Barcellona e dintorni

Tabea Nineo, Forse Catalogna, ottobre 2017 – olio

 

di Giorgio Mannacio

1.
Esaminare e valutare la “ secessione catalana “ esclusivamente nel suo profilo giuridico -formale ( costituzionale ) è semplice ma comporta la rinuncia a prendere in considerazione aspetti e problemi di più ampia portata.
L’ “accusa“ di secessionismo lanciata dal Governo spagnolo è – sotto l’aspetto costituzionale – certamente corretta. Un gruppo di Catalani ha manifestato la volontà di staccarsi dallo Stato cui – per patto fondativo – appartengono e di costituirsi in Stato autonomo. La violazione di tale patto è evidente. Ma esso – visto nelle sue origini storiche – è un “ fatto “ che determina una situazione politica ( la costituzione di una polis ) e fatto originario la decisione ( politica ) di disintegrarlo quanto meno in parte.
E’ perciò “ puerile “ – in un certo senso – pretendere che l’altra parte del patto non reagisca in qualche modo. Solo in un gioco ( e la formulazione di un patto costituzionale non lo è ) si può dire “ non gioco più “ con l’unica conseguenza di lasciare un po’ indispettito il compagno di divertimenti. Se vi è stata una “ragione “ che ha determinato l’aggregazione politica e tale ragione permane, la messa in discussione da parte di taluno di tale ragione non può non essere osteggiata da chi ancora “ crede “nel patto fondativo.
La reazione di costoro non può essere messa in discussione una volta chiarito che l’ atto fondativo di una polis presuppone una collettività di interessati al suo mantenimento in vita e – dunque – una diversa dinamica dei rapporti tra collettività che si esprime nel patto e dissidenti. Si può indagare – forse- in questa direzione per distinguere tra morale politica ed etica individuale.
A margine si può dire – posso dire – che la reazione del Governo centrale che si è espressa nelle cariche della polizia e nell’impedire l’accesso ai seggi per le dichiarazioni di voto è stato un errore politico. Essa si è espressa in un atto violento ma la violenza produce effetti diversi a seconda dei modi, dei tempi, dell’intensità ed altre specifiche circostanze di fatto. A volte determina totale acquiescenza e a volte moltiplica le resistenze. Nel caso spagnolo si è verificato il secondo effetto ed il risultato è stato nullo, impedendo l’accertamento della misura dei aderenti alla secessione e impedendo ogni strategia di dialogo, necessaria in casi come questo. Le conseguenze delle azioni e reazioni conseguenti sono imprevedibili e incontrollabili.

2.
Sull’onda delle suggestioni del caso spagnolo ho riletto con qualche difficoltà un testo classico della storiografia del Novecento : Hugh Thomas – Storia della guerra civile spagnola – Einaudi – 1963. Se tale documentatissima analisi è valida , non si può paragonare la situazione odierna a quella di allora se non per alcuni tratti comuni. Ma come si sa sono i tratti differenziali che individuano la specificità di una fenomeno.
Allora: una rivolta militare in arrivo; un diverso “ interesse di potenze straniere “ alla soluzione della rivolta di Franco; un palleggiamento di interventi e non interventi delle potenze straniere; decisivi interventi di tre regimi dittatoriali; un pericolo reale di un conflitto mondiale che poi scoppiò….Questi i tratti salienti e determinanti di allora a fronte di che cosa , oggi ?
Che cosa è – se lo è – la “ catalognità “?
Non mi pare che si possa fare un paragone con la disgregazione della ex Jugoslavia che – saggiamente unita contro gli stranieri – ha ripreso una antica e ben più significativa identità di tre nazionalità slovena, croata e serba caratterizzate da lingue, costumi e modelli di riferimento
( Austria , Germania, Russia ) diversi . Si può dire la stessa cosa della Catalogna ? Direi di no.
La Catalogna in questi anni ha sofferto il gioco oppressivo da parte del Governo centrale ?
Chi è andato a Barcellona ( io vi sono stato tre volte ed una di queste per un certo periodo di tempo ) può esprimersi in tal senso ? Cosa dicono di Barcellona gli stranieri – tra cui molti italiani – che ci vivono, ci lavorano, ci studiano ? Tutte quelle condizioni socio-politiche interne ed esterne che segnarono la Guerra civile spagnola sono sostanzialmente estranee ai fatti attuali e il richiamo al passato rappresenta una impropria, pericolosa citazione.
Per quel poco o pochissimo che so della cultura spagnola non mi pare che sia rilevante una cultura specificamente catalana. La lingua è parzialmente diversa ma in che senso questo può giustificare una secessione ? La totale estraneità della lingua basca alle lingue europee non ha impedito la pacificazione tra popolo basco e gli spagnoli e la fine del separatismo dell’ETA.
Si sa bene che la Catalogna ebbe un ruolo essenziale nella lotta contro Franco e il franchismo ma è lecito chiedersi se ciò e una sorta di propensione della Catalogna ad una deriva di tipo ( ? )anarchico sia uno specifico fattore politicamente rilevante.
Massimo Cacciari in una recente intervista ha osservato – a mio avviso giustamente anche se con un pizzico di vena polemica che è nella sua natura – che “ il popolo non esiste “ nel senso che tale concetto andrebbe sostituito da “ centro di interessi”, “ cultura “ etc , situazioni reali che giustificano in modo concretamente verificabile determinate scelte.
Quali sono gli interessi che muovono i secessionisti catalani ?
Dei Maroni e Zaia tutto si può dire salvo che non siano piuttosto espliciti. Vogliono più potere, più ricchezze a scapito della solidarietà che lega ( dovrebbe legare ) la polis.
Cosa vogliono i Catalani e, in generale, è pensabile nel giorno d’oggi da parte di chicchessia che il frazionamento e la divisione siano ricetta per affrontare le sfide del mondo attuale ?
La domanda è angosciante perché se non si sa bene dove si vuole arrivare si piomba in spirali pericolose e alla fine – piccolo o grande il conflitto che ne deriva – torna a proporsi lo straordinario verso del poeta Auden ( che fu barelliere nella guerra civile di Spagna nelle Brigate internazionali ): “ La storia ha esclamato ahimè ma non ha dato né aiuto né perdono “

5 pensieri su “Barcellona e dintorni

  1. E’ opportuno e interessante questo intervento di Giorgio Mannacio sulla questione Catalogna, che inizia valutando “la “secessione catalana“ esclusivamente nel suo profilo giuridico -formale (costituzionale)”, anche se, successivamente, pone i due problemi
    1)”Che cosa è –se lo è– la “catalognità“;
    2)Quali sono gli interessi che muovono i secessionisti catalani?
    Oltre il ricordo di vicende storiche, e il paragone con gli interessi espressi da Maroni e Zaia, che Mannacio ha proposto, voglio aggiungere una osservazione letta stamane in un articolo, che collega la rinuncia ieri alla proclamazione di indipendenza da parte di Puigdemont con il discorso di Draghi di proseguire nel tempo il QE – pur ridotto in quantità.
    Draghi e “i poteri veramente forti” starebbero cioè acquietando i moti centrifughi periferici nella UE. Del resto si è visto che l’indipendenza catalana l’avrebbe presto impoverita, con la fuga di importanti aziende.
    In una ampia considerazione storica bisogna inserire anche i nuovi importanti attori del presente.

  2. a Franco Romanò
    Quando un assassino sbaglia uccidendo A invece di B ( sua reale vittima ) i giuristi parlano di ABERRATIO ICTUS. Nel suo caso bisogna coniare il nuovo termine ABERRATIO BENEVOLENTIAE. Grazie dunque della sua favorevole nota.

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