3 pensieri su “AGLI AMICI E ALLE AMICHE CHE #IORESTOPARTIGIANA #IORESTOPARTIGIANO (3)

  1. Il WHO ai poliziotti

    “Il WHO ai poliziotti” è il rovescio perfetto del “Il PCI ai giovani” che conferma “Il PCI ai giovani” nella sua capacità di prevedere la mutazione antropologica dei carabinieri al tempo de “Il PCI ai giovani” in carabinieri al tempo de “Il WHO ai poliziotti”.

    «[…] Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
    quelli delle televisioni)
    vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
    delle Università) il culo. Io no, amici.
    Avete facce di figli di papà.
    Buona razza non mente.
    Avete lo stesso occhio cattivo.
    Siete paurosi, incerti, disperati
    (benissimo) ma sapete anche come essere
    prepotenti, ricattatori e sicuri:
    prerogative piccoloborghesi, amici.
    Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
    coi poliziotti,
    io simpatizzavo coi poliziotti!
    Perché i poliziotti sono figli di poveri. […]» (P.P. Pasolini, Il PCI ai giovani, L’Espresso, 16 giugno 1968)

    Non tenendo conto del rovescio perfetto del “Il PCI ai giovani” che conferma “Il PCI ai giovani” nella sua capacità di prevedere la mutazione antropologica dei carabinieri al tempo de “Il PCI ai giovani” in carabinieri al tempo de “Il WHO ai poliziotti” avevo scritto tempo addietro:

    «In questi casi, ai poliziotti si danno i fiori, amici. Infatti, se il silenzio è d’oro, nell’ora del teppismo sradicato e neorisorgimentale del popolo-nazi web, Deep State che dà mazzate di spudoratezza a destra e a sinistra sconfinato in valle Giulia, senza modernamente cogliersi, nella Città Eterna, tra i cornuti della vecchia morale estetica, scopriamo la sorella del silenzio, Nostra Sorella Impotenza, d’oro termonucleare. Dai “potenti” mangiafuoco, che pur conservano possibilità di starnuto, ai poliziotti, carabinieri e pompieri c’è infatti l’esoterismo cittadino mascherina munito d’oggi: il Kapo e la Stubowa ne fingono la differenza sessuale, ridotta alla chiacchera sul genere, al ballo in maschera d’alchimisti capaci stracapaci – perché non conoscono la pietà (che i “potenti” conservano tra le lacrime di coccodrillo) -, ben capaci e capacissimi di trasformare il piombo del potere nell’aurea d’aria irrespirabile della sua impotenza. Questi alchimisti restano grevi come il piombo, ma di pesantezze sublimi, polveri gravide supervelenose come dose letale, un’estasi prometeica, un’apocalittica vendetta. Se da questi sogni da Biancaneve’s Strega una lacrima scende, ebbene è d’oro, irricevibile, immangiabile. Eppure un bene prezioso per la tesaurizzazione avida dell’umano nello zoo park della Storia. A Napoli si mormora, mentre si distribuisce omnicraticamente ben altro che non la malattia d’archivio: cornuti e mazziati. A volte si confonde il nemico: ecco la Vecchia Signora zebrata che passa, ecco i Cocus du vieil art moderne. A volte lo si discerne come Vecchia S’ignora nelle peripezie di qualche ciuchino insanamente cocciuto arrestato. Men insana in corpo impuntato arrestato. Ma sono momenti che, pur non passando mai, s’ignorano, e signorandosi s’ignoreggiano. Magie lontanissime, abbandonate nella notte fonda dell’Istoria come cani. Elementi che salvano i peccati di gioventù, perché nel viatico d’una mente al termine della più fitta notte di tenebre non è inesorabile come la dimostrazione di un teorema matematico l’impossibilità di distinguere una vacca bianca da una nera. Ed è proprio in casi romantici come questi che ai poliziotti, amiche e amici, si danno i fiori. E forse, coi fiori il loro male. Quel “‘l mal dei fiori” che allucinò il poeta salentino, tra un “Pinocchio” e un “Poema infernale” ebbri di paura per troppo amore, come la città di Dio sulla terra non, come la sua ben più evangelica moltiplicazione http://www.centroperlafilosofiaitaliana.it/miscellanea/antonio-sagredo-le-citta-di-dio-poema-infernale-voce-di-michele-g-bianchi/.»

  2. @ Michele.G. Bianchi

    A parte che il link indicato non funziona, può spiegare (gentilmente) quale relazione ha il suo commento con l’argomento del video?

  3. Dal video non capisco bene il contesto. In quale occasione il parroco ha deciso di celebrare la messa?…Come mai c’erano i fedeli?…Erano stati avvertiti?….
    Comunque, in linea di massima, sono d’accordo con lui. In fondo tutte le misure di sicurezza erano rispettate. Qui si tratta di comprendere il rapporto fra una norma giuridica e i comportamenti concreti dei singoli. Una norma giuridica è necessariamente: generale, astratta e imperativa. Chi ha il dovere di applicarla e di farla applicare valuta il caso concreto…Un contadino che abita con la sua famiglia in campagna ed esce di casa per andare ad arare il terreno ad un chilometro di distanza, non costituisce nessuna fonte di pericolo…Insomma, in certe occasioni, è questione di buon senso. Però, ripeto, non riesco a valutare l’occasione concreta, anche se, da quel che dice il sacerdote, tutte le misure di sicurezza sono rispettate.

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