Il baule

di Yuri Ferrante

Nel corridoio, al buio, troverai un baule
scuro, che non puoi aprire.
Tranquilla è sicuro, io ti ho fatta entrare.
Perché so che non sei qui per farmi male.
Qualcosa nel baule, qualcosa che nessuno
ha visto ancora, qualcosa che un tempo
ho riposto, che ho nascosto
e che ora non ricordo, l’ho rimosso,
e ho rimosso anche il ricordo
di quando l’ho deposto.
 
Solo adesso che ti ho vista passeggiare
nel cortile, mi rammento del baule
sarà meglio che mi sieda per pensare,
se sia un bene far uscire le creature
che ho nascosto in quel baule.
 
Mi accompagni tra le stanze e anche tu
più forte hai udito bussare,
ma nessuno è tra le porte.
Quindi sai da dove viene,
se siamo qui da soli,
noi, e il baule.
 
Nella lingua ho la chiave,
c’è una strana serratura,
se la provo ad infilare
scatta, sbatte, s’apre e infine
si trasforma in fine sabbia,
si dissolve, all’aria vola.
 
Mi domandi cosa sento, mentre tento
di capire cosa voglio, ma tu chiedi
molto, troppo. Io le cose non le sento,
io le stritolo, le spengo,
poi dimentico e mi arrendo
al baule, al suo comando.

4 pensieri su “Il baule

  1. …bella questa poesia di Yuri Ferrante, che per la musicalità e il senso del mistero mi richiama la poesia “Il corvo” di E.A.Poe..ma poi se ne discosta per varie ragioni…Non è la morte inaccettabile dell’amata che turba il poeta, poichè lei è al suo fianco come Beatrice, ma lei puo’ solo essere testimone della sua una discesa all’inferno: verso l’incontro con un io ermeticamente chiuso e sconosciuto…la parola non è la chiave per aprirne il contenuto, diventerebbe polvere, un nulla..cosi’ dapprima gli sgambetti della memoria fanno da paravento agli smacchi, ma quando diventa inevitabile l’incontro si fa scontro feroce fra due volontà: infine le creature “stritolo…spengo..dimentico” …Ben richiuso il baule detta le sue leggi. E’ la resa? “mai piu” tentare di riflettersi, di conoscersi, il mostro è altro da noi..che comandi pure…In questa parabola spesso possiamo riconoserci

  2. La poesia di Yuri Ferrante ha un ritmo molto accattivante: fatto di sillabe, di accenti e di assonanze, naturale e al tempo stesso incantatorio come se uscisse misteriosamente e autonomamente dalla serratura del baule.
    Grazie anche a Annamaria per l’analisi perspicace…

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