Una “iskra” di periferia contro la miseria della politica d’oggi

DIALOGO TRA TONTO E SAMIZDAT

Non sapremo se avremo avuto ragione.
 Ma guarda come già stendono le loro stuoie
 attraverso la tua stanza.

Come distribuiscono le loro masserizie,
 come spartiscono il loro bene, come
 fra poco mangeranno la nostra verità!
 Di noi spiriti curiosi in ascolto
 prima del sonno parleranno.

(Franco Fortini, Gli ospiti,  da "Versi ad un destinatario" in "Una volta per sempre", pag. 309)

di Ennio Abate

Tonto – Ma allora hai letto su CARPE DIEM COLOGNO? Dice che l’Amministrazione del sindaco Rocchi zitta zitta è arrivata a metà legislatura e che le va riconosciuto il merito di  «aver fatto ritornare a vivere, nel bene o nel male, la nostra città». E tu, invece, a dare addosso a questi Benefattori di Colognom! Mi raccontano che ti sei messo dalla parte di un’«opposizione sempre più distruttiva», che fai il cattivo maestro in due bande di «facinorosi»: il Comitato 16 marzo e La Casa in Movimento. E mi dicono pure che  siete andati in Villa Casati – il Tempio della Democrazia Locale – a far caciara, a insultare i consiglieri della maggioranza, il presidente del Consiglio Comunale, il sindaco, i quali – poveretti – hanno dovuto farsi scortare dai Carabinieri per tornare a casa. Alla tua età? Ma sei ammattito?

Samizdat – Sei male informato, caro mio! Vedi che Il tuo Tempio è diventato un Teatrino di attori di quart’ordine. Ad ogni Consiglio comunale si recita sempre la stessa scena madre: Sindaco e maggioranza di centro destra a dire: «Abbiamo vinto le elezioni e governiamo Noi!». E la minoranza, quando le permettono di parlare, può solo lamentarsi e fare l’elenco delle “inadempienze” della Giunta.

Tonto – Beh, non succedeva così anche con quelli di prima? Chi governa non può accontentare tutti. Il precedente sindaco di centro sinistra – ricordi? – rifiutò il salvataggio dei tigli di Viale Emilia che un gruppo di cittadini voleva conservare. Il nuovo non vuol sentire ragioni contro la sua scelta di chiudere la Scuola d’Italiano e il Centro interculturale delle donne e manda lo sfratto alla Casa in Movimento. Adesso Sinistra e Destra sono pari e patta, no? E non dirmi che quelli di prima fossero migliori di quelli di oggi soltanto perché qualcuno di loro era aperto al dialogo. Dopo il dialogo, comunque abbatterono i tigli e le proteste dei cittadini non servirono a nulla. Voi avete fatto casino sulla Scuola d’italiano solo perché non vi siete rassegnati alla  sconfitta elettorale e non sopportate che l’Amministrazione di Rocchi  gestisca il potere come avete fatto voi prima.

Samizdat – Innanzitutto noi non abbiamo fatto nessun casino. Il casino l’ha fatto quest’Amministrazione chiudendo un servizio che funzionava. Secondo, la questione dei tigli non è paragonabile a quella della chiusura di questi servizi né allo sfratto per vendetta alla Casa in Movimento. Terzo, i consiglieri di opposizione protestano giustamente perché vengono trattati sistematicamente a pesci in faccia da questa Amministrazione. Quarto, il Comitato 16 marzo non ha da vendicarsi di alcuna sconfitta elettorale: è nato adesso; e dice cose di semplice buon senso. Qualsiasi persona ragionevole capisce che chiudere due servizi – Scuola d’italiano per cittadini stranieri e Centro Interculturale donne – ben funzionanti dal 1992 o mandare lo sfratto alla Casa in Movimento, che in questa periferia aiuta i giovani a uscire dall’isolamento e a fare cultura, è una scelta sbagliata, arbitraria, miope. Di più: perfino un’Amministrazione di centro destra appena più seria di questa avrebbe evitato questi “eccessi”. Ma Sindaco e assessori in carica non hanno neppure ascoltato le ragioni delle persone che la Scuola la frequentavano, degli insegnanti, del CPIA (Centro Provinciale Insegnamento Adulti), che ha proposto un accordo onesto: tu, Amministrazione, mi trovi  altri locali (visto che mi toglie quelli della palazzina di Via Milano) e io finanzio la Scuola, che così continua con vantaggio di tutti. Pensa che il Sindaco non ha voluto neppure ricevere la delegazione che aveva raccolto le firme dei cittadini contrari alla chiusura. E al Consiglio Straordinario del 20 giugno sono ricorsi ancora a un trucco per tappare la bocca ai consiglieri dell’opposizione. Dichiarano che quei locali e quei soldi  devono darli agli italiani!  Ma cosa stanno dando ai loro elettori italiani? Circenses, feste dei longobardi, spettacoli di bassa propaganda (Povia e Amato). Ma chi sono questi barbari che pensano di governare così e come si fa ad applaudirli?

Tonto – Hanno vinto e bisogna rispettare le loro scelte.

Samizdat- Ma conterà pure il modo in cui un Partito o una coalizione governa e comanda o no? Conterà che le scelte siano giustificate razionalmente o imposte a capocchia o per pregiudizio (in questo caso contro gli stranieri e i giovani non conformisti)? O se vanno a vantaggio di pochi o di molti? Avere la maggioranza non significa automaticamente avere ragione.

Tonto – Ecco i soliti intellettuali sofisticati che vanno a cercare il pelo nell’uovo!

Samizdat – Ma che pelo nell’uovo! È solo una questione di civiltà e di buon senso.

Tonto –  Idealista, utopista, buonista! Quello che conta in politica è prendere il Potere e conservarlo con tutti i mezzi. E poi lo dici tu che il centro destra governa male. E non è che esista mica solo il problema della Scuola d’italiano! Ci sono altri problemi ben più importanti. Ora, ad esempio,  Rocchi ristrutturà le scuole e affronterà il Piano regolatore.

Samizdat – Ma su disoccupazione, sfratti, amianto alla Torriani tacciono e non sanno che pesci pigliare. Certo, non è che il sindaco di prima brillasse in audacia e in ascolto dei bisogni degli abitanti di Colognom.

Tonto – E allora? Aspettate che il centro destra finisca il mandato e poi, se vincerete le elezioni, farete quel che vorrete voi.

Samizdat – E dalli! Ma lo vuoi capire che, se la Scuola d’italiano l’avesse chiusa il centro sinistra, noi avremmo protestato lo stesso? È la scelta in sé, sbagliata e ingiusta, che contestiamo.

Tonto – Protestate, protestate! Ma tanto a che cosa è servita la pagliacciata di metterti la maglietta con la scritta “3058 buone ragioni”, il numero delle firme che avete raccolto? La vostra  cosiddetta “disobbedienza civile” non serve. Tanto loro sono più forti di voi, hanno una propaganda più capillare e ribaltano la vostra narrazione dei fatti. Invece che simpatici disobbedienti civili vi fanno passare per facinorosi o contestatori fuori di testa. I buoni cittadini devono rispettare le Istituzioni e non disobbedire! E se qualche autorità sgarra, si rivolgano al Prefetto.

Samizdat – Le proteste, specie quando sono giuste, servono a capir meglio come stanno le cose. Poi svelano l’ipocrisia di chi governa. E spesso anche la complicità di chi fa un’opposizione solo di facciata. Anche una semplice raccolta di firme, una manifestazione, una festa in piazza, un volantino sono prima di tutto un modo di guardare un problema dal punto di vista di chi lo vive e servono a dare la sveglia alle autorità politiche. Queste poi ne possono tenere conto o infischiarsene, scegliere il muro contro muro o scegliere di dialogare. Il loro tipo di risposta però non è indifferente. Scegliere tra più democrazia e meno democrazia non è la stessa cosa. Se poi tu sei contento che tra la gente crescano indifferenza e paura, se ti va bene che i cittadini rinuncino ad essere cittadini attivi per diventare soltanto elettori passivi, che aumentano il tuo bottino elettorale da gestire indisturbato  tra lobbies  e sottobanco, sappi che ti combatteremo sempre.

Tonto –  Oh, che paura che mi fate!

Samizdat – Non capisci! Il Comitato 16 marzo ha cercato di far ragionare maggioranza e opposizione e ha fatto di tutto  per non ridurre la questione della Scuola d’Italiano a una bega strumentale a favore del Partito X o del Partito Y.  Guardati questo video. Osserva la gente in carne ed ossa. Vedi come abitanti vecchi e nuovi si esprimono, parlano, ballano, fanno cultura, fanno giocare i bambini, costruiscono una festa e allo stesso tempo una lotta. Sì, contro  dei grigi burocrati che  hanno paura di questa aria libera, di questa più democrazia.   L’Assemblea del 16 marzo, la partecipazione non rituale al 25 aprile sono altri momenti che, grazie ai “non facinorosi” del COMITATO 16 MARZO, hanno ripreso un modo di fare politica che parte dal riconoscimento  e non dalla repressione dei bisogni sociali. Questa gente (e noi con loro) è viva e  può costruire con noi un futuro meno cupo e angoscioso. Potremmo ancora essere sconfitti, perché i Potenti sono  più cinici e meglio organizzati di noi. Ma dalla parte del torto saranno loro (e tu con loro).  E chi vince senza convincere dovrà sempre temere altre nuove ribellioni.

3 pensieri su “Una “iskra” di periferia contro la miseria della politica d’oggi

  1. E’ chiaro che lo scontro è unicamente ideologico, non c’è alcuna necessità reale da far valere per le scelte dell’amministrazione. E lo scontro è voluto. Il fatto è che, su questo piano, nessuna mediazione è possibile. La forza è messa in campo solo per far prevalere l’opzione ideologica e sbaragliare l’avversario.
    Naturalmente è possibile ricondurre le posizioni ideologiche a interessi di ceti o di classi o di schieramenti di potere, ma la sostanza è che il conflitto è volutamente tenuto sul piano ideologico e, su questo, non esistono mediazioni o compromessi, solo aut aut, o io o te. La democrazia impossibile. O serve ancora regolarsi sulla misura di “chi ha più filo più tesse”?
    D’altra parte inasprimenti simili si ripetono ai più diversi livelli, la situazione di convivenza tra partner -sociali, politici, economici, geografici, statali- va saltando. Chi ha abbastanza filo per inglobare, se non forse, più ormai che il pensiero, le religioni? (E con Povia, un certo cattolicesimo ci prova… )

  2. Carissimo Samizdat

    Ho letto con piacere la sintesi del nostro dialogo di qualche giorno fa. Non pensavo che pochi minuti si trasformassero in un testo così lungo. In ogni caso credo siano da mettere in chiaro alcuni aspetti che mi appaiono oscuri. E’ un poco come se davvero mi trovassi a fare non il Tonto, come mi è ormai usuale, ma qualche cosa che detto alla milanese si avvicina di più al “pirla” …
    Oh, sia chiaro, non è detto che non possa capitami di finire a fare anche quel ruolo nelle nostre discussioni, ma non è mai bello e perciò credo debbano essere messe in chiaro, nel modo più sintetico possibile, alcune semplici cose. Come sai conosco in modo relativo la realtà di Colognom, perciò cerco di muovermi a un livello più generale.
    La prima è il problema del diritto a governare. Ove si accettino le regole del gioco politico rappresentativo della cosiddetta democrazia liberale, è assolutamente ovvio che chi ottiene la maggioranza dei volti validi in una consultazione ha diritto a gestire la cosa pubblica come meglio crede, però avendo come riferimento un principio superiore di universale utilità. Perciò il sindaco di una comunità nel momento in cui è eletto non lo è più solo come espressione di una parte, ma deve essere capace di incarnare, nella misura dell’umano, il bene comune. Si tratta, come è ovvio, di un equilibrio difficile da realizzare. In epoca di grandi scontri ideologici gli eletti erano in genere attenti a muoversi con prudenza, sapendo che la minoranza non era solo una voce che parlava nel deserto, ma una specie di reale contropotere.
    Oggi le cose sono un poco diverse. Con il degrado del nostro ceto politico i conflitti si sono trasformati spesso in insane ripicche, in scontri di piccolo cabotaggio utili per fare audience su Facebook.
    Miserie senza limite, ancora di più tali quando si colpisce un diritto universale come quello all’istruzione.
    Ed è qui che mi preme sottolineare un secondo e ultimo aspetto che però è decisivo. Non vi è democrazia, intendo quella liberale, senza diritto alla opposizione, alla protesta, giungerei a dire in qualsiasi forma, anche quella violenta, sempre cercando di restare nei limiti del buon senso se non della legge.
    Ecco allora che non posso che ribadire, dato che mi pare sia poco chiaro nel testo che ho letto, la mia solidarietà per chi cerca di rivitalizzare un sentire altro, insomma per la voce di coloro che credono sia loro dovere opporsi alla miopia del politichese in nome di valori più alti, come quello alla istruzione e alla solidarietà per chi è più debole.
    Sappiamo che oggi le amministrazioni, senza differenza significativa di colore, trovano le proteste un impiccio, qualche cosa che pone un impedimento a gestire la cosa pubblica come fosse una “cosa loro”.
    No! Il diritto alla protesta, alla contestazione, è il sale della democrazia, altrimenti si entra in un altro regno, quello dei regimi autoritari, siano essi locali o generali.
    E’ probabile che conflitti come quello di cui mi hai parlato nella nostra discussione siano destinati a diventare un dialogo fra sordi, ma qui è la forza di chi ha la ragione dalla sua parte. Il conflitto non si conclude nel breve periodo, ma rappresenta il prodromo per una lotta più ampia.
    Per inciso, una scuola si può riaprire; i tigli invece, quei tigli, sono morti, e anche ne venissero piantati altri, ci vorranno anni perché tornino ad essere frondosi.
    Comunque, il mio e il tuo tempo non è quello di oggi ma quello di domani, e per quello dobbiamo lavorare.
    Un caro saluto

    Il Tonto

  3. Caro Tonto,
    mi devi scusare. Lo so. Tu, quando stai dalle parti di piazza Vittoria e al bar Repubblica a dialogare con Giulio sei quasi un saggio.
    Qui invece, a Colognom, chiedendoti di fare la spalla ai miei donchisciottismi, ti ho per forza di cose dovuto degradare al ruolo di un “quasi pirla”. Perché altrimenti mai sarei riuscito a dare un’idea della spazzatura politica che ha invaso questa città.
    Scusa ancora.
    Samizdat

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