“Sonjuscka mio passerotto”

di Rosa Luxemburg

Ho letto in questi giorni, e ringrazio un amico per la segnalazione, una lettera che Rosa Luxemburg, inviò dal carcere ad un’amica, moglie di un suo compagno di lotta incarcerato, nel dicembre 1917, due anni prima della sua morte, di cui quest’anno ricorre il centenario. “Sonjuscka mio passerotto” è un testo bellissimo e, nella sua semplicità, molto profondo e persino enigmatico…Anche un bel esempio di prosa-poesia. Con essa, Rosa Luxemburg intende confortare l’amica, ma penso anche se stessa mentre si trova a vivere rinchiusa in una buia e fredda cella, e infondere quella calma interiore “…che smentisce ogni male e ogni tristezza e li trasforma in trasparente chiarezza e felicità”. Immagino che Rosa Luxemburg, con questi pensieri, tenesse in animo, saldo come una roccia, il suo progetto di vita e rinfocolasse gli ideali rivoluzionari per cui tanto lottava…Proprio in virtù di tali ideali e valori, aveva coltivato la sua umanità e l’amore per gli altri, la natura e l’arte, ma anche sondato le brutture dell’animo umano e gli orrori che ne derivano, allora più che mai scatenati e dilaganti in tempo di guerra…Individuava le cause di tali mali dell’ingiustizia umana nella cieca violenza e nello sfruttamento dei poveri e, proprio nel carcere, si trovò nella situazione di riconoscere in uno dei poveri bufali ferocemente domati e deportati dalle libere praterie rumene in Germania per svolgere il duro lavoro di traino, in sostituzione dei cavalli, una delle vittime più indifese e, nello stesso tempo, simbolo di tutte le vittime . Quando l’animale, nel cortile del suo carcere, viene bastonato e perde sangue, la scrittrice soffre con lui e vede, nella tristezza dei suoi “dolci occhi neri”, il volto rosso per il pianto di un bimbo maltrattato…Lo chiama “fratello” e, a lui che non sa piangere, presta le sue lacrime…La commossa rievocazione di questo episodio mi ricorda, tra l’altro, una poesia di V. Majakovskij (“Come ci si comporta bene con i cavalli” 1918 [già pubblicata su Poliscritture qui) dove il poeta russo descrive la sua compassione e solidarietà per un vecchio cavallo deriso crudelmente quando stramazza a terra, durante una parata, chiamandolo “bambino”…Due scritti quasi contemporanei, chissà se i due rivoluzionari e animalisti si conoscevano? [Annamaria Locatelli]

Per il testo di Rosa Luxemburg rimandiamo al link sotto nel rispetto della volontà dei redattori de “IL GIORNALE DEL RICCIO” che della lettera hanno curato una bella pubblicazione on line con l’avvertenza che riportiamo:  VIETATO COPIARNE IL CONTENUTO ANCHE PARZIALE SU ALTRI SITI. CHIEDIAMO GENTILMENTE DI CONDIVIDERE DIRETTAMENTE IL LINK DELL’ARTICOLO E DEL RELATIVO FACEBOOK. GRAZIE PER LA DIFFUSIONE.
https://ilgiornaledelriccio.com/2017/01/15/rosa-luxemburg-oh-mio-povero-bufalo-amato-fratello-la-lettera-a-sonja-liebknecht-del-1917/

8 pensieri su ““Sonjuscka mio passerotto”

  1. DA POLISCRITTURE FB A POLISCRITTURE SITO

    Claudio Accio Di Scalzo SE ROSA LUXEMBURG COMUNISTA VIEN MESSA IN BELLA VISTA COL BOLLINO PROPRIETÀ PRIVATA ANIMALISTA.
    Ecco un esempio, per me, negativo, di uso di una figura rivoluzionaria on line. Nel blog “Il giornale del Riccio” di Marcello Colasanti. Cura anche un paradiso di francescani comunisti santi?
    -Intanto il bollino del “riccio” sulla tomba e altre immagini legate alla storia tragica di Rosa Luxemburg. Non mi garba per nulla.
    -Il Colasanti Marcello del blog chiede la” Proprietà” del testo tradotto (anche in lacerto sic!) e allora con quale diritto usa privatamente, bollinandole, le immagini legate alla rivoluzionaria? Il Web è per sua natura libertario e anarchico, una volta scritto chi traduce o scrive, che senso ha la proprietà di qualcosa? Di far pubblicità al blog in cura animalante? Rosa Luxemburg usata come Influencer?
    -Colasanti non scopre alcunché. Lettere e testi della vita privata della rivoluzionaria, neh rivoluzionaria!, son stati pubblicati già quaranta anni fa da Feltrinelli e altre case editrici.
    -Il privato, dei rivoluzionari neh, andrebbe contestualizzato diffondendo a lato la colonna portante del loro impegno, fino alla morte neh!, per la rivoluzione comunista citando quantomeno in calce i libri fondamentali. Gli scritti sull’Imperialismo ad esempio. Quelli sul partito. E così via. Editati da Einaudi ed Editori riuniti, cura Lelio Basso. Altrimenti si diffonde una “Novella Duemila rossa”!
    -E magari, ricordare, come scoprii andando a Berlino Est, negli anni settanta, che per la divisione col Muro era difficilissimo raggiungere la tomba della rivoluzionaria; e in più il comunismo stalinista totalitario tedesco, neh, aveva espunto ogni critica luxemburghiana al Bolscevismo. E quasi ne impediva il ricordo per errori di spontaneismo e così via.
    Chi su “Poliscritture” rimanda la passione in amore comunista con animali sul tamburo del cuore ben fa. Il Comunismo, lo scriveva anche Trotskij può diventare la forma più alta di amore e vita degli amanti. In Majakovskij e Rosa Luxemburg ma anche in Lenin lo è stato.
    Questo aspetto venne colto nella crisi dell’estremismo comunista a metà anni Settanta. Anche per temperare stalinismo e revisionismo e terrorismo brigatista. Ma sempre legando privato e politico.
    Claudio Di Scalzo detto Accio

  2. DA POLISCRITTURE FB A POLISCRITTURE SITO

    Caro Accio, qualsiasi parola che ancora trattiene l’odore di zolfo del demonizzato comunismo (ideale o storico) ha on line (e in fronte) non solo il «bollino del Riccio» ma quello del neocapitalista Zuckemberg. Siamo tutti “usati” (e non solo in immagine come Rosa Luxemburg).
    La scelta è lasciarsi usare ma immettere ancora in circolazione, finché ci riusciamo, quei due o tre grammi di zolfo, che qualcuno/a potrà annusare o ritirarsi in convento (o in privato o in qualche torre d’avorio plastificagto o direttamente in una tomba)?
    Io questo «Colasanti Marcello del blog [che] chiede la” Proprietà” del testo tradotto (anche in lacerto sic!) e allora [non so] con quale diritto usa privatamente, bollinandole, le immagini legate alla rivoluzionaria» non lo conosco e non ho manco voglia di conoscerlo. Non ho mai creduto che «il Web [sia] per sua natura libertario e anarchico». Ho semplicemente cercato su Google il testo della Luxemburg, che Annamaria Locatelli mi ha proposto di pubblicare, e l’ho trovato solo sul quel link e devo dire ben curato graficamente e con un’introduzione storica decente. Non so se ci sia on line senza il “cappio” voluto da Colasanti per farsi pubblicità. Non avevo tempo per setacciare tutto il Web. Né per procurarmi e scansionare le parole di Rosa Luxemburg da qualche vecchia edizione Feltrinelli o Editori Riuniti. Visto che c’era lì, l’ho usato. (Sempre nella logica di cui ho detto sopra).
    Certo l’immagine di Rosa Luxemburg arriva su Poliscritture con il «bollino del Riccio» , ma questo sbiadisce, perché il suo pensiero è qui ben accolto e si trova ancora in buona compagnia. Un lettore attento e appena assiduo, cliccando ‘comunismo’ in ‘cerca’, ne trova di testi ancora gemelli o quasi a quelli di Rosa. (A partire dal commento che feci di ’comunismo’ di Fortini. Accompagnato – cosa non trascurabnile comunque – da uno strascico di interventi ostili e pesantucci, che confermano il clima “fessbucchiano” dominante).
    No, nessuno la potrà scambiare qui per una «Novella Duemila rossa». ( E, del resto, anche Il Giornale del Riccio – bisogna riconoscerlo – riporta correttamente che «il socialdemocratico Friedrich Ebert, insieme al Ministro della Difesa Gustav Noske, represse duramente e nel sangue la sollevazione e tutto il movimento spartachista, utilizzando e dando campo libero ai Freikorps, organizzazioni paramilitari esterne all’esercito, impiegate per tutto il periodo di tumulti in chiave repressiva e omicida»).
    Ciao
    P.s.
    Ricopio il tuo e il mio commento anche su Poliscritture non FB.

  3. DA POLISCRITTURE FB A POLISCRITTURE SITO

    Caro compagno Ennio Abate… che siamo “usati” dallo strumento multinazionale di produzione di proprietà del signor Z. nello schizoide rapporto di produzione capitalistico lo so da tempo. Non rimando mai a quanto scrissi o pubblicai, per scelta, però quanto mi suggerisci, in esergo alla tua risposta, lo affermo dal Duemila. Anche riguardo alla mercanzia poetica. Da ciò ho tratto conseguenze per la mia prassi in materia di cultura e vita. Sia detto. All’albore del web, come ben saprai, non c’era soltanto il signor Z, ma anche chi pensava o ipotizzava una rivoluzione Cyber-Soviet anarco-libertaria possibile se fossimo riusciti ad avere uno strumento-web di produzione non capitalistico. Se fosse esistito uno stato socialista ciò sarebbe stato possibile. Penso. Sono intervenuto anche con lo strumento dell’ironia su questa pubblicazione. Anche perché mi sembra un détournement (appropriazione indebita) a rovescio di quanto compivano i situazionisti. A cui appartenni giovanissimo. Continuo a ritenere che il bollino del riccio su di una tomba, su ogni tomba, sia una scemenza. Una sciocchezza. Involontariamente comico su quanto è tragico e che nessuna nota commento, manco il mio, può cambiare. Accio

    ps. Se scegli di pubblicare il nostro scambio se ne hai voglia metti anche questa precisazione. Sennò mi fai passare per uno sprovveduto in materia di web. Ma non è così. Anch’io so qualcosina in materia. Per quanto pescatore di telline a Bocca di Serchio.

  4. ”Io sono calma e serena come sempre. Ieri, dunque, pensavo: è straordinario il fatto che io viva costantemente in uno stato di gioiosa esaltazione, senza alcun motivo particolare. … Io giaccio tranquilla, sola, avvolta in questi molteplici veli neri dell’oscurità, della noia, della prigionia, dell’inverno, e intanto il mio cuore palpita di una gioia interiore inconcepibile, ignota, come se camminassi su un prato in fiore nella luce radiosa del sole.” 

    Cosa significano questa serenità, questa calma? Nascono da uno stato di speranza politica? Una calma che è parente della storica atarassia, ma in più è gioia. Una simile gioia vitale è stata propria di movimenti nascenti, è accaduta nella storia cristiana, la perfetta letizia di Francesco; ma anche l’imperturbabilità dei monaci buddisti che si davano fuoco. Forse non è solo la luce del futuro creduto e sperato, se lei stessa se ne chiede il perchè: un segreto magico?

    “come se conoscessi un qualche segreto magico che smentisce ogni male e ogni tristezza e li trasforma in trasparente chiarezza e felicità. E intanto io stessa cerco una ragione di questa gioia, non la trovo e di nuovo devo ridere… di me stessa.”

    Senz’altro lei possiede una forza naturale, propria del corpo: l’umore, la vitalità, la forza psichica, che trovo arduo ridurre solo alla sua profonda adesione ideologica.
    D’altra parte spiegano il tono depressivo dell’umore diffuso ampiamente e dappertutto nel nostro oggi (sarebbe meglio una più diffusa rabbia selvatica e intransigente come quella dei gilet jaunes) non solo la grande porzione di vecchi di cui l’oggi è composto, ma anche il sentirsi in trappola, al massimo si immaginano lente accumulazioni di contraddizioni velenose che produrranno un cambiamento necessario… verso dove?

    “Il segreto è la vita stessa … purchè la si guardi come si deve”, aggiunge Rosa. La sabbia che scricchiola “risuona di un piccolo e dolce canto della vita”: occorre ascoltarlo *come si deve*, la volontà e l’intenzione, la speranza stessa, tornano come una chiave che può spiegare la sua serenità. Una composizione di carattere, personalità e scelte straordinaria.

    1. …sì, Cristiana, sono d’accordo: la gioia, assoluta e incondizionata – date le condizioni estreme di vita in un carcere- di cui parla Rosa Luxemburg, presenti un aspetto enigmatico, lei stessa non sa spiegarsene la sorgente…anche se poi dice che è la vita stessa a infondergliela e che la esperimenta anche in piccole cose quotidiane…Secondo me, R. L. dimostra un temperamento generoso e coraggioso e un’intelligenza molto lucida – “privato e politico” in lei si fondono- e sa trovare in una realtà in cui si tenta la sua stessa negazione, una ragione in più per confermarsi presente nella vita e nei propositi rivoluzionari… Ho letto questa lettera in una versione più completa, in cui, tra l’altro, R. L. traccia all’amica spaventata una sorta di profezia: nella Russia meridionale dove l’amica viveva, visto il diffondersi di idee egualitarie in seguito alla rivoluzione, non si sarebbero più verificati pogrom contro gli ebrei, ma già nella Germania del 1917 c’erano segnali per cui ci si doveva aspettare anche di peggio…

  5. Salve, sono Marcello Colasanti.
    Mi permetto di intromettermi nella discussione dato che sono stato più volte chiamato in causa.
    La frase di Riproduzione Riservata è una normalissima misura di salvaguardia che ogni articolista è tenuto a inserire, per avere quel minimo di spalle coperte. Cosa che in passato non ero solito mettere, ma purtroppo, dopo svariate riproduzioni senza la minima citazione, sono stato costretto a inserire per esigere quel minimo di rispetto.
    Esempio che posso portarvi, tanto ormai la testata non esiste più, un mio articolo del 2016 sull’8 Marzo fu copiato e incollato, con un piccolissimo lavoro di collage per scambiare i periodi, da L’Unità di allora. Erano presenti intere frasi totalmente copiate con nemmeno un accenno di modifica. Non parliamo della citazione…
    Per chi scrive, professionalmente o meno, non c’è nulla di più degradante.

    Ringrazio per aver rispettato la riproduzione riservata, ma se questa diviene poi un tema per denigrare, non è proprio carino…

    Tra l’altro per riproduzione, naturalmente, mi riferisco alla parte da me scritta, la lettera di Rosa Luxemburg è di pubblico dominio ovunque e può essere reperita facilmente. Non accampo nessun diritto su di uno scritto di oltre 100 anni fa…

    Inoltre, aggiungo che sono felicissimo di contribuire con degli estratti dei miei articoli, se ritenuto meritevoli. Ogni qual volta è stato richiesta la riproduzione, l’ho sempre acconsentita con piacere, come per il Centro Studi Pasolini, per AgoraVox, per EssereSinistra, ecc…
    Contattandomi, avrei celermente risposto in maniera positiva.

    Le foto. Quelle che vedete del memoriale dei socialisti, non sono prese da Google, le ho scattate personalmente, quindi di mia proprietà. La firma fotografica è quanto di più brutto possa esistere, ma siamo allo stesso discorso di prima, più volte ho trovato in rete miei scatti (lavoro come fotografo principalmente), senza ricevere il credito fotografico, cosa illegale tra l’altro.
    Aggiungo, quelle del memoriale dei socialisti le pubblicai senza firma, ritrovai proprio la foto della tomba con la rosa utilizzata per una pagina facebook. Senza credito… Da li mi trovai costretto a inserirle. (Per non parlare di chi ha il coraggio di tagliare anche la firma…)
    Per quelle di repertorio, sono foto ormai senza proprietà intellettuale, e ognuno ne dispone come vuole. La firma inserita anche lì, è solo per mantenere omogeneità grafica al blog (tra l’altro, molto scarsa, dato che non sono un grafico).

    Perciò, mi dispiace per il disguido. Prego agli esperti intervenuti di abbassare i toni, che le cose non sono proprio come le vedono loro…
    Una precisazione, il sito e tutto ciò che viene inserito, non genera nessuna entrata. Anzi, tra WordPress e dominio, solo uscite. È solo per amor di divulgazione.

    Per le prossime, quando vi approcciate con un qualsiasi blog, modestissimamente vi consiglio di contattare l’autore. In genere, sarà felicissimo di rispondere.

    Se ritenete ancora opportuno inserire qualche estratto dall’articolo, inseritelo pure, non posso che essere contento. L’importante è ritrovarsi almeno citati nei link a fondo articolo.

    Un cordiale saluto
    Marcello Colasanti.

  6. @ Marcello Colasanti

    Per due affermazioni contenute nel mio commento (“questo «Colasanti Marcello […] non lo conosco e non ho manco voglia di conoscerlo”; “Non so se ci sia on line senza il “cappio” voluto da Colasanti per farsi pubblicità.”) – sbrigativa la prima, malevola la seconda – mi scuso e prendo atto delle sue precisazioni e dei suoi suggerimenti. Ma, al di là dei toni irriverenti dei commenti di Accio Di Scalzo, vorrei far notare l’importanza della questione da lui sollevata. E dire che c’è davvero un abisso tra la prospettiva libertario-utopistico-comunista che Accio intravvedeva almeno agli inizi del Web (“Il Web è per sua natura libertario e anarchico, una volta scritto chi traduce o scrive, che senso ha la proprietà di qualcosa? “All’albore del web, come ben saprai, non c’era soltanto il signor Z, ma anche chi pensava  o ipotizzava una rivoluzione Cyber-Soviet anarco-libertaria ; ) e la sua difesa – direi – dell’esistente e del “politicamente corretto” tra frequentatori di blog (“La frase di Riproduzione Riservata è una normalissima misura di salvaguardia che ogni articolista è tenuto a inserire, per avere quel minimo di spalle coperte “). Forse sono ottiche generazionali ormai divaricate – ma potrebbe essere ancora utile confrontarle.

  7. Si dimentica spesso che Rosa Luxemburg era anche una appassionata naturalista, amante del mondo vegetale e animale, e che si dilettava spesso a guardare le nuvole che trovava sempre belle e diverse.Non c’è da stupirsi, dunque, della sua reazione di fronte al maltrattamento del bufalo. Per analogia non posso fare a meno di ricordare Umberto Saba, uno fra i più grandi poeti del ‘900 italiano, che spesso affidava alle nuvole i suoi messaggi e che ci ha lasciato, anche lui di origine ebraica come Rosa Luxemburg, una testimonianza poetica e umana di valore universale nella poesia ‘La capra’, dove sembra preconizzare la persecuzione contro gli ebrei nel belato “fraterno al mio dolore” di una “capra dal viso semita”. Il filo rosso della sofferenza percorre tutta la storia dell’umanità e della natura.

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