Icaro

Dal blog “Un’anima e tre ali”

di Paolo Statuti

 

Quanti scrittori, poeti, pittori si sono ispirati alla leggenda di Dedalo e Icaro! Possiamo intenderla in vari modi: come nostalgia della terra natale, come esaltazione del talento e delle possibilità dell’uomo, come realizzazione dei propri sogni, o come fallimento di questi ultimi per eccesso di audacia o per troppa bramosia. Breughel il Vecchio nel suo celebre dipinto “Paesaggio con la caduta di Icaro”, e altri che si sono ispirati al suo quadro, mettono invece soprattutto in risalto l’indifferenza umana per le vicende altrui, per le disgrazie degli altri. I testi che pubblico oggi si inquadrano appunto in questa triste interpretazione, che non fa certo onore all’umanità.

 
Wystan Hugh Auden (1907-1973), poeta inglese.
Musée des Beaux Arts
…………………………….
Nell’Icaro di Breughel: come tutto distoglie
Tranquillamente dalla sciagura! L’aratore può
Aver sentito il tonfo, il grido soffocato,
Ma per lui non era importante; il sole illuminava
Come doveva le bianche gambe che nel verde mare
S’immergevano; e il costoso elegante veliero
Che doveva aver visto il ragazzo piombare dal cielo,
Doveva giungere alla meta e continuò a navigare.

(frammento tradotto da Paolo Statuti)

William Carlos Williams (1883-1963), poeta americano

Paesaggio con la caduta di Icaro

Secondo Breughel
quando Icaro cadde
era primavera

un contadino arava
il suo campo
tutto lo sfarzo

dell’anno era
desto vibrando
vicino

alla sponda del mare
così compresa
in se stessa

sudando al sole
che scioglieva
la cera delle ali

impercettibile
lontano dalla costa
ci fu

un tonfo del tutto inosservato
era
Icaro che annegava

(Traduzione di Paolo Statuti)

Il racconto che segue è tratto dalla mia antologia di racconti polacchi “Viaggio sulla cima della notte”, pubblicata nel 1988 da Editori Riuniti.

Jarosław Iwaszkiwewicz (1894-1980)

 Icaro

 C’è un quadro di Breughel intitolato Icaro. Guardando questo quadro, si scorge un contadino che ara la terra vicino al mare, un pastore che pasce indifferente il suo branco, un pescatore che estrae dal mare le sue lenze, una città tranquilla in lontananza. Il mare è solcato da un bastimento con le vele spiegate e sul ponte si vedono dei mercanti che parlano d’affari. In breve, osserviamo la vita con i suoi quotidiani affanni e il suo quotidiano cumulo di consuete occupazioni e preoccupazioni umane. Ma dov’è Icaro, dov’è colui che tentò di volare fino al sole? Solo esaminando attentamente il quadro scorgiamo in un punto del mare due gambe che sporgono dall’acqua e qualche piuma sospesa nell’aria, strappata dalla violenza della caduta alle ali ingegnosamente costruite. Poco prima Icaro è caduto. Il temerario che si era attaccato le ali – secondo la leggenda greca – si era sollevato in alto, così in alto da trovarsi vicino al sole. I raggi sciolsero la cera che fissava le file di penne alle ali, e il giovane era precipitato. La tragedia si era conclusa: annegava e scompariva nel mare, ma nessuno se ne accorgeva. Non il contadino che arava la terra, non il mercante che navigava lontano, non il pastore che guardava a bocca aperta il cielo. Nessuno aveva notato la morte di Icaro. Soltanto un poeta o un pittore aveva visto quella morte e l’aveva tramandata ai posteri.

Ricordo sempre questo quadro tutte le volte che penso a un particolare fatto della mia vita. Era il giugno del 1942 o del 1943. Una meravigliosa serata estiva era scesa su Varsavia, bagliori rosati gettavano ombre rabescate sui muri distrutti, e la travolgente fiumana di tutti quelli diretti a casa, che si affrettavano a prendere il tram prima del coprifuoco, mimetizzava con la sua massa di abiti civili le divise ormai rare a quell’ora. Guardando in quel momento le strade di Varsavia, animate e abbellite dal bel tempo di giugno, per un istante poteva sembrare che la città fosse libera dagli occupanti. Per un istante…

Mi trovavo all’angolo tra la Trębacka e Krakowskie Przedmieście, alla fermata del tram. I tram, scampanellando sonoramente, si susseguivano uno dietro l’altro con i loro scafi rossi lungo Krakowskie Przedmieście. La gente li prendeva d’assalto, restava appesa sui predellini, si aggrappava ai respingenti, a grappoli spenzolava in coda e sui fianchi. Di tanto in tanto passava lo «zero rosso» riservato solo ai tedeschi, e quindi semivuoto. Aspettai a lungo una vettura su cui fosse più facile salire, ma, quando finalmente giunse, preferii restare a terra. Improvvisamente avevo cominciato a prendere gusto a quella folla che mi circondava, incurante della mia esistenza. Davanti a me Mickiewicz si ergeva alto sul suo piedistallo; intorno al monumento i fiori malgrado tutto erano fioriti e profumavano, le automobili stridendo voltavano davanti alla chiesa dei Carmelitani, i ragazzetti vendevano i giornali, gridando ad alta voce, i venditori di sigarette e di dolci brulicavano davanti a una bottega scintillante, si udiva il fragore delle saracinesche abbassate e delle inferriate messe alle porte e alle finestre dei negozi; nel giardinetto con le panchine occupate da vecchi e giovani, cinguettavano i passeri, che affollavano anche gli esili alberelli: tutto questo si tuffava lentamente nell’azzurro crepuscolo della serata estiva. In quell’istante sentivo battere il cuore di Varsavia e senza volere mi trattenni fra tutte quelle persone, per restare ancora un po’ insieme ad esse e insieme ad esse godere di quella bella serata estiva.

Ad un tratto scorsi un ragazzo che, venendo dalla Bednarska, assai imprudentemente era sbucato da dietro un tram, che si era già messo in movimento e, fermatosi con la faccia alla strada e con le spalle alla folla in attesa sul salvagente, non distoglieva gli occhi dal libro assieme al quale era emerso dal crepuscolo che si andava ingrigendo. Poteva avere quindici, al massimo sedici anni. Leggendo, di tanto in tanto scuoteva la chioma bionda, scostando i capelli che gli cadevano sulla fronte. Un libro gli sporgeva da una tasca laterale, e reggeva l’altro ripiegato davanti agli occhi, non potendo, a quanto pare, distaccarsene. Probabilmente era riuscito a procurarselo un istante prima da un amico o in una biblioteca clandestina e, senza aspettare di ritornare a casa, voleva conoscerne il contenuto subito, sulla strada. Mi rincresceva di non vedere quale libro fosse, da lontano sembrava un manuale, ma forse nessun manuale può destare tanto interesse in un giovanetto. Forse erano poesie? Forse un libro di economia? Non so.

Il ragazzo si trattenne un po’ sul salvagente, immerso nella lettura. Non faceva caso alle spinte, alla folla che si accalcava sulle vetture. Alcune scie rosse gli passarono dietro, continuava a tenere gli occhi incollati al libro. E sempre con quel libro sotto il naso – forse perché si era stancato delle spinte e delle grida che gli risonavano intorno, o forse perché di colpo aveva sentito nel subconscio il bisogno di affrettarsi a casa – lo vidi scendere dal salvagente, dritto sotto un’automobile che sopraggiungeva.

Risuonò lo stridio dei freni premuti al massimo e il sibilo delle gomme sull’asfalto. L’automobile per evitare di investire il ragazzo aveva sbandato violentemente e si era fermata proprio all’angolo della Trębacka. Con sgomento notai che era un furgone della Gestapo. Il giovanetto con il libro cercò di allontanarsi dal veicolo. Ma in quello stesso istante si aprirono gli sportelli sul retro del furgone e due individui con l’elmetto saltarono a terra. Si accostarono al ragazzo. Uno di essi gridava con voce cavernosa, l’altro facendo roteare il braccio lo invitò beffardamente a salire.

Ancora oggi vedo quel giovanetto in piedi vicino agli sportelli del furgone, pallido e confuso…Che cercava di difendersi scuotendo ingenuamente la testa in segno di diniego, come un bambino che promette di non farlo più…«Io non ho fatto niente – sembrava dire – io ho solo…» Mostrava il libro come unica causa della sua sbadataggine. Come se gli fosse stato possibile spiegare qualcosa. Non voleva salire sul furgone per un estremo impulso della sua vita ormai condannata.

Uno dei gendarmi gli chiese i documenti, gli strappò di mano la carta d’identità e lo spinse violentemente all’interno. L’altro lo aiutò, il ragazzo salì, seguito dagli uomini della Gestapo; gli sportelli sbatterono e il furgone, partito di scatto, si diresse a tutta velocità verso viale Szuch…

Scomparve dalla mia vista. Mi guardai intorno cercando comprensione in qualcuno, compassione per quello che era successo. Quel giovane con il libro era pur scomparso. Ma con sommo stupore notai che nessuno aveva fatto caso a quanto era accaduto. Tutto ciò che ho descritto si era svolto così di colpo, così fulmineamente, ognuno della folla sulla strada era così preso dalla sua fretta, che il rapimento del giovane era passato inosservato. Le signore che mi stavano accanto discutevano quale tram fosse meglio prendere, due gentiluomini dietro la colonnina della fermata si accesero una sigaretta, una donnetta con la cesta posata vicino al muro ripeteva senza sosta: «Limoni, limoni, limoni belli», come un esorcismo buddista, e altri ragazzi attraversavano di corsa la strada inseguendo le vetture che si allontanavano, rischiando di finire sotto altre automobili… Mickiewicz se ne stava tranquillo, i fiori profumavano, le piccole betulle e i sorbi presso il monumento erano mossi da un leggero venticello, la sparizione di quel giovane non significava nulla per nessuno. Soltanto io mi ero accorto che Icaro era annegato.

Restai ancora lì a lungo aspettando che la folla si diradasse. Pensavo che forse «Michaś» – così lo chiamavo nella mia mente – sarebbe tornato. Mi immaginavo la sua casa, i genitori che aspettavano il suo ritorno, la madre che gli preparava la cena, e non voleva entrarmi in testa che essi non avrebbero mai saputo in che modo fosse scomparso il loro figlio. Non potevo supporre, conoscendo le usanze dei nostri occupanti, che sarebbe riuscito a sfuggire alle loro grinfie. Ed era caduto così stupidamente! La crudeltà insensata di quel rapimento mi commosse nel profondo dell’animo e continua a commuovermi ancora oggi.

Coloro che sono morti combattendo, coloro che sapevano per cosa morivano, hanno avuto forse il conforto di sapere che la loro morte aveva un senso. Ma quanti furono quelli che, come il mio Icaro, annegarono nel mare della dimenticanza per un motivo crudele nella sua insensatezza.

Era calata la sera, la città si era addormentata di un sonno febbricitante, malsano…Finalmente mi mossi dalla colonnina della fermata, superai il monumento di Mickiewicz, andai a casa a piedi… Ma nella mente continuava a tormentarmi insistente l’immagine di Michaś che scuoteva la testa, come se dicesse: «No, no, è tutta colpa del libro…d’ora in poi farò attenzione…».

(Versione di Paolo Statuti)

(C) by Paolo Statuti

 

 

 

6 pensieri su “Icaro

  1. Caro Paolo [Statuti],
    colgo al volo. Anch’io ero stato colpito dal quadro di Brueghel su Icaro e avevo espresso l’effetto su di me nel mio dialetto (“salernitano”) così:

    ICARO DI BRUEGHEL

    In Brueghel’s Icarus for instance: how everything turns away
    (W. H. Auden)

    Virimm’e nu poco stu quadre r’Icare e stu pittore, Breughel:
    comm’e cose vanne pe fatte lore, ment’e capitav’a a disgrazie;
    o paisane forse sentitt’e pure o tunfe e quacchune c’alluccave,
    ma nun nge rette importanze.
    O sole sbatteve, cumme semp’ faceve,
    pure n’coppe e cosce ianche ro guaglione,
    c’affunnavane rint’a all’acqua verde; e o bastiment’
    – miche’ nun s’erene accorte ca ere succiesse quase nu mirachel’:
    nu guaglione ca careve rae nuvvel’ –
    iette dritt’e addò aveva ì.
    E, chiane chiane, scurrette n’copp’all’acque.

    *
    Osserviamo un po’ il quadro di Icaro di questo pittore, Brueghel:/ come vanno le cose per conto loro, mentre accadeva la tragedia;/ il contadino forse sentì anche il tonfo e il grido di qualcuno,/ ma restò indifferente;/ Il sole brillava come sempre,/ anche sulle bianche gambe del ragazzo,/ che affondavano nell’acqua verdastra;/ e il naviglio/ – s’erano pur dovuto accorgere che era accaduto quasi un miracolo:/ un ragazzo che veniva giù dal cielo – / proseguì dritto per la sua rotta./ E lentamente scivolò sull’acqua.

    **
    Pieter Bruegel o Brueghel è stato un pittore olandese. È generalmente indicato come il Vecchio per distinguerlo dal figlio primogenito, Pieter Bruegel il Giovane. Wikipedia

  2. …Il punto di osservazione del pittore è ampio, quasi aereo, colto da un’altura: una costa, il mare, gente operosa che si dedica alle sue attività quotidiane in terra e sull’acqua, chiusa nel proprio mondo particolare…un brevissimo spazio invece, tra l’indifferenza ostentata, è occupato da Icaro in caduta libera, di cui, nel mare dove è precipitato, si vedono ormai solo le gambe e qualche piuma…l’umanità non è predisposta ad accogliere la sofferenza degli altri, ma anche ogni forma di spinta ideale che si presenta di pochi e isolata. In tempi più recenti anche nella testimonianza dello scrittore polacco si presenta una scena analoga: il giovane idealista occupa uno spazio marginale, la sua tragedia “non è vista”, se mai ciascuno si affretta a negarla, intensificando le sue banali attività…Buon Anno!

  3. La prima inquietudine che coglie lo spettatore di fronte al quadro in questione riguarda l’esperienza di non corrispondenza, la incongruenza tra la tragedia evocata dal titolo e la rappresentazione pittorica. Non solo perché l’aspettativa è quella di trovarsi di fronte ad una scena drammatica, ma anche perché la prima domanda che ci si pone è “dov’è Icaro?”.
    E il disagio aumenta soprattutto nell’osservare con quanta meticolosa cura Brueghel abbia rifinito gli abiti dell’aratore, la curvatura delle zolle, la dispiegatura delle vele e molti altri dettagli, e ci viene da gridare, come Dedalo in Ovidio: *E il padre infelice/ormai non più padre, chiamava:/”Icaro, Icaro, dove sei, da che parte voli?”/Chiamava “Icaro”, e vide le ali nell’acqua./La terra copre le ossa, il mare ne serba il nome.*
    Icaro non c’è, anzi c’è, rappresentato dalle due gambe che, ultimo segno di lui, si dibattono nell’acqua dove è precipitato. Ma scopriamo pure che ciò è accaduto fuori fuoco, esterno dal punto focale della scena. E’ questa operazione di Brueghel che ci colpisce e ci sgomenta. Icaro (e la sua sorte) sono a margine: il giovanetto non ci interroga da una sua posizione di ‘centralità’ bensì dal suo essere ‘fuori centro’, in angolo, quasi ‘fuori quadro’. Una specie di espulsione, così come ci sentiamo noi spettatori, sbattuti fuori nella nostra individualità percettiva. Il mondo procede anche senza di noi (vedi proverbio fiammingo “nessun aratro si ferma perché muore un uomo”), e questo è oltremodo seccante (per non dire altro!).
    Nel quadro di Brueghel, centrali sono le figure dell’agricoltore, del pastore e del pescatore: a loro è dedicata attenzione e cura. E’ un invito alla moderazione di contro alla superficialità immodesta che porta al fallimento?
    Finora, del mito e del personaggio di Icaro, era stato dato risalto alla sua disobbedienza e presunzione, al suo non voler tener conto delle indicazioni paterne:
    *Seguimi con le ali che io ti darò: io andrò davanti,/sia tua cura seguirmi e con la mia guida sarai sicuro./ Se attraverseremo l’aria troppo vicino al sole,/la cera non reggerà al calore; se invece/ muoveremo le ali in basso, troppo vicino al mare,/le ali si bagneranno di acqua marina*. Ma è anche, sempre in Ovidio, contemplato l’aspetto dell’audacia: *A Icaro piace la nuova strada e, deposto/il timore, vola più forte, audacemente*.[1]
    Icaro, anche se per poco, ha volato. Come si è espresso il grande Oscar Wilde: “Non rammaricarti mai/per la tua caduta/o Icaro del volo senza paura./Perché la più grande tragedia di tutti/è non provare mai la luce che brucia”. Un inno, dunque, a chi sperimenta e tenta nuove sfide.
    Ma, allora, da dove viene quell’indifferenza, che molti commenti hanno segnalato, *l’indifferenza umana per le vicende altrui*, e perché?
    Perché mai “nessun aratro si ferma perché muore un uomo”?.
    Che rapporto c’è tra la collettività (indifferente) e l’individuo (che pur si fa carico delle speranze e dei sogni della comunità stessa cercando di farla uscire dal greve materialismo)? Che funzioni deve svolgere costui per essere accolto dalla comunità in modo che essa si fermi qualora quell’individuo dovesse perire? Deve sapere volare alto, ma non troppo, e avvicinarsi al basso, ma non troppo, sembra essere l’invito, sotto metafora, di Dedalo, l’ingegnoso costruttore. Le dinamiche che regolano la vita del gruppo hanno come obiettivo il mantenimento della continuità del gruppo e sono poco propense ai cambiamenti.
    Nel rapporto individuo gruppo i bisogni sono diversi: il gruppo ha bisogno dell’individuo per essere portato fuori (nel bene o nel male) dalle secche di una situazione critica; l’individuo ha bisogno degli altri per confermare la sua individualità e la sua identità. Il fallimento di questi bisogni – dovuto in buona parte anche alla difficoltà di riconoscerli ed interpretarli – porta ad esiti regressivi nei gruppi (sempre più alla ricerca di un salvatore piuttosto che di una guida) e ad esiti di straniamento doloroso nell’individuo.
    “Tutta vestita a festa/La gioventù del loco/Lascia le case, e per le vie si spande;/E mira ed è mirata, e in cor s’allegra./Io solitario in questa/Rimota parte alla campagna uscendo,/Ogni diletto e gioco/Indugio in altro tempo” (“Il passero solitario”, G. Leopardi).
    Ma, per l’individuo, ci può essere anche lo straniamento dovuto ai rivoluzionamenti del proprio gruppo di appartenenza e che può privare l’anima di senso.
    E’ quello che accade al protagonista del romanzo di J. Roth, “Fuga senza fine”, Franz Tunda, tenente dell’esercito austriaco per desiderio del padre. Finito prigioniero dei russi e riuscito a scappare, diventa poi per puro caso e senza convinzione alcuna rivoluzionario bolscevico.
    Nella sua fuga attraverso l’Europa sconvolta dalla guerra, tra la Rivoluzione Russa, le prime avvisaglie del nazismo e la continua nostalgia di un mondo che peraltro non ha mai sentito come suo, il protagonista vive l’esperienza di una progressiva spoliazione di identità, diventa “l’uomo che non c’è” in quanto viene progressivamente a perdersi ogni relazione tra lui e il mondo esterno.
    La sua mancanza di prese di posizione, di scelte, di atti di volontà lo rendono invisibile come uomo alla sua stessa coscienza e invisibile agli altri. Fino alla scissione finale così ben descritta nelle ultime pagine del romanzo:
    “Era il 27 agosto del 1926, alle quattro del pomeriggio, i negozi erano affollati, nei magazzini le donne facevano ressa, nelle case di moda le mannequins giravano su se stesse, nelle pasticcerie chiacchieravano gli sfaccendati, nelle fabbriche sibilavano gli ingranaggi, lungo le rive della Senna si spidocchiavano i mendicanti, nel Bois de Boulogne le coppie d’innamorati si baciavano, nei giardini i bambini andavano in giostra. A quell’ora il mio amico Franz Tunda, trentadue anni, sano e vivace, un uomo giovane, forte, dai molti talenti, era nella piazza davanti alla Madeleine, nel cuore della capitale del mondo e non sapeva cosa dovesse fare. Non aveva nessuna professione, nessun amore, nessun desiderio, nessuna speranza, nessuna ambizione e nemmeno egoismo. Superfluo come lui non c’era nessuno al mondo” (Adelphi, p. 152).

    [1] Le citazioni sono tratte da Ovidio, Ars amandi II, 15-98.

    Nota di E.A.
    La prima stesura del commento di Rita conteneva un errore grafico: erano saltate le citazioni dei versi d’Ovidio e buona parte del commento appariva sottolineato. La seconda conteneva le citazioni ma in posizione errata. Questa dovrebbe essere la versione corretta.

  4. * Un Icaro d’oggi appena precipitato…

    SEGNALAZIONE

    (Stralcio dal post FB di Paolo Brogi condivisa da Violetta Nicolai)

    *Una mail e poi si muore. L’io (qui: Pacho, Eduardo Della Giovanna, nato in Argentina nel 1951, militante fino al suo scioglimento dell’organizzazione guerrigliera marxista PRT-ERP in Argentina, Spagna, Messico e Italia) arriva alla fine e gli altri io e i vari noi neppure se ne accorgono o nulla possono fare. Vien quasi vergogna a dover continuare a parlare di politica. …

    ALL’AUTORITA’ LEGALE CHE CORRISPONDA:

    Un giorno (veramente oggi è 07 Gennaio 2017), incominciai a scrivere quello che penso e da qualche maniera vivo da tanto tempo, anni per essere sincero (e faro il tentativo di spiegarlo, provando ad essere sintetico).
    Mi permetto, per evitare interpretazione equivoche, di farlo nella mia madrelingua, dove meglio posso raccontarvi le mie ragioni, anche se non è facile in queste circostanze .Vi chiedo di trovare un interprete o traduttore, Grazie.

    Io, Eduardo Dellagiovanna ( più conosciuto con il soprannome “Pacho” dagli amici) sto per compiere 66 anni (il 30/01/2017); dal Gennaio 2015 tra ferie, permessi retribuiti, cassa Integrazione etc. non sto più lavorando. Impossibile proseguire con le collaborazioni esterne (personalmente “collaboratore della Provincia di Brescia nel settore Trasporto pubblico” tramite Cooperativa Sociale, per la legislazione e i tagli di bilancio politici, per tanto disoccupato “ufficiale” dal Giugno 2015 e riscuoto un sussidio di disoccupazione (INPS-Naspi) che terminerà ad Aprile o Giugno del 2017 non lo so esattamente (oggi non mi interessa più); quindi dopo oltre 34 anni di contributi pensionistici allo stato italiano, con le nuove disposizioni legali in materia(grazie sig.ra Fornero!), io resterei 18 mesi senza la possibilità economica di sopravvivere, dato che non avrei entrate fino al momento in cui la legge mi permetterebbe di percepire una pensione.
    La mia possibilità reale di poter trovare un’occupazione oggi in Italia, per “arrivare all’età del pensionamento” è così poco probabile come vincere una lotteria senza possedere il numero vincente.
    L’ultimo sussidio che ho ricevuto (il 14/12/2016) è stato di 599,00 euro; come potrete immaginare, è totalmente insufficiente. Quando iniziai a riceverlo era di 880 euro (anche se il mio stipendio sfiorava i 1.300 mensili e già mi costava arrivare alla fine del mese, però pagavo tutte le fatture.
    Ho letto su Facebook (non so se sia vero) dichiarazioni di un ministro Italiano che con 350,99 euro si può vivere dignitosamente, lo stesso che dichiarò che i giovani andassero all’estero (questo è verità perchè ha ritrattato pubblicamente), senza commenti…., in tal caso provi lui, che mi risulta incassi qualcosa come 10.000 euro mensili, a spiegarmi come faccio io a pagare 380,00 euro di affitto più luce, gas, acqua, telefono, prestito bancario -180,00 mensile- e mangiare per sopravvivere?, gran sorete…mi piacerebbe pubblicare le mie riflessioni-condizioni di vita (per lo meno queste che condivido con milioni di persone in questo paese e nel mondo) ma credo che mi censurerebbero su Facebook; soltanto per vedere quanti “likes” riceverei…e, naturalmente, che mi risponda anche se io non potrò leggere (la sua risposta) perchè per me sarà “time over”…
    Se a questa situazione aggiungo il mio stato fisico (la cardiopatia e il tumore alla corda vocale) il mio stato psicologico; la mia separazione e posteriore divorzio nel 1997 (?) la mia lenta ma certa dipendenza dall’alcohol (vino per essere chiaro e al tabacco 25/30 sigarette al giorno) la malattia della mia compagna nel 2006 che è terminata con la sua morte quando aveva compiuto 44 anni di vita (2009), l’infarto risolto con 3 by-pass nel 2010; il suicidio della mia seconda ex-moglie in quello stesso anno, il tumore e operazione del carcinoma nella mia corda vocale nel 2013, la disoccupazione…. credo che la conclusione (mi riferisco alla mia azione) era e sarà evidente, l’unica possibile. Forse l’ho cercata con altri mezzi ma è un cammino molto lento per le mie necessità attuali.
    Dopo tutto, cosa mi resta?, che io perda amici stretti e sinceri?; ho perso la mia autostima e ciò ha provocato che il mio istinto di sopravvivenza (eros, crolli davanti al mio thanatos), di conservazione scarseggi; quando mi sveglio, ciò che mi spinge ad alzarmi è la mia vescica piena…e l’appetito dei miei gatti.
    Psicologicamente, la mancanza di soluzioni possibili e/o reali mi angoscia e deprime. Ha chiamato la mia banca (o la finanziaria) perchè devo due rate del prestito (saranno 3 il 27/01/2017), le bollette che mi arrivano e confesso, non sono cifre esose (chissà per un politico o un occupato sia differente, ma per me 1.000 o 1.00.000 fa lo stesso: qualunque cifra NON POSSO PAGARLA). Semplicemente perchè non l’ho.
    Perdonate l’analisi superficiale e ripetitiva del sistema e cause… ma in quest ultimo momento ragiono con i gomiti.
    Non ho più voglia di vivere nè incentivi per farlo;la questione sta peggiorando non da giorno a giorno, ma da ora in ora.
    Dovrei faremi una visita medica oculistica (è dieci anni che non lo faccio, vedo malissimo!) ma; non ho denaro.
    Dovrei consultare un dentista (ho vari elementi in auto-espulsione per non parlare dell’igiene dentale) ma; non ho denaro.
    Dovrei rinnovare il mio porto d’armi, il passaporto, il vestiario, etc. non ho denaro.
    Le fatture già arrivate che dovrei cancellare a Gennaio 2017 (per non parlare di quelle scadute) ma; non ho denaro per saldarle..
    Questa è la mia vita oggi in un paese “democratico” (con una costituzione bellissima e disapplicata) dove un parlamentare (destra-centro-sinistra?) -in 1 mese guadagna quanto io non guadagno in 1 anno (la NASPI non contempla neppure una tredicesima! ) e la sopportazione di questa realtà, situazione (non solo in Italia) diventa per me troppo pesante. Politiche e sistema di governo decidono come devo morire, se di fame o di debiti; mi hanno tolto l’illusione che la vita anche se difficile è bella; non sopravvivo con il sorriso di un bambino o la bellezza di un tramonto /albeggiare; questo sistema mi impone che se non pago e/o non produco, non servo, per tanto scompaio.
    Confesso, non mi hanno vinto i militari argentini, ma adesso non ne posso più. Ho sottostimato il nemico (sistema), non lo credevo, non lo immaginavo tanto inumano e feroce ( como direbbe Galeano). In ogni modo non rinnego assolutamente tutta la mia vita militante in Sudamerica. In Italia ho militato per anni in solidarietà e cooperazione internazionale, ho conosciuto la generosità umana di tanti italiani e non solo, ma generosità reale.
    Devo chiedere “aiuto” al municipio?, non credo che sia corretto, la mia esperienza di vita per dirlo in qualche maniera ( capitemi, non è un momento in cui penso serenamente per esprimere idee e sentimenti): credo che corretto sia che ciò che mangio e consumo, devo guadagnarmelo!.
    Possibilità attuali in Italia nella mia situazione di guadagnarmelo: nessuna!!!
    Mi dispiace per quegli amici sinceri che mi circondano; non li nomino per timore a non menzionarli tutti e anche alla proprietaria di questa casa, la dottoressa A.V. alla quale devo 7 mesi di affitto non saldato, realmente non se lo merita ma non sono in condizioni di pagare, semplicemente non ho il denaro nè possibilità di averlo.
    Chiedo, ( neppure so a chi farlo) immagino ai Servizi Sociali del Municipio della Città di Brescia dove vivo e risiedo, dato che sono indigente e non ho familiari in Italia, di essere cremato nel modo più laico, semplice e rapido possibile, al tempo stesso ripeto, mi piacerebbe che i miei gatti non siano sacrificati.
    Nessuno mi ha suggerito questa soluzione; è il sistema vigente e la mia impotenza che mi produce ciò che mi porta a prendere questa mia decisione, l’unica possibile. Questo è tutto, sicuramente i miei amici si incaricheranno di dare comunicazione ai miei parenti che ancora ho in Argentina.
    Chiedo a tutti, sinceramente scusa per i problemi reali e burocratici che credo (polizia, pompieri, amici destinatari di questo messaggio, etc.)
    Dovranno entrare dalla via e utilizzare qualcosa per tagliare la catenella di sicurezza della porta d’ingresso (1° piano, porta a destra -vetri e sbarre, unica), la seconda possibilità è dalla via, la finestra grande all’altezza del balcone del mio vicino che lascerò aperta. Non voglio lasciare un arma alla mercè di qualunque persona che entri nel mio domicilio. Nella cassaforte (aperta, troverete le munizioni).
    (Ricordatevi della mia richiesta per i miei meravigliosi gatti anche se sarà difficile e soprattutto che non li separino dopo 10 anni di vita in comune tra di loro ).
    Eduardo (Pacho) Dellagiovanna. – Vicolo del Moro, 15 – primo piano – Città di Brescia (Centro Storico). Per aprire il portone d’ingresso dalla via, dovrete disturbare qualche vicino.
    P.S. 1.: Ieri mi ha chiamato la banca: per il 27/12 avrei dovuto pagare 360,00 euro e, è arrivata la fattura dell’energia elettrica e del gas: 108 e qualcosa euro…non li ho.
    Mi restano (oggi 06/01/2017) sul mio C/C meno di 1,85 cent di euro e nel portafoglio niente, ho potuto fumare grazie alla generosità di Elizabetta ieri, al pranzo di Beppe e 50,00 euro che mi ha lasciato Gigio la settimana scorsa….più i pranzi pagati da Livio.
    Come si potrà apprezzare, non ho scritto questo in un solo giorno, è quasi come un diario.
    Termino con un haiku del meraviglioso scrittore uruguaiano Mario Benedetti:
    Dopo tutto
    la morte è solo un sintomo,
    del fatto che ci è stata una vita…
    P.S. 2: PiChiedo scusa per lo stato della casa (pulizia, ordine, etc.), como immaginerete, è da tempo ciò che meno mi preoccupa.
    Condividete questo ultimo messaggio (se volete) con chi considerate gli possa interessare o cancellatelo.
    Ancora grazie e chau a tutti. Oggi 07/01/2017. . .
    Pacho.
    Per favore, chi riceva questo comunicato che informi la/le autorità pertinenti, non è uno scherzo.
    pacho.

    LA MAIL DI PACHO NEL TESTO ORIGINALE IN SPAGNOLO
    ALL’AUTORITA’ LEGALE CHE CORRISPONDA:

    Un giorno (veramente oggi è 07 Gennaio 2017), incominciai a scrivere quello che penso e da qualche maniera vivo da tanto tempo, anni per essere sincero (e faro il tentativo di spiegarlo, provando ad essere sintetico).
    Mi permetto, per evitare interpretazione equivoche, di farlo nella mia madrelingua, dove meglio posso raccontarvi le mie ragioni, anche se non è facile in queste circostanze .Vi chiedo di trovare un interprete o traduttore, Grazie.

    Yo, Eduardo Dellagiovanna ( mas conocido con el apodo “Pacho” para los amigos) que estoy por cumplir 66 anos (el 30/01 del 2017); desde Enero del 2015 entre vacaciones, permisos retribuidos, “cassa Integrazione” etc. no trabajo mas. Imposible seguir con las colaboraciones externas (personalmente “colaborador de la Provincia de Brescia en el sector Transporte Publico” tramite Cooperativa Social), por la legislacion y cortes de presupuesto politicos, por lo tanto desocupado “oficial” desde Junio 2015 y cobro un subsidio de desocupacion (INPS – Naspi) que terminara en Abril o Junio del 2017 no lo se exactamente (hoy no me interesa mas); por lo tanto luego de mas de 34 anos de contribuciones jubilatorias al estado italiano, con las nuevas dispocisiones legales en materia (gracias sra. Fornero!), estaria yo 18 meses sin la posibilidad economica de sorevivir, pues no tendria ingresos hasta el momento en el cual la ley me permitiria percibir una jubilacion.
    Mi posibilidad real de poder encontrar una ocupacion retribuida en Itlia hoy, como para “llegar a la edad de la jubilacion” es tan poco probable como ganar una loteria sin tener el numero vencedor.
    El ultimo subsidio que he recibbido (el 14/12/2016) ha sido de euros 599,00; como podran imaginar, es completamente insuficiente. Cuando comence a recibirlo era de 880 euros (aunque mi sueldo lindaba por los 1.300 mensuales y ya me costaba llegar a fin de mes, pero pagabo todas las facturas.
    Lei su Facebook (no se si es verad) declaraciones de un ministro Italiano que con 350,00 eros se puede vivir dignamente, el mismo que declaro que era mejor que los jovenes se fueran al extranjero (esto si es verdad pues retracto publicamente), sin comentarios…., en tal caso pruebe el, que me resulta cobre algo asi como 10.000 euros mensuales, a explicarme como hago yo a pagar 380,00 de alquiler mas luz, gas, agua, telefono, prestamo bancario -180,00 mensual – y comer para sobrevivir?, gran sorete… me gustaria publicar mis reflecciones-condiciones de vida (por lo menos estas que desgraciadamente comparto con millones de personas en este pais y en el mundo) pero creo que me censurarian en Facebook; solamente para ver cuantos “likes” recibiria… y, naturalmente, que me conteste aunque si yo no podre leer (su respuesta) porque para mi sera “time over”…
    Si a esta situacion agrego mi estado fisico (la cardiopatia y el tumor en la cuerda vocal) mi estado psicologico; mi separacion y posterior divorcia alla por el 1997 (¿?) mi lenta pero segura adiccion al alcohol (vino para ser claro y al tabaco 25/30 cigarrillos diarios), la enfermedad de mi companera en el 2006 que termino con su muerte cuando habia cumplido de dos dias 44 anos de vida (2009), el infarto resuelto con 3 by-pass en el 2010; el suicidio de mi segunda ex-esposa en ese mismo ano, el tumor y operacion de carcinoma en mi cuerda vocal en el 2013, la desocupacion… creo que la conclusion (me refiero a mi accion) era y sera evidente, la unica posible. Quiza la he buscado por otros medios pero es un camino muy lento para mis necesidades actuales.
    Despues de todo, que me queda?, que pierdo ademas de amigos entranables y sinceros?; he perdido mi autoestima y esto ha provocado que mi instinto de sobrevivencia (eros, caiga ante mi thanatos), de conservacion escasee; quando me despierto, lo que me empuja a levantarme es mi vejiga llena… y el apetito de mis gatos.
    Psicologicamente, la falta de soluciones posibles y/o reales me agobia y deprimen. Ha llamado mi banco (o la financiera) pues debo dos cuotas de prestamo (seran 3 el 27/01/17), las boletas que me llegan y confieso, no son cifras exuberantes (quiza para un politico o un ocupado sea diferente, pero para mi 1.000 o 1.00.000 da lo mismo: cualquier cifra NO PUEDO PAGARLA). Simplemente porque no la tengo.
    Perdonen el analisis superficial y repetitivo del sistema y causas… pero en este ultimo momento, razono con los codos.
    No tengo mas ganas de vivir y tampoco incentivo para hacerlo; la question empeora ya no de dia a dia, sino de hora a hora.
    Tendria que hacerme una visita medica oculistica (hace 10 anos que no lo hago, veo malisimo!) pero; no tengo dinero.
    Tendria que consultar un dentista (tengo varios elementos en auto-expulsion por no hablar de una higiene dental); no tengo dinero.
    Tendria que renovar mi permiso de tenencia de arma, pasaporte, vestuario, etc. ; no tengo dinero.
    Las facturas ya llegadas que tendria que cancelar en Enero 2017 (por no hablar de las ya vencidas): no tengo dinero para saldarlas.
    Esto es mi vida hoy en un pais “democratico” (con una constitucion hemosa y desaplicda), donde un parlamentario (derecha- centro-izquierda?) -en 1 mes gana mas de lo que yo gano en 1 anno (l NASPI no contempla ni siquiera un aguinaldo! ) y la soportacion de esta realidad, situacion (no solo en Italia) se me hacen demasiado pesadas. Politicas y sistema de gobierno decidn como devo morir, si de hambre o de deudas; me han quitado la ilusion de que la vida aunque dificil es bella; no sobrevivo con la sonrisa de un nino o la belleza de un atardecer/amanecer; este sistema me impone que si no pago y/o produzco, no sirvo, por lo tanto desaparezco.
    Confieso, no me vencieron los militares argentinos, pero ya no puedo mas. He subestimado el enemigo (sistema), no lo crei, no lo imaginabas tan inhumano y feroz ( como diria Galeano). De todas maneras no reniego absolutamente a toda mi historia militante en Sudamerica. En talia, he militando por anos en solidaridad y cooperacion internacional, he conocido la generosidad humana de tantos italianos y no solo, pero generosidad real.
    Devo pedir “ayuda” al municipio?, no creo que sea correcto, mi experiencia de vida por decirlo de alguna manera (entiendanme, no es un momento en el cual pienso serenamente para expresar ideas y sentimientos): creo que lo correcto sea que lo que como y consumo, tengo que ganarlmelo!.
    Posibilidades actuales en Italia en mi situacion de ganarmelo: ninguna!!!
    Lo lamento por esos amigos sinceros que me circundan; no los nombro por temor a no mencionarlos a todos y tambien a la propietaria de esta casa, la doctora A. V. a la cual dejo 7 meses de alquiler no saldado, realmente no lo merece pero no estoy en condiciones de pagar, simplemente no tengo el dinero ni posibilidad de haberlo.
    Pido, (tampoco se bien a quien hacerlo) imagino a los Servicios Sociales dl Municpio de la Ciudad de Brescia donde vivo y resido, dado que soy indigente y no tengo familiares en Italia, de ser cremado de manera mas laica, simple y rapida posible, asimismo repito, me gustaria que mis gatos no sean sacrificados.
    Nadie me ha sugerido esta solucion; es el sistema vigente y mi impotencia que me produce lo que me lleva a tomar esta mi decision, unica posible. Esto es todo, seguramente mis amigos se encargaran de dar comunicacion a los parientes que aun tengo en Argentina.
    Les pido a todos, sinceramente disculpas por los problemas reales y burocraticos que creo (policia, bomberos, amigos destinatarios de este mensaje, etc).
    Tendran que entrar desde la calle e utilizar algo para cortar la cadenilla de seguridad de la puerta de entrada ( 1° piso, puerta de la derecha –vidrios y rejas, unica), la segunda posibilidad es desde la calle, la ventana grande a la altura del balcon de mi vecino que dejare abierta. No quiero dejar un arma a merced de la primera persona que ingrese en mi domicilio. En la caja-fuerte (abierta, encontraran municiones).
    (Recordaos de mi pedido por mis maravillosos gatos aunque sera dificil y sobre todo que no los separen luego de 10 anos de vida en comun entre ellos).
    Eduardo (Pacho) Dellagiovanna. – Vicolo del Moro, 15 – primer piso – Ciudad de Brescia (Centro Historico). Para abrir el porton de entrada desde la calle, tendran que molestar a algun vecino.
    P.S. 1.: Ayer me han llamado del banco; para el 27/12 deberia pagar 360,00 euros y, llego la factura de la energia electrica y el gas: 108 y algo de euros… no los tengo.
    Me quedan ( hoy 06/01/2017) en mi C/C menos de 1,85 cents euros y en el bolsillo nada, he podido fumar gracias a la generosidad de Elizabetta ayer, a la comida de Beppe y 50,00 euros que me dejo Gigio la semana pasada… mas los almuerzos pagados de Livio.
    Como se podra apreciar, no he escrito esto en un solo dia, es casi como un diario.
    Termino con un haikus del maravilloso escritor uruguayo Mario Benedetti:
    Despues de todo
    la muerte es solo un sintoma,
    de que hubo vida…
    P.S. 2: Pido disculpas por el estado de la casa (limpieza, orden, etc.), como imaginaran, hace ya bastante tiempo que es lo que menos me preocupa.
    Condividan este ultimo mensaje (si quieren) con quien consideren que le pueda interesar o cancelenlo.
    Otra vez gracias y chau a todos. Hoy 07/01/2017. . .
    Pacho.
    Por favor, quien reciba este comunicado que informe a la/las autoridades pertinentes, no es una broma.
    pacho.

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