“Obscurandum” e tre spartiti di musica contemporanea

 

di Fabio Strinati

Poter scorgere l’Assoluto ( o fine supremo )
dentro “ un noi “, ch’è richiamo verus
in un oscuro barlume a volte,
birifrazione del nostro pensiero
tutt’altro che mera parvenza.
Anziché avvertire dentro,
come una scienza
in stato di burbero zelo, in sé,
au-delà di un’anima
com’essa al di fuori si mostra,
gli occhi del tragitto sulla strada
della conoscenza.

L’attimo, spiraglio vero e vario
che in noi si manifesta
come resultato molteplice d’idea.
L’attimo che si dilegua,
che sfuma in un baleno certo
nell’incertezza della scelta,
o poter capire il laudator tèmporis acti se puero
come al volgere di uno spasimo lontano.

Siamo invischiati dentro un’ora di tempo
e giacché vita si mostra nell’istante
in cui viene sottratta l’aria al suo bavaglio,
pensiamo alla percezione o illusione
di cosa senilità ci dica piangendo
avvolta in lacrime di pioggia.
Siamo i nostri ricordi:
materia conchiusa in una frase
che nell’immediato, spesso si sfarina
ma che nel sapido pensare assòlve,
il suo compito ch’è quidditate ( in parte )
di un atlante che si modifica
senza scegliere la scelta.

Siamo anche noi riflessi in uno specchio,
in tal guisa,
un oggetto che dicesi bianco
poiché alle cateratte, spesso l’ombra
come briciola o maceria
che vi si manifesta: siamo molti e singolari!
Mai inessenziali, nemmeno quando
abstractio – onis,
procede priva della sua intelaiatura
in un decorrere di spazio senza tempo
né misura. Pensiamo,
all’estrinsecazione chirurgica d’un pensiero
ché universale! Un io riflesso in sé,
che vive e scompare prima nel suo interno,
dipoi quasi estraneo al suo passaggio
sulle tante rive parallele,
che tra fuori e dentro sempre
un sollécito permane.

Poter vedere oltre l’apparenza,
come sete s’aggrappa forte in gola,
e sulle pareti, scivolano pensieri
rinchiusi ( alienati ) ma da un didentro mentale,
ampliamente generati…. Poter vivere, ovverosìa,
l’omonìmia di se stessi che pian piano
si prosciuga sottotraccia, oppure, scindersi
generando ombre eguali, come goccioline
di condensa assomigliano al quadrato
e alla radice nella scossa della forma:
eccola, l’elettricità!

Siamo l’esito di una manna tangibile. Frutto,
acerbo ed insoave è così l’uomo,
che della sua esistenza persino disapprova!
L’uomo viziato, momentaneo,
che asseconda il suo prurito
quando luce abbonda e lo acceca,
quando per paradosso, si nasconde alla rinfusa
o per dappocàggine voluta, necrotizza
il suo nido, dapprima disertificato.
L’esito come prima scelta: e l’ingegno, pavido,
all’oscuro di tutto ma non dalla supèrbia
che se attecchisce terra, non sarà negletta
né facilmente sradicabile.

Il momento è a volte resupinus, giace e poi,
si sbroglia allorché pensiero d’anguilla
rapido s’insinua. Inedita l’idea è avvoltolata
all’ombra di se stessa, come il serpente contorto
lento si srotola appiattato, frutto del guizzo
suo pensiero capitanio, scintilla riposta
nel suo schizzo condottiero. Momentum,
frazione remuneratoria che da una lenza
vi deriva, come ogni sentimento
risorge e si risveglia privo di vergogna,
seppur vive internato nel suo lume di vita,
vive a sua volta ai bordi di un palato fine.
L’esito che dà certezze sempre, della battaglia,
l’unica che regna eterna dove il mondo
si nutre di una guerra spesso ringuainata ( riciclata ),
è soltanto l’amore, che vi potrà subvenire.

Mera e benevola è la volontà di agire,
quando resolutezza
ha padronanza dei suoi mezzi, agévoli, snelli,
durévoli nel tempo destinati a rallegrarsi,
qualsivoglia timbro e tonalità, o colorito
dell’istante che sembra talora latitare,
come per taluni, l’inanità della misologia
riposta con sapienza nel Fedone.
Cosa possiamo disconoscere
senza comprensione, se non l’ammirazione
per il dubbio dove con certezza de intro
vi risiede la verità o il suo indubbio benessere?
Cos’è veramente irriconoscibile
se non l’idea quando si sforma a causa
di qualsiasi inclinazione?

Momenti come giusta ispirazione. Fatti,
che compiono un tragitto per dovere,
che incidono, pur assottigliandosi a mano a mano
nel momento in cui pure l’albatro con la podràga,
riesce ad alzarsi in volo col peso dell’autopalpazione.
Volontà intesa come corollarium
assortito di pace e sofferenza. Attingere dal pratico
o per pretesa di cognoscere l’astuzia,
come preludio o ciò che debba dirsi giusto,
il faro del cavillo, o l’apotheosis della scelta.

Poter vedere l’inconveniente
dietro al suono di una eco, col pensiero mordace
di far risuonare la campana alla domenica
o poter capire cosa ci sia dietro un epigramma
finché al di là del verso, si celi un’ombra
saggia e letterata come in un partèrre
di odori ringalluzziti dagli elogi.
Poter capire la lìbera pazienza:
sentire oltre la dogana, aquile libere
volare fra il letargo di una folla
e lo spiraglio seppur sibarìtico,
di un risveglio nell’aria o il cadere
di una ghianda.

Siamo come in mezzadria,
l’altra metà o la prima scelta; vino di Falerno
o l’antico Abbuoto ( quest’ultimo
per festeggiar la morte di Cleopatra ) ,
che di color rosato si tinge
e col passar del tempo, pure la morte
invecchia e mai che si stranisce!
Siamo soliti pensare all’aldilà come a un luogo
di anime che vivono ignare
di un mutare fisico a causa dell’infrolliménto.
Pensiamo all’abbellimento di un colore
scuro in viso, come monetato, o per noncuranza,
un posto doppio deplorevole e troppo
presto sotterrato!

 

Spartiti

 

 

 

 

 

Fabio Strinati ( San Severino Marche 1983 ) Poeta, scrittore, aforista, pianista e compositore. Nasce a San Severino Marche e vive ad Esanatoglia, un paese della provincia di Macerata. Molto importante per la sua formazione musicale l’incontro con il pianista Fabrizio Ottaviucci, grande pianista ed interprete della musica contemporanea. Strinati è presente in diverse riviste ed antologie letterarie. Sue poesie sono state tradotte in romeno e in spagnolo. È inoltre il direttore della collana poesia per Il Foglio Letterario e cura una rubrica poetica dal nome Retroscena, proprio sulla Rivista mensile del Foglio Letterario.

Pubblicazioni:

2014 Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il ritmo. Il Foglio Letterario
2015 Un’allodola ai bordi del pozzo. Il Foglio Letterario
2016 Dal proprio nido alla vita. Il Foglio Letterario
2017 Al di sopra di un uomo. Il Foglio Letterario
2017 Periodo di transizione. Bibliotheca Universalis Bucarest
2017 Aforismi scelti Vol.2 Il Foglio Letterario
2018 L’esigenza del silenzio Con Michela Zanarella. Le Mezzelane Casa Editrice.

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