Su “La disciplina dell’attenzione”di Roberto Bugliani (4)

di Romano Luperini


Questo articolo è uscito anche su “L’immaginazione ” n. 318, luglio-agosto 2020. Le precedenti riflessioni sul romanzo di Roberto Bugliani si possono leggere qui, qui e qui [E. A.]


Bugliani e un romanzo sull’America Latina

Conosco Roberto Bugliani dagli anni sessanta. Prima nel ’68 nel movimento degli studenti, poi come dirigente della sezione di La Spezia del mio gruppo politico. Con la barbetta, silenzioso, ma sempre disponibile. Poi per qualche anno lo persi di vista per ritrovarlo come redattore della rivista Allegoria negli anni settanta. Col passare degli anni però la sua partecipazione alle riunioni della redazione si ridusse: era sempre all’estero, in paesi dell’America Latina, dove frequentava in Messico l’esercito di liberazione nazionale del Subcomandante Marcos, i cui documenti traduceva e diffondeva in Italia. Per anni ha trascorso la maggior parte del suo tempo soprattutto in questo paese e in Equador. Nel frattempo scriveva poesie sperimentali sulla scia del Gruppo 63, mescolando audacie letterarie e politiche, che mi lasciavano, ricordo, alquanto freddo.

E ora con mia sorpresa ecco qui un romanzo di 300 pagine firmato da Bugliani, un vero romanzo, ben articolato e congegnato, seppure con qualche innovazione coraggiosa e una scrittura niente affatto tradizionale (un misto di spagnolo e italiano). Il romanzo si intitola La disciplina dell’attenzione (bel titolo) ed è uscito da un editore di Lamezia Terme a me ignoto, Link, nella collana Inchiostri. Non credo che l’editore abbia la forza di promuovere il libro, che, come tanti altri pubblicati da editori minori, resterà sconosciuto ai più. Ed è un peccato; e per me, che avevo letto con tanta diffidenza la sua precedente produzione in versi e in prosa, una vera e propria sorpresa.

La sorpresa comincia proprio dal linguaggio che si ispira largamente a quello gaddiano, con l’uso di parole anche auliche mescolate a quelle più comuni e a inserti di spagnolo e più raramente di inglese. Chi narra, pur senza rivelarsi mai con le proprie idee, gestisce dall’alto la narrazione con evidente divertimento. Ciò gli consente una distanza dal protagonista e un controllo sulla narrazione che  si esprime anche grazie a questo plurilinguismo.

Sperimentale è anche la struttura del romanzo: qualsiasi personaggio, anche minimo e inessenziale alla trama, viene raccontato nella sua vicenda esistenziale sociale e politica, con continue divagazioni ch nondimeno non fanno perdere il filo della narrazione, che ruota attorno alla figura di un gringo (in realtà italiano) venuto in un paese dell’America Latina per fuggire da una situazione di stasi e di crisi esistenziale e politica.

Il romanzo comincia con una scena affollata davanti al consolato di Spagna dove la gente si accalca per un permesso di espatrio e di soggiorno in Europa, permesso sottoposto al potere assoluto, svogliato e comunque interessato di un funzionario. Il protagonista incuriosito osserva questa folla variopinta, urlante, petulante e incontra Edison, un personaggio strano che fa il consejero, perché fornisce consigli sul modo migliore di presentare le domande e di riempire i moduli e per questo s’infiltra fra la folla offrendo i propri servigi. Già questa scena, mossa e varia, in cui si intrecciano lingue e dialetti diversi, rivela la maestria dell’autore. Il romanzo poi continua  raccontando la amicizia fra i due e la vita sconclusionata del protagonista che passa il proprio tempo nei caffè e corteggiando le ragazze che gli capitano sotto mano (la prima è una prostituta). Il romanzo prosegue, di digressione in digressione, sempre brillantemente orchestrato da un autore dal passo narrativo vario e insieme organizzato.

Sul piano puramente artistico una svolta si ha con una gita nella foresta amazzonica alla ricerca degli antichi riti dei popoli primitivi ormai diventati spettacolo per i turisti. Qui il protagonista assume un allucinogeno e ha varie confuse avventure. E’ questo un capitolo artisticamente debole, anche se l’intento di mostrare a cosa sia ridotto oggi l’antico folklore è evidente; ma la rappresentazione di questi strani selvaggi è un po’ ovvia e risaputa. Da qui in avanti (siamo poco oltre la metà del capitolo) il romanzo non ha più la brillantezza dei primi capitoli. L’italiano si innamora di una bellissima e misteriosa india, Xiomena, presentatagli da Edison, e  alla fine riesce ad avere con lei un rapporto amoroso (ma, in verità, senza una partecipazione molto attiva della donna che sembra avere sempre la testa in un altrove inaccessibile al gringo.). Poi tutto precipita: in un attentato organizzato dai servizi segreti e dall’esercito Edison viene ucciso. Si scopre così che, come la stessa Xiomena, anche lui faceva parte di un gruppo di guerriglieri impegnati contro il regime filoamericano  al potere.

Come si vede, il personaggio dell’italiano protagonista è poco più di un pretesto per introdurre il lettore nella realtà turbolenta e formicolante di un paese dell’America Latina. Ma Edison e Xiomena sono personaggi invece vivi e artisticamente efficaci.

Non vedo Bugliani da una dozzina di anni, forse più. Oramai, io e lui, siamo diventati vecchi. Ma questo romanzo e questo mio stesso articolo rivelano che non tutto dei nostri sogni della giovinezza è stato portato via dalla rapina del tempo.

1 pensiero su “Su “La disciplina dell’attenzione”di Roberto Bugliani (4)

  1. …trovo questo articolo di Romano Luperini sul romanzo di R. Bugliani: “L’esercizio dell’attenzione” molto chiaro e lineare per cui non si puo’ non essere d’accordo, tuttavia, credo, lo stesso sorvola su alcuni aspetti del romanzo che pur arrivano alla lettura: ad esempio, il senso di modestia e di inadeguatezza dell’autore nel presentare e descrivere un Paese, dai tratti complessi e misteriosi, dell’America Latina. Un Paese, l’Ecuador, a cui, peraltro, viene riservata un’attenzione, che impegna tutti i sensi, eccezionale e partecipativa…I notevoli personaggi principali della trama narrativa sono affiancati da migliaia di altri, come casualmente incontrati sul cammino di un “gringo” apparentemente turista sfaccendato, a formare l’ affresco ricchissimo di un intero continente, con le sue luci e le sue ombre…Uguale attenzione viene riservata alla storia remota, come a quella colonialista e neocolonialista di un Paese sempre affascinante, ma ormai povero e in parte snaturato… Nonostante il rapporto di forze squilibrato e mistificante con l’Occidente, tuttavia, l’Ecuador sembra conservare un patrimonio di tradizioni, leggende e cultura…

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