Un beffardo mefistofelico specchio (periodo nero)

Coppia agonizzante 2 corretta0001
Carboncino su carta cm100x70, ag. 1994

Un beffardo mefistofelico specchio
studiò e derise il segreto nascosto
dalle tue cosce di burattina.

Ah, impacciata paffutella ballerina!
Vòlgiti dal legnoso tuo passato
a noi, coppia reclinante
nella diagonale del lutto
nel medesimo buio:
busti incastrati, guance appaiate
volti dal silenzio e dall’amarezza tumefatti.

Il male – nel libro che leggevamo già predetto
penetrò, gigantesco pugno, dall’abbaino!

Raccogli da noi la tua monacale vergogna.
È là nella pallina sasso ormai compressa.
Tra la mano stanca e il gomito disperato.

2 pensieri su “Un beffardo mefistofelico specchio (periodo nero)

  1. …”burattina…ballerina”, sembra che il poeta continui nella narrazione di una storia che conosce molto bene, dove però è facile ritrovarsi in quelle ombre, chiariscuri, palline contese e poi recuperate, di una vita sempre un po’ in bilico…Nei disegni dipinti poesie precedenti è sempre inscenata una lotta per sottrarsi all’ombra o per strappare all’ombra chi si ama. Sempre c’è una voce che esorta a svincolarsi da catene, legacci, gabbie per ritrovare la libertà degli arti e nel “Il salto” trovare la forza di recuperare la pallina delle nostre convinzioni, della nostra possibilità di esserci, di esistere con gli altri..In questa ultima poesia-carboncino mi sembra che la sequenza dei momenti sia ancora più chiara, in quanto viene introdotta la figura negativa, un demonio, che svilisce completamente la donna nel suo nucleo vitale( il male…/penetrò, gigantesco pugno, dall’abbaino, cioè calato dall’alto), trasformandola in una burattina (nel carboncino la figura femminile è completamente in ombra e privata delle braccia, come fosse comandata dall’esterno). Ma poi segue il monito dell’uomo-Orfeo ad Euridice che, sottraendosi all’ombra, possa riprendere la sua natura di ballerina liberata nel movimento e congiungersi, fiduciosa, con chi aveva già percorso lo stesso cammino tortuoso…un duo che si ritrova in una esperienza di comune sofferenza : “busti incastrati, guance appaiate /volti dal silenzio e dall’amareza tumefatti”…Un libro già predetto…Infine il poeta invita a raccogliere la pallina che ormai appartiene al “noi” di una storia condivisa e di lasciare alle spalle “la tua monacale vergogna”… Ancora grazie

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