Al volo. Robert Kurz, Stato penale



Stralci da “La storia della terza rivoluzione industriale. L’ultima crociata del liberalismo” di Robert Kurz https://www.sinistrainrete.info/teoria/15399-robert-kurz-la-storia-della-terza-rivoluzione-industriale-4.html

1.

Anche la più miserabile delle elemosine di Stato figura ancora alla stregua di un lusso, di uno sperpero, come era già avvenuto in passato durante la primavera capitalistica dei Mandeville e dei Sade. Fu la signora Thatcher a suonare la carica contro i destinatari dell’assistenza sociale mediante dichiarazioni particolarmente dure e, in questo modo, fece scuola un po’ dappertutto:

L’orribile paradosso della cultura assistenzialistica consiste […] nel fatto di permettere con i suoi considerevoli incentivi economici alle persone di condurre un’esistenza fatta di inerzia, trascuratezza e disperazione. Dovremmo ricompensare gli sforzi per un’esistenza da persone valorose. Ma il governo deve venir loro in aiuto mediante la soppressione o, quantomeno, il ridimensionamento delle tentazioni».

2.

Et voilà, ecco l’uovo di Colombo: lavori sottopagati senza tariffa contrattuale e privi di garanzia, più salario statale da miseria, più lavoro municipale forzato senza retribuzione alcuna; il tutto in una combinazione di responsabilità personale individuale nel quadro delle «libertà rischiose» (U. Beck). Sul piano della società complessiva questo programma è logicamente insensato proprio come tutti gli altri, in quanto non potrebbe mai funzionare sul piano macroeconomico. Ma questa miscela di sussidio sociale drasticamente ridotto e generalizzato e di lavoro obbligatorio «socialmente utile» fa palpitare il cuore di molti modernizzatori. Le municipalità stanno già facendo dei tentativi in questo senso. Ad esempio a New York quasi 40.000 beneficiari di sussidi sociali sudano il loro denaro come netturbini o come custodi di cimiteri. A Stoccarda l’amministrazione del lavoro ha pensato di infilare una tuta integrale a qualche inutile bocca da sfamare, che viene poi spedita per le strade come un «angelo giallo» a dare indicazioni stradali o raccogliere escrementi canini. Per parte sua Lipsia gratifica i suoi esclusi con lavoretti sado-masochistici, magari in impianti di compostaggio. Giovani lavoratori obbligati in Germania smantellano rottami in 250 «progetti sociali» per non dimenticare «le virtù del lavoro come la puntualità e la precisione», secondo le parole della responsabile di uno di questi progetti a Solingen.

3.


Come avviene in tutte le epoche in cui il sistema di sfruttamento egemone non ha più nulla da offrire agli uomini, proliferano improvvisamente predoni e fuorilegge. Non è forse meglio morire a testa alta, con le armi in pugno, che vivere una vita fatta di biancheria razionata, della raccolta di escrementi canini, che trasformarsi fatalmente nello zimbello dei «benestanti»?

Di norma sono indubbiamente le nature più forti ed orgogliose che si decidono per la rottura aperta con la legalità, dispiegando quindi un’energia che avrebbe meritato miglior sorte. Infatti, com’è logico, non abbiamo certo sempre a che fare con dei piccoli Robin Hood. La criminalità non è mai il prodotto di una coscienza critica ma solo la prosecuzione della concorrenza con altri mezzi. E nella catastrofe del tardo capitalismo i ragazzi socializzati dalla concorrenza universale non hanno per nulla voglia, e magari non sono neppure in condizione, di risparmiare i poveri da rapine e sopraffazioni come forse facevano in passato certe bande di predoni. L’imbarbarimento delle strutture si accompagna ad una diffusa e generale predisposizione alla violenza, che ad esempio si esprime nel fatto che gli adolescenti strappano scarpe sportive di marca dai piedi dei loro coetanei (un crimine emblematico che nel frattempo si è diffuso in tutto il mondo). D’altro canto si tratta spesso solo di ladruncoli da centri commerciali e supermercati ovvero, almeno fino ad un certo punto, di furti di lieve entità, grazie ai quali sempre più individui, soprattutto giovani, tentano di partecipare a un consumo di merci che è loro interdetto ma che allo stesso tempo l’onnipresente sfera mediatica instilla ininterrottamente nelle loro coscienze come fine dell’esistenza.

4.

Per un certo periodo la coscienza dell’opinione pubblica borghese ha reagito al fenomeno della criminalità di massa – inevitabile effetto collaterale della strutturale disoccupazione di massa– con una pedagogia a base di ipocrita comprensione: a cosa si deve questa depravazione morale? Forse l’educazione famigliare non funziona più oppure si tratta di un fallimento della scuola? Comunque sia la colpa non è certo della meravigliosa economia di mercato. Adesso però la crociata neoliberale, anche in questo campo, ha innalzato da tempo il vessillo della nuda repressione. Su un barlume di comprensione e di riguardo da parte degli assistenti sociali e sulla possibilità di frequentare i centri di aggregazione per il tempo libero possono contare, almeno in Germania, soltanto i giovani picchiatori neonazisti, che scaraventano i disabili fuori dalle loro sedie a rotelle, insultandoli come «fattori di costo»; si sa, ogni tanto i nostri «ragazzi» esagerano un pochino e quindi bisogna tenerli a freno. Ma al cospetto della massiccia violazione della sacra proprietà privata si leva invece in tutto il mondo il grido di battaglia della crociata neoliberale: «Zero Tolerance»!

5.

Sembra che l’inventore di questo slogan sia Rudolph Giuliani, sindaco repubblicano di New York, il cui capo della polizia William Bratton si è già detto favorevole all’adozione di procedure ferree anche per i delitti di minore entità. Tutto questo non si traduce solo nell’idea per cui «è meglio arrestare qualche individuo in più che in meno, sottoporre a perquisizione interi isolati, in cui si è verificato un fatto sospetto, con un massiccio schieramento di polizia» (Baier 1998) ma anche in una maggior disinvoltura nell’uso delle armi da fuoco. Già un certo numero di persone disarmate, semplicemente sospettate di un crimine (e naturalmente soprattutto nei ghetti miserabili), sono state ferite dai proiettili della polizia; una prassi che, gradualmente, sembra fare scuola anche altrove. All’inizio del 1999 è stata organizzata a New York una dimostrazione di protesta contro gli intollerabili arbitrii e la brutalità della polizia. Gli «esperti della sicurezza» invitano gli stessi turisti a non fare «movimenti sospetti» nel caso si trovassero a che fare con la polizia statunitense. Da allora, secondo il settimanale Time, New York si è trasformata nella «Lourdes dell’attività poliziesca»: un flusso interminabile di ufficiali di polizia, amministratori comunali, assistenti sociali e criminologi provenienti da tutto il mondo compie il suo pellegrinaggio verso la Mecca della «tolleranza zero» per imparare «come si fa»

6.

Negli ultimi anni l’80% delle città statunitensi ha decretato il coprifuoco per gli adolescenti; questo «codice di guerra minorile», incoraggiato in molti Stati, è già divenuto prassi anche in Polonia: nella città di Radom, per chi ha meno di 18 anni non è più possibile mettere piede in strada dalle 23 della sera precedente fino alle sei del mattino

7.

Negli USA è stata perfino reintrodotta l’usanza medievale della gogna o della colonna infame per umiliare i delinquenti. Capita di frequente che qualche giovane taccheggiatore sia costretto a trattenersi davanti al negozio che ha derubato portando tavolette con la scritta: «Sono un ladro. Ho rubato in questo negozio». A Minneapolis la polizia locale organizza regolarmente cerimonie di umiliazione pubblica sotto l’etichetta dell’«ora della vergogna» e a Kansas City un network televisivo locale fa profitti diffondendo le fotografie e i delitti dei pregiudicati.32 Sono sempre più i giovani criminali che vengono puniti come gli adulti e i sedicenni che vengono giustiziati. L’idea che i minori debbano sottostare ad uno specifico diritto penale appare oggi superata negli USA. E in Europa si levano voci che mirano ad abbassare l’età oltre la quale è previsto il carcere (nel 1997 il gruppo CSU al Bundestag) per «arginare la criminalità giovanile» e facilitare l’internamento in «case di reclusione»

8.

Quale sia la situazione in questi istituti e presto altrove, lo testimonia un rapporto circa un carcere minorile nel Texas:

Nel dormitorio spoglio, arredato con trenta letti a castello, sfolgorano abbaglianti le luci al neon. Dagli altoparlanti gracchianti, alle sei e mezza del mattino, una tromba fa risuonare un acuto segnale di risveglio. Un secondo dopo tredici ragazzi dalla testa rasata, con indosso solo la biancheria intima, saltano giù dalle loro cuccette e cercano freneticamente i vestiti […] In mezzo a loro si muovono con arroganza due sorveglianti, noti anche come «Drill Instructors», che sbraitano ordini con voce rauca […] Negli USA il numero di questi «Bootcamps», come vengono chiamati comunemente gli istituti di correzione per la loro somiglianza con i campi per l’addestramento di base dei soldati, è in continuo aumento […] Su di un campo di esercitazione il «Drill Lieutenant» incita […] i prigionieri lungo un percorso a ostacoli. Li costringe a marciare, correre e strisciare in avanti sul terreno […] punizioni severe vengono inflitte a chi parla con un membro di un altro gruppo. Non è permesso alcun contatto tra i prigionieri. I trasgressori devono spostare nella calura della postazione di esercizio un mucchio di grosse pietre da un angolo del cortile a un altro […] Chi dimentica più di una volta la chiave del proprio armadietto, deve trasportare per una settimana il suo contenuto in uno zaino dovunque vada […].33

È inoltre la meta di torpedoni carichi di «minorenni problematici», costretti a guardare questa pratica a fini deterrenti. Si tratta chiaramente dei vecchi metodi alla Bentham del tardo XVIII secolo, che il capitalismo, nonostante tutti i processi di interiorizzazione, è ancora costretto a rispolverare – un chiaro indizio dell’incombente fallimento totale dell’intero programma di condizionamento; le spaventose contraddizioni del capitalismo possono essere domate solo attraverso violenza, vessazioni ed esortazioni morali dal suono sempre più ottuso.

9.

Tony Blair aveva già confessato di fronte all’opinione pubblica di aver picchiato i propri figli. Naturalmente però contro i figli degli inservibili occorre intervenire con metodi essenzialmente più drastici. Già da tempo in Francia le truppe alpine e paracadutistiche vengono addestrate per gli scontri di strada, così da lanciare interventi militari, in caso di necessità, contro i «riots» nelle periferie.E se adolescenti e giovani delinquenti subiscono ovunque la repressione più brutale anche per crimini di scarsissimo rilievo, lo stesso vale ovviamente, e con ancor più forza, per gli adulti. Anche in questo caso lo spettro si estende dal sopruso fino al terrorismo manifesto. In tutta Europa i «paladini dell’ordine» della classe politica sono pronti a scacciare i poveri, i mendicanti, i giovani disoccupati etc. dai centri cittadini, in modo da risparmiare ai benestanti a passeggio la loro vista e le loro molestie. I resoconti su questo tema assomigliano come una goccia d’acqua a quelli del primo Ottocento.

10.

A Francoforte sul Meno e in altre città tedesche, è entrata in vigore dall’inizio del 1999 un’ordinanza che criminalizza il «bivacco nelle aree pubbliche» e il consumo di bevande alcoliche per la strada. Accade di frequente che i mendicanti vengano malmenati o perfino caricati su auto della polizia e abbandonati da qualche parte, molto al di fuori della città, in aperta campagna. I racconti che descrivono le pesantissime aggressioni della polizia nei confronti di immigrati, piccoli malviventi o semplicemente di poveri «sospetti» sono in continuo aumento in tutti i centri capitalistici. Amnesty International punta il dito contro le atrocità esercitate in grande stile nelle prigioni statunitensi. Solo per fare qualche esempio, le detenute sono costrette a farsi la doccia in presenza di sorveglianti maschi e a lasciarsi penetrare la vagina con le dita, mentre gli stupri da parte del personale di sorveglianza sono all’ordine del giorno. Persino le prigioniere gravide subiscono severi maltrattamenti: «Alcune donne restano legate durante il parto, altre se ne stanno incatenate per ore al letto nonostante gravi emorragie».36 In Alabama i prigionieri «renitenti al lavoro» vengono ammanettati a un palo sotto una canicola spaventosa e si impedisce loro perfino di soddisfare i bisogni corporali fino a quando non dichiarano la loro disponibilità al lavoro. Cosa succede già ora nelle carceri ce lo illustra anche la vicenda del «più spietato sceriffo d’America»:

Nel deserto dell’Arizona, tra i depositi dei rifiuti e il crematorio per i cadaveri degli animali morti della capitale Phoenix, è sorta negli ultimi quattro anni una tendopoli che gode di una fama sinistra. I condannati che non trovano posto nelle sovraffollate prigioni di Maricopa County vengono alloggiati qui, in vecchie tende dell’esercito. D’estate le temperature sfiorano i 50 gradi; quando piove i prigionieri si arrangiano a riparare i buchi nelle tende con il dentifricio […] Questa «tent city» nel deserto dell’Arizona è un’invenzione di Joe Arpaio […] Lui stesso si definisce orgogliosamente come il più spietato sceriffo d’America […] Tenta di rendere la vita dei prigionieri quanto più difficile possibile. Ad esempio sia gli uomini che le donne portano pesanti catene ai piedi quando rimuovono la spazzatura ed estirpano le erbacce nel centro di Phoenix o lungo le strade secondarie. Per pranzo, invece di un pasto caldo ricevono sandwich imbottiti con salumi scadenti, avariati, dal colore verdastro, ormai invendibili. Arpaio mena vanto del fatto di aver ridotto con questo stratagemma i costi di un pranzo da due dollari a trenta centesimi. Si cerca di risparmiare anche sulle sepolture. Quando un detenuto muore all’interramento non provvede un’agenzia di pompe funebri ma ci pensano i prigionieri stessi […] Tutti i detenuti sono costretti ad indossare indumenti intimi di colore rosa […] Questa iniziativa ha avuto una tale risonanza a Phoenix che lo sceriffo nel fine settimana vende nei centri commerciali biancheria intima di colore rosa, con tanto di autografo, per dieci dollari al pezzo. Il ricavo va a favore dei tremila uomini dell’energica Guardia civile, da lui stesso fondata. Ne fanno parte medici, avvocati e persino il governatore dell’Arizona […]».

11.

È questa la libertà occidentale, è questo il liberalismo nella sua forma più pura. Proprio in nome di tali condizioni e di tali principi ci si è dati la pena di insegnare le buone maniere, a forza di bombardamenti a tappeto, a regimi dittatoriali come quello jugoslavo di Milosevic. Ovunque nel mondo occidentale prende rapidamente piede la «criminalizzazione della povertà» e la «marcia trionfale dello Stato penale»



2 pensieri su “Al volo. Robert Kurz, Stato penale

  1. Segue da tempo l’opera dio Robert Kurz, imprescindibile per chi voglia tenere aperto un orizzonte anticapitalista e al tempo stesso una critica radicale e teorica del socialismo reale; dico teorica perché la critica o il bilancio politico del socialismo reale e della marxismo novecentesco lo ha fatto irreversibilmente la storia, decretandone la fine nel 1989. Naturalmente sotto molti aspetti Kurz è un punto fermo e un punto di partenza.

  2. …terribile il quadro descritto sulla situazione dei giovani nella nostra società, ma veritiero nella sostanza. Un sistema che sacrifica i giovani mi sembra di un cinismo impressionante. Spesso tenuti buoni con promesse pubblicitarie, contentini e assurde competizioni, trascorrono il loro tempo “in anticamera”, nell’attesa di entrare nel paradiso capitalistico. In realtà né fuori né dentro.

Rispondi a Annamaria Locatelli Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *