Allegria

ammoniti

 

di Franci La Media



Né io né nessuno sa niente dello sfondo in cui colloco queste poesie. Congiungere il pieno della vita col vuoto della morte (qualcuno dice invece: scambiare l’apparenza del pieno con la sostanza del vuoto) non è niente di individuabile, sono incursioni in ciò che non esiste. E’ un discorso sterminato, e un giardino chiuso. Dal bordo slabbrato dell’esistenza sporgersi in niente che la sostiene.
Ennio Abate mi ha gentilmente fatto sapere che per alcuni queste poesie sono risultate di difficile lettura, forse persino intenzionale. Forse è soprattutto un discorso superfluo. Per renderlo più accettabile ho posto dei titoli ai testi, e scrivo questa breve introduzione a un discorso forse impossibile.
Siamo un riflesso nel vivo contrasto di una corrente tra senso e fine, portati come specchietti di luce cangiante, e ne conosciamo l’incanto. Parlare, stringi stringi, è lodare, e corpo e vita sono parole che la lingua ha raccolto e collocato in un discorso più ampio, che dice anche “dio” e “speranza”. Uso parole che tutti conoscono, senza interrompere i legami che le collegano da millenni.
E’ un discorso del precipizio, sul confine di quello che sempre svanisce, ed è un discorso che cerca un modo per fermare ciò che sfugge e si trasforma. Per fissare il movimento nel suo più piccolo articolarsi, un quasi nulla, la sostanza del passaggio, e il suo definitivo ri-comparire. Dentro questo naturale confine la lingua ricama veri fantasmi.[FLM]

dell’inizio la pace

perché il passato è mio delle tracce
che riconosco in ogni traccia e, spostato nell’ultima,
irraggiungibile in temperanza
irraggiungibile di memoria e di esistenza fisica

raggiunge nel pensiero ombroso
un’altra analogia con la luce
più veloce del tempo e più ferma
nella contemporanea verità che diviene

come vive il piacere
l’immenso che si trasforma
come dio ci vuole per noi e non spiega
dell’inizio la pace e il godere
né soggetto né oggetto

 

nati

ecco il padre del cielo e il suo figlio
che mi ha donato
il corpo morto che risponde
nel tempo incrocia e si effonde.
dio si avvicina nello spazio
dal cielo con le onde
bellezza dei colori di materia e dei fiori
colore e gioia, natura benedetta,
che ti conosce chi ti implora
madre e sorella corporale
di allegrezza e trascende

 

oltrepassare in dio per sempre

pronuncia
la tua fine irrilevante
nel tempo breve e nell’eterno
oltrepassare in dio per sempre
la tua carne incostante e la mente
schiodata e divisa
corriva alla morte nel nulla. la carne
gli affetti sono l’eredità dei tuoi concreti
effetti di pensiero e di esistenza
– che non sia verbo atono
di significanza e di pretesa

 

figura e corpo

lo sente vicino la sente
presente irredenta
potente nell’implodere figure
di fantocci e burattini
(per chi ha dubbi sugli idoli
politeisti) io ho figure meschine
mescolate di padri di madri di amanti
offrendo il figlio divino
a successione nel mondo.
Le fantasie senza figli e figlie al seguito
di quale mondo presente parlano,
come continua l’allegria?

 

corpo dello spirito

ma so: se non è espresso non esiste
né domani né forse più
mai forse domani tanto è magra
la forza che lo spirito
perde, indipendente
dal corpo tra me e te, e tra me
corpo e spirito, chi durerà
a vincere il rapporto nella morte
col corpo dello spirito?
e ancora il desiderio di pace
non si è impadronito di me da restare
sulle ginocchia lontano da voi
tra voi in pace

 

lingua muta

non tutto quanto viene detto
all’orecchio mentale si spalma sul bianco
accecante del foglio da cui difendersi
mentre le lettere si fondono
in parole contigue o indifferenti.
la lingua abdica alla regina
vera dei morti e del cielo
– assunta materia divina
pensiero del pensiero
infinito volere, radice,
volere e non sapere

2 pensieri su “Allegria

  1. …bella l’immagine delle due ammoniti che ci rimandano ad un fulcro misterioso quanto antico. Così queste poesie di Franci La Media sembrano cercare, oltre le apparenze mortali in cui noi umani siamo avviluppati, una prospettiva positiva sia originaria che complessiva dell’esistenza umana, come da titolo: “Allegria”. Mi sembra, dalla lettura delle poesie, di cogliere una visione panteistica e francescana della realtà, capace di riconciliare la materia e lo spirito, non senza lacerazioni, come nella poesia: “corpo dello spirito”, dove corpo e spirito si confrontano in un corpo a corpo all’ultimo respiro, ma negli ultimi versi un’esortazione : “E ancora il desiderio di pace/ non si è impadronito di me da restare/ sulle ginocchia lontano da voi/ tra noi in pace?”. Anche nella poesia “Nati” si rappresenta l’anello di un percorso circolare che congiunge l’atto della nascita, quale dono “dal cielo con le onde/ bellezza dei colori di materia e dei fiori/ colore e gioia, natura benedetta,/ che ti conosce che ti migliora/ madre e sorella corporale / di allegrezza”, all’atto della morte, come “Oltrepassare n dio per sempre”. Nell’ultima poesia (“lingua muta”) si legge: “la lingua abdica alla regina/ vera dei morti e del cielo…” che è sempre la vita sotto altre forme, cioè, credo, la nostra parola scritta non arriva che a sfiorare il mistero…Ringrazio Franci La Media perchè le sue poesie ci incoraggiano a non abbandonare oggi, tra orrori e guerre, la meditazione sull’oltre… Alias?

  2. Su “figura e corpo”:
    “Lo sente”, “la sente”, “io ho figure meschine”… In effetti l’immagine di dio è riempita dalla comune esperienza, figurine di santi appiccicate sul frigo, immagini artistiche statuine rosari e pellegrinaggi. Oltre le ponderose teologie!
    E così “Le fantasie senza figli e figlie al seguito/ … / come continua l’allegria?” se non si lega il divino alla vita corporale e comune, che senso ha occuparsene?
    Eppure, normalmente, si fa senza, dunque non ce n’è bisogno.

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