Colognom. Vicinanze e distanze

di Ennio Abate

Seconda risposta a Donato Salzarulo

 «Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l'accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata; l'arte di renderla maneggevole come un'arma; l'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l'astuzia di divulgarla fra questi ultimi».

(Bertolt Brecht, «Cinque difficoltà per chi scrive la verità») 

Caro Donato,
dopo il tuo intervento (qui) rilancio ancora:



1. Samizdat non ha cattedra e non sta alla finestra.

Né a Cologno né altrove sono stato o sono «un professore che, “osservatore esterno”, è pronto a scattare per “lavare i panni sporchi” in pubblico». Questa opinione (di molti del PD, di SI, di CSD e che qui fai tua) è sbagliata. Neppure negli ultimi anni me ne sono stato “alla finestra”. Oltre a fare Poliscritture (dal 2005), intervenire assiduamente con commenti e articoli su vari social di Cologno (anche su CARPE DIEM COLOGNO legato al leghista Rocchi), ho partecipato al Comitato 16 marzo contro la chiusura della Scuola d’italiano per stranieri (2017), a Cologno Bene Comune (2018), ad Officina delle Arti di Cologno (2018-2019). Con la mia testa e il mio voto. E non col surplus di autorità che deriva dall’appartenere a un partito o a una lista civica.

2. L’attuale opposizione per me resta “abbaiante”.

E cioè più emotiva che ragionante, più reattiva che costruttiva e senza una chiara strategia politica. Lo dico per esperienza diretta, perché ho avuto modo di vederla in azione, da vicino, dall’interno (vedi oltre punto 3). Il termine “abbaiante” – lo so – è forte. Eppure, l’opposizione a Rocchi, che, secondo te, è stata esercitata «non soltanto sul terreno, per così dire, culturale della lotta antifascista, ma con puntualità e precisione su tutti gli altri terreni amministrativi: da quelli dei servizi sociali a quelli del piano regolatore, degli appalti dei servizi di pulizia, ecc.», a mio parere, non ha, invece, dato risultati politici di cui vantarsi. La scuola d’italiano per stranieri è stata chiusa e i corsisti dispersi hanno dovuto continuare a ranghi ridotti e quasi clandestinamente. La “lotta antifascista” è rimasta pura celebrazione nostalgica. Il discorso critico su servizi sociali, piano regolatore, appalti dei servizi di pulizia è rimasto confinato alla cerchia di alcuni consiglieri comunali e dei loro amici-militanti del PD e di CSD. Ammetto che un’opposizione alla Lega e a Rocchi non sia affatto “facile” e che abbia richiesto “sacrifici e un sacco di tempo”. Ma l’attivismo non basta. Rocchi è rimasto là a comandare e a farsi bello per tutto il suo mandato. E non si può dire che l’egemonia del centro sinistra sia aumentata tra gli abitanti di questa città. Per me la verità è questa. E la ripeterò senza mettermi su nessuna cattedra, ma anzi con preoccupazione e ira. Perché, se un’opposizione, che ritengo necessaria e in cui mi vorrei riconoscere, non sa costruire una strategia coerente, un po’ sono costretto ad “abbaiare” anche io. Anche se non voglio. Anche se non “abbaio” negli stessi modi degli altri.

3. Vogliono soltanto intellettuali che suonino il “piffero della democrazia esistente”.

Scrivi: “ non si capisce perché, dalla fine del PCI ad oggi, fior fiore di intellettuali specializzati nel “pensiero critico” non siano stati capaci di offrire un’organizzazione seria ed autorevole ai lavoratori, ai precari, ai disoccupati, ai nuovi poveri e al ceto medio impoverito di questa nostro Paese”.

Si capisce invece benissimo. Certo, gli intellettuali di oggi hanno evidenti limiti. E la realtà è più intricata che mai. Ma taci sull’uso che i partiti politici pretendono di fare degli intellettuali. Come ai tempi di Togliatti la sinistra voleva soltanto intellettuali organici alla linea del PCI e che suonassero “il piffero della rivoluzione” (ricorderai l’estromissione di Vittorini e del “ Politecnico”dal partito, senza dimenticare che lo stesso faceva la DC arruolando i suoi), oggi i partiti democratici vogliono esclusivamente intellettuali che suonino il “piffero della democrazia esistente”. E perciò emarginano tutti quelli che ancora esercitano il sempre maledetto e oggi fuori moda “pensiero critico”. Che è poi lo stesso che, nei modi loro, esercitano i disoccupati, i precari, i comuni cittadini, gli immigrati, i nuovi poveri, i matti, le donne maltrattate. A Cologno poi fare l’intellettuale che esercita il “pensiero critico” è un handicap ancora più grave. Vieni guardato a vista e ti fa facilmente incappare nelle accuse lanciatemi contro anche in questa occasione: sali in cattedra, sei un populista, anzi no un moralista, parli dei massimi sistemi, non rispetti chi si è fatto un culo così, e via seguitando.

Ti sei mai chiesto perché a me, che abito a Cologno dal 1964 e sono stato abbastanza attivo in ambiti politici e culturali cittadini, nessuno mi ha mai cercato, manco CSD, non dico per fare il candidato sindaco ma per uno dei qualsiasi incarichi dirigenti che vengono affidati spesso a cani e porci, come si dice. La risposta la sai: perché le élite locali (le segreterie dei partiti e delle liste civiche) selezionano persone che abbiano loro dimostrato di saper suonare il “piffero della democrazia esistente”. E, per fare alcuni esempi minimi, ai suoi tempi il sindaco Soldano non volle dare neppure il patrocinio alla presentazione dei primi numeri di Poliscritture in Villa Casati; e, più recentemente, nei “laboratori” della “nuova politica” o della “nuova cultura” colognese, che avrebbero dovuto essere Cologno Bene Comune e Officina delle arti, a me come “intellettuale” hanno fatto scrivere ben due manifesti. Ma tanto per decorare il lancio delle due nuove creature, mentre proseguivano i vecchi e soliti traffici nelle segreterie di partito e di CSD. Quando poi questi traffici hanno quagliato certi accordi in vista delle elezioni del 2020, i “laboratori” sono stati abbandonati e i burattini congedati.

4. Criticare non è mai sabotare.

Ho già chiarito che il mio appoggio è ampio e fiducioso nei confronti della candidata sindaco Alessandra Roman e della sua lista; ed è, invece, critico e molto guardingo nei confronti della coalizione PD, CSD, +Europa. E che sottolineare che abbiamo – tutti! – le “scarpe rotte” non significa defilarsi o sabotare o disprezzare o svalutare, ma valutare realisticamente fatti e personaggi. So che la politica si fa soltanto con il materiale umano che esiste. E, dunque, oggi con gente giovane e poco politicizzata e con questo ceto politico ormai “all’antica” e, sempre secondo me, mal politicizzato (con le dovute distinzioni tra persona e persona). L’obiettivo, però, deve essere quello di costruire una VERA OPPOSIZIONE e un VERO GOVERNO di questa città. E, per raggiungere un tale obiettivo, solo fino ad un certo punto va bene blandire o lisciare o sopportare i tic dei nostri amici o alleati. Bisogna però anche imporgli di riflettere. E criticarli. Quando è necessario; e, dunque, anche in questo momento. E adesso spiego perché.

5. I rischi di una coalizione con “le scarpe rotte”.

Quando scrivo che l’attuale coalizione che appoggia Alessandra «vorrebbe comandare questo “vento gentile”, farlo uscire dal sacco a proprio piacimento e secondo i propri calcoli», mi riferisco ai rischi di una coalizione costruita all’ultimo momento e senza una vera strategia politica. Del resto questi rischi tu pure li prevedi o temi. Visto che scrivi: 1. “spero che nessuna delle forze politiche della coalizione ritenga che il programma sia aria fritta; 2. “il problema del rapporto fra candidato sindaco e forze politiche della coalizione, diventa quasi sempre uno dei problemi più grossi che il candidato deve risolvere”; 3. “se il rapporto non è chiaro, costruttivo, guidato dal documento programmatico, possono insorgere conflitti, contrasti, minacce di far mancare il voto, ecc. ecc.”. Conoscendo certe dinamiche “di bottega” e lo “stile di lavoro” del ceto politico di Cologno (e tu, essendo stato assessore e vicesindaco nella giunta Soldano, anche meglio di me), non concludo che tutto è già scritto e finirà male, secondo il solito copione. Ma mettere in guardia affinché “il vento gentile che soffia su Cologno” non venga messo nel sacco da qualche dio Eolo della coalizione o al di sopra della stessa coalizione mi pare un obbligo. Ce la farà Alessandra? Ce la farà la coalizione a darsi una mossa? E’ una scommessa. Perciò, come te, mi auguro soprattutto che Alessandra sappia “essere autorevole” ed “esercitare quella che si chiama “leadership condivisa”.

2 pensieri su “Colognom. Vicinanze e distanze

  1. Caro Ennio,
    Velocemente sui vari punti, seguendo la tua traccia:
    1.-Lo so che sei un professore in pensione. Anch’io sono un direttore in pensione. Per quanto ci si possa esercitare nella negazione del proprio ruolo sociale, il professore è per lo più professore e l’operaio è per lo più operaio, come il commerciante è per lo più commerciante. Ciò non vuol dire che sei un borioso o un montato e che non ti relazioni con le persone su un piano di parità. Anzi. Tutt’altro. Sei una persona molto alla mano e capace di prendersi cura del prossimo. Sei, comunque, un professore. Tra l’altro, sei un professore particolarmente bravo. Anzi, bravissimo. Scrivi moltissimo e possiedi una grande riserva di “capitale simbolico” (così lo chiama Bourdieu) accompagnato da un grande bisogno e volontà di parresia. Questa condizione fa di te un’autorità, che ti piaccia o meno. Mentre tu possiedi questa autorità e la eserciti alla tua maniera, chi appartiene a un partito o a una lista civica al presente, in cui il sentimento dominante è l’antipolitica, non ha nessun surplus di autorità. Per l’opinione comune i politici nel migliore dei casi aspirano alla “cadrega”, agli “affari”, sono degli incompetenti, ecc. ecc. Quando nel 2015, ho smesso, mi sono sentito “liberato”.
    Quando scrivo che sei un “osservatore esterno”, non voglio dire che non ti sei dato o non ti dai da fare in questa città. Voglio soltanto dire che, come me, non hai partecipato agli incontri tra forze politiche per formare la coalizione di centro sinistra, non hai partecipato all’elaborazione del programma di coalizione, non vivi la vita di queste forze, ecc. ecc.…
    2.- L’opposizione politica non ha risultati di cui vantarsi. Vero. Probabilmente non sai cosa significa fare oggi opposizione in un consiglio comunale. La maggioranza ti fa, appunto, “abbaiare” senza darti neppure il tempo di stancarti. Perché i tempi di intervento sono “contingentati”. Poi la maggioranza vota e si passa a un altro punto. Il Consiglio Comunale, specialmente con questa Giunta, si è visto ridurre drasticamente il suo spazio democratico. Il primo provvedimento che assunsero fu quello di abolire i Consigli di Zona.
    Ci vorrebbe una bella opposizione sociale. Sono d’accordo con Bologna: occorre far ripartire il conflitto di classe. Ma non basta dirlo.
    3.-Gli intellettuali specializzati nel “pensiero critico” è da mezzo secolo che escludono qualsiasi possibilità di suonare “il piffero della democrazia esistente”. Loro suonano il “piffero della rivoluzione” perché i piccoli mutamenti sono nemici dei grandi…Un partito così avrebbe forse potuto darti incarichi e riconoscimenti. Ma un partito così, a Cologno, salvo i primi anni settanta che cercavamo di costruirlo, non c’è mai stato.
    Io ho fatto l’assessore come indipendente del PCI e poi come rappresentante di CSD. Esperienze molto interessanti, ma non così gratificanti come si potrebbe credere. Anch’io avrei molti motivi di risentimento, ma preferisco non parlarne. Sono fatto all’antica: per me prima viene la polis, poi il mio Io. Non che per te, non sia la stessa cosa. Per carità, ti conosco.
    Se posso fare qualcosa per la Sinistra, più o meno vicina a me, la faccio volentieri. Altrimenti, pace.

    4.-So che criticare non vuol dire sabotare, ma quando scrivi: «L’obiettivo, però, deve essere quello di costruire una VERA OPPOSIZIONE e un VERO GOVERNO di questa città», non capisco. Converrai con me con me che non basta dire “vera” perché l’azione diventi vera. Allora, più che continuare a dibattere con me, che, con un po’ di idee diverse, sono grosso modo nelle tue stesse condizioni, ti consiglio di concentrarti sul programma della coalizione. Me ce l’hanno un programma di coalizione?… Io sarei felice se qualcuno o qualcuna degli interessati ci informasse e, magari, coronavirus permettendo, organizzasse pure qualche momento pubblico per illustrarlo, raccogliere idee, ecc.
    5. -Non so se la coalizione ha una vera strategia politica. Su questo punto – ma anche sugli altri – dovrebbero davvero intervenire gli esponenti delle forze politiche e la candidata sindaca.
    6.- Sulla citazione di Brecht, in esergo, avrei un lungo discorso da fare. Ma lo rimando ad altra occasione.
    Amico mio, inutile dirti che su questa vicenda non interverrò più. Puoi fare tutti i rilanci che vuoi.
    Fraternamente.

  2. @ Donato

    Grazie Donato.
    No, non rilancerò più. Le cose, che avevo/avevamo da dire a favore del “vento gentile” a chi qui a Cologno sta guidando il treno della coalizione e ha ancora orecchie per intendere le ho/abbiamo dette.

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