Coronavirus, maschere, guerre

TONTO 2020 – 10 Settimana 2 – 8 marzo

di Giulio Toffoli

Lo vedo arrivare verso di me, ha il volto coperto da una mascherina di quelle azzurre, ray-ban scuri e faccio fin fatica a riconoscerlo. Ci siamo dati appuntamento nella zona del castello, in un luogo abbastanza appartato e a un’ora che non vede grande presenza di gente, sono tutti a casa a mangiare.

Ci salutiamo e poi ci avviamo verso una panchina di quelle di cemento tipo antico regime.

Il Tonto prende lo zaino che aveva sulle spalle e lo depone accanto a sé, poi si toglie la mascherina e si mette a sorridere: “Sai che sei quasi irriconoscibile… in un’altra situazione ti avrebbero preso facilmente per un facinoroso, di quelli che si mettono nei tumulti. Ora invece è tutto lecito.

Stiamo vivendo un gran brutto momento… hai sentito le ultime dichiarazioni? Le limitazioni di movimento e tutto il resto… Chissà perché questa mascherina mi fa pensare a mio nonno che mi raccontava, doveva essere dopo Caporetto, che avevano la maschera antigas ma preferivano non usarla anche a costo di rischiare perché con quell’aggeggio non riuscivano proprio a respirare. Ovviamente son cose d’altri tempi ma a me manca il respiro, mi si appannano gli occhiali e provo un senso di fobia”.

“Si – gli rispondo liberandomi a mia volta della mascherina – e se devo essere proprio onesto il quadro complessivo che abbiamo di fronte mi preoccupa un poco. Soprattutto mi stanno dando sui nervi gli esperti, gli epidemiologi e gli altri scienziati o divulgatori o affini, che pontificano verità che dopo poche ore si palesano spesso solo opinioni del tutto discutibili. Non sopporto quelli che parlano di un governo che impone misure arbitrarie in modo autoritario, rimettendo sul mercato vecchie retoriche… Non mi piacciono quelli che inneggiano ai carcerati che si rivoltano perché gli hanno sospeso l’ora d’aria o le visite dei parenti fidando sul fatto che lo stato si trova impotente altrimenti le solite minoranze iniziano a far sentire le loro lagne. Infine non mi piacciono quelli che ora scoprono che siamo controllabili e nelle mani di una infernale macchina autoritaria che può tutto su noi e qualche decennio fa erano fra i lodatori della rete e dell’informatica come strumenti di una democrazia universale, senza vedere che la rete altro non era che un grande occhio nelle mani di chi lo ha creato e che inesorabilmente saremmo stati vieppiù schedati e scientificamente manipolati ed eterodiretti. E qui mi fermo…”.

“Concordo – mi dice il Tonto mentre mi offre un bicchiere con del tè che è uscito miracolosamente dal suo zaino – e mi chiedo quali logiche davvero incomprensibili, al limite del puro masochismo, stiano dietro a certi ragionamenti come quelli di chi afferma che questo virus non è contagioso come l’Ebola o altri affini, quasi sia una nostra colpa il fatto che queste forme virali non abbiano interessato l’Europa e si sia riusciti a fermarle prima che si espandessero in modo incontrollato. C’è qualche cosa di tragicamente cattolico nel senso di colpa che affligge certa gente per la quale noi saremmo la causa di ogni male.

Non so che dirti se non che provo fin disagio a parlare di queste cose e mi metto la mascherina sperando che in tempi ragionevoli il fenomeno coronavirus giunga al suo apice per poi lentamente esaurirsi.

Diciamo pure che ci sono altre tragiche evenienze, legate alla politica estera che segnano la vita di molti abitanti di questo pianeta e di cui dobbiamo interessarci anche per i riflessi che possono, almeno in prospettiva avere anche su di noi. Te ne indico tre: la situazione in Siria, il problema di una possibile nuova ondata di immigrazione verso l’Europa e la situazione in Afghanistan.

Sono tutti temi dolenti e che vengono silenziati dal clima di preoccupazione che ci ha ragionevolmente segnati in questi giorni ma che non possono essere dimenticati”.

“Allora – gli dico – proviamo a vederli insieme. Il primo mi dici riguarda la situazione in Siria. Mi era parso che ormai tutti considerassero quella pagina se non conclusa sulla via di una naturale conclusione, con il successo militare delle forze del «legittimo» governo di Assad e la sconfitta di forze di invasione, gruppi fondamentalisti e accozzaglia varia. Poi Erdogan, il primo ministro turco, ha iniziato a fare la voce grossa e a pretendere l’eliminazione della presenza curda nella zona di confine e infine ad avviare una specie di occupazione fino a creare una zona cuscinetto fra i due stati. Io ero arrivato fin qui… Quali gli ultimi elementi?”

“Ok – mi dice – proviamo a partire dall’inizio visto che la nostra memoria è troppo spesso assai debole. Le parole di uno stimabile reporter di guerra come Alberto Negri ben sintetizzano l’intera intricata matassa.«Come è nata questa guerra siriana: una rivolta contro il regime di Bashar Assad che si è trasformata ben presto in una guerra per procura. L’Europa sulla spinta dell’allora segretario di stato Hillary Clinton si allineò nel 2011 alla strategia del “guidare da dietro” la rivolta contro Assad accreditando un’opposizione manovrata dalla Turchia che ha fatto affluire dal suo confine migliaia di jihadisti e terroristi provenienti da tutto il mondo musulmano. L’Europa, gli Usa, hanno permesso l’espansionismo della Turchia in Siria, lo hanno incoraggiato e poi accettato»i.

Solo che, come sappiamo, l’intervento russo a sostegno di Assad ha sparigliato le carte, creando una situazione inedita che ha visto il tracollo delle formazioni fondamentaliste, che dopo aver insanguinato il paese, distrutto larga parte della sua economia e del suo tessuto civile sono state costrette a ritirarsi nella provincia di Idlib dove sopravvive «la coalizione jihadista di Hayat Tahir al Sham, l’ex fronte al Nusra affiliato ad al Qaeda. Gli stessi soldati turchi sono mescolati ai ribelli, e non è una novità perché Erdogan ha appoggiato in questi anni i jihadisti e fatto intese con l’Isis in funzione anti-curda e anti-Assad»ii.

Ora nella regione di Idlib si confrontano le forze turche di invasione e quelle siriane che puntano a riprendere il controllo della regione. Il 27, ovvero giovedì scorso, un’azione delle forze siriane, che puntavano a rioccupare alcune posizioni strategicamente importanti si è trasformata in un attacco aereo che ha portato alla uccisione di almeno 33 soldati turchiiii. La reazione turca non si è fatta attendere, con bombardamenti sul campo e con furiosi interventi di Erdogan che non ha trovato quella solidarietà internazionale che si aspettava e ha dovuto ancora una volta cercare un accordo con la Russia di Putin. La situazione rimane difficile da districare con possibili risvolti anche cruenti che perfino i più raffinati studiosi di geopolitica fanno fatica a immaginareiv”.

“Erdogan così arrendevole? Non credo proprio…” ho chiesto.

“Ovviamente no! L’uomo forte di Ankara non è disposto ad essere sconfitto, almeno non in modo tanto grave da veder messa in discussione la sua immagine e la sua strategia di potenza regionale e perciò ha deciso di usare l’arma dei profughi. Ancora Alberto Negri ha scritto con la penna particolarmente avvelenata: «Siamo arrivati al punto finale del conformismo piccolo-borghese. Ne esci solo se non hai paura di morire. Erdogan ricatta ancora l’Europa con i profughi perché ha perso la guerra in Siria dove si muore per la guerra non per il coronavirus. Non ci resta che mettere la mascherina per evitare il contagio della vergogna».

Infatti in un summit del governo turco sembra sia stata presa una decisione di questo tenore. «Proprio per stimolare la reazione degli alleati Nato e dell’Unione europea, un alto funzionario del governo turco ha annunciato che l’esecutivo non fermerà più imigrantiche vogliono andare in Europa: “Non chiuderemo più i nostri confini ai rifugiati che vogliono andare in Europa”»

Si tratta ovviamente di una decisione grave che non poteva che imporre una reazione da parte della Grecia. Di fronte alla decisione di organizzare vere e proprie carovane di profughi in movimento verso occidente le autorità greche hanno reagito attraverso la voce del primo ministro Kyriakos Mitsotakis che ha detto: «Migranti e profughi in numeri rilevanti si sono radunati al confine terrestre Grecia-Turchia e hanno tentato di entrare nel Paese illegalmente. Voglio essere molto chiaro, non verrà tollerato alcun ingresso illegale in Grecia. Stiamo aumentando la sicurezza dei nostri confini» e ha messo in allarme polizia ed esercito. Le forze militari greche di fronte al tentativo di sfondare gli sbarramenti da parte di gruppi di profughi hanno reagito usando la forza.

Intanto intorno a questa tragedia della miseria e della disperazione si è sviluppato il solito balletto delle diplomazie”.

“Questa è certo la pagina moralmente più brutta. – sottolineo – Del cinismo e della incapacità delle diplomazie, ma forse è più giusto parlare delle burocrazie internazionali di risolvere positivamente qualsiasi crisi, anche la più piccola, abbiamo una tragica secolare esperienza. Anche in questo caso il solito balletto?”

“Direi – mi risponde il Tonto con una specie di mesto sorriso – che siamo davvero davanti a una pagina da antologia. Le diplomazie europee si sono schierate, più o meno, dalla parte della Grecia e un poco come nel 2015 hanno fatto trapelare una qualche disponibilità a pagare perché Erdogan si tenga in casa i profughi. Gli USA hanno la solita posizione ondivaga visto che non possono scontentare del tutto Erdogan e «strizzano l’occhio anche ai peggiori terroristi, come ha(nno) già fatto con i talebani in Afghanistan e come faceva(no) un tempo con i mujaheddin che combattevano l’Unione sovietica a Kabul».

Perciò prevedo, e non è certo difficile, che fra poco, appena finita l’emergenza coronavirus, si imporrà l’emergenza dei rifugiati siriani, con l’addenda di possibili flussi di emigranti dal Pakistan e dall’Afghanistan, non esclusi gruppi di militanti fondamentalisti che facilmente si dissimulano fra quella massa di miserabili. D’altronde per citare ancora una volta Alberto Negri: «Gli europei in questi anni – dopo l’ultima grande ondata migratoria del 2015 (un milione di persone) – avevano tutto il tempo per trovare risposte alternative sia con l’apertura di canali di ingresso regolari che con la riforma del diritto d’asilo. Nulla è stato fatto, riempiendo di profughi la polveriera dei Balcani. Dire che siamo sorpresi dalla fuga da Idlib di oltre 900 mila persone e dalla pressione di Erdogan sulla Grecia dove i profughi vengono bastonati e uccisi è soltanto un’ipocrisia. È qui che l’Europa sta morendo davverov.»

“Non ti pare – cerco di chiosare – che si tratti di una analisi un poco pessimista. Che l’Europa non abbia dimostrato in questi due decenni una grande lungimiranza è cosa indubitabile. Che abbia delle responsabilità nella guerra in Siria, che abbia delle responsabilità nel conflitto civile in Libia e che ci siano militari europei in un territorio lontano ed estraneo ai nostri interessi come l’Afghanistan credo sia difficile da negare. Ma giungere ad affermare che ciò comporta la «morte» dell’Europa mi pare eccessivo. Tu cosa ne pensi?”

“Onestamente non so che dire. Certo il progetto dell’Europa Unita ha disilluso molti e la sua gestione politica è stata fatta in modo dilettantesco se non criminale. Solo in futuro, coronavirus permettendo, potremo vedere come le cose si evolveranno. Certo vi sono segnali poco confortanti e fra essi citerei l’ultimo caso che volevo sottoporre alla tua attenzione: la firma sabato a Doha dell’accordo di pace tra talebani e Stati Uniti. Questo mi sembra un segnale davvero preoccupante…”.

“Ma diavolo, in che senso? – gli dico – Non è la naturale conclusione di un conflitto senza soluzione?”

“Non ne sarei così sicuro. – mi risponde il Tonto scuotendo la testa – certo questi accordi sembrano costituire una svolta che può veramente porre a termine una guerra durata quasi vent’anni, la più lunga che gli USA abbiano mai affrontato.

Il presidente Trump può cercare di accreditare alla sua amministrazione una vittoria politica ma la verità è più amara, infatti i talebani hanno conseguito la più grande vittoria militare, politica e propagandistica cui un movimento jihadista potesse aspirare.

Non sembra davvero lontano dal vero chi ha scritto: «Hanno sfidato gli USA ospitando al-Qaeda e dopo 20 anni non solo Washington rinuncia a combatterli riconoscendo di fatto di non riuscire a sconfiggerli, ma firma un’intesa in cui li sdogana come partner politici e per la sicurezza dell’Afghanistan.

Il successo talebano è ingigantito inoltre dall’assenza di condizioni ideologiche nell’accordo firmato a Doha. Non c’è infatti alcun impegno dei talebani a difendere i diritti civili, a rispettare quelli delle donne, ad applicare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo o a rinunciare alla più brutale applicazione della sharia»vi.

Come stupirsi se uno dei negoziatori dei talebani poco prima della firma ha scritto un twitter dicendo: «Da questo storico hotel sarà annunciata la sconfitta dell’arroganza della Casa Bianca di fronte al turbante bianco».

Insomma la guerra in Afghanistan, come molti avevano ben previsto quando ebbe inizio, è costata agli USA 2mila miliardi di dollari, la vita di oltre 3.500 soldati della coalizione dei quali 2.400 americani. Gli afgani hanno avuto almeno 150 mila morti, di cui quasi un terzo civili, ma possono affermare che dopo aver avuto ragione dei sovietici hanno scacciato l’altro invasore, gli USA, come avevano per altro fatto nel XIX secolo con i Russi e gli Inglesi.

Questa guerra lascia però un frutto avvelenato, il successo di un fondamentalismo che sembra rinverdire le stagioni delle guerre di religione ed è l’aspetto tragico di questa lunga e ignobile guerra. Migliaia, centinaia di migliaia di giovani vedranno nella lotta senza quartiere contro l’Occidente, secondo il modello dei talebani, l’occasione per consolidare la propria identità e affermare il proprio riscatto storico.

Un quadro tutt’altro che confortante, caro amico”.

Ci siamo alzati, abbiamo indossato la mascherina e ci siamo salutati sperando nella clemenza del coronavirus.

Note

i https://ilmanifesto.it/dalla-siria-arriva-il-contagio-della-vergogna/?fbclid=IwAR3EzlgSSKW6mw7mt2J-zsB1kouoA3l4bMPGZOMgNJKx4RynKanFhvPSi5M

ii https://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/meritiamo-ricatto-erdogan-su-profughi-siriani/?fbclid=IwAR1j0Z_ka8vw9suT2CrJZRE3p_2ryDi9v0uwLq3TQAP78OXYFuxbMF-gjqw

iii https://www.lastampa.it/esteri/2020/02/28/news/siria-33-soldati-turchi-uccisi-da-un-raid-governativo-1.38527792

iv Una possibile interpretazione dei futuri scenari del conflitto siriano, che ben mostra la difficoltà di ridefinire un quadro stabile nella regione, si può leggere in un articolo pubblicato sul sito dell’ISPI: https://www.ispionline.it/en/node/21212. Degno di attenzione è anche lo scritto del 28 febbraio di Gianandrea Gaiani, Erdogan in difficoltà in Siria torna a ricattare l’Europa coi migranti: https://www.analisidifesa.it/articoli/

Sulle premesse dell’ultima escalation fra Turchia e Siria merita di essere segnalato anche l’articolo: Siria e Turchia a un passo dalla guerra a Idlib: https://www.analisidifesa.it/2020/02/siria-e-turchia-a-un-passo-dalla-guerra-a-idlib/.

Infine sulla latitanza della nostra politica estera, che giunge a schierarsi con la Turchia con modalità davvero dilettantesche, si è espresso con grande severità Alberto Negri in un suo intervento: Con un tweet l’Italia si schiera con Al Qaida ed Erdogan, https://www.facebook.com/alberto.negri.9469/posts/1335685666616330

v https://ilmanifesto.it/leuropa-muore-incatenata-a-uno-zar-e-a-un-sultano/?fbclid=IwAR2Lg1mXC_tJj85ysLvZY6m0dDopZTRgaUkbYwpMmkczFSWWlX1_o41AvzU

vi https://www.analisidifesa.it/2020/03/a-doha-gli-stati-uniti-regalano-ai-jihadisti-la-vittoria-piu-grande/

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