5 pensieri su “Sbratto 2: settembre -dicembre 2017

  1. Nella breve introduzione agli appunti, il rapporto tra io e noi ha lasciato un tema più vecchio “questo ‘noi’ erede di una sinistra sbriciolata, confusa e balbettante che faticosamente cerca di ridefinirsi”.
    L’io noi è mantenuto in opposizione, in questi termini:
    1. rapporto tra due “entità“, ontologicamente fondate, che si distanziano o si avvicinano;
    2. o, estremizzata in versione patologica, opposizione tra solipsismo e con-fusione in noi massa o noi élite (forse agita dalla mistica, o dal gregarismo).
    Ma, ecco l’intenzione narrativa: nel montaggio un décalage di registro, dalla impostazione riflessiva agli appunti, definiti “ingombranti”, come materiale grezzo, eppure definitivo. Utilizzati “di rado”: a tempo perso? Come i sogni riferiti?
    Negli appunti soprattutto rapporti tra io e tu. Di io con me stesso. Difficoltà esposte nelle relazioni (letterarie) tra i “pari”. La quotidianità fastidiosa (la riassumo solo con i sostantivi impiegati): “materialità, ritualità, limiti, reale-quotidiano, sconfitta, invecchiamento, solitudine, pensieri-di-morte”.
    Io non vivo in città, vivo in isolamento con mio marito in un bosco in collina. Che appunti scriverei? Invece scrivo (discuto, apprezzo: mostro attaccamento) ad altre e altri. Considerando che, come diceva Carla Lonzi, è già politica.

  2. …nella narrazione di Ennio mi colpiscono i pensieri ” laterali” “…cosa stanno facendo adesso i terremotati in Messico?”, cioè quelle domande o osservazioni che avvicinano, allontanano, completano una visione che passa dall’io al noi e viceversa…in uno sforzo, sempre in qualche modo sconfitto, di integrazione della realtà nel mandato morale, teorico quanto pratico…pensieri e sogni spesso sfilacciati, ma con una loro profonda convinzione e con il coraggio di esprimersi nella fragilità, come il vecchio cane cieco che ancora segue il suo amico uomo dall’odorato…

  3. ” come il vecchio cane cieco che ancora segue il suo amico uomo dall’odorato…” (Locatelli)

    Questo il suo *antenato* anni ’70:

    Un cane

    inatteso un cane proprio un cane
    sbandando percorso
    emerge nella nebbia
    fioco animale di smarrite generazioni
    rassegnato agli asfalti
    condannato a fidarsi mi segue
    mi sopravanzava
    per una impossibile caccia
    lo raggiungo
    va avanti s’illude di fiutare
    di svolgere la sua natura
    ma non suggerisce più ira o amarezza

    qui tranquillo sotto portici luridi
    spietati di spazio
    è il possesso della desolazione

    ( da E.A. Samizdat Colognom, 1983)

  4. “…qui tranquillo sotto portici luridi/ spietati di spazio…”, quel vecchio cane sembra spaventato dall’enormità di quello spazio, che allontana “ira o amarezza”, cioè la voglia di lottare, in un senso di incompiutezza e di debolezza…Eppure, credo, “i passati” non passano davvero se, come quel cane, si ha la fortuna di aver trovato anche un solo testimone

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