Da “Le anime di Marco Polo”

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di Giancarlo Baroni

L’anima di Marco

Quante bugie
hai raccontato? L’anima
stava al di qua della soglia
dove il corpo si trasforma in luce
e libera un’energia che ci proietta

in nuove dimensioni. Se
– dice lasciando
un’ennesima traccia – se il viaggio
in mezzo alle parole non ti basta
perché non vai? prova.

 

Verso Monte Bardone: voci di pellegrini

*

La fede mi sprona
nonostante il maltempo
spinga la gente
a chiudersi nelle case. Il prossimo
ospizio dista
più di dieci chilometri. Là
termina la mia tappa
oggi un piccolo calvario.

*

Da madre vado a chiedere la grazia
cammino per lui mi affretto
fino al santuario e dopo
subito di corsa a casa.

*

Parto per quelli che non possono
scelgono monastero e santo
me come voce orante
e piedi che si spostano.

*

Nel bosco brucia la quercia
abitata dal diavolo
dalle ghiande al posto di crepitii
escono maledizioni.

*

Arcangelo Michele
che pesi le anime dei defunti
quando verrà il mio turno
difendimi dal demonio
che tira la bilancia verso il basso.

*

Il fiume Taro, gonfio da fare paura.
Immagino san Donnino
mentre guada lo Stirone
la testa decapitata fra le mani.
Approdo sull’altra sponda
quasi senza accorgermene.

*

Anima vieni sempre
in compagnia del corpo
cammini con i piedi
gli dai movimento. Guardi
attraverso gli occhi
la meta che ci accomuna
soffi dentro le orecchie
il tuo incitamento. Sei tu che mi sostieni
durante questo viaggio.

*

Il nostro canto intonato
stupisce chi si ferma
sul bordo della strada
ad ascoltarci.

*

Le chiavi di san Pietro
cucite sopra la tunica
servono da passaporto.
Quando la via Romea
sale a Monte Bardone
parliamo di pericoli, santi
di un percorso rivolto alla salvezza.

 

Prestige e catrame

(2002: la petroliera Prestige affonda al largo delle coste galiziane)

Il prestigio della nave
è finito sotto i nostri tacchi.
Il suo relitto giace

– simile a una piovra moribonda –
sul fondo dell’oceano.
Fili di sangue denso,

con il colore dell’inchiostro
e l’aspetto di lunghe collane,
si diffondono verso la costa

in direzione del vento.
Nel regno di Nettuno,
gli uccelli che sfidano la tempesta

e riposano nel mare
si dibattono in mezzo al catrame
come un’anima dentro i peccati più tristi.

 

*Giancarlo Baroni

Giancarlo Baroni è nato a Parma nel 1953. Ha scritto due romanzi brevi, qualche racconto, un testo di riflessioni letterarie e sei raccolte di versi. La penultima, I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick editore), ha una prefazione di Pier Luigi Bacchini.
Le anime di Marco Polo, la raccolta più recente (gennaio 2015), pubblicata da Book, spazia nella geografia e nella storia e mette a confronto voci, persone, esperienze, vicende e racconti. Narra di viaggi: per esempio quello di Darwin verso le Galapagos o di pellegrini medioevali verso Roma. Parla di viaggiatori ed esploratori: Ulisse, Marco Polo, Colombo, Amerigo Vespucci, Magellano e Pigafetta, Matteo Ricci, Livingstone e Stanley. Descrive luoghi vicini e distanti, paesi reali e posti immaginari, oceani e deserti.
Un’ampia sezione è dedicata alle città italiane con i loro santi i quali, come scrive Cardarelli, “son sempre fuori a compiere miracoli”.

www.giancarlobaroni.com

7 pensieri su “Da “Le anime di Marco Polo”

  1. …trovo molto suggestive queste poesie di Giancarlo Baroni. Quelle che riguardano i pellegrini nel medioevo nei loro spostamenti lungo la via romea mi colpiscono in particolare perché riescono a ricreare un’atmosfera: quella di viaggi lunghi centinaia di chilometri per luoghi pericolosi intrapresi da uomini ,ispirati da una devozione oscura, che cercavano forse scampo alle loro sofferenze nel raccogliersi e, camminando camminando, seminare la presenza minacciosa del demonio…Ma poi c’erano gli aspetti affascinanti: il fare gruppo nel bisogno, la presenza femminile sempre d’aiuto, il canto corale, il paesaggio, il raccontarsi storie misteriose di santi…Anime vaganti…
    La prima poesia si distanzia dalle altre. E’ un’anima vista da dentro quella di Marco Polo che ci confida la sua ultima esperienza di viaggio, senza peraltro poterla esprimere perché il corpo lo abbandona prima della soglia per farsi luce. Non resta che provare…Sono delle poesie che lasciano dei bagliori…

  2. Ho letto l’intera raccolta di Giancarlo Baroni e mi è piaciuto il dialogo ravvicinato con le figure (alcune notissime, altre meno) che riemergono, disegnate in pochi tratti essenziali, dal buio della storia . Per i modelli di tale operazione ho pensato a Lee Master, anche se l’orizzonte in cui si muove Baroni è vastissimo nel tempo e nello spazio rispetto allo scrittore statunintense. Si sente poi forte in questi versi la concretezza del narratore, che qui, in poesia, si costringe alla cronaca sintetica e per cenni e limita al minimo commenti e riflessioni, anche se s’immedesima (ma con una certa freddezza, a me sembra) con le figure evocate e persino con le città.
    Trovare in questi versi nomi noti (diciamo ad un lettore di media cultura) non è senza rischi. Penso, infatti, che di fronte a personaggi e dati storici inevitabilmente risaputi il lettore o s’intimidisce o è portato all’ipercriticità (“Vediamo che dice di X o Y: mi svela un dettaglio che mi colpisce o mi ripete cose che già so?”).
    Mi piacerebbe sentire il parere dell’autore.

    1. E’ complicato per lo scrittore parlare dei propri versi. A volte il libro contiene aspetti di cui lui non è perfettamente consapevole. Proprio per questo serve un confronto, garbato come questo fra noi, che fra le altre cose permette all’autore di comprendere meglio il proprio testo.
      Cosa vorrei dicesse un lettore del mio libro? Che è comprensibile, che cerca di stabilire un contatto, una condivisione, un dialogo diretto con il lettore. E’ anche per questo che ho scelto figure e luoghi riconoscibili. Mi piacerebbe che il lettore percepisse che l’io dell’autore ha fatto un passo indietro rispetto ai posti descritti, alle vicende narrate, ai personaggi presentati, lasciando spazio direttamente a loro. Nasce da qui forse un apparente distacco.
      Ho tentato di mantenere l’allusività e il ritmo della poesia raccontando.
      Il mio libro credo sia una specie di viaggio nello spazio e nel tempo, nella geografia e nella storia. La prima poesia parla di Ulisse, l’ultima degli uomini primitivi di Isernia la Pineta: è un oscillare e uno zigzagare in luoghi e momenti distanti che a volte hanno fatto la grande storia e a volte quella minore. Il capitolo dedicato alle città dei santi rappresenta un viaggio attraverso le città italiane visitate attraverso le leggende di loro santi le quali, nonostante il loro aspetto quasi fiabesco, affondano le radici più profonde nell’anima sia spirituale sia concreta di ogni singola città.

  3. Sono ateo, ma nutro un profondo rispetto per la religiosità (meno per le religioni). In tutti i casi penso che Giancarlo Baroni dica il vero quando scrive :
    Quando verrà il mio turno
    difendimi dal demonio
    che tira la bilancia verso il basso.
    Perché è vero tutto quel che crediamo lo sia. Per chi la intende come passaggio da una realtà a un’altra, la morte è distacco dal corpo ma non dalla mente. Se è così, e credi nell’inferno, lo troverai.

  4. Baroni mi ha molto coinvolta. In queste sue poesie dove il “pericolo” d’essere uomini è legato a un ricordo del passato fatto di santi che potrebbero salvare il mondo, mi fa ricordare il periodo della mia infanzia e giovinezza durante il quale pregare il santo era qualcosa di così importante e benefico che spesso diventava quasi obbligatorio.
    Nei versi:”Parto per quelli che non possono
    scelgono monastero e santo
    me come voce orante
    e piedi che si spostano.” / riesco a cogliere l’importanza della vita vissuta lontano da idoli, credenze di natura irrazionale, superstizioni. Insomma una vita fatta di cammino , poesia e faticoso cammino. Colgo anche una forte ricerca di spiritualità che , anch’io cerco sempre e non senza fatica. Così ho accolto le poesie di Baroni, realtà e razionalità con una certo timore di non cadere nel sacro, ma vicine , molto vicine ad una natura spirituale. Grazie

  5. Le poesie presentate sono movimenti, passaggi, ma un passaggio non avviene se non è significato, connotato da altri passaggi simbolici: le ghiande della quercia del diavolo emettono maledizioni invece che crepitii, attraversare il Taro già guadato da san Donnino con la testa tra le mani, i fili di sangue-tentacoli della piovra dentro l’acqua mentre gli uccelli sopra si impaniano. Un mondo di significati e corrispondenze.

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