Radio Cane: La truffa del sovranismo

Interessante è il ragionamento che Pietro Basso fa sulla intera questione e che si può ascoltare qui . Il precedente, intitolato ” Immigrati: chi ve lo fa fare?” si ascolta qui. [E. A.]

Stralcio:

la loro “grande truffa”, consiste nell’attribuire il deperimento delle condizioni di vita dei lavoratori all’interno delle singole realtà nazionali – prodottosi attraverso diverse ondate in processi sociali e politici ormai ultraquarantennali – a nemici, diversamente e ondivagamente individuati secondo declinazioni specifiche per Paese, collocazione politica, stagionali contingenze elettoralesche, da manipolatori professionali dei deliri psicosociopatici diffusi dallo sfacelo che avanza alla stregua della globalizzazione. Nella loro impotenza di fatto, i sovranismi non possono che risolversi nell’additare l’”immigrato” come capro espiatoio del “grande male” globale.

2 pensieri su “Radio Cane: La truffa del sovranismo

  1. A PROPOSITO DI SOVRANISMO (1)

    In questi giorni ho letto nella bacheca di Carlo Formenti vari commenti ostili a Carola Rackete. Di essi (senza nominare gli autori) ho fatto un elenco e a ciascuno ho risposto con mie obiezioni/osservazioni (qui sotto). Mi aspettavo delle repliche anche dure e la continuazione del dibattito. L’unica risposta è stata che Formenti o chi per lui mi ha bannato. Siamo a questo punto.

    DOMANDE E OSSERVAZIONI TENDENZIOSE

    1. Evidentemente i nostri hanno l’obiettivo di spingere la Lega oltre il 40%.…
    E invece, se non ci fossero le Ong, scenderebbe di molto il consenso di Salvini? (Che si alimenta delle paure più che sui dati oggettivi…).
    2. L’Italia dovrebbe riprendere “l’iniziativa nel Mediterraneo”. E sarebbero Sea Watch o Mediterranea che glielo impedirebbero? (O piuttosto l’assenza di qualsiasi strategia politica non emergenziale?).
    3. Trump avrebbe bisogno di un guardiano che gli curi le pecore in Medio Oriente e l’Italia dovrebbe volenterosamente scaldare i muscoli e non perdere quest’occasione? Cavour docet ancora…
    4. I migranti, che conosciamo così bene, quasi uno per uno, sarebbero*soltanto* o disgraziati o terroristi?
    5. Salvini è diventato l’unico rappresentante dell’intera Italia? Per cui “la sua Caporetto […] sarebbe una Caporetto per l’Italia intera”? All’anima dell’oggettività scientifica!
    6.
    L’unica soluzione prevedibile (o auspicabile?) sarebbe mettere il problema dell’immigrazione in mano agli Stati e costruire un vallo contro i barbari (“creando una cintura di sicurezza nell’Africa del Nord, cioè facendo accordi con quegli Stati” )?
    Ma gli Stati non ce l’hanno già in mano il problema? Come lo stanno gestendo?
    Certo, tutti i “realpolitici” che qui commentano sanno bene che oggi i problemi – tutti! – trovano solo risposte emergenziali e in un certo senso obbligate: da una parte immigrare, andando a creare altri problemi a quelli che stanno meglio o meno peggio; dall’altra arroccarsi a difesa del poco o molto che si ha. E oscillano tra proporre tamponi o cinture di sicurezza. Troveranno ridicola, astrusa e folle la mia idea di progettare un’alleanza tra chi ha bisogni veri e irrisolti contro chi questi bisogni non conosce neppure o non sa o non vuole risolvere. Sta bene. Non insisto. Ma vi avverto: i tamponi o le cinture di sicurezza contro i bisogni veri non hanno mai funzionato (a lungo). Meglio – se proprio volete insistere in questa direzione – una spedizione punitiva in Africa, uno stermino ben programmato.
    7. L’obiettivo del grande capitale è la libera circolazione non solo delle merci e dei capitali, ma anche della forza lavoro per poterla meglio sfruttare?
    E allora coraggio! Rifacciamoci il nostro recinto nazionale piccolo capitalista e sfruttiamocela noi una porzione della forza lavoro. Alla faccia del grande capitale!
    8.
    Anche per alimentare la guerra dei poveri? Ah, come la vediamo bene la guerra dei poveri! E come difendiamo bene i *nostri* poveri!
    9.
    A volte nella vita ci si deve contentare di tamponare i problemi piuttosto che risolverli…
    Giusto? Allora sia chiaro: per tamponare applichiamo il suggerimento di Fausto Gianelli “Giusto, se il salvataggio di alcuni naufraghi in mare può rischiare di portare un consenso elettorale a Salvini è meglio lasciarli affogare”…
    10.
    Se le Ong sono “pseudoumanitarie”, “private” (contrapposte al virtuoso o efficiente “pubblico”?), o non sappiamo decidere se sono eterodirette dalla fazione globalista finanziaria “sorosiana” o “trumpian-bannoniane” o “israeliane” o sono anch’esse “capitalistiche” (Visalli), in attesa di un accordo tra tutti gli “stati della comunità internazionale”, noi che siamo sicuramente “veri umanitari” che si fa? si studia?
    P.s.
    Ve lo dico? In questi discorsi sento un gran puzzo di “spirito neocolonialista”.

  2. A PROPOSITO DI SOVRANISMO (2)

    SEGNALAZIONE

    Il populismo socialsciovinista bianco, l’Europa e la ricolonizzazione del mondo
    di Stefano Azzarà
    https://www.sinistrainrete.info/teoria/15383-stefano-g-azzara-il-populismo-socialsciovinista-bianco-l-europa-e-la-ricolonizzazione-del-mondo.html

    Stralcio:

    La rivolta populista in Italia e nel continente europeo31 mette dunque in discussione la globalizzazione e le istituzioni globali in seguito alla crisi che queste stesse istituzioni hanno determinato con il loro comportamento irrazionale e cioè in conseguenza della gestione miope e puramente di classe che di questa crisi le élites stabilite, retrocesse a uno stadio corporativo e incapaci di allargare i propri orizzonti, hanno messo in pratica. Questa rivolta, inoltre, assume un volto “sovranista” perché individua nel presunto ripristino della sovranità nazionale e nella fuoriuscita dalla UE e dall’Euro e in generale nell’inversione del cosiddetto mondialismo le premesse per una piena riappropriazione di risorse e di potere politico da parte del popolo: per sconfiggere le élites bisogna rompere la gabbia europea e il suo involucro cosmopolita. Si tratta di una rivolta per la giustizia sociale, intenzionata a ripristinare la democrazia nazionale moderna e forme più eque di redistribuzione tra le classi, allora? Sappiamo che lo Stato-nazione è il luogo storico di massima accumulazione di potere da parte delle classi subalterne: quella che fa spesso appello anche alla sacralità socialisteggiante delle Costituzioni nazionali è quindi una rivolta oggettivamente “di sinistra”, nonostante la sua retorica transpolitica? Una rivolta che guarda alle difficoltà dei ceti popolari nella prospettiva di favorirne la riscossa mediante un miglioramento dei rapporti di forza e che i progressisti dovrebbero senz’altro sostenere, tanto più che prefigura una riscoperta del ruolo dell’intervento pubblico?

    Non è così, a mio avviso. Si tratta certamente della reazione rabbiosa a una crisi prodotta in tutto e per tutto dal capitale, come abbiamo visto, che è in gran parte legittima e che coinvolge anche larghi strati popolari. Ma si tratta di una reazione che non mette e non potrà mai mettere in discussione la società capitalistica stessa e la sua natura strutturalmente critica – magari cercando un collegamento “leninista” con le istanze dei popoli coloniali che si risvegliano, al fine di far saltare le gerarchie imperialistiche complessive che sono alla base degli scompensi commerciali e dello sfruttamento del Terzo Mondo e che innescano le migrazioni –, bensì contesta la redistribuzione nettamente più sfavorevole che il capitalismo occidentale, dopo questo risveglio, ha generato oggi al proprio interno per chi già possedeva di meno. Una reazione che, dopo decenni di diffusione dell’ideologia del consumo illimitato delle merci e delle risorse che hanno eretto una precisa visione del mondo, cerca disperatamente di tenersi aggrappata ai livelli di benessere della fase precedente, insomma. Una reazione che, a tal fine, fiancheggia apertamente il ripristino degli assetti neocoloniali e respinge a priori qualsiasi ipotesi di ripartizione della ricchezza globale con i “barbari” che premono alle porte.

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