Processo in cielo

diavoelssa

di Franco Nova

Un vecchio Messo del Cielo si è ubriacato. L’alcol ha avuto un effetto strano: il vecchio spirito ha smesso d’essere soltanto tale, si è dotato di una strana materialità, con caratteristiche tutte particolari, ed è precipitato sulla Terra. Ha subito cercato un’osteria per continuare l’opera già iniziata in Cielo, dove il vino è dotato di molto spirito ma non “ha corpo”. E’ entrato nella prima bettola incontrata, si è seduto e ha ordinato un bottiglione da due litri di rosso: accidenti, questa volta il “corpo” c’era, eccome! A un certo punto, la sbornia ha voltato verso la malinconia ed egli ha raccontato una vecchia storia, di cui era stato protagonista in quanto Messo proprio nei posti in cui era caduto in Terra. Molti anni prima, alla nascita di una bambina molto bella, il Cielo aveva inviato come d’abitudine un suo rappresentante (e fu scelto appunto lui) a soffiarle le varie virtù: intelligenza, amore (e capacità di odiare i cretini e gli infami), pietà (e vendetta), ecc. Mentre stava instillando la dolcezza, ebbe un colpo di tosse e ciò danneggiò un po’ questa virtù.
Quando in Cielo è arrivata la notizia di questo loro rappresentante, ubriaco e chiacchierino, cacciatosi in un’osteria a raccontare i fatti del Cielo, che devono restare assolutamente inauditi sulla Terra, una Schiera d’Angeli è stata subito spedita a prelevare l’incauto. Lo hanno trovato mezzo assonnato, ma ancora visibile agli umani e oggetto del loro scherno con grave nocumento per gli influssi che avrebbero potuto innalzarsi verso il suo Alto Luogo di Provenienza. E’ stato perciò prelevato di forza, reso nuovamente invisibile con opportuni mezzi sconosciuti nel nostro povero mondo popolato da miseri corpi, e ricondotto all’ovile (in tal caso: Ovile).
Nessun vertice del Cielo ha voluto sporcarsi le mani con il processo del meschinello. E’ stato affidato ad una giuria di seconda classe proprio per dimostrargli quanto era caduto in basso. Liberato della materia corporale, il “Messo Soffiatore” (nel senso già considerato della sua funzione di instillatore negli umani delle più alte virtù) ha cercato di suscitare in tutti i modi la pietà dei suoi giudici. Ha fatto presente come in Cielo tutto sia sempre perfetto, meraviglioso, felice, sereno, senza un solo avvenimento che arrechi una qualsiasi altra sensazione se non una noia “mortale”. Al solo sentir pronunciare tale parola, i giudici sono rimasti di sasso e hanno immediatamente ordinato che subito, prima di continuare il processo, venissero comminate ad un simile irresponsabile venti nerbate con l’“Animon”, speciale frustino per i puri spiriti.
Indi il processo è ricominciato. Il Messo, ormai rimessosi dall’effetto alcolico, ha ribadito che in Cielo tutto quell’ordine – e con la prospettiva della sua durata eterna – provoca spesso, e non solo in lui, una noia “immortale”. I giudici si sono guardati fra loro, soddisfatti nel sentire il termine esatto, ma hanno chiarito che non si può in nessun caso contravvenire alla Perfezione del Cielo. Il colpevole ha obiettato che Dio può tutto; quindi dovrebbe consentire qualche infrazione a quell’Ordine che spegne ogni sentimento di piacere. Gli è stato risposto che s’ingannava, Dio non può assolutamente contravvenire a quell’Ordine, pena disastri continui sulla Terra. Il poveretto è rimasto sbalordito e ha ricordato che in Terra accade un disastro dopo l’altro. I giudici hanno perfino sorriso della sua ingenuità e gli hanno spiegato che quello è solo il risultato del “libero arbitrio”; Dio, in quanto Dio, è soltanto Ordine e Perfezione, poi gli uomini facciano pure i cazzi loro. Il poveretto è stato zitto e nessuno sa ancora che cosa abbia pensato e quali epiteti abbia in cuor suo indirizzato all’Alto Tribunale.
Tuttavia, i giudici gli hanno fatto presente che per avere attenuata la pena – cinquanta altre nerbate invece di cento – dovrebbe chiarire meglio il senso del suo racconto, riguardante la bambina cui egli aveva imperfettamente soffiato le varie virtù; è indispensabile spieghi come e in che momento della cerimonia di quel tempo lontano si fosse verificato il suo colpo di tosse. E sarebbe pure molto utile che indichi, se lo sa, dove si trova adesso la bambina onde inviare un altro Messo Soffiatore a rimediare al mal fatto. Egli ha assunto allora un’aria contrita e confessato che non ha detto la verità. Non l’ha detta? Un emissario del Cielo ha mentito? Altra sospensione del processo e altre venti scudisciate con l’“Animon”. Lo sfortunato si è ormai del tutto pentito di aver assunto quella schifosa bevanda che l’aveva appesantito, dotato di una finta materia e gettato sulla Terra; dove, per la precisione, era caduto in un lago da cui era poi stato estratto da alcuni pescatori (d’acqua dolce).
Il poveretto si è allora risolto a raccontare la vera e triste istoria. Si era innamorato della “Belzebana”, una diavolessa da schianto (con due tette….; tutte fatte di spirito, ma comunque con effetti in ogni caso deleteri sul suo “stare eretto”), che arrivava sempre ogni volta che svolgeva la sua funzione celeste. Aveva sempre resistito, ma quella volta non se l’era sentita e aveva accettato di favorire lo spirito maligno, soffiando male e tutto storto dentro l’anima della neonata. Non conosceva però tuttora l’effetto provocato dalla sua mala azione nella malcapitata durante la sua crescita e maturazione. I giudici si sono consultati fra loro e hanno poi deciso quella che era di fatto una sospensione del processo ed un rinvio del verdetto definitivo: “Torna sulla Terra e trova l’infante; se è ancora viva, è ormai divenuta donna. Osservala per qualche tempo onde vedere come si comporta e poi torna a riferire. Decideremo allora quanto e quale danno le hai arrecato, dopo di che emetteremo la sentenza a te relativa”.
Dire il sollievo provato da chi ormai si sentiva condannato è impossibile. E’ felice, bacia le mani ai giudici, ringrazia con le lacrime (spirituali ben s’intende) agli occhi. E’ talmente sollevato “di spirito” che non si chiede come mai ci si sia scordati del suo peccato principale: aver ceduto alla seduzione della Belzebana. E così non saprà mai i motivi dell’inchiesta che sta per essere promossa da Giudici Superiori (nominati da un Dio incazzatissimo) su quelli che lo hanno interrogato, punito per pene minori e infine lasciato di fatto libero. In realtà, nelle Alte Sfere sono in pratica già sicuri che alcuni di quei giudici – ipocriti e mentitori – ben conoscevano la diavolessa dalle grazie prorompenti; e, nei limiti in cui un puro spirito può farlo, “se l’erano fatta”. Questo il reale motivo della loro benevolenza! Dovranno perciò essere giudicati da Magistrati Superiori; superiori in tutto, anche nella menzogna e nell’ipocrisia perché, più vecchi, si “sono fatta” la “Mefistolona”, madre della “Belzebana” e non meno puttana di quest’ultima.
Per il momento, così finisce la vicenda del Processo in Cielo.

9 pensieri su “Processo in cielo

  1. Questo racconto si fa leggere volentieri: fresco, ironico, suadente. L’idea che ne regge la trama è piuttosto originale, interessanti alcune intuizioni e soluzioni. Alla fine della storia (o, come sembra, di questa prima parte) vien da dire che tutto il mondo è paese, anche quello “Superiore”.
    Pasquale Balestriere

  2. Mi ricorda i vecchi tempi della caserma nei quali sulle donne dicevamo peste e corna…
    Ma naturalmente l’autore è una persona sofisticata e, al di là delle apparenze, il suo racconto è una metafora del potere come deve essere: corrotto, depravato, quanto più è elevato. E perciò le protagoniste non potevano che essere donne. D’altronde non fu Eva a mangiare per prima i frutti dell’albero proibito? Ho però la sensazione che le donne non la prenderanno comunque bene…

    1. … ma non c’è niente da “prendere”! E’ una fantasia, una parabola, una metaforizzazione, maschile, in cui le donne fanno il loro “dovere” di schermo proiettivo!

  3. Verticalità e gerarchia! Il povero angelo fornicatore e ubriacone divide ingenuamente il mondo tra sé peccatore e i superiori, invece i superiori fanno gli stessi peccati ma hanno altri superiori a loro volta, serie di gironi e di cieli danteschi in contemporanea.
    Tutto il mondo ( i mondi) è paese.
    Molto divertente.

  4. …sì, “la città degli uomini” e “la città di Dio”, la pima lo specchio dell’altra in fatto di corruzione e di debolezze, ma la seconda l’avanza in ipocrisia…L’angioletto ibrido vediamo come se la cava nel seguito del racconto (se ci sarà)

  5. Sì, un sottile e divertente apologo (e ce voleva, anche), la cui pedagogia aiuta a “decifrare” i nostri tempi.
    @ Annamaria Locatelli: più che all’angioletto ibrido, in un eventuale prosieguo io sarei interessato a vedere come se la cava l’infanta divenuta donna nel frattempo, dopo che il vecchio Messo ubriacone le ha insufflato imperfettamente le varie virtù

  6. veramente non sarebbe previsto alcun seguito. In ogni caso, in questo periodo sono impegnato in altre direzioni. E poi ci sono almeno altri 4 racconti in lista di attesa; e giustamente ogni attesa non può durare poco. Se ci sarà un seguito sarà molto più in là. Ringrazio comunque dell’attenzione e anche dell’invito a dare un seguito, cui certo penserò.

  7. …sì, certo Roberto Bugliani[ Buffagni], vediamo come se la cava anche l’infanta divenuta donna, ma lei fa ben sperare sulla sua sorte, avendo ricevuto tutte le virtù necessarie, ad esclusione della dolcezza, quella virtù che di solito non aiuta, ma frega le donne…L’angioletto femminista, su influenza della Belzebana? Lui invece è proprio messo male. Chissà se l’angioletto, dopo aessersi beccato un primo inevitabile schiaffone, non se la intenda con la donna e rinunci a “salvarla”, salvandosi entrambi?
    Ora la parola a Franco Nova

Rispondi a Pasquale Balestriere Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *