SEGNALAZIONE. Premio Marcello Ferranti 2015

Caravaggio, Concerto di giovani (1595)

con una nota di Giorgio Riolo

Marcello Ferranti è scomparso all’età di 19 anni, a seguito di un tragico incidente. Era un giovane che precocemente aveva capito come il sapere e la cultura costituissero fattori d’emancipazione, di liberazione, collettiva e individuale. Divenne militante nella pratica politica e attivista, nei limiti e nelle possibilità della sua età, nella cultura. Questa potenzialità, questo campo di possibilità si è tragicamente chiuso con la sua morte. Abbiamo voluto, con l’apporto decisivo della sua famiglia, e di sua madre in particolare, intitolare a lui un premio che dal 2001 si rivolge agli studenti delle scuole superiori e comunque ai giovani e alle giovani sotto i 21 anni d’età. Si tratta di presentare, entro il 15 settembre 2015, degli scritti, dei temi, degli elaborati che non superino le 7/8 cartelle, scegliendo una delle tracce proposte dal Consiglio Scientifico. Questi scritti vengono esaminati dallo stesso Consiglio e a quello giudicato migliore viene assegnato il Premio. Che consiste in una somma in denaro, concepito come aiuto per il candidato ad acquistare libri e a proseguire negli studi. Piccolo aiuto economico, ma concepito come segno, come incoraggiamento. Gli scritti dei vincitori il premio, nelle varie edizioni, verranno pubblicati sul sito del premio.
Tutte le informazioni e il bando integrale 2015 del Premio Marcello Ferranti sul sito www.premiomarcelloferranti.it
Gli elaborati vanno inviati per servizio postale alla Segreteria, indicata nel bando, e per email a info@premiomarcelloferranti.it
A questo indirizzo di posta elettronica ci si può rivolgere per qualunque informazione e per qualunque esigenza.

I giovani e la speranza

di Giorgio Riolo

Una breve nota sulla condizione giovanile oggi, propedeutica alla presentazione di una lodevole iniziativa, ormai giunta alla sua tredicesima edizione.
Non occorre molto acume per caratterizzare come tragica la condizione materiale di gran parte dei giovani oggi. Sospesi e ricattati nella generale svalutazione del lavoro, della precarizzazione e della flessibilizzazione estreme, della disoccupazione pura e semplice. Immersi nella cancellazione progressiva dello stato sociale e della spesa, considerata “improduttiva”, per la scuola e per la formazione e la cultura in generale, è un miracolo se riescono a innamorarsi della cultura e se riescono a sentire la sete per il sapere. Immersi nella insicurezza materiale e culturale, la pensione ormai confinata a retaggio del passato delle conquiste sociali delle classi subalterne, l’orizzonte si è chiuso. È precluso il futuro. La speranza è cancellata, inesistente. Esiste solo il presente. E il presente significa effimera, vana gratificazione consumistica, reale o virtuale.
La manipolazione dell’industria culturale impone un giovanilismo consumistico, snervante, senza requie e senza posa. “L’eccesso di stimoli”, di cui parla Stendhal ne Il rosso e il nero a proposito dell’eroe del romanzo Julien Sorel. Al limite del disagio psichico, mentale. Essendo nel pieno di uno degli aspetti distintivi del capitalismo come “onnipotenza astratta, concreta impotenza”. Come promessa di possibilità infinita per l’individuo e reale costrizione delle possibilità materiali e culturali.
In realtà il giovanilismo, neoliberista e della ingannevole modernizzazione conseguita, frutto amaro, come “eterogenesi dei fini”, anche delle illusioni emancipative di alcuni aspetti dei movimenti degli anni sessanta e settanta, investe anche altri strati della popolazione, dall’età media agli anziani. L’eterno giovane postmoderno, deresponsabilizzato e vanamente onnipotente, è l’orizzonte del presente, anche per uomini e donne maturi, avanti con gli anni.
Tuttavia non si è mai data un’epoca senza via di uscita. Vedi l’epoca della Restaurazione, con le rivoluzioni del 1830 e poi soprattutto con quelle del 1848 e vedi l’epoca dei fascismi e del nazismo, con la Resistenza, italiana ed europea. Così è possibile la Resistenza a questo stato di cose. E sui giovani, come luogo dell’energia, della generosa propensione a pensare, a osare, ad avere coraggio, a trasformare e a creare, come luogo della speranza e del “ringiovanimento del mondo”, dobbiamo tornare a investire. Al di là delle scempiaggini e della turlupinatura di chi si presenta “giovane”, “nuovo”, “rottamatore” e via scadendo.

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