26 Settembre: Giornata contro le armi nucleari

di Giuseppe Natale

Quasi in contemporanea mi sono pervenuti due contributi su una questione che è finita nel dimenticatoio ma non lo merita: quello di Giuseppe Natale d’impianto pacifista e quello di un libretto in PDF a cura di un gruppo di ricerca legato alla Calusca City di Milano che affronta la questione in termini “classici” di “guerra alla guerra”. Del secondo molto più corposo mi limito a pubblicare in Appendice la Segnalazione che ho fatto su Poliscritture FB. Spero in una ripresa della discussione . [E. A.]


Il 26 Settembre scorso è stata la Giornata contro le armi nucleari istituita dall’ONU. Con la scelta di questa giornata, alla vigilia della ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari, si vuole ricordare Stanislav Petrov, militare sovietico addetto al controllo del sistema di difesa antimissilistica, che il 26 settembre 1983 salvò l’umanità dalla catastrofe nucleare. Non avvisò il comando superiore quando sul suo computer apparvero tracce che sembravano di missili americani. In effetti si trattava di riflessi di onde elettromagnetiche e non di attacco nucleare. Con questo gesto, l’ “uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto”, rischiando pesantissime sanzioni, evitò la guerra nucleare totale per errore.

Il rischio persiste sempre e, oggi, ci troviamo nella situazione in cui le maggiori potenze nucleari non vogliono firmare il Trattato di messa al bando delle armi atomiche, mentre sono in aumento le spese militari. Addirittura si vuole affidare a tecnologie sofisticate di “intelligenza artificiale”(!?), come i 5G, l’uso militare della cosiddetta “deterrenza nucleare”, che dissuaderebbe aggressioni nemiche. Qui siamo alla follia pura: si continua a pensare che per evitare la guerra, addirittura anche quella atomica, occorra armarsi sempre di più, per giunta affidandosi a strumenti tecnologici che possono sfuggire al controllo umano. La spada di Damocle della catastrofe nucleare per errore pende sulla testa dell’umanità.

Un appello dei Disarmisti esigenti, mette in evidenza che “un altro passo sciagurato che abbassa la soglia nucleare è quello di ammodernare e potenziare le armi nucleari tattiche, che servono per la guerra ‘di teatro’ in Europa.”

E l’Italia che fa? Si accoda alla politica militare degli USA e della Nato, mentre l’Unione Europea non riesce (non vuole?) a scegliere la strada dell’autonomia e dell’indipendenza piena, l’unica adeguata ad avviare un processo di superamento dei vecchi blocchi militari adottando una strategia lungimirante per la pace e la solidarietà tra i popoli.

La bussola deve essere l’art. 11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.Purtroppo sono tante le volte in cui i governi italiani hanno violato e violano il dettame di questo lapidario articolo pacifista (interventi a fianco degli USA e della Nato in Iraq, Afganistan , ex Iugoslavia…).

Anche altri articoli della Costituzione vengono violati quando le classi dirigenti del nostro Paese dimostrano di non tutelare la piena indipendenza dell’Italia e contribuiscono assai poco a una necessaria e urgente politica europea autonoma. Ad es. non ha senso ed è assai pericoloso continuare ad ospitare basi militari ed ordigni nucleari americani sul nostro territorio; è riprovevole che l’Italia non abbia ancora firmato il Trattato internazionale di messa al bando delle armi nucleari. Gridano vendetta le enormi spese militari del nostro bilancio statale (che Trump ha la spudoratezza di chiederci di aumentare): 100 milioni al giorno, 36,5 miliardi all’anno. Anziché autoridursi (o auto castrarsi) il Parlamento sapeva dove poter risparmiare!?…

In piena crisi ambientale, sociale e sanitaria è arrivato il momento per le classi dirigenti (almeno per una parte di esse) di interrogarsi sul triste primato di essere tra i maggiori Paesi produttori ed esportatori di armi. La invocata e spesso ipocritamente proclamata riconversione economica per uno sviluppo sostenibile non può non prevedere anche la riconversione dell’industria delle armi in azioni e produzioni di pace. E’ certo che il necessario cambiamento radicale può avvenire, non tanto o soltanto se migliora la classe politica, ma soprattutto se si rafforzano e si diffondono al maggior numero possibile di persone, in quanto società civile e cittadinanza attiva, la consapevolezza e la volontà di partecipare al governo del Bene comune. In questa direzione va la ripresa dell’impegno civile contro il riarmo e per il disarmo e la pace, di cui sono protagonisti periodicamente i diversi movimenti che si sono succeduti nel corso degli ultimi settant’anni.

Accanto e in alleanza con i movimenti per la giustizia sociale e contro le disuguaglianze, per la giustizia ambientale e contro la distruzione dell’habitat naturale, deve rinascere il movimento per la pace e per il disarmo contro tutte le guerre e la catastrofe nucleare. In questa direzione va la Rete Italiana Pace e Disarmo , nata dalla unificazione delle due Reti storiche, quella per il disarmo (2004) e quella per la pace (2014), a cui aderiscono diverse associazioni e comitati di cittadinanza attiva. Si impone -si legge nella nota di presentazione (22 settembre scorso, Giornata ONU per la Pace)- un’azione congiunta in uno scenario internazionale preoccupante di imponente crescita degli armamenti e degli strumenti di morte che sottraggono enormi risorse per le opere di pace e per gli interventi contro la povertà.



APPENDICE

SEGNALAZIONE

Lo spillover del profitto: capitalismo, guerre ed epidemie

a cura di Calusca City Edizioni Colibrì

STRALCIO:

“Sul piano generale non bisogna dimenticare che la ricerca è oggi essenzialmente legata all’industria militare. Quest’ultima canalizza tutte le pretese ‘invenzioni’, da internet alle onde sonore (attraverso lo studio della teoria del caos), dalla robotica all’impianto di protesi cibernetiche sul corpo umano” (Automatisation et finance, in “Le Fil Rouge”, n. 5, 2019, p. 12). Questo nesso sta al centro del nuovo studio di Clifford D. Conner, The Tragedy of American Science. From Truman to Trump, Haymarket Books, Chicago, 2020. Il libro illustra come l’obiettivo principale della scienza statunitense e della correlata tecnologia sia ormai la ricerca di modi nuovi e più efficienti per uccidere le persone. Ciò ha fatto definitivamente a pezzi la visione della scienza come una forza creativa per il Progresso dell’Uomo trasformandola nel suo contrario distruttivo e antiumano. Il fatto che investimenti nell’ordine di trilioni di dollari e un immenso cumulo di talenti mentali non siano finalizzati ad affrontare problemi come povertà, malattie e distruzione ambientale è, secondo l’Autore, una delle maggiori tragedie dei nostri tempi, è “The Tragedy of American Science”. ¶ E sotto le cupole del Cremlino la musica che si suona è la stessa: cfr. Igor V. Domaradskij – Wendy Orent, Biowarrior. Inside the Soviet/Russian Biological War Machine, Prometheus Books, New York, 2003. Infine Alessandro Pascolini, Virus e armi biologiche, in “Il Bo” Live, Università di Padova, 16 aprile 2020, mette in guardia dallo “sviluppo tecnologico dell’ingegneria genetica e in particolare dalla potente nuova tecnica CRISPR-Cas9”, che, oltre a sollevare serie preoccupazioni etiche in ordine alla manipolazione germinale, è suscettibile di “avere un gravissimo impatto di ordine militare e rischi di terrorismo biologico”. Pure quest’Autore parla della “natura duale” di queste ricerche: “La biologia sintetica, nata e sviluppata in ambito civile, nella sua natura duale ammette applicazioni militari che possono portare a superare le limitazioni per scopi bellici di molti agenti biologici naturali, modi ficandoli opportunamente, nonché a creare ex-novo nuove armi estremamente efficaci”.(dal saggio di Philippe Bourrinet – Capitalismo, guerre ed epidemie)

(Per altre informazioni: https://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/2020/09/spillover-del-profitto-capitalismo?fbclid=IwAR2cZMwnRwNfZ1ZLVeAWUjirwMb7nPTU6ROqiD-cC67Nueg6AaBzmFse054

12 pensieri su “26 Settembre: Giornata contro le armi nucleari

  1. …c’è da perderci il sonno! E noi piccoletti e sempliciotti stiamo a curare i fiorellini sui balconi, la giusta dieta dei nipotini, guardiamo il cielo un po’ meno azzurro ma ci speriamo ancora…Sembra che a essere degenerata è proprio l’intelligenza umana: persino un bambino dei primi anni dell’asilo capirebbe che armi atomiche, nucleari, biologiche e, aggiungerei, psicologiche non hanno difese, se non illusorie, neanche per chi le costruisce…il nemico da abbattere diventa allora l’essere umano in toto…A chi giova? Occorre forse un abbecedario ai potenti e tecnoscienziati della Terra?

  2. ” Egli giudicherà le nazioni e a popoli numerosi detterà le sue leggi; sì che trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più l’arte della guerra”. (Isaia 2, 4)

  3. … Sì la Bibbia ha parole sagge e piene di speranza spostate verso il futuro, ma oggi? Intanto ragiono su un’alleanza, quella atlantica, che non solo non ci proteggerà ma può fare di noi europei il bersaglio incrociato di una possibile guerra, mondiale, già in corso per certi versi.. Ho incominciato a firmare contro il patto Nato… Non che non ci siano altre minacce alla pace, ma noi in prima fila come burattini, o quasi, e gli strateghi dell’impero, o degli imperi, defilati non mi va .. Pagliuzze le nostre iniziative?

  4. La NATO, come l’ONU, sono nate da buoni propositi, principalmente quello di scongiurare la guerra, anche se con filosofie diverse, ma nel tempo non hanno saputo mantenerli. Possiamo schierarci come riteniamo giusto, in coscienza; ma il problema è a monte, siamo noi, quelli che vanno educati. Siamo riusciti a strumentalizzare anche le religioni per farci la guerra, e le guerre non sono mai cessate, figuriamoci quali possono essere le nostre prospettive… Ma intanto facciamo come quelli che con un secchiello pretendono di svuotare il mare…E’ l’intenzione che conta, non il risultato, e la nostra vigile coscienza che si traduce in azione politica, come lei ha voluto fare con un personale esempio.

  5. .. Non penso che si possano mettere sullo stesso piano NATO e ONU, cioè entrambi ‘nati da buoni propositi’, poi falliti…
    Armarsi sino ai denti Della NATO , con il via alla corsa agli armamenti nel braccio di ferro con l’URSS, non poteva che nascondere propositi imperialisti.. L’ONU, come patto tra popoli senza schieramenti, non ha retto nel suo intento di garantire la pace nel mondo, un davide con la fionda spuntata tra giganti arroganti..

  6. Una è un’alleanza militare, l’altra un’organizzazione internazionale per la pace fra i popoli, ho specificato che sono nate con filosofie (intenti) diversi. In ogni caso, anche se non al cento per cento, un contributo l’hanno dato per contrastare l’aggressività dei popoli. Si va per tentativi, sulle macerie della storia; il cammino sarà ancora lungo… e chissà se finirà mai.

  7. La storia ha a che fare più col realismo politico che con gli ideali, purtroppo è così, nel bene e nel male. Un caro saluto.

  8. … Se si accampano pretesti per fare una guerra, come l’esportazione della ” famosa” democrazia o ricorrere alla cosiddetta guerra chirurgica, che non risparmia ospedali e obiettivi civili… Parlerei piuttosto di realismo criminale.. Ovvero lo faremmo se si trattasse di semplici individui soggetti alle leggi, perché allora tanti riguardi asettici nei confronti di potenti organizzazioni militari?

  9. Su questi aspetti concordo con lei, il problema è che dopo la fine della guerra siamo diventati una servitù militare degli USA o, se preferisce, della NATO, della quale ospitiamo le basi militari nel nostro territorio nazionale. La Francia ha saputo liberarsene ma ha un’altra forza e un’altra storia rispetto alla nostra. Comunque non dimentichiamo che gli anglo-americani hanno pagato col sacrificio di tanti dei loro giovani soldati la liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo (l’Italia è punteggiata di cimiteri alleati), che ci siamo voluto noi. Con questo, ovviamente, non è detto che dobbiamo condividere le loro scelte attuali, anche se la nostra voce in capitolo conta molto poco. Mi consenta di chiudere qui questo argomento, almeno da parte mia, perché non sono un politologo o uno storico. Le mie opinioni rappresentano quelle dell’uomo della strada, che soffre per amor di patria.

  10. Sono proprio gli arsenali nucleari che impediscono la terza guerra mondiale! Guai a chi li tocca! Dove l utopia annega sopraffatta dalla logica!

    1. @ Dersu (ma se il riferimento è a Dersu Uzala siamo di fronte ad un’appropriazione indebita di una figura ammirevole)

      Anche se accumulare armi (e non solo nucleari) fosse un deterrente per evitare una tragedia immane che porterebbe alla distruzione di quel tanto di civiltà che la storia umana è riuscita a costruire, come non vedere che la pace è solo apparente e che le guerre umanitarie o democratiche continuano lo stesso e con effetti sempre devastanti?
      Il dissanguamento continuo delle energie migliori dei vari popoli (perché le guerre macellano soprattutto civili) può essere approvato solo da chi si schiera cinicamente con un potere nefando.
      Quanto alla logica, ce ne sono almeno due: quella dei difensori di questo potere dei pochi contro i molti e quella dell’utopia, che ha almeno un merito: ricordare a tutti quanto quel potere (capitalistico) è insopportabile, anche se non facile da abbattere.

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