Camminando sulle acque

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DIALOGANDO CON IL TONTO (5)

di Giulio Toffoli

E’ il 3 luglio, una domenica assolata e afosa. Sono uscito per la solita passeggiata con annesso acquisto del giornale e sosta in un qualche locale in centro. Mi siedo, una sedia al bar di piazza Duomo, al riparo dal sole e con un refolo di vento che rende la situazione più tollerabile.
Ordino il canonico bicchiere d’acqua … lasciando di ghiaccio il barista e apro il giornale. Sto iniziando a leggere, dopo aver adocchiato le solite notizie sparate in prima pagina, un attentato da qualche parte nel mondo con il suo strascico di morti, una violenza quotidiana qui a casa nostra e un qualche democratico insuccesso calcistico della nazionale italiana, quando sento una vociona che alle mie spalle recita, con una tonalità impostata quasi venisse dall’oltretomba:

Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: “È un fantasma!” e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. Pietro allora gli rispose: “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?

Attendo che finisca e poi dando mano alla sedia dico:
“Tonto siedi questa è per te!
Non sapevo che avessi avuto una conversione religiosa e che conoscessi a memoria il vangelo di Matteo, o sbaglio? A cosa è dovuto tanto sforzo? In ogni caso visto che sarai sicuramente sudato per lo sforzo ti offro una birra. Nessun timore, lo so, pago io …”
Si siede vicino a me tutto sorridente, infatti si è accorto che anche altri avventori sono rimasti colpiti dalla sua performance e gli hanno sorriso, ed allora aggiunge:
“Sì. Matteo 14, 23-31.
Ma come non ti guardi intorno? Il mondo è in subbuglio, in ogni luogo grandi novità che sconvolgono la vita e tu qui con la tua acqua minerale come se niente fosse. Neppure il coraggio di una piccola infrazione …”.
“Quale è l’elemento di novità che dovrebbe modificare il mio sguardo depresso costante su una realtà che mi pare ben poco mutare giorno dopo giorno, afflitti come siamo sempre dalle stesse tragedie, piccole o grandi che siano? E poi perché quella citazione evangelica, mi pare così poco in sintonia con quello che viviamo?”
“Si vede che stai invecchiando! Allora cercherò di aiutarti …
Non è qui il luogo per fare esegesi biblica ma certamente avrai intuito che siamo in un momento topico della avventura di Gesù, almeno nella versione che viene riferita da Matteo.
Informato dell’uccisione di Giovanni il battista fugge con i discepoli oltre il lago di Tiberiade. Viene però seguito da una gran folla ed è quasi costretto a realizzare una prima moltiplicazione dei pani. Congedata la folla e lasciati i suoi compagni si avvia a pregare in solitudine. Quando torna sui suoi passi gli apostoli sono su una barca, il lago è agitato e hanno paura di morire, non solo hanno perfino paura dell’ombra che intravedono e si sta avvicinando. La credono quella di un fantasma. Gesù li incoraggia ma non riesce completamente e convincerli fino a che Pietro, con un gesto di ardimento, si avvia verso di lui. Ma inizia subito a perdere il controllo di sé e rischia di affogare, lo salva solo la mano che gli si rivolge e lo solleva dopo averlo ammonito per la sua mancanza di fede.
Insomma non uno degli apostoli riesce a camminare sulle acque …
Emerge in queste righe ancora una volta la tensione, che a ben guardare segna tutti i vangeli, fra la dura concretezza della realtà umana e la tensione escatologica di cui Gesù si fa portatore ma che sembra non venire adeguatamente intesa neppure da coloro che gli sono più vicini …”.
“Bravo. – sono costretto a rispondergli – Grazie per la lezione.
Ma ciò detto in che modo mi aiuta a meglio comprendere il presente?”
“Molto semplicemente con due paroline: Floating Piers”.
“Che? Sei matto …”
“Insomma se non fosse che mi sei simpatico ti lascerei qui come un pesce lesso. Viviamo in questo ambiente, non si parla d’altro, abbiamo avuto a che fare con un avvenimento mediatico sicuramente fra i più notevoli di questi giorni. Tutti i giornali, tutti i media ne hanno discettato in lungo e in largo. E tu mi dici che non ne sai nulla? La grande passerella di quattro chilometri in mezzo al lago d’Iseo che per quindici giorni ha consentito alle larghe masse di “camminare sulle acque”. Un milione e mezzo di camminatori. Dove non è riuscito Gesù è riuscito Christo …”.
“Mi pare fin una bestemmia …”
“Forse lo è pure, ma attenzione è un segnale di quest’epoca e non possiamo non notarlo”.
“E quella la chiamano arte …”
“Proprio su questo volevo richiamare la tua attenzione. Certamente non vi è parola più ambigua di arte. Una definizione conclusiva pare impossibile da dare. Si è evoluta nel corso dei millenni rispondendo di volta in volta alle richieste della società che la produceva e da cui scaturiva. Non è dato un concetto di arte pura anzi ciò che ha caratterizzato l’arte è stata sempre una tendenza alla infrazione delle regole o forse meglio alla creazione di vincoli che di volta in volta sono stati superati, riletti, modificati in un gioco che ha interagito con la vita concreta della gente dando indicazioni di tendenze nuove o fornendo modelli di identità più o meno forti.
Perfino modelli di trascendenza. Un esempio potrebbe essere proprio “il poter camminare sulle acque” che evidentemente non si rivolgeva a un gesto pratico materiale ma sottendeva un ben più grande disegno di liberazione dell’uomo dalle miserie del quotidiano”.
“Cosa succede a tuo vedere con Christo e la sua Floating Piers?”
“In qualche modo l’inveramento negativo di quella promessa. Tutti possono camminare sulle acque. Un’industria dell’arte, che ben poco ha a vedere con l’arte ma molto anzi moltissimo con il business e l’industria, ti offre la possibilità di godere di ogni tipo di ebbrezza. Vuoi mettere alla prova i tuoi sensi? Ti metti in fila come un gregge, attendi per ore ordinatamente il tuo turno sotto il sole e poi hai il tuo momento di gloria alla faccia del pescatore palestinese di nome Pietro. Senza bisogno di nessuna, ma proprio nessuna fede, puoi camminare sulle acque assieme a decine di migliaia di altri che, convocati dall’industria dello spettacolo, allocchi come te, vivono le stesse “vibrazioni” …
Insomma due diversi destini. Mentre il palestinese di nome Gesù si avviava di lì a poco a perdere la vita, o almeno quella terrena, sulla croce, quel furbastro di artista bulgaro-statunitense Christo, pienamente inserito nello star system dell’arte, si avvia a riscuotere dividendi per qualche milione di dollari. The show must go on. Il gioco è fatto”.
“Che dire – gli ho risposto – arrivati a questo punto un brindisi per Christo e per quel Minotauro globale che è il capitale e che tutti ci inchioda e manipola di cui lui è abile e attento interprete. Fino a che le grandi masse, che pur nell’ultimo mezzo secolo dovrebbero aver acquisto un qualche lume di educazione critica, si lasceranno infinocchiare come è successo in questo caso non potremo che guardare disincantati e un attimo disgustati.
Così va il mondo …”.

7 pensieri su “Camminando sulle acque

  1. La visione di Christo, è il caso di dirlo, esprime l’intento positivista del modernismo. Di fatto sarebbe per quest’epoca, qualora la si intendesse come post-moderna, un’opera tarda. Non è Land Art volta a ritrovare l’antico rapporto dell’uomo con la natura; piuttosto insegue un ideale fantascientifico, in certo qual modo paragonabile alle sculture astratte di Arnaldo Pomodoro. Fine novecento. Il moderno ti fa camminare sulle acque. Perché farlo non ha alcuna importanza, importa che ci sia del futuro. Sempre che almeno questo, la gente che si mette in fila, riesca a capirlo. Ma penso di sì. In definitiva si tratta di un’opera graziosa, parecchio disimpegnata.

    1. In parole povere: se un artista volesse raggiungere il pubblico, e quindi ricavarne del denaro, si dia da fare a creare cose sorprendenti, colorate, che stiano bene ovunque, anche all’aperto. Viceversa farà la fame. Tornando a quanto dicevo poc’anzi, negli anni ’80 – allora facevo il creativo in pubblicità – si riteneva che la pubblicità dovesse far sognare; nacque la pubblicità-spettacolo, ultima moda consentita prima della crisi economica. Christo, l’artista, oggi può anche fregarsene di far denaro (pare abbia finanziato l’installazione pagando di tasca propria); probabilmente ritiene che mai come oggi la gente abbia tanto bisogno di sognare. Valutazione discutibile.

      1. @ Mayoor
        Sognare…
        Indiscutibile Mayoor, sicuramente indiscutibile. Compresa la voglia di uscir di casa per non stare ore ed ore sul PC.
        Lo chiamerei un artificio “artistico” per ravvicinarci a quell’esterno di cui l’umanità ha un gran bisogno.
        Come tutte le opere nei secoli dei secoli , si ammirano, si criticano , si burlano…

  2. …Anche questa volta il Tonto ci fa riflettere, oltre l’apparenza…questo della passerella galleggiante che permette di “camminare” sulle acque, senza peraltro stravolgere nessuna delle leggi della fisica, a cui come corpi siamo vincolati, trasmette una sorta di ottimismo euforico che “miracolisticamente” volta le spalle alla realtà…anche l’expo l’anno scorso raggiunse un effetto di esaltazione analogo sulla moltitudine. Tutto ciò mi ricorda come, all’inizio del secolo scorso, la fiducia illimitata nel progresso umano con le nuove tecnologie, il futurismo e la belle epoque precedette e sfociò nella grande catastrofe della prima guerra mondiale…E siamo all’inizio di un nuovo secolo, speriamo che la storia non si ripeta..

  3. E invece, Mayoor, proprio di sogni oggi la gente ha bisogno, come dice bene Emilia Banfi. Anzi, di più. Ha bisogno di miracoli per sfuggire ad un presente opprimente e ad un futuro oscuro. Naturalmente io non credo nei miracoli, men che mai a quello raccontato da Matteo (se mentiva su questo, su quante altre cose avrà mentito?). Credo in altri tipi di miracoli. Che altro è quello che ha compiuto un istrione (Grillo) fondando un partito di successo? Disillusa dalla Scienza, dalla Tecnologia, da tutte le promesse di “magnifiche sorti e progressive”, nel fondo del loro cuore la gente aspetta un nuovo messia. Lo auspica, lo desidera. Colui che sarà capace di incarnare un tale personaggio avrà il mondo ai suoi piedi. Per un terrestre la vedo dura, ma potrebbere scendere qualche entità dalle stelle che potrebbe farlo.

  4. .”…nel fondo del loro cuore la gente aspetta una nuovo messia…Colui che sarà capace di incarnare un tale personaggio avrà il mondo ai suoi piedi…” (A. Ricotta). E se si trattasse invece del pifferaio magico? E’ questo potere di attirare le folle che temo, non i sogni (speranze, utopie), senza i quali non potremmo vivere. nel quotidiano..e poi, era davvero così bella quella realizzazione? Se lo dicono tutti dev’essere per forza vero? A me, per esempio, è sembrata una forzatura, centuplicata dalla presenza di un milione e mezzo di persone…Anche loro nell’opera d’arte?

    1. @ Annamaria

      Certamente quel lavoro è molto discutibile ma non lo paragonerei all’Expo non ti pare? L’Expo è stata un’altra cosa…e poi ritornando al sogno, penso che sì, c’è stato il pifferaio magico, Alice nel paese delle meraviglie, ecc.ecc., ma anche sulle favole si poteva e si può discutere , magari cercando una morale o ridendoci sopra, sta di fatto che durano nei secoli nonostante tutto e, nonostante tutto, la gente ha ancora bisogno di raccontarle forse perché assomigliano ai sogni e i sogni si sa sono indispensabili, lo dice anche lo psicologo…

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