Quando c’era “La caccia”

di Ennio Abate

Diario. Venerdì 18 ottobre ore 18. Sono alla Libreria Odradek in Via Principe Eugenio 28 a Milano – erano anni che non ci tornavo – perché mi hanno avvisato che Greta Gandini e Tommaso Spazzali presentano i primi tre volumi del Diario inconsapevole della caccia all’ideologico quotidiano di Felice Accame – L’anno 1986L’anno 1987 e L’anno 1988 (La Vita Felice editore). Ho conosciuto e in qualche occasione collaborato sia con Felice Accame che con Carlo Oliva, notissimi a Milano e altrove (e non solo per quella trasmissione domenicale di Radio Popolare). A me sono rimaste nella memoria soprattutto le impennate della voce di Felice e il brontolio pacato e avvolgente di quella di Carlo. Non potevo mancare quest’appuntamento. Ma quanti anni sono passati? Mentre arriva gente, mi siedo, sfoglio il primo volume appena acquistato e leggo nella seconda di copertina:

«Il progetto complessivo dell'opera prevede di pubblicare tutti i miei
interventi effettuati nella trasmissione radiofonica "La caccia
- Caccia all'ideologico quotidiano" - a cura mia e di Carlo Oiva -, a Radio Popolare di Milano dal 1986 al 2012. Il punto di vista da me adottato è quello del "diario", perché ogni cosa che diciamo - qualsiasi cosa che diciamo - è connessa ad un luogo e ad un momento e, pertanto, di quel luogo e di quel momento, volenti o nolenti, qualcosa ci finisce dentro. Si potrebbe pertanto parlare più correttamente di un "diario inconsapevole". In merito al punto di vista adottato posso sia correlare quanto detto e scritto con altro di detto e scritto, detto o scritto, di
contemporaneo, e sia correlarlo con tracce - residui più e meno casuali - del contesto perduto. Ugualmente, potrò permettermi di protrarre il diario anche alle fasi successive della mia vita - tornando sui testi e glossandoli, sopperendo a ciò che oggi potrei considerare come carenze o evidenziando nessi che man mano sono diventati ponibili».
 

Quando il pubblico di amici si è sistemato, Felice presenta Tommaso Spazzali, che – vengo a sapere – cura il sito di Carlo Oliva (qui) , e Greta Gandini, una giovane oggi fotografa, che nel 2007 ha scritto una tesi di laurea proprio su «La caccia». Dopo una spiritosa lode dell’editore de La Vita Felice, Gerardo Mastrullo, che non potrà sfuggire alla pubblicazione – tre ogni anno – dei 27 volumi previsti (essendo già belli e pronti), Felice spiega come, a distanza di anni, riascoltando nastri magnetici e rovistando tra agende e dattiloscritti, s’è accorto di aver prodotto – appunto – un diario inconsapevole. L’opera non è, dunque, come a prima vista uno potrebbe pensare, una semplice trascrizione del materiale registrato e trasmesso da Radio Popolare, magari con una introduzione dell’autore. È, invece, un vero ripensamento da parte sua dell’intera e straordinaria esperienza culturale, che ha curato assieme a Carlo Oliva per 26 anni, dal 1986 al 2012. Il diario ripercorre le trasmissioni, gli stati d’animo e i momenti d’incertezza che le precedevano o seguivano, gli spunti – spesso tratti dalla lettura dei giornali o, a volte, suggeriti dagli ascoltatori – che innescavano l’elaborazione di un tema. I ricordi sono riaffiorati inseparabili da precisi spazi e tempi, «perché ogni cosa che diciamo – qualsiasi cosa che diciamo – è connessa ad un luogo e ad un momento e, pertanto, di quel luogo e di quel momento, volenti o nolenti, qualcosa ci finisce dentro» ( riporto da pag. 5 de L’anno 1986). Felice tiene a sottolineare che in ogni trasmissione lui e Carlo non parlavano di “una cosa”, ma argomentavano su relazioni e analogie tra «tante cose». E che, se preparavano ciascuno per conto proprio e liberamente i propri pezzi, senza consultarsi preventivamente, condividevano entrambi, però, uno stesso metodo: quello messo a punto da Silvio Ceccato, il fondatore della Scuola Operativa Italiana (qui), del quale dal 1965, anno in cui si erano conosciuti, avevano condiviso gli studi metodologici. Partivano, dunque, da aneddoti, da fatti di cronaca, ma per svelare gli inganni ideologici della comunicazione. E lo stile della trasmissione doveva essere rigorosamente narrativo. Felice ribadisce che è possibile narrare anche la cosa più complicata, anche la teoria della relatività di Einstein. Lui e Carlo divagavano, passavano da un argomento A ad un argomento Z, ma alla fine, in una sorta di circolarità, i diversi temi erano messi in relazione tra loro. Ed essenziale – aggiunge – era la compartecipazione degli ascoltatori. Ricorda – e lo dice con orgoglio – che in 26 anni di trasmissioni arrivò una sola lettera di protesta contro di lui: per aver sostenuto in un’occasione che Nietzsche aveva aperto la strada al fascismo. Ma accenna anche alle critiche ricevute in Radio Popolare. «La caccia» per alcuni dei redattori non rispettava il canone del linguaggio radiofonico. “Questi parlano più di 12 minuti di fila!”, dicevano scandalizzati da una trasmissione che pretendeva ancora di usare il linguaggio con i tempi necessari per argomentare, per ragionare. E che dire oggi che nei mass media in genere un concetto o un pensiero deve essere formulato in non più di 2 minuti? Tante cose sono cambiate, ma forse di una critica serrata dell’ideologia della comunicazione ci sarebbe tuttora bisogno. Specie quando si sentono certe notizie. Felice, indignandosi, ne ha riferito una che non conoscevo: alla Statale di Milano un professore tiene un corso sulla superiorità della razza bianca e nessuno obietta o protesta. Al momento delle domande del pubblico mi è venuto spontaneo chiedere: non avrebbe potuto continuare lui da solo la trasmissione, anche dopo la morte di Carlo Oliva nel 2012 (qui)? Felice l’ha escluso. Me ne sono tornato a Cologno. Gigantografie pubblicitarie sui palazzi di Milano, gente in metropolitana che compulsava ossessivamente i propri smartphone e neppure si guardava attorno. Mi son detto: Oh, come impazzano gli effetti dannosi dell’ideologia e i cacciatori? Ne verranno di nuovi? O già, a nostra insaputa, dei giovani hanno iniziato, in altre forme, battute di caccia all’ideologico quotidiano e, se incappassero nel diario inconsapevole di Felice Accame, ne trarrebbero, come da un tesoro, mille suggerimenti?

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