Archivio mensile:Dicembre 2015

Quella marmaglia che scrive su Face book

palline bosco e donna

di Mayoor L. Tosi e Luca Gori

Si scrivono – è vero – anche «commenti-poesia». Quello di Luca Gori, che Mayoor propone,  è nel solco della “sovversione” anche  dei generi letterari che ha attraversato il Novecento. (A me fa venire in mente il più  audace fra gli iniziatori, Friedrich Nietzsche, del resto qui citato da Gori stesso). Prendo le distanze dall’operazione, ma non  esito a pubblicare il carteggio e invitare a discuterne. Anche nei contenuti specifici trattati. Le cosiddette “centro strade” della poesia vanno tutte esplorate. Poi ciascuno/a deciderà quale sia la più valida o la sua.[E. A.]
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Roberto Saviano, il Nobel e la «non fiction»

roberto-saviano

di Marco Gaetani

L’8 Ottobre scorso l’Accademia di Svezia ha assegnato il premio Nobel 2015 per la Letteratura alla bielorussa Svetlana Aleksievic. Su «la Repubblica» di quattro giorni più tardi, lunedì 12 Ottobre, è apparso un lungo commento di Roberto Saviano alla notizia (l’articolo si trova alle pagine 44 e 45 del giornale, con un richiamo in prima). Può essere utile rileggere l’intervento1, nel tentativo di individuarvi alcune idee-forza alla base della concezione che Saviano detiene della letteratura. A interessare non è tanto, tuttavia, la “poetica” di un autore pure molto popolare come Saviano, quanto ciò che la presa di posizione pubblica di uno scrittore tanto esposto (in ogni senso) significa se si riflette sul significato e sul destino della parola letteraria, in se stessa considerata, nella società contemporanea. Continua la lettura di Roberto Saviano, il Nobel e la «non fiction»

Vienimi in sogno spesso, amico mio, aiutami

bisaccia di avellino
Piazza del Belvedere a Bisaccia di Avellino

di Donato Salzarulo

«Il mondo non c’è più, io debbo portarti».
(Paul Celan)

 

Ogni volta è la fine del mondo,
la fine di un mondo.
Ogni volta unica irripetibile traumatica.
Come unica irripetibile traumatica è la fine
di questo mio fraterno amico,
preziosissimo amico.
È come affacciarsi su un baratro,
un vuoto che risucchia,
una vertigine scioccante,
un enigma che si svolge in piena luce
e lascia addosso (dentro, dappertutto)
una sensazione profonda di perdita,
un silenzio gigantesco,
un’assenza incolmabile,
una mancanza insanabile. Continua la lettura di Vienimi in sogno spesso, amico mio, aiutami

Non si ragiona con i piedi

piedi-pistoletto
di Franco Nova

Si era appena svegliato e si sarebbe dovuto alzare subito, lo sapeva bene. Non ne aveva alcuna voglia, il corpo esigeva d’essere sgranchito, la mente si adagiava piacevolmente in quel semitorpore, desiderava coccolare ancora i sogni ricevuti e poi riappropriarsi gradualmente della realtà. Cos’ha in fondo di bello questa realtà che un povero cervello, appena svegliatosi e uscito da gradevoli fantasie o incubi non banali, dovrebbe subito rientrarvi? Per carità, non se ne parla nemmeno, ancora una buona mezzora di pigro addentrarsi nei meandri del pensiero rappresenta una cura contro ansia e stress. Continua la lettura di Non si ragiona con i piedi

APPELLO Per la Libreria Popolare di Via Tadino a Milano

Libreria Via Tadino

La Libreria Popolare di via Tadino a Milano sta attraversando un momento difficile e rischia la chiusura. Per contribuire a salvarla si può:
– scegliere di acquistare libri
– fare delle donazioni per rifinanziare la cooperativa stessa

Via A. Tadino 18 – 20124 MILANO Tel. 02 29513268

Dai, siamo quasi gli ultimi mohicani! Aiutiamoci!

Quattro poesie

bar periferia

 

di Roberto Marzano

Il mondo  emotivo e visivo  di cui si nutre la poesia di Roberto Marzano è solo un calco di quello reale dei quartieri popolari dov’è vissuto. E i suoi luoghi appaiono svuotati dall’effervescenza effimera di cui sempre la folla li riempie. I quattro testi che ho scelto danno conto di un’ansia repressa di chi li osserva. Le immagini, esterne e interiori, sono convulse, lampeggianti, rabbiose e rassegnate al contempo. Interlocutori veri qui mancano. E il poeta però testardo insiste a spiegare «la nebbia ai privi di vista / ai tavoli inclinati dei bar di terza fila /dai flipper assordanti di luci fioche».  [E. A.]

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In morte di Pietrantonio Arminio

Pietrantonio Arminio

Oggi 12 dicembre alle ore 15.30 a Bisaccia (Avellino) i funerali 

All’inizio metteva insieme i cocci di gigantesche anfore. «Utero materno ed urna cineraria», mi disse una volta. «Ma anche vaso di Pandora» aggiunse col suo tipico gusto dello spiazzamento e dell’accostamento insolito. Certo. «Più banalmente: anche contenitori di olio e peperoni sottaceto…» gli risposi io. Sorrise. I piani del reale, del simbolico, dell’immaginario nella sua arte sconfinano. La giara è tutto quello che vuoi che sia: un luogo per la nascita e la morte, per la conservazione e il nascondimento; un grande oggetto da rimettere insieme e ricostruire.

(D. Salzarulo, Il bisogno del lupo, qui)