C’è ancora tempo

di Arnaldo Éderle

Sì, a pensarci bene ce n’è ancora
di tempo. Me ne sono accorto
guardando la schiena del mio vicino
giardiniere forzuto e prestante,
ex poliziotto (o carabiniere).
Quanti e quanti si perderanno facendo
la stessa riflessione guardando
altri prestanti altri forzuti
più forti muscolosi della loro tenera
figura.
Chi li teme non sa l’errore
che corre la banalità che mette in piedi,
poveri omuncoli o grandi pensatori
che vacillano assorti nelle maglie di dio
nei portoni della vita ampi e capienti
invitanti e pigri nascondigli di paure
e inventori di batticuori predatori
di caste voluttà.

Si godono gli ultimi sospiri
e si veglia sulle nostre pulsioni,
le extrasistoli giungono improvvise
e ci fanno sostare nella grotta
cieca dell’al di là per un minuto
presago del gran salto.

Poveri umani! Povere menti!
Povera coscienza che trascina i corpi
nelle ore della veglia inargentata
della morte. Che sarà mai l’ingenuità
dei bimbi, l’incoscienza delle bestie
la non-anima delle pietre la non
cogitante fluidità dell’acqua il suo
puro movimento la sua libertà?
Quando si gioca nella baracca dell’aria
non si spreca la scienza né la serietà
del buon senso, nemmeno un solo pensiero
viene speso nei grandi dubbi nei
respiri sospesi dei massimi timori:
non si paventa la discesa rapida
in precipizi imprevisti camuffati
da facili discese in clivi erbosi in
gracili pendii.
E sembrano giochi di ragazzi e
salti di pagliacci sulla stoffa del circo,
pensieri pensieri leggeri.

Ma ancora c’è tempo ancora c’è
tempo. Quando si vedono dolci coppie
a passeggio su lungadigi o lungarni
o sul grigio Tevere vien voglia
d’imitarli forse o forse di chiamarle
le docili pariglie e di chiedere forse
il prestito d’un lasciapassare
e d’una cara compagna che ti dia
il braccio e quieta ti segua
in quell’aria di fragranza e d’amore
appena sussurrato all’orecchio baciato
nello sfiorare il suo padiglione
come una petalo di tulipano.
Oh sì, c’è ancora tempo! Ce n’è ancora
non s’è ancora bruciato in questo
falò crudele del nostro povero inferno.
C’è chi teme la brevità del sussurro
il lampo dello sguardo la scivolata
affettuosa della carezza per paura
di sciupare la riserva. Ma poi
si fa coraggio e si spende, consuma
ciò che la fortuna ha lasciato sulle sue
labbra sulla mano, bacio e carezza,
residui fortunati del suo tempo.

C’è tempo, c’è tempo. L’esistenza
dura il nostro momento non il suo.
La vita corre con le nostre gambe e
cammina con il nostro passo.
Questo non dobbiamo scordare. E
la strada che vediamo davanti
bianca o asfaltata che sia,
verso l’alto o il basso ci conduce
sempre nelle nostre contrade
dove il pane e l’uva crescono
sugli alberi della fame e della sete
le nostre case ci proteggono
dai lupi e riparano il sonno come
dolci madri.

C’è tempo.
E intanto guardo i viventi che
non aspettano nulla, respirano
l’aria delle strade, annusano i suoi
odori e li respingono inalano
i suoi profumi, quando li trovano,
muovono passi leggeri o pesanti trascinano
i loro desideri le loro paure
i loro vincoli le loro libertà.
Intanto li seguo e come loro aspetto
la prossima chiamata il prossimo
appello. Come loro ravviso
qualche spettro che mi fa sobbalzare
organizzo incontri e disfo accoppiamenti
mi barrico dietro conventi di novizie
e suggerisco diademi per le regine.
Mi occupo del mondo e lo spio
segretamente sognando una rivoluzione
ma fremendo al suo avvicinarsi chiuso
nella trepida casa caserma e lì
aspetto lo scoppio delle granate
senza arrendermi.

C’è tempo. Non ci affliggano la nebbia
e l’uragano non ci spaventino
le nere nuvole che navigano sopra
i nostri cervelli e le nostre spalle.
Quando ci affligge la paura e ci
attanaglia il terrore della morte
stringiamo nella mano il nostro credo
e alzando la testa come saldi
guerrieri infilziamola la morte
con la nostra lancia di ferro
e seguitiamo il cammino.

4 pensieri su “C’è ancora tempo

  1. Ammiro di Arnaldo Ederle la capacità di incrociare effusività e padronanza. Le sue poesie su Poliscritture negli ultimi anni mostrano la capacità espressiva della sua poesia. Data la sua abilità di verseggiare e la precisione della sua critica, anche in queste “lasse”, irregolari ma legate all’interno da figure di suono e ripetizioni di nessi grammaticali e sintattici, spontaneità e costruzione si collegano. Le immagini zampillano, i quadri si spostano, la logica del sentimento procede lungo il testo e raggiunge, senza reticenza, il senso limpido della sincerità.

  2. Cara Cristiana, grazie del tuo primo commento. Come al solito sei la più precisa dei miei commentatori. Spero di averti sempre qui con me. Fra poco spero uscirà un mio nuovo
    libro sempre con Lietocolle. Appena ci sarà te lo invierò. E’ una serie di poemetti usciti
    in Poliscritture. Spero che esca presto. Tuo Arnaldo

  3. …una poesia molto bella, tra le più belle che ho letto di A. Ederle…”C’è tempo, c’è tempo. L’esistenza/ dura il nostro momento non il suo…” mi sembrano versi incoraggianti, un invito ad armarsi adeguatamente contro le avversità della vita, ritornando a sentirsi protagonisti del proprio tempo,in barba al tempo stesso che solo cronologicamente potrebbe essere breve! La prima parte della poesia dove il poeta si mescola al sentire della gente comune per mettere in evidenza le semplici gioie della vita mi ha richiamato alla memoria la poesia di G. Pascoli “La mia sera”, dove la pace dell’anima sembra arrivare proprio in età avanzata…ma la poesia di A. Ederle si sviluppa in un crescendo di dichiarazione di intenti in cui non sembra essere la pace il finale dell’esistenza, ma il coraggio di non abbandonare una lotta già intrapresa negli anni

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