Tre racconti sciocchi

cocodrillo per Nova

di Franco Nova

IL COCCODRILLO IMBECILLO

Il coccodrillo piangeva che sembrava una fontana. I coccodrilli d’altronde piangono sempre quando hanno mangiato la loro preda. E non si tratta di dolore, ma di sottile compiacimento. In effetti, quanto più è prelibato il cibo, tanto più fluiscono le lacrime da quegli occhi vitrei e ottusi. Quel giorno il coccodrillo aveva imbandito un pasto da Re, un succulento bocconcino sotto forma di tenera fanciulla mora con capelli fluidi e occhi da cerbiatta. L’avrebbe risparmiata perché si era sentito smosso fin nelle sue immonde viscere dal suo aspetto di sogno, ma la malcapitata non aveva voluto nemmeno per un momento fissarlo, dargli attenzione, magari chiedergli di risparmiarla. E allora l’aveva afferrata, masticata, ingoiata, ma con una fretta furiosa e maldestra. Sicché, alla fine, si era accorto che i suoi piedi galleggiavano intonsi poco lontano. Erano talmente mirabili che s’incantò un attimo ad osservarli. Non l’avesse mai fatto; quei vigliacchi dei piraña si precipitarono ratti come…..ratti e li spolparono in men che non si dica. Il coccodrillo perse la tramontana (che in quelle lande non tira, ma lui la trovò e la perse egualmente). Si precipitò sui pesci assassini, che però fuggirono e si nascosero in piccoli anfratti dove non poteva riuscire a stanarli.
Decise di attenderli, di prenderli per fame. Pensava sempre alla meravigliosa fanciulla; e questa ormai gli pesava sulla coscienza che, com’è notorio, in quelle bestiacce risiede nello stomaco. E così gli occhi gli si appannarono ancor di più e infine si addormentò. Ad un certo punto sentì una puntura, un bruciore, qualcosa gli stava forando la pelle nel bel mezzo del pancione. Lento com’era, e sempre con quel pensiero della fanciulla così bella, si mosse quando ormai quei vili piraña erano arrivati al suo cuore e non poté far altro che sentirselo addentare e strappare a pezzi e bocconi. Prima di passare nel cielo dei suoi simili, nelle profondità del fiume, si ricordò della vecchia coccodrilla maga che un anno prima gli aveva predetto: incontrerai nel fiume una sorta di sirena, ma ricordati che non ha coda, solo dei piedi. Non perderli di vista, ingoiala tutta comprese queste sue anomale appendici, altrimenti esse ti saranno fatali. E così fu per il povero coccodrillo, che troppo pianse e troppo si distrasse dai suoi compiti di bestia mostruosa.

LA STANCHEZZA

Era stanco quella sera, c’era troppo umido e freddo. Vedeva sotto di sé scorrere l’acqua del fiume, tranquilla e scura, senza ombre né ricordi. Certamente non era invitante, non avrebbe mai potuto immergersi in essa e farsi trasportare. Rabbrividì al solo pensiero, sembrava così fredda e disattenta nel suo garrulo scorrere. Era semplicemente stanco, nulla più che questo. Possibile che quest’acqua fiumana non si fermasse mai; e nemmeno era possibile fissare in essa un’immagine. Tutto scorreva, mutava. Come si fa di giorno quando si guardano le nuvole, tentava di afferrare nelle ondine, nei gorghi, il formarsi di una figura, di un qualcosa su cui potesse sperare e contare, qualcosa per cui perfino esaltarsi. Vi riusciva magari per un secondo; e poi le successive onde e gorghi facevano sparire tutto. Ricominciava con rinnovato vigore, e tutto veniva ancora disfatto dal susseguirsi della corrente. Prima o poi, l’acqua sarebbe però giunta alla foce e così sarebbe stata accolta dal mare, che l’avrebbe protetta e curata nella sua azzurra vastità. E lui rimaneva invece lì a riflettere sulla transitorietà del suo fluire.
Meglio andare a dormire adesso; domani doveva ricominciare a vivere l’esistenza, quella “seria”, quella “vera”. Chissà perché, si era lasciato trascinare a un comportamento e a dei pensieri da allocco; doveva proprio essere stanco quella sera. A letto, a letto! E domani niente più soffermarsi a guardare l’insipida acqua del fiume. Aveva passato una mezzora di stranezza; può capitare, l’importante è che resti un’eccezione, altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi. Non sarebbe accaduto più, era un uomo privo di ubbie; non aveva mai prima d’allora provato sensazioni, né rimuginato idee così sciocche e vane. Però….. si era sentito sereno e soddisfatto mentre se ne crogiolava; chissà perché, non riusciva proprio a farsene una ragione.

I DUE PENSIERI FONDAMENTALI

I due pensieri x e y – assai pensierosi invero – si stavano osservando da un po’. Il loro incontro, così fortuito, li aveva colti di sorpresa. Insomma, si disse x, proviamo a vedere che succede. “E allora come va, mi sembri molto presa e pensierosa”; “Ehm, perché mi interpelli al femminile, i pensieri mica hanno sesso”. Già, ammise x dentro di sé, eppure…. “E’ vero – azzardò – oggi, tuttavia, quando non c’è sesso si deve usare il femminile, altrimenti si è accusati di maschilismo. D’altronde, tieni presente che io sono un pensiero pieno zeppo di cazzate e coglionerie; tu mi sembri comunque avere una qualche bella forma, quindi avverto qualcosa come tu fossi sostanzialmente dell’altro sesso”. Rispose sorpreso y: “Non capisco di che forma parli, in genere sono incoerente, tutto ciò che penso è un po’ buttato là a caso; immagino tu sia attratto dall’horror vacui che da me promana”. “Boh, non so, comunque mi trasmetti un certo sfilacciamento che mi fa perdere di concentrazione; se sapessi come erano solide e consistenti, prima, le mie cazzate e coglionerie!”.
I due erano diffidenti e tacevano, si studiavano. Riprese x: “Non ti avviene mai di seguire un percorso, magari un po’ tortuoso?”. “Un percorso? Di che cosa si tratta? Fino al per ci arrivo, ma è il corso a lasciarmi perplesso”. “Dio mio – si ravvivò per un attimo x – immaginavo, infatti, che fossimo abbastanza simili; anch’io capisco molto bene il per, ma non ti seguo quando dici plesso. Che cos’è un plesso?”. “Devi essere un po’ confuso, volevo dire che la vicenda del percorso si disperde nel leggero vapore ch’io sono. Dimmi a quale percorso stai pensando”. Mamma mia, che domanda complicata mi pone, pensò x. Un minuto di silenzio, per raccogliere almeno qualche cazzata, e poi: “Non osservi mai il volo di una mosca? Se ne va in giro senza ordine, facendo zzzzz, poi improvvisamente si posa da qualche parte, e non riesci mai a capire dove. Sembra comunque di poter almeno schiacciare un sonnellino, e invece…. di nuovo zzzz e vedi un puntino nero che si sposta a casaccio stordendoti; e poi di nuovo tace, e non sai dov’è”.
“Ti disturba il rumore? Per pensare cazzate hai bisogno di tanta concentrazione?”, sbottò y. “Non è questo, ma perché fa zzzz e non ad es. muuuuu?”. “Quelle sono le mucche, sai che sei proprio pieno di coglionerie!”. S’incaponì x: “E perché le mosche sono così monotone da fare sempre zzzz; e le mucche devono fare muuuu? Non potrebbero invertire i loro rumori o magari fare tutte beeee? E’ un mondo di merda, sempre eguale senza che mai nulla ti sorprenda”. “Salvo il volo della mosca se, come hai detto, non si sa mai dove vada e dove si posi – ribatté y – mentre le mucche si dice che si spostino come pachidermi, lentissime”. “Verissimo – riconobbe x – quella stronza di mosca si sposta rapida e a caso; per questo sono felice quando la vedo cadere nella tela del ragno!”. “Stavi semplicemente pensando una mosca – obiettò y – e adesso dici di vederla cadere nella tela. Insomma, secondo te il tuo pensiero vede; dici una cazzata dietro l’altra”. “Un pensiero vede anche senza occhi perché lo sa; e il sapere concede la vista anche ai ciechi”.
“Ah beh, questa non l’avevo ancora sentita – rise y – sarà perché sono incoerente e non posso seguire fino in fondo un pensiero. Lo inizio ma poi ne perdo il filo”. “E’ sicuramente così – sentenziò x – infatti ormai la mosca è nella tela, la vedo perché lo so”. “Come fa ad essere nella tela se non l’abbiamo mai sentita volare. Sei tu che hai fatto l’esempio della mosca e dello zzzz per motivi che non sono in grado di pensare nella mia incoerenza”. “Sei veramente incoerente; se ho fatto l’esempio, questo si chiama porre un’ipotesi: così si dice nel mio mondo di cazzate e coglionerie! Lo sai cos’è un’ipotesi?”. “Come vuoi che lo sappia se sono incoerente”. “Beh, ti educo allora. Con l’ipotesi si costruisce la realtà, la si fa volare…..pardon…. volevo dire la si fa esistere e la si tiene ferma fino a quando la tua cazzata non si è esaurita”. “E quando è esaurita?”. Si sentì triste x: “Quando è esaurita, sei esaurito anche tu e sparisci dall’universo dei pensieri”.
La perplessità e confusione di y era al diapason: “Non ci si capisce mica gran che. Non so cosa dire, ma mi sembra che il tuo modo di pensare non sia molto meno incoerente del mio”. Divenne pensieroso x e poi: “Sai, ho avuto subito la sensazione di una certa nostra somiglianza. Non riuscivo a ben capire in che cosa consistesse. Mi sembra che adesso ci si cominci a raccapezzare. Sì, sì, forse tra ipotesi e incoerenza ci possono essere strani canali di passaggio”.

Dopo aver seguito per un po’ x e y, li si può adesso lasciare riposare. In fondo, è molto probabile che li si incontrerà ancora. Tra coglionerie e incoerenze questo mondo va avanti alla grande, è un festival continuo; dunque l’incontro tra i due non è soltanto probabile, ma proprio sicuro.

20 pensieri su “Tre racconti sciocchi

  1. …tra tonti, imbecilli, allocchi e sciocchini si sorride e si riflette volentieri…Questi tre racconti di F. Nova sembrano uniti da un filo sottile, come dire cosa può succedere nelle pause della “bestia mostruosa”… Lasciare per poco il ruolo del cattivo, duro e tutto d’un pezzo , abito che la vita sembra costringerci a rivestire, che succede? Al coccodrillo imbecillo una digestione più beata del solito e con una punta di rimorso, non risparmia la vita alla bella preda ingoiata, ma perde la sua per l’arrivo di predatori più feroci di lui…Il personaggio del secondo racconto, afflitto da stanchezza (mi chiedo se non sia lo stesso coccdrillo che predispone la sua “precedente” fine), è in vena di lasciarsi avvolgere dal flusso ipnotico del fiume che inesorabilmente lo porterebbe verso il mare di ogni dipartita..ma si riscuote. Il terzo cavilloso personaggio palleggia con i due suoi pensieri fondamentali; si schiera inizialmente con quello più attivo, che si lancia in una conoscenza più curiosa e tenta ipotesi su ipotesi, staccandosi da una visione solo immediata del reale, ma poi concorda con la seconda voce che lo riporta immancabilmente al qui e ora…Il maschile e il femminile sono poi così distanti? Che festival!

  2. Tutto sommato apporterei solo una correzione a questo commento; quando dice che il personaggio del secondo racconto è “in vena di lasciarsi avvolgere dal flusso ipnotico del fiume che inesorabilmente lo porterebbe verso il mare di ogni dipartita”. Quel mare è profondo, blu e viene visto come placido e accogliente. Non ho però questa visione della morte. In realtà, quel mare dà serenità e finalmente un’ampiezza d’orizzonte, laddove può sfrenarsi la fantasia. Per questo il protagonista, quando crede di essersi rimesso da una sbandata, avverte comunque la nostalgia di quel momento. E’ in realtà un uomo che ha vissuto tutta una vita da “ragioniere”, abituato a mettere tutti i conti in ordine. E’ insomma noiosissimo e sempre eguale. Quando per un momento perde questo suo abito, avverte confusamente quanto sarebbe stato meglio se ben diverso fosse stato il suo modo di comportarsi; ma si preoccupa di essere stato attraversato da un simile pensiero, non sa farsene una ragione. E’ un poveretto del tutto inaridito, insomma, merita qualche pietà.
    Il terzo racconto è forse il più complesso oltre che più lungo. Tutto sommato, la conclusione ultima è quella espressa nelle righe di commento finale circa il mondo in cui stiamo vivendo. Tuttavia, il pensiero incoerente è più leggero, ed è perfino in fondo meno incoerente. Sembra infatti più realistico e concreto rispetto all’altro, ma solo perché non si pone nell’onda di ipotesi balzane buttate là quasi per sembrare profondo e meditativo. Il pensiero x è in fondo quello di certi “filosofessi” odierni, che chiacchierano di tutto in modo balzano e senza un po’ di succo. Inoltre, esso vorrebbe apparire contrario a che il mondo sia sempre prevedibile e dunque monotono; però, alla fine, vorrebbe mosche e mucche che fanno tutte “beeee” come le pecore che accettano supinamente il loro destino. Quindi ha convinzioni (“sociali”?) piuttosto pericolose, di uniformità e non di imprevedibilità.
    Forse, in un certo senso, ho pensato x più come maschile e y più come femminile.

  3. ‘Sto Franco Nova non sa far altro che sputare veleno su tutto e tutti che per lui sono solo imbecilli, inariditi, balzani, coglioni. Ovviamente egli si tira fuori da cotale genìa e anzi si considera ben al di sopra e come tale li giudica aspramente. Ma è proprio sicuro che le cose stiano così? Io ritengo che si sbagli, e di grosso.

  4. non sono al di sopra, semplicemente so di appartenere al genere umano che è quello che è e non potrebbe essere diversamente. Non ne faccio colpa a nessuno. A volte, come nelle caricature, accentuo certi caratteri. E in genere faccio caricature e parlo di “stranezze” perché non sono portato ad altro tipo di racconti, più seri e giudiziosi, molto compresi del compito di descrivere gli uomini buoni, pietosi, intelligenti, pieni di buon senso, disponibili, democratici; cioè quelli che si sentono veramente degli esseri speciali, quasi unici.

  5. Ognuno valuta secondo le proprie esperienze e il proprio sentire. Personalmente gli imbecilli, inariditi, balzani, coglioni e anche fedifraghi, bugiardi, criminali li vedo spesso in tv, mentre di uomini buoni, pietosi, intelligenti, pieni di buon senso, disponibili, democratici ne incontro parecchi in giro e non si sentono speciali, ma pensano alle cose concrete e a salvaguardarsi dai precedenti. Sono questi il sale della terra.

  6. in effetti dipende dall’esperienza e da come la si interpreta. Io ho conosciuto tanti buoni, ipocriti e falsi. Ho avuto invece un bel po’ di amici (per tre quarti ormai andati); e tutti con una certa grinta e, come suol dirsi, “non farina per far ostie”. Mi sono potuto fidare di loro senza mai fregature; dai buoni…..per carità, alla larga.

  7. Essendo i commenti uno spazio pubblico, mi permetto d’intervenire dicendo che se gli uomini “buoni, pietosi, intelligenti, disponibili ecc.” pullulassero nel nostro paese, forse l’Italia non starebbe immersa nella bratta fino al collo com’è ora. Il discorso sarebbe lungo, perciò porto solo un esempio, ritornato d’attualità in questi giorni in relazione ai “fatti” francesi: la Riforma Fornero. Tra le varie sue nefandezze, questa legge ha innalzato una volta di più l’età pensionabile dei lavoratori, assestando un ulteriore colpo alle speranze d’occupazione delle giovani generazioni, già messe a dura prova in questi anni politicamente infami. C’era dunque motivo da parte degli uomini “buoni, pietosi, ecc.” di protestare duramente e collettivamente contro queste sciagurate politiche economiche che hanno scippato il futuro a milioni di giovani. Invece, una parte (e minoritaria) di queste persone “generose” s’è limitata ad aderire alle 4 ore di sciopero indetto dai sindacati, e la cosa è morta lì. Credo che non la “bontà”, ma la miopia e l’egoismo governino, oggi più che mai, l’animo della gente.

    1. Oggi chi aiuta spontaneamente gli altri è considerato un buono, buonista, un povero illuso, un apolitico, un povero essere , un sognatore.
      Un giusto , mai.

  8. forse del malcontento, rabbia, ecc. c’è in giro. Occorre però che ci siano dei “canali di raccoglimento” di tutto questo per farne “massa” compatta. Allora poi questa può anche crescere, potenziarsi e dunque incidere. Adesso è tutto sparso qua e là; i suddetti “canali” sono partiti e sindacati da far pena, spenti, inutili. Battibeccano fra loro come vecchie comari delle commedie “venexiane”. Immagino ci sia anche tanto scoramento

  9. @ roberto bugliani 30 maggio 2016 alle 17:53 “Credo che non la “bontà”, ma la miopia e l’egoismo governino, oggi più che mai, l’animo della gente.”
    Non so che ambienti e persone frequenta lei ma quelle che conosco io sono persone umili che s’arrabattano quotidianamente per campare. Non hanno un impiego fisso, una parte sono dei modesti pensionati, i loro figli e figlie sono disoccupati. Non hanno certo il tempo per stare a disquisire di politica o di scendere in piazza con degli scalmanati che vogliono solo menar le mani. Hanno la responsabilità delle loro famiglie, non si possono permettere di fare gli eroi. Molti di loro non vanno a votare. Egoisti? E perché dovrebbero occuparsi degli altri quando nessuno si è mai occupato di loro?

    @ franco nova 30 maggio 2016 alle 18:42 “…partiti e sindacati da far pena, spenti, inutili….Immagino ci sia anche tanto scoramento.”
    Vede che lo sa qual è il problema! Partiti e sindacati non si sono mai occupati di costoro perché non hanno forza contrattuale. Sono loro i veri paria della nostra società e da sempre, altro che immigrati. Questi ultimi non fanno che complicare i loro problemi altro che risorse. Se non si capisce questo la situazione non potrà che peggiorare.

  10. “…Non hanno certo il tempo di disquisire di politica…”(Angelo Ricotta), peccato che i politici invece dedichino molto tempo per pensare a noi e per bacchettarci alla grande. Piangersi addosso la propria miseria in piccoli gruppi di “buoni” amici poi li ringalluzzisce parecchio…Niente di meno preoccupante…

    1. Annamaria Locatelli 30 maggio 2016 alle 21:05 “Piangersi addosso la propria miseria in piccoli gruppi di “buoni” amici poi li ringalluzzisce parecchio…Niente di meno preoccupante…”
      Forse non mi sono spiegato. Le persone di cui parlo non sono miei amici né io conduco la loro stessa vita. Sono persone che incontro, che conosco, con i quali ho a che fare. Ci parlo, li osservo, conosco le loro idee, almeno quelle che mi rivelano. Sono la maggior parte delle persone che ho incontrato in vita mia. Questa è la realtà in cui vivono. Li capisco e non li biasimo. Io invece mi preoccuperei eccome.

  11. comunque, non racconto semplicemente per illustrare delle tesi intorno all’animo umano o a fenomeni sociali. Cerco sempre la stranezza, qualcosa che fuoriesca da una qualsiasi situazione realistica. Per esempio, da qualche tempo sono alle prese con uno che continua a scivolare sui suoi pensieri, cadutigli dal cervello sul marciapiedi dove sta passeggiando. E pur sapendo, per motivi ignoti, che sono suoi, non riesce assolutamente a sapere che cosa pensino. Sono un po’ in difficoltà con il racconto e non so quando finirò. Comunque, questo è il genere di racconti che imbastisco. Forse, magari, bisognerebbe tenerne conto.

    1. franco nova 30 maggio 2016 alle 23:03 “Comunque, questo è il genere di racconti che imbastisco. Forse, magari, bisognerebbe tenerne conto.”
      Vuole dire che in uno scrittore c’è sempre una componente di sdoppiamento tra le proprie intime convinzioni e il contenuto delle sue opere? E’ possibile, anzi può essere intenzionale. E’ davvero così nei suoi racconti o l’intento è diverso? Mi piacerebbe capire qual è il ruolo della “stranezza” nei suoi racconti.

  12. …quando avrà terminato il racconto,se vorrà farcelo leggere, sig. Nova, grazie…mi interessano soprattutto i pensieri cuciti, quelli che cadono dal cervello e sono scivolosi come bucce di banana…mentre con quelli scuciti ci confrontiamo tutti i giorni…

  13. Mi pare ricorrente una specie di tira e molla tra Nova, che si appella come ogni artista e libero ricercatore al diritto a inventare delle «caricature» a parlare di «stranezze», alla fantasia e alcuni suoi commentatori che misurano i suoi personaggi (inventati di sana pianta o con riferimenti alla realtà chiari soltanto all’autore) come fossero persone reali che agiscono in questo nostro mondo. L’ambivalenza dell’arte permette entrambi i discorsi. Lo voglio sottolineare, anche se non so a quali possibili conclusioni ci potrà portare questo “gioco” (in fondo serissimo).

  14. per quanto mi riguarda la stranezza ha il ruolo di essere strana, di inventare fatti e persone fuori del mondo reale, di riferire esperienze assolutamente contrarie a quella mia concreta di ogni giorno, che spesso mi annoia. Poi ci si può cacciare dentro anche qualche significato mondano (lo faccio anch’io, a volte, in specie alla fine del racconto).

  15. Certamente nelle mie altre attività non scherzo proprio per nulla. Del resto assai più della metà di quanto scrivo è di carattere teorico, dove non ci metto particolari sentimenti. Passando a questa attività secondaria, ho lunghi periodi in cui non saprei che racconti inventare (buona parte di quelli usciti sono stati scritti in anni non recenti). Ad un certo punto, mi viene in testa un’idea piuttosto balzana e allora, a volte, mi diletto a esporla sotto forma di racconto (magari non del tutto tale). Non credo di farlo solo per gioco. Non riuscirei, però, a scrivere diversamente da così, con modalità realistiche o intrise di grandi sentimenti, ecc. Tengo a precisare che non penso agli esseri umani con disprezzo. Al massimo mi sono indifferenti, talvolta noiosi, ma ne ho conosciuti veramente molti da apprezzare; e un discreto numero sono stati proprio ottimi amici. In effetti, non è proprio un gioco; non saprei che cos’è, non provo nemmeno a definirlo.

  16. …qualche volta, abbandonandosi al gioco, possono saltar fuori pensieri nuovi oppure da tempo imbrigliati, in libera uscita ad aprire altre prospettive, mentre i pensieri rigorosi e incasellati, come soldatini disciplinati, possono esternare muri…Non è male cambiare registro a volte..

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