6 pensieri su “Uomo fanciulla cane e pallina, 1993

  1. Inizio con un richiamo e con un giudizio preliminare di gusto. Il pastello mi piace, direi molto. Quanto al richiamo ricordo di avere scritto qualcosa sull’ulteriore modalità espressiva che Ennio da tempo coltiva. Rispetto a quanto già detto aggiungo che l’opera che qui commento mi sembra molto più matura e compiuta di quanto ebbi a vedere in precedenza.
    Le figure si presentano schiacciate a terra e offerte – per così dire – ad una visione aerea. Si tratta di una posizione che – a direzione rovesciata – mi ricorda Volo di rondini di Balla. C’è nella posizione di Ennio qualcosa – mi pare – di sottilmente drammatico quasi che noi umani siamo visti solo dall’alto con un distacco non partecipe. La ” piattezza ” – quasi da mosaico – esige la policromia che sostituisce una prospettiva a questo punto inutile. I colori diversi sono coerenti con le diverse posture e – dunque – acquistano senso in connessione con esse. La donna si presenta,sì, addormentata ma non del tutto. I suoi occhi non appaiono del tutto chiusi, quasi che un residuo del ” prima ” li costringa ad una sorta di rivisitazione di ciò che è avvenuto in una sorta di reverie. Anche le sue braccia non sembrano corenti al sonno e una mano sfiora, come in una carezza, un cane che è ben vivo e forse vuole ancora giocare. L’arancio è colore di vita, di una vita non più attinta dal fuoco, ma dalla dolcezza del legno che si spegne. Il cane ” separa ” i due umani e realizza una sorta di spartiacque tra due ” esperienze ” diverse. La reverie della donna e il sonno duro dell’uomo. Costui ha occhi ben chiusi e braccia abbandonate in croce. Non tocca che oggetti ( le palline ) e si può pensare che non sogni. E’ vestito di blu, colore della malinconia, più forte dell’azzurro (che sarebbe già una speranza) e meno forte del nero (che sarebbe la disperazione).Una sorta di indecisione che si stempera nell’oblio del sonno. Le figure sono ” visibili e leggibili” perchè non si dà comunicazione senza intelleggibilità di quanto si dice o si disegna. Ma non occorre una ” imitazione piena ” perché in essa non vi è tensione verso la polivalenza dei significati che si ricava dall’insieme e dai particolari. Prima si guarda il tutto e poi lo si riconosce nell’insieme dei singoli punti descritti dal pennello. Sono figure – quelle umane – in cui non si riconosce un progetto ma una consumazione ( la donna ) e un disincanto ( l’uomo ). Solo il cane è veramente pronto all’azione.
    G.M

  2. Davvero a volte mi sorprendi: tu che sembri voler razionalizzare tutto, tenere i piedi per terra… eppure ( ma questo di te io l’ho capito già da un pezzo) c’è un bambino intatto che merita la massima fiducia, e l’amore che poi è il sentimento massimo che un poeta può ricevere dal lettore. Altro che ragionamenti: anche, ma l’amore è ancor più pratico.
    Complimenti per il “gioco” disegno-poesia. Lo stile sembra perfetto per una vetrata, i colori anche. Il pastello è una tappa obbligata per tutti i pittori: non devono farsi i colori, li trovano pronti, perfetti e luminosi. Una vera goduria. Ciao

  3. Le figure e i colori lasciano spazio al sogno, è tutto molto bello, compreso i versi . Complimenti Ennio, mi piace moltissimo:

    dormi nella tua arancia di volto

    veglia curioso
    il muso d’un cane

    le palline, le assenze, i silenzi

  4. Che belli i colori e le forme del pastello! Poi, leggendo la poesia, ne nasce un connubio che non riesci a separare…Quei corpi abbandonati sul prato raccolgono tutto quanto sta sotto, l’erba e la terra, e tutto quanto sta sopra, il cielo e il sole…La donna con la mano sembra volersi riparare dai riflessi accecanti, ma il suo viso ad arancia li ha già raccolti tutti…e l’uomo steso con gli occhi chiusi ha le braccia arrese alla terra, ma è, credo, lui consapevole di un momento di raro abbandono, fiducioso per la presenza del cane fedele a vegliare e a custodire grumi, assenze, segreti…L’invocazione del poeta sembra rivolta alla fanciulla affinchè si senta libera di esprimere la sua giovinezza “dormi corpo giovane/ dormite/ nelle macchie celesti e di prato /non vietare…”

  5. Mi associo a molte delle osservazioni di Giorgio Mannacio e aggiungo che a me la prospettiva dall’alto fa anche venire in mente , per associazione, Chagall, i voli suoi e di Bella, la leggerezza onirica….E se fosse tutto un sogno? Voglio dire, la bella signora dal caldo colore aranciato non potrebbe essere il sogno desiderante a cui rimanda la ludica pallina-con-cane, come in un salto quantico?
    Donna reale o archetipo della Grande Dea? (secondo me, possibilissimamente entrambe).

    Nicoletta Saccon

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