Analisi della sconfitta

di Alessandro Scuro

Ad accomunare Fourier e Isou è soprattutto il reciproco fallimento, l’insuccesso delle loro idee, coltivato in vita con tanto ardore da lasciare poche speranze, al momento, di successi postumi. Molteplici sono gli aspetti di entrambi i sistemi che lasciano adito a perplessità, e varie le ragioni della loro limitata diffusione, ma, al di là della loro stravaganza oggi come allora lo scetticismo sembra trovare comunque giustificazioni valide a partire dalle premesse. Ambedue si dimostrarono poco disposti al dialogo, rifiutando qualsiasi emendamento, variante o adeguamento delle loro teorie, e considerando superflua, quando non dannosa ai loro fini, ogni applicazione parziale dei loro metodi. Il successo delle loro teorie e gli stravolgimenti che la loro introduzione avrebbe dovuto generare dipendevano dall’adozione integrale delle loro misure, e qualsiasi accostamento a precursori o prosecutori della loro opera veniva smentito e considerato come un’offesa al loro genio. Tanto Fourier come Isou si consideravano gli scopritori di qualcosa già insito e da sempre presente nella natura umana, intuìto, parzialmente svelato, ma mai prima di allora interamente rivelato, compreso e sistematizzato. Entrambi si prodigarono in esplicazioni dettagliate, confutazioni, e dimostrazioni atte a contrastare l’ignoranza e l’incomprensione con le quali le loro idee venivano accolte; poiché prima di poter assistere agli stravolgimenti e alle straordinarie trasformazioni promesse dai loro metodi, si sarebbe resa necessaria l’introduzione massiva di una nuova sensibilità, una maniera inedita e insospettabile di percezione ed interazione, fondata su valori inesistenti o tenuti fino al momento in scarsa considerazione, quando non apertamente osteggiati.
Le condizioni preliminari dipendevano pertanto da un’opera di divulgazione e persuasione, necessaria per diffondere e renderle appetibili le loro ragioni al maggior numero di persone possibili, con l’auspicio di coinvolgere la popolazione dell’intero globo. Coscienti fin dal principio della fatica che avrebbero dovuto compiere e degli ostacoli che avrebbero incontrato per arrivare a introdurre le loro idee, si lamentarono in numerose occasioni dell’enorme disparità che intercorreva tra lo stato d’avanzamento delle loro ricerche e la loro insignificante influenza, lo stadio preliminare della loro diffusione, che li costringeva a dedicare molto più tempo del necessario precisare, giustificare, semplificare e riformulare continuamente, in base ai possibili interlocutori, i fondamenti della propria teoria. Va detto che altrettanto tempo impiegarono nel recriminare e manifestare il proprio rancore non solo ai loro detrattori, ma a chiunque dimostrasse indifferenza per i loro disperati e minacciosi appelli.
Fourier si prodigò nella produzione di prospetti informativi e pubblicitari, i cui toni non si discostavano troppo da quelli dei chiromanti o dei commercianti di elisir di lunga vita; la sua opera di persuasione non risparmiò nemmeno i potenti dell’epoca – primo fra tutti Napoleone – ai quali rivolse perplessità, premonizioni, consigli e minacce, in una corrispondenza unilaterale. Famosa rimane la sua lettera al Giudice Supremo, nella quale espose, con una chiaroveggenza allarmante, l’evoluzione dei rapporti di forza delle potenze europee dell’epoca. Dal canto suo Isou, sin dal suo arrivo nella capitale francese dalla Romania natale, tentò di entrare in contatto con i circoli artistici ed intellettuali parigini senza grande esito, se si esclude la pubblicazione nel 1947 dei suoi primi scritti chez Gallimard. Entrambi riuscirono a pubblicare i propri trattati pagandoli di tasca propria o, nelle maggior parte dei casi, facendo conto sulle risorse dei loro accoliti.
Tanto il primo come il secondo rifiutarono qualsiasi tipo di affiliazione alle scuole di pensiero esistenti, che non perderono occasione di criticare aspramente, di vilipendere ed insultare nei loro interventi e, seppur circondati dai rispettivi discepoli, non seppero generare una discendenza capace, aldilà della divulgazione e dell’emulazione delle loro opere, di alimentare con nuova linfa le loro idee. L’emarginazione e la solitudine nella quale si mossero (ingrato destino per coloro che si presentavano come i profeti di un amore universale) non furono soltanto la conseguenza delle loro idee e dei loro atteggiamenti, ma rappresentano al tempo stesso la loro causa prima. L’opera di entrambi esprime il disagio di due personalità inadeguate alle prospettive dell’epoca nella quale vissero, incapaci di adeguarsi al destino che la società gli aveva riservato e di trovare alternative valide tra quelle esistenti. Questo li portò a concepire cosmogonie dettagliate, universi a misura delle loro ambizioni, dei sogni ad occhi aperti nei quali sarebbero stati disposti ad accogliere chiunque si fosse dimostrato intenzionato a costruire un’umanità nuova sulla polvere delle macerie di una civiltà desueta e inadatta a i fini umani.
Fourier proclamava la nullità di ogni filosofia al cospetto della sua teoria che avrebbe condannato all’oblio i volumi accumulati durante i secoli nelle biblioteche; Isou, nel primo e unico numero della Dittatura lettrista (nome poco avvincente per i lettori dell’immediato dopoguerra) paragonava l’avvento del lettrismo all’esplosione dell’atomica, per gli effetti devastanti che la sua introduzione dirompente avrebbe avuto sulla civiltà esistente. Tanto uno come l’altro si proponevano come i sovvertitori della civiltà, figure profetiche il cui verbo avrebbe spazzato via per sempre tutto quel che appariva usuale, sensato ragionevole ed inevitabile, sostituendolo con una concezione inedita ed inusitata dell’uomo, della sua realtà e dei suoi destini; ma i loro schiamazzi e le loro arringhe non hanno fatto registrare nessuna scossa ai sismografi del sistema che intendevano abbattere e che, noncurante dei loro strepiti li ha da tempo rinchiusi nel dimenticatoio, dopo averli vessati, ignorati ed estromessi in vita.
Fourier e Isou abitarono il mondo in due epoche distanti, differenti, ma altrettanto cruciali della storia della modernità. Il primo fu contemporaneo della rivoluzione francese, mentre Isou arrivò a Parigi nell’estate del 1945, attraversando un’Europa che mostrava ancora aperte le ferite della seconda guerra mondiale. Entrambi maturarono le proprie idee in contesti in cui ogni possibilità si offriva disponibile, ogni abitudine distrutta, ogni cosa da ricostruire. Fourier, Isou concepirono certamente le loro creazioni in reazione al contesto nel quale si trovarono a vivere e ad avvenimenti che condizionarono la loro esistenza, e da lì provengono il loro ragionamenti, ma l’atteggiamento orgoglioso e presuntuoso che le contraddistingue, che può apparire infantile e capriccioso in epoche in cui non era ammessa imparzialità, cela ragioni più profonde e corrisponde a un una ricerca di soluzioni esistenziali indefinibili secondo i canoni conosciuti ed ammessi. Entrambi vissero probabilmente al di sotto delle proprie possibilità, rinunciando loro malgrado alla fama ambita e a veder realizzati i propri progetti; ma la tenacia con la quale, nonostante ciò, non smisero mai di credere nelle proprie convinzioni, deriva dalla loro capacità di estraniarsi, di estromettersi volontariamente dalla civiltà che aborrivano e nella quale si sono garantiti fino ad oggi il termine di inclassificabili. È questa eterna ambiguità, che conferisce ancor oggi alle loro idee la vitalità e la fertilità delle quali non hanno mai smesso di godere e godranno, fino a quando non apparirà normale, naturale, quello che oggi con scandalo manifestano o sottintendono. Rimane questo per ora il loro più grande successo nell’attesa del momento in cui le condizioni saranno mature per la fruizione immediata di un lusso universale senza limiti né limitazioni. Dietro a quei sogni primitivi a quelle utopie arcaiche ci sono universi di godimento, un’umanità libera dal tirannia dei pochi e affrancata dalla dittatura dei molti, dotata di una ragione autonoma, di una logica indifferente a qualsiasi imposizione al di fuori delle passioni, delle aspirazioni e di un istinto di conoscenza e sperimentazione mai pago.

2 pensieri su “Analisi della sconfitta

  1. SEGNALAZIONE

    Fourier citato di striscio qui:

    Guerre spaziali
    10 aprile 2018 di Daniele Balicco | 1 commento
    di Mario Pezzella

    http://www.leparoleelecose.it/?p=31877#more-31877

    lo spazio stesso si espande a una dimensione informatica, che si sovrappone a quella concreta, annullando “le distanze mediante la istantaneità dell’informazione” (96) e creando forme di comunicazione e di trasmissione del pensiero in cui la distanza materiale sembra abolita. La tensione utopica e “fourierista” implicita in queste trasformazioni, si scontra però col suo recupero in chiave strettamente finanziaria da parte del capitale.

  2. …Alessandro Scuro ci riporta ancora una volta alle vite e alle teorie di Fourier e di Isou, che hanno molti tratti comuni. Teorie che prevedono una diversa organizzazione della società, basata “…(sull)’introduzione massiva di una nuova sensibilità” tra gli esseri umani, in grado di aspirare alla realizzazione dell’amore e della felicità universali…Credo che Fourier e Isou pensassero molte cose giuste ed auspicabili, e andrebbero approfonditi i loro stili di vita, sicuramente troppo avanti rispetto ai tempi…Avevano poco tatto e diplomazia, come spesso le persone geniali, comunque convincere il prossimo a rinunciare allo “zoccolo duro” dell’individualismo, che pure promette felicità, di ti tipo egoistico s’intende, penso che sia un passo molto arduo… Rimodellare le menti a fine di bene come fossero di creta, mi viene il dubbio: è giusto? soprattutto, è possibile? o c’è un seme del male inestirpabile in noi? Oppure ancora: vista la nota chiaroveggenza degli autori in questione, la realizzazione di una armoniosa convivenza universale potrebbe essere solo una questione di tempi lunghi o di qualche inaspettata variazione del nostro dna…Certo i venti di guerra che spirano oggi sul pianeta sono i più minacciosi di sempre…

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