Appunti politici (14): I neofascisti visti da vicino

I neofascisti visti da vicino. L’inchiesta di Raimo raggiunge la quotidianità del fenomeno. E permette di  tenere conto degli aspetti antropologici spesso rozzamente cancellati o trascurati da chi parla dei fenomeni sociali ambivalenti e controversi senza cogliere la complessità della storia e intenderne continuità e discontinuità. [E. A.]

Ritratto del neofascista da giovane 
di Christian Raimo, giornalista e scrittore
29 gennaio 2018 10.26

Stralci:

1.

Tra i libri assegnati per la formazione ci sono Il Capo di Cuib dello scrittore nazionalista romeno Corneliu Zelea Codreanu, che cominciò a fare politica proprio fondando un movimento studentesco, oppure Militia di Leon Degrelle. Due testi che sono una sorta di manuali di formazione spirituale-militare, scritti con uno stile marziale che può sembrare quasi parodico.

Valerio Renzi, che ha studiato l’avanzata delle destre a Roma e l’antropologia della politica giovanile, conferma l’immagine della setta: “Alcune organizzazioni come Forza nuova e CasaPound somigliano più a una setta che un partito, compresa l’iniziazione, l’inclusione o l’esclusione. La struttura elitaria crea una voglia di essere inclusi, e per farlo il movimento ti organizza tutti gli aspetti della vita”.

Elia Rosati parla di “santa teppa”, e ricorda che nel romanzo di formazione Nessun dolore di Domenico Di Tullio – avvocato di CasaPound – si racconta proprio la storia di amicizia tra due diciottenni di Blocco studentesco, uno dei quali finisce anche in carcere per non tradire il gruppo.

“Il fascismo del terzo millennio è vissuto come un’esperienza prerazionale, uno stile di vita capace di cogliere la ragione interiore delle persone e soddisfare il loro bisogno di identità”, scrive la docente di antropologia Maddalena Gretel Cammelli in Fascism as a style of life. “Violenza e morte sono rivendicate, eseguite e messe in atto come strumenti concreti per collegare il fascismo contemporaneo con le sue manifestazioni storiche”.

2.

Anche il ruolo delle donne all’interno del neofascismo giovanile è studiato. Dentro Lotta studentesca le donne non hanno il diritto di salutare con l’avambraccio, perché il saluto romano appartiene ai legionari, uomini e combattenti. Le donne devono curarli. Per Ls e Fn, inoltre, devono stare a casa. A dicembre, i volantini usati da alcuni militanti di Forza nuova a Carpi per una raccolta firme, dicevano: “Firmate per il reddito alle madri, in modo tale che ogni donna, scegliendo di fare la casalinga, percepisca 500 euro al mese”. Sulla pagina di Fn si precisa che il reddito alle madri sarebbe stanziato solo per quelle che accettano “di rimanere a casa invece che andare a lavorare”, e solo se sono italiane.

Le giovani di Ls non possono uscire per andare ad attacchinare, perché è pericoloso per le donne, “considerate inferiori rispetto agli uomini e inutili in caso di problemi o scontri con altri gruppi”, dice un militante di Ls.

Le militanti di Ls vengono educate al rifiuto del femminismo. Le femministe sono paragonate a “cagne (…) che chiedono di abortire o di diventare uomini”, si leggesu Ordine Futuro, rivista legata a Forza nuova. Il 18 novembre a Trieste alcuni militanti organizzano una manifestazione contro lo ius soli in contemporanea con quella contro la violenza sulle donne del movimento Non una di meno.

Due giorni prima, il vicesegretario nazionale di Forza nuova Giuseppe Provenzale ha scritto su Facebook un post sull’interruzione volontaria della gravidanza: “Il diritto all’omicidio/aborto non è mai ammissibile in linea di principio da chiunque affermi di essere un difensore della Patria”.

La nume tutelare del “femminismo” di Fn è Evita Perón. L’associazione Evita Peron è “un’associazione di donne che si rivolge alle donne”, si legge sul loro sito, “oggi troppo spesso private della loro identità a causa dei guasti devastanti prodotti dal ‘femminismo’, perché tornino a rivendicare il loro diritto ad essere madri del futuro della nostra società”. Scrive Provenzale:

Nasciamo per creare famiglie, non per vivere nella strada. Le militanti dovevano agire a fianco dei loro camerati ma affrontare le problematiche dello specifico femminile evitando assolutamente di correre il rischio di ‘mascolinizzarsi’. In politica la donna deve essere al fianco dell’uomo, ma senza mai permettergli di immischiarsi nei suoi affari.

L’estate scorsa a Catania, Forza nuova ha organizzato la prima colonia estiva Evita Peron: le educatrici insegnavano ai bambini il cromatismo ariano e spiegavano il significato dei tre colori nella bandiera nazista. Ogni bambino poteva dipingere la “bandiera della tradizione” sulla tela, come un’attività ludica.

Dentro Blocco studentesco il clima è un po’ diverso: la presenza delle ragazze è sempre minoritaria, i ruoli sono formalmente uguali. “Prima la politica era considerata un argomento riservato agli uomini, mentre ora non è così”, dice Clara, una militante romana. Le ragazze in sezione si occupano “della segreteria, perché siamo più predisposte, del doposcuola o della raccolta alimentare, ma tutte queste attività sono svolte anche dai ragazzi”, aggiunge. Non sono contrarie all’interruzione volontaria della gravidanza, ma Clara ritiene che “il femminismo abbia come prerequisito la sottomissione all’uomo da parte della ‘femmina’ che non vuole prendersi gli oneri e gli onori di essere donna”.

3.

il giornale della nuova destra. Si chiama Il Primato Nazionale e il suo direttore, Adriano Scianca, è l’instancabile divulgatore di alcuni concetti chiave per la nuova destra: dalla fine della destra e della sinistra teorizzata da Alain de Benoist in Populismo all’idea che il multiculturalismo possa portare al suicidio di una nazione come sostiene Éric Zemmour, passando per la minaccia della “grande sostituzione” sostenuta da Renaud Camus.

Riecheggiando quest’ultimo concetto, Scianca scrive in L’identità sacra:

Il popolo da eliminare è innanzitutto quello europeo, la cui stessa esistenza […] rappresenta il grande scandalo, il peccato storico da redimere. L’Europa […] agita ancora i sonni di chi aspetta da millenni di “chiudere” l’avventura storica dell’uomo, vedendo i suoi tentativi costantemente frustrati. Ed è da questa frustrazione che nasce il progetto più criminale mai concepito: il cambiamento di popolo.

Mischiato a complottismi tipo il piano Kalergi– che sostiene l’esistenza di un progetto ideato per sostituire la popolazione europea attraverso l’immigrazione africana e asiatica – il timore per la “grande sostituzione” è un’idea che fa presa sui ragazzi. Camus – pensatore di riferimento sia di Matteo Salvini sia di Marine Le Pen, oltre che dei movimenti neofascisti dell’Europa dell’est – è convinto che occorra resistere all’invasione dei popoli non europei. Ed è proprio su questa difesa che i neofascisti italiani, divisi su temi come l’aborto, ritrovano l’unità.

Sulla difesa identitaria, ma anche sull’antifascismo. Valerio Renzi si è fatto la stessa idea: “Un antifascismo svuotato di senso offre un bersaglio facile per l’antagonismo di maniera delle destre radicali”, dice. “I neofascisti riescono a presentarsi come un’alternativa, riusando simboli, nomi e miti del neonazismo: pensa a come viene citato Degrelle, un collaborazionista che ha scritto un pamphlet intitolato Adolf Hitler per 1000 anni!”.

1 pensiero su “Appunti politici (14): I neofascisti visti da vicino

  1. SEGNALAZIONE

    L’ALT-RIGHT DI SALVINI
    La strategia dei troll di destra
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    di Luigi Ambrosio e Roberto Maggioni
    Mercoledì 28 febbraio 2018 ore 17:49
    http://www.radiopopolare.it/2018/02/la-strategia-dei-troll-di-destra-estrema-kekistan-pepe-the-frog-lega-salvini-alt-right/

    Stralcio:

    Ma che cos’è l’alt-right italiana?

    “A questa domanda si possono dare molte risposte perché c’è il problema di tradurre un fenomeno nato altrove alle nostre coordinate” ci dice Alessandro Lolli, autore del libro La guerra dei meme, da poco uscito per Effequ.

    “Due diverse risposte le abbiamo date in momenti e luoghi diversi io e Vincenzo Marino, lui su Vice con questo articolo, io su Not qui. Per farla semplice -spiega Lolli- anche in Italia possiamo individuare una serie di pagine e gruppi che con modi molto differenti, talvolta incompatibili, propongono ideologia destrorsa in modo scherzoso e ironico, spesso avvalendosi di meme. Talvolta ricopiando gli stilemi dell’alt-right originale, talvolta discostandosene o persino ignorandoli del tutto. Ma rimane quell’atteggiamento di fondo che in Italia definiamo con una parola abbastanza precisa: la goliardia”.

    C’è un’ideologia comune a questi gruppi, a queste persone? Per Lolli “l’alt-right italiana, come quella statunitense, non è un partito o un movimento e di conseguenza non ha un programma comune. La loro ideologia però c’è, anche se è definita non tanto da ciò in cui credono quanto da ciò che odiano: “il politicamente corretto, il progressismo, il “buonismo” e tutti gli attori che ritengono colpevoli di promuovere questa visione del mondo, cioè femministe, migranti, persone lgbtq e generici “ometti” di sinistra, costantemente devirilizzati nel loro linguaggio comune”.

    Dicono i commentatori di destra: è tutto uno scherzo, trolling appunto.

    “È tutto uno scherzo è precisamente il trucco retorico che l’Alt-right americana ha usato per insieme imporsi e deresponsabilizzarsi a livello discorsivo” dice Alessanro Lolli. “Ormai esistono prove a non finire che svelano le reali intenzioni che muovono certa goliardia e nel 2018, dopo tutto quello che è successo, occorre essere ingenui o in malafede per credere ancora alla versione dello scherzo. In casi come questo poi, in cui la verità è sotto la luce del sole, escluderei l’ingenuità”.

    Alla pubblicazione del pezzo di sabato sono seguiti un fuoco di fila di articoli e interventi sui social per cercare di far passare la storia degli sprovveduti che sarebbero caduti nella trappola.

    Quello che i gruppi e gli organi di stampa vogliono provare a screditare è la descrizione che da tempo Radio Popolare fa della Lega di Salvini: il partito che è diventato il punto di riferimento più importante della destra estrema in Italia.

    A pochi giorni dal voto, Salvini ha incassato una promessa di appoggio dai fascisti di CasaPound. “Se c’è la possibilità di fare un governo sovranista che ci porta fuori dall’Euro e fuori dall’Unione Europea e che blocca l’immigrazione, con Salvini presidente e Bagnai ministro dell’Economia, siamo pronti a sostenerlo” ha affermato il capo di Casapound, Simone Di Stefano.

    In una intervista a ‘La Stampa‘ Salvini, alla domanda “Il sostegno di Casapound lo accetta o no?” ha risposto: “Se saranno in Parlamento, sarò disposto a parlare con tutti”

    I rapporti tra la Lega e l’estrema destra sono ormai di lunga data e Radio Popolare li ha svelati per prima.

    Fin dal maggio 2016 denunciammo i legami con Lealtà e Azione, la candidatura del militante di LeA Stefano Pavesi con la Lega.

    “Con le campagne contro le bandiere del Kekistan la sinistra ha raggiunto il culmine del ridicolo” scrive la Lega in un comunicato pubblicato da Il Giornale.

    Bene, abbiamo una notizia: confermiamo tutto. Domenica in piazza con la Lega c’erano gli amici neri di Matteo Salvini.

    E tanto rumore di troll serve per tentare di nascondere il cuore della questione: la mutazione antropologica della Lega.

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