Poesie

 

di Franci La Media

 

tavola degli elementi

Cos’è l’uguaglianza maledetta
che l’afferri di sguincio solo quando
la confermi in segni raccattati
nel mercato di nuova autorità.
Che fare a questo punto
della liberalità di partenza
che condizioni al rischio di favori
in esclusioni come sempre fa.
Certo che assorbe al mio servizio
la corte dei cantori di delizie
umane e terrestri dei celesti
viventi protettori
morti nell’oro eterno una catena
da raccogliere in quadro del tesoro.

 

*
le tre quattro persone che abitano in me
insieme a me che governo
il gregge riottoso le mute di cani rabbiose
la persona che considera
il piacere panico della bellezza in cui sono io
io la bellezza del cielo e dell’espressione
ordinata su uno due tre quattro gradini
di distacco dalla precedente credulità.
Torniamo alla base un solo essere
ora da vecchia credo che mortale
vita sia reale
memoria condivisa
vai più al fondo allarga allarga
fino al centro dell’io
e ai cieli concentrici che affondano
nel cielo di dio

 

*
dio della mia
pacifica ironia dio scettico
della mia pigra diffidenza dio
raggiante
la tua inferma inenarrabile potenza

 

*
ci parla la piccola bestia
che corre tra le pietre
la sua mente selvaggia non si arresta
difende il margine lo spazio
di piedi e fuochi e lo trapassa
il vuoto lo accolga e le possibili
strade dell’unico osservare

 

*
mio marito dice mia madre
diceva solo “io credo”
lui dice lei dice io non so
cosa diceva lei cosa lui
quando parla di sé
e di lei e di me
che non dico e non so tacere

 

*
le rubano la testa lo so
lo ricordo e anche so
che a questo doppio ruolo dice no
prima della fine per combattere
una ricostruzione laterale
naturale e occasionale
in formule da ricordare: una assunzione
parificata in assenza di visione

 

*
tra i tanti che per me sono due
tra i due e i tanti non mi so orientare
è un problema generale di conflitti
di modi in cui ridurre e incanalare
torti e diritti e contrastare
gli spaventevoli intemporali
nessi e connessi da staccare

 

*
anche se capisci tutto insieme
in un momento illuminato
abbaglio inaspettato luce d’intendimento
perché si va così per salti come quanti
impercettibili in materia
ma vivi in estensione
categorie della miseria divisione
che occorre a farci senso
di una opposizione

 

*
non so se si trasmettono i pensieri
di un altro alla mente e come piccolo
spostamento d’ordine si apre
in altra direzione
come un mazzo di fiori altro giardino
in altro sole

 

*
Un ritmo ternario e il quarto vuoto.
Quel tempo? il voto
in quel che manca è adempiuto.
Selvaggeria del sacrificio invece
lo assumi nel vitale come un solo
ritmo quaternale.
Chi chiama.
Vieni alla misura
allo slancio steso
alla ripresa nel passo di danza
vieni adesso ieri nella stanza
dei ritmi vitali
la musica in ritmi nei polmoni
riproduce i suoni del cuore
il sordo lavorare delle viscere al servizio
delle correnti e si sente
da me che sto fuori la magia
del lavoro del tempo

 

*
dalla specola sul monte
in aria chiara senza umidità
scruti luci di mondi lontani
cori immensi di popolazioni sono con te
cerchi nel tempo lontano miliardi di anni
come siamo nati e come abbiamo cominciato
se mai abbiamo cominciato
a esistere in questo specchio
che ci riflette corpi di schermo
e ponte di pensieri e parole
al fuoco muto
della distanza

3 pensieri su “Poesie

  1. Dall’immagine, nell’ampio cielo sopra l’Osservatorio si proiettano le nostre conoscenze in uno spazio (forse) eterno. Infatti quello che chiamiamo Universo, stelle, luce …  astronomia-multimessaggero e onde gravitazionali, sono nomi, il linguaggio in cui realizziamo il fatto che siamo parte, e quanto minima!, di questo universo. 
    Ma il grande spazio fuori di noi è grande quanto quello dentro di noi, anzi crescono in parallelo:
    “specchio
    che ci riflette corpi di schermo
    e ponte di pensieri e parole
    al fuoco muto
    della distanza”
    La maggior parte delle poesie si riferisce però a questo conoscibile/sconosciuto spazio interno. Mi sembra il senso dell’insieme di queste poesie.

    1. Sì, penso anch’io che crescano in parallelo e che ogni visione/conoscenza/spiegazione (presunta) dello spazio là fuori sia un riflesso di quell’interiorità che ci è altrettanto sconosciuta e rispetto alla quale non sempre si riesce a collocarsi alla distanza giusta per averne percezione. Mi pare che queste poesie siano l’espressione ricca e profonda di un pensiero che riconosce nella nostra ineliminabile pluralità/alterità la condizione per una qualche conoscenza di sé e dell’altro.

  2. …grazie, Cristiana, per questa spiegazione, che chiarisce il senso di queste poesie, tuttavia anche senza la piena comprensione razionale i versi di Franci la Media rimandano ad una impressione di luce, una grande luce…similmente come nella Divina Commedia( non so se la cito esattamente) l’ascesa di Dante e Beatrice nella prima sfera del Paradiso si accompagna ad una forte impressione luminosa: “sole a sole essere aggiunto, foco a foco…”. Queste poesie contemporanee aggiungono alla visione dell’uomo immerso nell’universo una più avanzata conoscenza scientifica, senza tuttavia smarrire il senso del mistero…

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