3 pensieri su “Segnalazione

  1. Da un po’ andavo rimuginando sul rapporto donna-femmina-madre. Soprattutto da quando i massmedia ci inondano di notizie di giovani madri che trascurano i propri bambini fino ad arrivare ad ucciderli e poi cercano di farla franca con le scuse più assurde. Non ho ancora letto il libro. Mi sembra che sarà disponibile in libreria dal 23 giugno. Sarà trattato anche questo tema? Spero che le scrittrici, definite come “tra le più talentuose del panorama italiano”, non parlino solo della propria esperienza ma amplino il discorso a comprendere anche quelle madri che, per carenze ambientali, di formazione e culturali, e sono la stragrande maggioranza, non sono in grado “di discutere di Simone de Beauvoir e di Arthur Koestler e di The Cocktail Party”.

  2. SEGNALAZIONE

    * Ma chi è – mi sono detto – questo Pietro Mirabelli di cui vedo il nome nel sito di Simona Baldanza? E sono andato a spulciare in: http://www.pietromirabelli.it/

    Stralcio dalla Lettera al Presidente della Repubblica Napolitano
    Pubblicato 09 Novembre 2010

    Pietro appariva un uomo del dopoguerra, pieno di forza e di speranza. “Solo i deboli perdono la speranza”, amava ripetere. Ci viene da pensare, Presidente, che Pietro Mirabelli è morto senza vedere i frutti maturi di quella ricostruzione. Pietro aveva preso il testimone da suo padre, morto di silicosi per i lunghi anni di lavoro nelle infinite gallerie che portano a Nord tutto il Centro e il Sud Italia. Anche Pietro si spostò sul fronte degli scavi e contribuì, con fatica e sudore e lacrime, all’edificazione della moderna Italia. Si definiva “figlio d’arte” per questo, ma un giorno disse ai suoi figli che mai li avrebbe voluti vedere a respirare polveri nocive e fece di tutto per farli studiare. Eppure Pietro Mirabelli amava il suo lavoro: “E’ persino bello!” diceva.
    Egli non si è mai tirato indietro di fronte ai pericoli del mestiere, preferiva sempre andare innanzi quando c’erano dei giovani in squadra. Persino nel suo ultimo turno, poco prima dell’incidente, aveva detto ai due operai appena trentenni che erano con lui di allontanarsi dal fronte di scavo in quanto l’operazione che si stava svolgendo era estremamente pericolosa. E non ha rifiutato di aiutare chi lottava per la dignità, come accadde quando nel 2002 appoggiò lo sciopero della fame di Aldo Laino, un delegato sindacale gravemente infortunatosi in un incidente stradale di ritorno dal cantiere, al quale l’INAIL rifiutò la certificazione dell’infortunio sul lavoro.
    Pietro ha rappresentato e rappresenta l’ uomo di un Sud che non vuole perdere la speranza, ma anche di un’Italia che vuole ritrovare negli esempi di uomini semplici e giusti dei modelli a cui guardare senza paura, capaci di unire i cittadini nel nome della dignità del lavoro e del coraggio per difendere i diritti dei lavoratori. Dopo la sua morte, la famiglia ha ricevuto messaggi di solidarietà da tutta l’Italia: associazioni, istituzioni, partiti, studenti, cittadini di varie zone del paese e persino dalla Svizzera hanno manifestato il loro cordoglio e dolore, a riprova delle tracce che “la voce dei minatori” aveva lasciato al suo passaggio.
    Il giorno del suo funerale la gente di Pagliarelle ha scritto su un lenzuolo bianco che Pietro è un simbolo di quel piccolo paese alle pendici della Sila. Noi crediamo che Pietro debba essere un simbolo per tutti e vorremmo anche, Presidente, che divenisse un simbolo conosciuto dalle Istituzioni di questo Paese. Per i parenti delle vittime sul lavoro, ma anche per tutti quei lavoratori che, giorno dopo giorno, hanno sempre più paura di fermarsi, di rifiutarsi di fare qualcosa di pericoloso per non perdere il lavoro. E rischiano sempre un po’ di più.

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