3 pensieri su “Su “La luce delle crepe”

  1. Credo di non sbagliare se dico che, oggi, nelle poesie di Luciano Nota si trovino le migliori metafore; anche se mi resta il dubbio che non sempre si tratti di metafore, perché non sempre sono rimandi, trasposizioni figurate, ma versi a se stanti che vivono di vita propria.

  2. …tra i temi poetici che Luigi Paraboschi ha individuato nel suo commento critico ai versi di Luciano Nota, mi colpisce quello, ben descritto, sulla difficoltà umana di comunicare: “Resta poco…”. Dove, secondo me, la gestualità contrastata rivela l’imbarazzo tra i personaggi presenti in scena (una piccola pièce dell’assurdo) e al poeta, dopo aver parlato con le piante, ma anche all’interlocutore non resta altro che affidarsi al cane, quale intermediatore…
    “La luce delle crepe” mi ricorda un paesaggio morto, sconvolto come dopo un terremoto, che la luce inonda, rivelandone gli spigoli, le grotte, le ombre…E’ sempre incombente il sentimento della morte, come già alle nostre spalle e onnipresente. Ma, dice il poeta, : “…continuo a sostenere/ il fabbisogno delle larve”…

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