Il corpetto e i genitori

 
di    Arnaldo Éderle
  
 La sorella stava ferma davanti
 allo specchio della camera si girava
 con calma ammirava la ruota della
 gonna colorata la gonna dell’abito
 della gran festa,
 intanto si accarezzava il corpetto.
 Chiese alla sorellina se era bello se
 le stava bene. Rispose sì soltanto sì
 e si voltò nel suo letto per aiutare
 il sonno a prenderla e portarla con sé.
   Era la sorella leggera e spensierata,
 non piaceva alla sorellina, vuota
 vanesia così la giudicava ma con il suo
 piccolo cervello, neanche lei sapeva
 quanto il suo giudizio fosse giusto,
 ma già si stava addormentando palpebre
 a mezz’asta respiro lungo
 ma non dormiva.
 Dalla cucina la tromba del padre e
 l’aspro cinguettare della madre
 alterni alterchi rumorosi e fitti
 quei certi rumori di battaglia qualche
 puntata di vittoria di qua e di là.
 Era un duello.
  
  
 Si ritrovò spogliata con le gambe
 piegate sotto le coperte il lenzuolo
 al mento ma la testa sveglia ancora
 ragionava.
 Non c’erano più figure né voci nel suo
 cervellino solo un susseguirsi di pensieri
 astratti ragionamenti d’una adolescente
 ma seri da grande da donna formata
 una sfilza lunga di argomenti e sfumature
 un pensare pieno di dubbi e di paure.
  
  
 Una serie di punti di domanda dividevano
 i pensieri li facevano importanti
 la sua testa navigava in vere e proprie
 inquietudini in sgomenti quasi, in
 sospensioni di giudizio e in accuse
 in rimproveri da grande verso i suoi
 genitori che vedeva e assorbiva
 quasi come larve sonanti come campanelli
 aggressivi e senza giudizio.
 Le sue osservazioni la tenevano semi
 sveglia, solo il cervello funzionava
 come una macchina pensante attenta.
  
  
 Quello che non riusciva a capire
 era la loro caparbietà il loro rancore
 l’uno verso l’altra che però era pronto
 alla pace subito dopo la furia
 la battaglia nella resa reciproca
 nella pace della famiglia dell’alta
 istituzione del non si può.
 Il suo bel cervellino non sapeva dove
 rifugiarsi per non cadere in
 quell’orribile disappunto in quella
 terribile ammissione di pochezza
 e di strana inimicizia.
 Poi la forza del ragionare piano
 piano le mancò.
 E subito si trovò presa
 da una specie di sogno una
 visione. Un baluginare di luci
 scintillanti provenienti non dalla
 luce del sole ma dall’acqua
 l’acqua della Giudecca, da Giuda
 pensava e non sapeva da dove le venisse
 quel connubio, ma le apparve
 nella sua piccola mente come un
 lampo una folgorazione.
 Passavano i minuti intanto, passavano
 e la tenevano lì intrappolata
 in quella strana maniera né addormentata
 né sveglia.
  
 Uno strano continuo muoversi nella
 stanza dei pensieri senza alcuna
 difesa senza riparo senza voglia
 di sfuggire preda della grande
 immaginazione che l’aveva catturata
 cinque dieci minuti prima quando
 sembrava che il bravo sonno stesse
 per prenderla.
 Le trappole dei suoi genitori e il bel
 corpetto della sorella l’avevano vessata
 qualche attimo fa. Ora però non era
 più quello stato semi-doloroso
 pieno dei dubbi che la tormentavano
 colmo di lacrime inespresse e di
 serie recriminazioni per la sua
 solitudine contornata da ipocrisie
 e da finti affetti, ora era davvero sola.
  
  
 La Giudecca, l’aveva sempre connessa
 al nome di Giuda ma non ne sapeva il perché.
 La voce della sorella maggiore la raggiunse
 ancora ma non la comprese né aveva
 voglia di ascoltarla. Udì il click del
 suo abat-jour.
 Fu proiettata in un’immagine
 annebbiata ma abbastanza luminosa.
 V’era uno strano risplendere d’acque
 era una fascia di mare che vedeva da
 una casa antica come altre lì intorno
 vecchi consumati intonaci di vari colori.
  
 E udì la sua voce chiamare all’interno
 della sua finestra dove stava affacciata,
 sua nonna come fosse sua madre. 
  
  
 

2 pensieri su “Il corpetto e i genitori

  1. …un’adolescente prende atto della cruda realtà del suo mondo familiare: l’insipienza della sorella e dei genitori, l’ipocrisia come stile di vita e il suo sentirsi del tutto sola…Ma lo puo’ fare solo in uno stato di dormiveglia , affrontando anche un vago senso di tradimento e di colpa…Girandole di pensieri e di immagini piene di sofferenza accompagnano la ragazza verso il sonno e i sogni, dove una casa di fronte al mare si sgretola ma si puo’ ancora chiedere aiuto a una vecchia antenata…Arnaldo Ederle riesce a descrivere poeticamente molto bene questi passaggi nell’ animo di una giovane donna

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