Una Nuova Frontiera

DIALOGANDO CON IL TONTO (9)

di Giulio Toffoli

Siamo alla fine di febbraio, il clima è relativamente mite e non ha quasi piovuto. Nell’ultimo periodo però ci troviamo sotto una cappa di nebbia, forse sarebbe meglio dire una nebbiolina che non invita a uscire. Ci dicono che è costituita da particelle di polveri sottili e che hanno anche trovato il presunto colpevole: il diesel. La cultura occidentale ha sempre bisogno di individuare un colpevole. Uno solo, a cui addebitare di volta in volte le varie colpe che, secondo un più meditato buon senso, dovrebbero essere equamente divise fra varie cause, prima fra tutte la nostra naturale irresponsabilità e poi l’inesauribile rapacità del capitale di cui siamo strumenti ciechi.
Visto il clima decido di non uscire e invitare a casa il Tonto che arriva qualche ora dopo tutto intabarrato e palesemente affaticato.
Gli chiedo: “Cosa ti è successo … Quattro passi e sei quasi uno straccio”.
“Lo dici tu, con questo clima e con la cappa di informazioni che ti mettono sotto li occhi, le statistiche di quelli che muoiono a causa dello smog, camminando si prova una strana sensazione … quella di morire passo dopo passo. E ti assicuro che non è bella.
Viviamo in un clima di tensione continua, alla eccezionalità dei tempi segnati da una conflittualità latente si aggiunge la congiura della natura che, come insegna il poeta, è naturalmente matrigna. E tu vuoi che cammini senza sentire il peso di questa vita?”
Lo faccio sedere e gli chiedo che ne pensa di Trappist-1.
“Trappist?” mi risponde.
“Ma sì è scritto su tutti i giornali, da questa mattina ci bombardano di “notizie” o qualche cosa del genere …”.
“Sai – continua il Tonto – io fino ad ieri conoscevo i Trappisti e sapevo che erano una parte dei Cistercensi, ordine religioso di stretta osservanza sviluppatosi più o meno all’inizio del XII secolo”.
“Vabbè quella è la storia, roba vecchia, bisogna aggiornarsi e la grande novità è che è stato individuato un sistema planetario nuovo nuovo a cui è stato dato guarda caso quel nome.
Visto che sembri ignaro di tanta nuova ti leggo un articolo che ho trovato sul giornale. Inizia così:
«Il più grande sistema planetario mai scoperto con tanti possibili sosia della Terra, a nemmeno 40 anni luce da noi … tre dei sette pianeti dei Trappist-1 si trovano in una zona abitabile, cioè a una distanza ottimale dalla stella per avere acqua allo stato liquido … Il “sole” di questo sistema planetario è una vecchia conoscenza per gli astronomi: era stato scoperto nel maggio del 2016 insieme a tre pianeti che si trovano nella fascia abitabile». Poi l’articolo continua spiegando che la stella intorno a cui ruotano questi pianeti è una stella nana e conclude con un perentorio: «quei tre pianeti … rappresentano per gli astronomi una sorta di Santo Graal poiché hanno le condizioni ideali per poter ospitare la vita».
Non ti pare una notizia notevole …”:
“Sai – mi ha risposto dopo avermi fissato a lungo – io ultimamente i giornali non riesco a leggerli e anche per internet inizio ad avere una reazione di rigetto. Mi sembra un articolo davvero banale. Si tratta, certo anche tu lo hai notato, di un testo pieno di una insulsaggini al limite del ridicolo”.
“Perché? E’su tutte le prime pagine, ci sono ricostruzioni in 3D su internet di questi pianeti. Tutti ne parlano come una scoperta particolarmente importante … c’è anche la garanzia della NASA”.
“Insomma vuoi dire che non ti hanno colpito le sciocchezze, degne della imperante mediocrità, che ci sono scritte? Si può partire dal pressapochismo di chi parla di un “sosia” della terra basandosi su una quantità infima di dati. Insomma tutto il discorso si fonda su ipotesi tutt’altro che suffragate. Si ha l’impressione che si tratti davvero della solita gara a cercare di trovare uno spazio nel mercato delle informazioni per impressionare un pubblico visto sempre più come una plebe imbelle. Ma mi concederai quel “a nemmeno di 40 anni luce” è davvero un capolavoro. Non dissimile da quel “vecchia conoscenza per gli astronomi” e così scopriamo che ciò che è stato individuato per la prima volta nel maggio del 2016 è “vecchio”. Una concezione davvero postmoderna del flusso del tempo.
Infine quel richiamo al Santo Graal tanto per aggiungere qualche cosa di sacrale e misterioso insieme.
Solo parole per riempire le pagine di un giornale. Poi tutto viene rapidamente dimenticato. Fino alla prossima scoperta che dovrà essere necessariamente più “grande”.
Poi mi concederai se richiamo la tua attenzione su quel “40 anni luce” …”
“In che senso” gli rispondo.
“Nel senso che – prende in mano il telefonino e dopo avere trafficato un poco aggiunge – se mi insegni che un anno luce corrisponde a 9 461 miliardi di chilometri basta fare una moltiplicazione semplice semplice per capire che la distanza fra noi e questi pianeti è di 378.440 miliardi di chilometri, metro più o meno. Una distanza che si potrebbe percorrere, non si sa bene con quale marchingegno, né con quale forma di energia ed esclusi incidenti, in qualche cosa come 800 dei nostri anni.
Insomma siamo sul terreno della più pura fantascienza, se non di una sfrenata fantasia”.
“Sei il solito pessimista, non sembri provare mai un brivido di emozione. Guardando il cielo stellato non avrai forse una sensazione nuova … non ricordi ET, non ti fai avvolgere dal mistero della vita che potrebbe superare finalmente i limiti della nostra ancestrale idea della unicità della esistenza su questa terra?”
“Se è per questo proprio poco più di quattro secoli fa in Campo de Fiori a Roma hanno bruciato uno che queste cose le aveva già dette bene e chiare …”.
“Insomma – tu mi dici – che ci troviamo di fronte alla solita Fakenews …”
“No – risponde il Tonto – si tratta di una notizia scientifica che può essere anche interessante e degna di attenzione se adeguatamente corroborata da fatti e che vien distorta dall’uso perverso della informazione trasformata in ideologia, strumento di manipolazione di massa, un poco come le armi di distruzione di massa”.
“Spiegati meglio …”
“Non so se di recente hai fermato l’attenzione sul piano del miliardario statunitense Elon Musk per colonizzare Marte. Si tratta di una strana specie di individuo in cui non è facile capire dove sia il confine fra il più folle narcisismo e il delirio di onnipotenza. Questo signore afferma di voler trasformare la specie umana in una “specie multiplanetaria”. E’ salito sul palco del 67° International Astronautical Congress a Guadalajara, in Messico, per presentare il modello di un propulsore alto 100 metri e un progetto per la costruzione di una colonia su Marte entro i prossimi 40-100 anni. Ha detto fra l’altro: «Non ho da rivelarvi una profezia sul giorno del giudizio. Però le cose sono due: possiamo stare per sempre sulla Terra, e prima o poi ci sarà un evento che ci farà estinguere; oppure possiamo diventare una specie multiplanetaria, e spero concordiate che sia la cosa giusta da fare».
A detta di questo signore Marte, di cui conosciamo le caratteristiche fisiche estreme e del tutto lontane da quelle adatte a una colonizzazione come la potrebbe intendere un normale essere umano, è il pianeta ideale per un colonialismo spaziale. Inutile domandargli i motivi … individui del genere non hanno dubbi e le risposte sono standard.
Inutile, almeno per noi, anche fermarsi a ragionare sui costi e sugli aspetti tecnici basti aggiungere che il Musk ha infine presentato una vera e propria scaletta che prevede i primi voli sperimentali iniziando dal 2023 per poi creare un primo avamposto marziano e in seguito costruire una vera e propria colonia con decine di migliaia e perfino centinaia di migliaia di individui”.
“Giunti a questo punto credo di aver intuito dove vuoi andare a parare. Ci troviamo di fronte al solito mito della frontiera, quello che ha costituito sia il mito fondatore degli USA sia la meta verso cui ha puntato da sempre l’attenzione della élite che ha governato quel paese, meta sempre agoniata e mai definitivamente raggiunta. Quella per cui i coloni, giunti su quelle terre nel XVII secolo, hanno prima massacrato le popolazioni autoctone e poi, in un continuo processo di espansione, giocando sulla continua ed eterna riproposizione del conflitto fra civiltà e barbarie hanno inanellato una dopo l’altra una serie infinita di guerre, combattendo senza requie e contro tutti quasi fossero portatori di una missione divina. Ora la terra non gli basta più, anzi negli ultimi decenni hanno iniziato a incontrare crescenti difficoltà, sconfitto l’Impero del Male non sono riusciti nel gioco di sostituirlo con qualche altro Nemico Assoluto. Il Fondamentalismo è risultato un nemico sfuggente … Anche le guerre sono diventate sempre più lunghe e difficili da vincere, intaccando così lo splendore della invincibilità imperiale. Ecco allora l’individuazione di una Nuova Frontiera. Non più quella kennediana che si è dimostrata fallimentare ma quella dell’infinito e oltre: lo spazio”.
Allora il Tonto è tolto di tasca un foglio e ha aggiunto: “D’altronde non siamo noi a dirlo, è una tradizione consolidata nella loro retorica politica. Il senatore Beveridge, in tempo non sospetti, ebbe a dire: «Il destino ha tracciato la nostra politica: il commercio mondiale deve essere e sarà nostro … Costruiremo una marina da guerra in proporzioni alla nostra grandezza. La legge americana, l’ordine americano, la civiltà americana si stabiliranno su quelle rive … che vivono sommerse dalle tenebre dell’ignoranza ma saranno benedette e felici sotto queste forze che emanano da Dio».
Si è scoperto che questo destino non è sempre gradito come l’oligarchia di potere statunitense voleva o sperava. Vi è nei popoli del mondo una incoercibile tendenza a ribellarsi e a non sottostare al verbo degli USA che con il tempo si è andato appannando.
Cosa c’è di meglio per rilanciarlo se non disegnare un futuro spaziale per la specie e soprattutto per loro che si autoidentificano con la parte eletta dell’umanità? Lasciamoli andare, forse impegnati a progettare l’occupazione di pianeti, esopianeti e sistemi planetari lasceranno un poco in pace questa nostra terra”.

9 pensieri su “Una Nuova Frontiera

  1. Buongiorno Ennio, cancella pure questo non commento ..il mio é solo un messaggio per darti modo di integrare / sistemare il testo che nel travaso, imnagino, dall’ originale, ha perso qualche pezzettino per dare senso alle diverse frasi da ricomporre….a latere, unutile dire quanto e cone gusto i racconti col tonto di Toffoli…un punto di riferimento stellare come il caro Franco (Super)Nova
    Ciao
    r

  2. Ciao Ro…Intanto volevo esprimere la mia solidarietà al Tonto per il fatto di vivere in quell’aria irrespirabile ( non peggiore di quella di Marte o dei sette lontanissimi pianeti di nuova scoperta?) che oggi caratterizza ogni ambiente cittadino…Il suo racconto, come di consuetudine, è sulla ricerca della verità, difficile da rintracciare dietro ai paroloni altisonanti del potere, principalmante da parte della superpotenza USA, si spera oggi in declino…Ma a che prezzo venderà la sua pelle? Il fumo mediatico sulla corsa alle conquiste spaziali puo’ rinnovarne il lustro dell’immagine?…Il progetto del miliardario americano che pensa di sponsorizzare i viaggi e lo stanziamento di colonie su altri pianeti puo’, d’altra parte, essere stato ispirato da scritture di fantascienza, che raramente leggo, se non quando mi viene suggerita da mia figlia. Tra queste “la farfalla delle stelle” di Bernard Werber , in cui un’umanità in fuga dalla Terra votata all’autodistruzione si avventura in un viaggio interstellare di un migliaio di anni ( piu’ o meno gli anni luce per arrivare sui pianeti Trappisti)…Ovviamente chi parte non sarà chi arriva. Insomma le immaginiamo tutte, tranne quella di rispettarci e di rispettare il nostro pianeta…

  3. Ciao Annamaria, fa pi­acere sia il saluto d­i Ennio che il tuo…mi­ sono assentata da un­a partecipazione atti­va nel mio, in questo­ o in altri spazi int­ernauti …é ­da un pezzo, causa pr­oblemi di tontagine, diciamola così­ , ma ciò non ha impedi­to la mia invisibilit­à più che attiva che,­ ­in poche parole , si ­sostanzia nella conti­nua ricerca di chi so­no, di chi non sono ­e in quale modo, se n­on posso essere di qu­esto ­mondo, almeno ­ ­starci, almeno sapere­ cosa lo abita e muove oltre i veli… imparare a stare al mondo per­ non cadere e ricader­e nell’autolesionismo­….di narciso ho poco ­e niente in un period­o storico dove tanto ­i cosiddetti ­buoni ( e anime belle­…clintonisti, rogermo­oristi ­e sorosiani intergalattici a capi ) c­he i cosiddetti catti­vi (trumputinisti e l­epenisti di contro) l­o mandano a tutto gas­ a battere ma anche a sbattere, in un continuo pia­ttume che, a proposito­ di teorie sui pianet­i, ogni giorno, se la­ pensi ­diversamente tanto da­i cosiddetti (pseudo)­ democratici di sinistra quanto da­lle cosiddette destre­ , ti riporta ai temp­i di Giordano Bruno e­ di Galilei, e bruci, bruci , bruci, io Daniel Blake­su una terra da viver­e sempre più piatta e­ inzeppata di caos , ­di tutti contro tutti­ dove potenti e prepo­tenti se la ridono. Pseudosensibili ai di­ritti umani dell’ “al­tro”, importante che ­l’ “altro” sia di gen­ere ( ce n’è per tutt­i i gusti , dal femmi­nista al padre separa­to, dall’immigrato al­ gender, dall’antiabo­rtista allo stepchild­adoptionista etc etc ­tanto come richiede l­a regola della grande­ distribuzione ai suo­i scaffali e consumi)­ ma mai , e mai ­più , del contadino, de­l pescatore, dell’ope­raio….del tuo vicino,­ di te vicino, di mil­ioni di esseri costre­tti a barcamenarsi da­ quando hanno ammazza­to l’operaio, il tass­ista ma anche l’impie­gato, l’artigiano, l’­attore o l’intellettu­ale, ­e addirittura ­ ­pure il ­fu imprenditore …non credo pertanto che gli Usa siano o and­ranno mai in declino; l’americanizzazione, il far west ­, di questo piatto (terra, mondo e altri pianeti) è stata realizzat­a per la stessa logic­a per cui, sganciando ­le prime atomiche , s’é fatto il menu per tutti gli altri, incantando sul cicciobello di turno nordcoreano..han­no fatto da modello a­ tutti gli altri, ma i cattivi i soliti da Lenin a Putin…la prima globalizzazi­one americana ante litteram, dall’atomica a tutte le altre amerucanizzazioni il passo molto breve
    . E m­i viene da ridere all­a solita battuta, ­sul russo di turno (c­he prima mangiava bam­bini e ora peggio, per­chè mangia fino alle vecchiette ai ve­cchini) , fatta peraltr­o da ­un poeta , A.S., così­ bravo. Se l’usapensi­ero, ha raggiunto pur­e un animo tormentato e artista­ come il suo, immagin­iamoci come ha affond­ato tutti gli altri m­iliardi tecnicamente non poeti
    ­
    ­Gli Usa , in senso stre­tto storico geopoliti­co della Storia degli imperi e dell imperialismo , andranno in decli­no, sicuramente rimpi­azzati da altri colon­izzatori di questo (e­ altri) pianeti, ma c­iò che hanno rapprese­ntato da un punto di ­vista antropologico, ­culturale e sociale (­per non parlare del p­iano militare, bastava leggersi e imparare piu cge a memoria Piero Calamandrei), ­ ­non conosce declino, ­perché dopo l’apocali­sse , dell’uomo ( di ­ogni ruolo e parte e ­arte) ­ridotto a merce, esis­te solo un’apocalisse­ eterna. E, infatti, ­anche in questo spazi­o , dove tecnicamente­ non siamo colonia, ­né ­ ­base Nato o Brics o P­iigs di alcuno, e dov­e ­qualcuno come Abate e­ pochi altri ( vedi S­imonitto, ­o GLG/FN,o Toffoli…ov­viamente per i gusti ­) tentano qualcosa né­ di genere, né da sca­ffale, né di consolaz­ione, né di salvezza,­ costoro rischiano ag­li occhi dei più di e­ssere poeti alieni, ­mentre quelli veri ( ­né poeti, né più esse­re pensanti) sono già­ da un pezzo fra noi ­, impiantati lentamen­te dall’alto di un’ e­lite fino giù giù all­a base e al sottosuol­o della piramide, all­a conquista di altri ­pianeti. E, quando si­ arriverà ­(quasi peggio che ­ ­da District 9 a Elysi­um) a ridurre la terr­a ad un’unica base sp­aziale di servi della­ gleba, l’uno contro ­l’altro, nessuno più ­ricorderà , come invece il buo­n Ma(r)x per Elysium,­ le quattro regole (qu­asi) in croce della lo­tta fra sensibili ­dalle radici alle fog­lie di wuesta o quella pianta o bosco.
    Ciao Annamaria, buona apocalisse
    Io, Daniel Blakeró

  4. Giulio Toffoli ” …la distanza fra noi e questi pianeti è di 378.440 miliardi di chilometri, metro più o meno. Una distanza che si potrebbe percorrere, non si sa bene con quale marchingegno, né con quale forma di energia ed esclusi incidenti, in qualche cosa come 800 dei nostri anni.”

    Molto sottostimato il tempo! Tralasciando il non piccolo problema di misurare tempi, velocità e distanze nel cosmo profondo (rispetto a cosa?) e considerando che, realisticamente, le astronavi di cui disponiamo vanno ad una velocità media intorno ai 100000 km/h (però la sonda Juno ha raggiunto 265000 km/h e Solar Probe Plus dovrebbe arrivare a 724000 km/h), ci occorrerebbero circa 432009 anni dei nostri. Su Elon Musk. Non è l’unico né il primo a proporre questi programmi. Carl Sagan (Cosmos, Random House,1980) ci ha messi in guardia dal fatto che la terra è la nostra unica casa e che potrebbe essere distrutta non solo dalla nostra follia ma anche da eventi naturali come impatti con asteroidi e altre calamità. Perciò, se vogliamo avere più probabilità di sopravvivere, dobbiamo cercarcene almeno un’altra. Non si tratta di sconsiderata sete di conquista ma di sopravvivenza. Dobbiamo quindi indagare in ogni direzione e continuare a sviluppare la nostra scienza e la tecnologia per riuscire anche a percorrere le immense distanze spazio-temporali di questo assurdo universo.

    1. Mi sembra molto ragionevole il discorso di Sagan. Abbiamo questa casa e allora conviene che la trattiamo bene. Qui nascerebbe un bel discorso sulla nostra cinica incuria… ma non è il luogo. Io distinguerei però quella che è una ragionevole sete di conoscenza da un universo di fantasie che si iscrivono oltre i confini della realtà, almeno di quella che oggi il buon senso ci invita a individuare.
      Ovviamente il domani è un terreno aperto e convengo con Angelo che tutto è possibile anche se mi domando se non vi siano dei limiti fisici oggettivi ,dei confini oltre i quali il soggetto umano per la sua costituzione non possa andare…
      Certo se pensiamo agli ultimi tre secoli questa scimmia nuda ha realizzato cose del tutto meravigliose e imprevedibili. Ciò nonostante Angelo lasciami un fondo di scetticismo… ad altri la possibilità di smentirmi.

  5. Lo scetticismo, quello razionale, appartiene alla mentalità scientifica tanto quanto la fiducia nelle capacità umane.
    Uno dei primi libri scientifici che ho letto (Il chimico scettico, Robert Boyle, Editore Boringhieri, 1962 – The sceptical Chymist, 1661) l’ho molto amato (anche se di difficile lettura per la sua prolissità) perché conteneva un messaggio che fu per me illuminante, come sottolineato nella prefazione (non firmata): ovvero che non si trattava di proporre una tesi particolare come l’unica valida di fronte alle opinioni (ritenute fallaci dall’autore) degli alchimisti o degli aristotelici, ma di svolgere una serie di ragionamenti (ed esperimenti direi) capaci di dimostrare la falsità, o almeno l’insufficienza delle loro teorie. Da allora è stata la mia guida metodologica. Si può e si deve dibattere ma nel frattempo si tratta di operare affinché qualcosa si realizzi.
    Tu stesso hai riconosciuto che in tre secoli la scimmia nuda che siamo è stata capace di strabilianti realizzazioni. Questi processi, se non vengono bloccati intenzionalmente, sono sinergici ovvero accelerano sempre più. Inoltre nessuno sa da che parte verranno le soluzioni ai nostri problemi. È per questo che occorre indagare in tutte le direzioni, anche lungo quelle che sembrano non utili o impossibili. È già accaduto e può accadere anche adesso che, mentre noi discutiamo sulla fattibilità dei viaggi interstellari, in qualche parte del mondo stia nascendo qualcuno, o magari è già in fase creativa, che risolverà il problema. Credo che si faccia un torto alle scimmie nel paragonarle a noi. Esse sono molto meno dannose, ben più innocenti. Noi siamo pieni di miserie ma la mente che la casualità naturale ci ha regalato è anche capace di nobilissimi slanci.

  6. Giulio Toffoli “…mi domando se non vi siano dei limiti fisici oggettivi , dei confini oltre i quali il soggetto umano per la sua costituzione non possa andare…”

    Così è. Abbiamo bisogno almeno di aria, acqua, cibo, gravità e temperature simili alle terrestri. Il cosmo invece è privo d’aria e con temperature prossime allo zero assoluto, pieno di stelle caldissime e lontanissime, di letali radiazioni e oggetti pericolosissimi. Un ambiente estremamente ostile per dei metazoi come noi adatti solo alla nostra minuscola Terra. Per quel che capisco io abbiamo solo due alternative per viaggiare nel cosmo. Una è scovare un metodo di locomozione che ci permetta di superare le immense distanze cosmiche in tempi compatibili con la nostra breve vita. Per i corpi ad alcuni anni luce di distanza dovremmo inventare navicelle che vadano ad una qualche significativa frazione della velocità della luce, poniamo 1/2. Ma così staremmo ancora razzolando in una piccola aia dell’universo. Bisogna trovare metodi più efficaci: iperdrive alla startrek, wormhole. Anziché spostarci noi accartocciamo lo spazio in modo da portare un’area lontanissima a coincidere con la nostra posizione e poi lo rilasciamo e di colpo ci ritroviamo, ad esempio, a milioni di anni luce di distanza. È una forma di teletrasporto ma non come quello che decompone il nostro corpo e lo ricompone a distanza: questo lo trovo molto più difficile da realizzare, mentre il precedente agisce su una entità fisica, lo spazio, che è (almeno spero) più “elementare”.
    L’altra possibilità è adattare noi alle condizioni cosmiche. La nostra materia organica dovrebbe essere trasformata o sostituita in modo che i nuovi materiali sopportino quelle condizioni. Dovremmo trovare un modo di trasferire la nostra coscienza in questi robot. Oppure costruire robot intelligenti che facciano il lavoro al posto nostro. Costoro potrebbero diventare così intelligenti da eguagliarci e persino superarci: non saranno nostri figli biologici ma certamente figli nostri intellettuali. Sono questi, per ora “umili” scatole di metallo un po’ stupide, che erediteranno il mondo? Un panorama inquietante.

    1. Angelo, sono ampiamente d’accordo con le tue affermazioni. Mi piace la nota sulle scimmie antropomorfe e sulla diversa nostra realtà direi con Pico tragicamente polarizzata fra cielo e terra.
      Forse hai ragione con le note nel tuo secondo intervento… certo credo si possa dire con l’adagio di una vecchia canzone: … ma noi non ci saremo.
      Oggi continuo a pensare che questa nostra casa venga costantemente maltrattata e che questo sia un grave errore e che su di essa dovremmo impegnare il nostro intelletto. Abbiamo un universo di cose da scoprire …

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