Città dell’Accoglienza

 

 

di Marisa Salabelle

Il veleno che ci ammorba si espande ogni giorno di più. Sui media uomini politici, personaggi pubblici e persone comuni approfittano della facoltà, che i social media offrono a tutti, di dire la propria su qualsiasi argomento, per fare a chi la spara più grossa. Dopo che un uovo lanciato dal finestrino di un’auto ha lesionato la cornea di Daisy Osakue, i commenti più insensati si sono sprecati. È stato un gesto razzista, no, non lo è stato; gli aggressori hanno sbagliato bersaglio, Daisy è italiana, è una campionessa di atletica, conosce l’inno di Mameli (in caso contrario, ça va sans dire, il lancio dell’uovo sarebbe stato giustificato). Non è razzismo lanciare uova contro una ragazza nera, anzi, lo è se il lanciatore è figlio di un consigliere PD: oh, goduria! A proposito di padri e figli, saltano fuori voci preoccupanti sulla famiglia di Daisy: eh, ma se i genitori non sono esattamente persone specchiate, allora se lo meritava, quell’uovo nell’occhio! E i leghisti che baciano le uova e se le bevono, cosa vogliono dirci? Che tirare uova addosso alla gente è ben fatto? Che siccome (peccati di gioventù) l’ha fatto anche Salvini, allora è diventato un nobile gesto? O non si saranno bevuti il cervello, piuttosto che l’ovetto?
Ma voglio dire due parole su qualcosa che conosco un po’ meglio, e cioè su quanto è accaduto a Pistoia pochi giorni fa. I fatti sono noti: la sera del 2 agosto, verso le 22.30, un giovane gambiano, ospite del CAS di Vicofaro (Pistoia), stava facendo jogging nei pressi della parrocchia. Alcuni giovani italiani lo hanno insultato e hanno sparato verso di lui dei colpi di pistola, senza peraltro colpirlo. Il giovane ha trovato un bossolo che è stato identificato come proveniente da una scacciacani. Il parroco, Massimo Biancalani, da un anno bersaglio di attacchi per la sua azione di ospitalità verso i migranti, ha denunciato il fatto e attualmente sono in corso indagini.
Le reazioni dei pistoiesi sui media sono deliranti. Non tutti i pistoiesi, chiaramente, ma neanche una tanto piccola minoranza. Innanzitutto si mettono in dubbio i fatti. Spari? Quali spari? Chi li ha sentiti? Chi può portare le prove? Chi era presente? Sebbene molte famiglie nel vicinato abbiano sentito i colpi, sebbene anche nei locali della parrocchia siano stati avvertiti, sebbene la vittima abbia testimoniato e prodotto, per giunta, un bossolo, sebbene ci sia stata una denuncia e la Questura abbia avviato le indagini, sebbene tutti i giornali e i TG ne parlino, ci sono dei pistoiesi (tra i quali, vorrei sottolineare, almeno un consigliere comunale) che dubitano che i fatti siano accaduti. Spari! Sarà stato un petardo, o una porta che sbatteva, o un ubriaco che prendeva a calci un cassonetto della spazzatura… Sarà stato quel furbo di don Biancalani, che si è inventato la notizia, tanto per far parlar di sé un altro po’. In ogni caso la colpa è sua, perché ci ha stufato con tutto questo occuparsi dei negri (chi usa questa parola la rivendica con forza, perché è questo che sono, negri) e non degli italiani. Per forza questi ultimi si rompono i coglioni! Gli amici di don Biancalani hanno un bel dire che in parrocchia hanno trovato ospitalità anche parecchi pistoiesi doc in condizioni di disagio: è un discorso che non attacca. I pistoiesi son furbi, non ci credono a queste baggianate.
Metti caso che un Pistoiese vada al pronto soccorso per una qualche necessità e si trovi preceduto da trenta negri: non è inaccettabile? Metti caso che un Pistoiese (sempre maiuscolo nel testo) vada a farsi una passeggiata in Piazza d’Armi e si trovi circondato da decine di negri… Metti caso che quel ragazzo non stesse affatto facendo jogging ma spacciando droga… E così avanti, senza uno straccio di prova, senza vergogna, senza pudore. Pistoia, città dell’Accoglienza. Pistoia, capitale della Cultura 2017.

5 pensieri su “Città dell’Accoglienza

  1. DA POLISCRITTURE FB A POLISCRITTURE SITO

    Cristiana Fischer

    Mi ricorda i manifesti che le Autorità affiggevano ai muri milanesi agli inizi degli anni ’70 a ogni nuova sparatoria, uccisione, attentato: deploriamo, condanniamo, manifestiamo… Declamazioni di impotenza.
    Intanto, da una parte qualcuno si organizzava per l’azione, da un’altra -dov’ero io- maturava un cambiamento dal fondo della vita materiale, con la politica delle donne – e al seguito i pensatori della biopolitica. (Prego collegare il femminismo di allora e di oggi con l’Affare della prostituzione gestita dalla mafia nigeriana, che trova una mostruosa alleanza nella CGIL che considera la prostituzione un “lavoro”!)
    Importante, ora come allora, è individuare il nemico, che non sono i parolai fegatosi della piccola posta dei giornali e dei social, che non sono neppure la manovalanza -oggi molto più scarsa di ieri- che passa all’azione con pistolettate e scoppi, ma…
    Ecco, chi è che sta dirigendo la situazione esacerbando la contraddizione sociale?
    Anche allora si ammorbidì la conflittualità con l’eroina agli “oggettivi” ribelli, rendendoli deboli, compatibili, e perduti. Oggi un’analoga strategia pietista segrega un piccolo ceto medio nei suoi buoni pensieri che lottano, con disperate parole, contro la crudeltà della situazione, attribuendo colpe morali con cui liberare il proprio cuore, e anche la mente!
    Invito chi ragiona a liberarsi da un impotente moralismo che assolve se stesso accusando un altro immoralista!
    Il nemico per oggi è la GDO (la grande distribuzione organizzata), il nemico sono i gruppi che gestiscono i traffici migranti, il nemico è chi distrugge gli stati del sudmediterraneo, il nemico è la Ue che scatena la concorrenza sleale tra gli stati membri. I neri guidati dall’USB lo sanno. Riportare tutto al lavoro è il primo e fondamentale passo da fare.

    1. Buffo che il semplice commento di una comune cittadina, semplicemente schifata da certi comportamenti e da certe parole, venga paragonato ai comunicati delle Autorità… primo, non sono un’autorità ma una modesta professoressa in pensione; secondo, non deploro, auspico né declamo. Terzo, e più importante, non sono e non mi sento “buonista” né “pietista”. Non mi sento una persona “di buoni sentimenti”, non sfoggio un “impotente moralismo” e soprattutto non “assolvo me stessa”.

  2. SELEZIONE DALLA PAGINA FB DI LUCA FERRIERI
    (https://www.facebook.com/lucaferrieri/posts/10156623616074275)

    1.
    Lanciato il manifesto “Inclusione per una società aperta”
    http://www.martabonafoni.it/news/lanciato-il-manifesto-inclusione-per-una-societa-aperta/

    2.
    Cristiana Fischer
    ho appena incontrato un post di Alessandro Visalli che rimanda a
    Migranti/Dilaga l’appellite, ultima moda salva-coscienze
    http://www.fondazionehume.it/politica/dilaga-l-appellite/#more-11599

    3.

    Luca Ferrieri
    Non ho una particolare fiducia negli appelli, ho citato questo perché è nato all’interno e si rivolge alla comunità degli amministratori locali e poi perché rompe un precedente silenzio istituzionale sulle aggressioni di stampo razzista e fascista che imperversano in questi giorni, frutto anche di una “narrazione distorta sta portando a un imbarbarimento della nostra società”. Meglio quindi, anche se fossero inutili, che imperversino gli appelli. Non condivido l’intervento di Ricolfi, perché attribuisce agli “appellanti” un taglio manicheo (Bene/Male) che è solo nella sua testa: non è che chi protesta contro aggressioni, respingimenti in mare, chiusura dei porti, omissioni di soccorso, ecc. pensa che tutto il bene stia da una parte e tutto il male dall’altra. Mi sembra si preoccupi soprattutto di soccorrere i più deboli e di contrastare i discorsi d’odio e le false rappresentazioni della realtà (“invasione”, “sostituzione” ecc.), con tutte le loro nefaste conseguenze. Ma anche fosse vero che la scelta sia tra “due mali diversi”, come dice Ricolfi, penso che questo sia proprio il momento di non metterli nello stesso fascio.

    4.
    Cristiana Fischer a Luca Ferrieri
    Gli amministratori locali di fatto sono coloro che accolgono e integrano, questo succede anche nei paesini appenninici che pratico. L’appello però non ha solo questo carattere etico-pratico. L’appello sta da una delle due parti di cui scrive Ricolfi dato che conclude con “l’obiettivo di opporci fattivamente alla deriva sovranista e xenofoba che sta investendo il nostro paese”.
    Una delle due opzioni richiamate da Ricolfi, quella della chiusura, sarebbe dunque “deriva sovranista e xenofoba”: quindi non è nella sua testa il taglio manicheo bene/male ma nell’appello stesso.
    Il senso della nota di R. è invece che la tragicità è propria di tutte e due le posizioni, della chisura e dell’apertura, è inutile che io ripeta qual è il male proprio di ognuna delle due.
    Ci sono situazioni oggettive in cui la scelta non garantisce niente, l’errore e la tragedia ne fanno parte comunque. E’ un dramma per tutti, non ci sono più buoni di altri e nemmeno più cattivi. Fare tutto quello che si può, come scrivono gli amministratori, non può cancellare gli aspetti rischiosi che l’accoglienza comporta.

    5.
    Luca Ferrieri
    La tragicità della storia (un banco di macello, diceva Hegel) non può essere un alibi per non distinguere. Anzi, vale il contrario. Come diceva Calvino, “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” Fare questa ricerca, e schierarsi, con spirito dubitativo, con mente aperta e generosa, non significa affermare che tutto il bene stia da una parte e tutto il male dall’altra. Così come chi la fa, o cerca di farla, non si candida per questo a “Maestro del bene”. Questi sono argomenti caricaturali, tipici di chi non ne ha altri.

    6.
    Cristiana Fischer
    quali sono gli argomenti caricaturali? non è mica chiaro sai, da quanto hai scritto

    7.
    Luca Ferrieri
    Quelli, appunto, di chi accusa i firmatari, gli “accoglienti”, naturalmente “buonisti”, di ergersi a “Maestri del bene” (es.: Ricolfi, Mastrocola ecc.). Argomenti tra l’altro facilmente rovesciabili, e anche questo senza alcun profitto, visto che non hanno molto a che fare con i contenuti, ma solo con la volontà di colpire l’immagine dei contendenti/dissenzienti.

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