diagonale la tua faccia
soddisfa il tuo bisogno di vergognarti
una cicatrice che non si rimargina
Il tuo corpo è la tua anima

 

Ad aspettare com’era prima

Le giornate si fanno più lunghe
e le poesie più corte
ridotte a qualche verso
capitatomi in sorte
Il resto del tempo lo passo
ad aspettare l’ora dopo il tramonto
il giorno dopo la domenica
il silenzio dopo la rima
Il resto del tempo lo passo
ad aspettare com’era prima

 

Torno tra poco

Torno tra poco
vado a scrivere una poesia
speriamo ne esca qualcosa di buono
per ora in mano ho solo
una barca a vela
e un gabbiano in volo
Se si scontrano
verrà fuori una poesia corta
Se invece come rette parallele
continueranno a planare
una di qua e l’altro di là
verrà fuori un testo sulla libertà
Torno tra poco
sento che c’è molta carne al fuoco

 

Mostar è morta

1

L’altro non parlava da vent’anni
La sua ultima frase l’ultima parola
era stata “ho mal di gola”
Poco dopo era scoppiata la bomba

2

“Non cadrà nessuna pioggia
La Bosnia non ha voglia
di un’altra sbornia
È vero che noi due vogliamo bere
soltanto quel che abbiamo nel bicchiere?”

3

L’altro rispondeva con il capo
che a volte muoveva a destra
oppure a sinistra
Ma Goran pensava che lo muoveva e basta
come la coda di una lucertola
quand’è l’unica cosa che gli è rimasta

4

“Non pioverà” assicurò lui
“La Nerevta è già troppo grossa
e io non ho nessuno sfizio
di veder scivolare
i turisti sul ponte
Guarda quelli che sembrano cinesi
Ci vengono fin da là
da quando ci siamo massacrati
diventando patrimonio dell’umanità
Fotografano tutto buchi fori tagli crepe
Se tiriamo su le camicie
ci zoommano sulle cicatrici
Si arrampicano sui minareti
per scovare segni di granate
sulle facciate delle nostre case
E la cosa più grave
è che li scoprono dovunque
ne trovano dappertutto le tracce
tranne che sulle nostre facce”

5

“Se sapessero che vent’anni fa
tu tronco umano che puzzi di mutilato
hai ucciso mio cugino
dopo averlo battezzato col mirino
e io sono qui a bere
con te tutte le sere
ci farebbero anche a noi una foto
il musulmano alcolizzato
e il redivivo croato
compagni di scuola e di sbronza
talmente amici da perdonarsi il passato
penserebbero
talmente nobili da andare oltre
talmente vigliacchi da dimenticarsi”

6

“Se fossi nato vent’anni più tardi
avrei trattato i miei nemici
come si trattano i nazisti
e i cattivi che stanno sui libri
Ma questo per me non è storia
io sto qui e mi gratto la pancia
bevendo fino alla sbornia
con chi ha torturato la mia Bosnia
Io non impazzisco
io non mendico
io non sparo nel mucchio
io non mi vendico”

7

“Se fossi nato anche solo domani
sarei d’accordo con la storia del perdono
andrei nei cimiteri con dei fiori
Penserei che in fondo se n’è andata
solo una tra mille generazioni
Invece mi tocca guardarti
tronco umano con le grucce
al posto dei rami
con la tua bocca di menzogna
silenziosa e accusatrice
che mette alla gogna
Mi tocca ammirarvi
te e tutti gli altri
che sembrate quasi dei saggi
sorridenti e beati
dopo aver scaricato la rabbia
e le armi per anni
così serafici e calmi…
Almeno dimmi cosa cavolo
ci abbiamo guadagnato?
Siamo diventati più forti
più ricchi più giovani più grandi
più belli più moderni più simpatici?
L’unica cosa è che ora siamo più bravi
alle paraolimpiadi
nelle discipline per disabili”

5 pensieri su “Poesie

  1. …trovo queste poesie di Simone Consorti molto forti e coraggiose, sembrano scritte da un reduce di guerra o, forse meglio, della vita. Lo stile è pero’ quasi scherzoso, sono presenti rime e giochi di parole che, per contrasto, evidenziano (o alleggeriscono?) una visione della realtà cinica, pessimistica, di un destino che perseguita l’essere vivente persino dopo la morte, come nella poesia tragica “La piuma ancora trema”…Ma vi leggo anche ironia, autoironia, un potenziamento dei sensi che scarnifica la realtà…il poeta ama oltre…

  2. ..ringraziando Annamaria per aver sospeso il silenzio, faccio il due di questa coppia, che metà per uno non fa male a nessuno, come i due amici, ma senza lista,nell’altra rossa, dalla sottana che fila, al mayoorijuano che ti tocca .

    E’ tanta “la carne al fuoco” di questo “scatto-oso” poeta, che se uno dei suoi elementi scattati o scattanti , da quel poco che lo conosco, è “la pioggia”, non è un caso una tale “uragano”.. è giusto aver messo quel caravaggesco cranio, fan il giusto contrasto a pendant con certe riprese del poeta, uragano a mio avviso “addomesticato” fino a un certo punto, e infatti si sente il gioco della fune…basta vedere “la foto” di quel verso su quel chiosco, per andare dritti al punto di quella lacerazione tutta dentro in quel würstel…qualcuno può dire che questa sua poesia sia troppo nuda e cruda? troppo disvelata? poco mitologica? troppo politica? troppo poco segreta o misteriosa? troppo poco metaforica? troppo ironica? e lei troppo poco cantata e lui sempre nel troppo, troppodisincantato? ..E, alloraio , se fossi quel cimitero, o quel diversamente giovane, o abile, o se fossi anche solo un puntino di sabbia, del miliardo(*) fra cui più che cantare, contandomi, m’ha fatto contare almeno almeno di un granello da Monstar a Manaus, rio passando, risponderei di onda o di pancia come un corallo: chisseneimporta dei tuoi canoni e della tua estetica..

    (*)
    L’inverno a Rio de Janeiro

    L’inverno a Rio de Janeiro
    è sempre almeno trenta sotto zero
    e fare un passo costa mille euro
    Non si compra niente
    soltanto l’amore con il cruzeiro
    l’inverno a Rio de Janeiro

    L’inverno a Rio de Janeiro
    la gente canta per scaldarsi l’ugola
    e piange per dissolvere ogni nuvola
    I bambini giocano ai bambini
    e il mare bianco come il carnevale
    guarda Jeni
    coi suoi occhi così pieni di vuoto
    rimpiangendo di non saperle
    scattare foto

    L’inverno a Rio de Janeiro
    conto i granelli e mi fermo a un miliardo
    sennò mi perdo .
    (sempre da identica raccolta)

  3. lussuriose? luciferine? luccicanti? torbide? intorbidanti?
    materialità della vita
    che la rima addita
    una ripetizione di fondo
    che invita al mondo
    la poesia

  4. diverse di queste poesie mi hanno colpito profondamente
    davvero un buon esempio di come la poesia può assumersi la realtà
    mi piacerebbe sapere qualcosa di più sull’autore (per es. se questa è la sua prima raccolta o…

  5. Il disimpegno impegnato di Simone Consorti , in uno con la sua anagrafe ( di Simone ) , fa ben sperare per un futuro felicemente emancipato da sudditanze filiazioni e canti di sirena . E’ evidente l’autonomia linguistica , la sua forte personalità , e lo sgambetto all’ossimoro di cui sopra , sempre “detto” e mai esibito ( per sua e nostra fortuna ).

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