Le 95 tesi di Martin Loreto: tombola!

di  Giuseppe Natale

Un gruppo di Abitanti di Via Padova e dintorni hanno elaborato “95 tesi di Martin Loreto” sulla città mercificata e sui quartieri popolari del municipio 2  di Milano (via Padova , viale Monza…).

Come si sa, 503 anni fa, il 31 ottobre del 1517, Martin Lutero espone le sue 95 tesi contro la vendita delle indulgenze e si ribella , in nome della libertà e della giustizia, al Papato di Roma primo responsabile del degrado morale nel governo della Chiesa cattolica. Dà così l’avvio alla rivoluzione protestante. E getta le fondamenta di una nuova etica religiosa, quella protestante, che alimenterà lo spirito e l’ideologia del nascente capitalismo.

Oggi, invece, se non si vuole precipitare nel disastro totale si pone il problema di come superare il capitalismo.

La coincidenza del numero delle tesi e l’assonanza/consonanza dei nomi dell’autore rimandano a una suggestione tinta di simpatica ironia, che nella profonda diversità dei contenuti fanno intravedere un analogo spirito di critica radicale e di ribellione, allora contro il predominio della Chiesa di Roma oggi contro il neoliberismo capitalistico e la speculazione finanziario/immobiliare che portano alla disumanizzazione della società e alla rovina degli ambienti urbani e naturali.

Nel pomeriggio di domenica 11 ottobre 2020, presso la sede dell’ANPI di Crescenzago in Piazza Costantino a Milano, le tesi sono state presentate nella forma del classico gioco della tombola. Conviviale e con chiacchiere e cotillon, l’esperimento della Tombolata di Martin Loreto è piaciuta ai partecipanti che si sono divertiti nel percorso di conoscenza giocando ad allenare il loro spirito critico che magari era dormiente da un  bel po’ di tempo.

A mio parere incontri come questo, con le modalità ludiche sui temi scottanti della nostra epoca, sono da replicare e moltiplicare  con convinzione fantasia e rigore. Possono servire molto a svegliare le coscienze, a favorire lo spirito critico, a rafforzare le motivazioni per l’impegno civile e politico, sociale e culturale.

Cercherò ora di presentare in modo essenziale le 95 tesi.

[1 – 7]. Vivere bene e liberi. Nelle prime sette tesi si afferma il sacrosanto diritto per tutte e tutti a vivere bene e ad essere liberi. Vivere bene deve volere significare la soddisfazione per tutti gli esseri umani dei propri bisogni senza condizionamenti e ricatti. Essere liberi (non la libertà in astratto) vuol dire poter vivere “ non come mezzi per l’accumulazione della ricchezza né come fini in sé, ma piuttosto come modi del mondo”. Senza farsi imporre i ritmi frenetici della metropoli, “rivendicando la specificità temporale della vita nel territorio”.

[8 – 20]. Territorio e pratiche ecologiche. I diritti fondamentali della e delle persone si calano nella realtà quotidiana del territorio. Inteso quest’ultimo come spazio fisico e relazionale per viverci bene , in un intreccio di legami di solidarietà e mutualità da sciogliere in “pratiche ecologiche”, partecipando alla vita del quartiere e prendendosi cura dell’Altro perché nessuno rimanga da solo nel rischio continuo di ricatti e prepotenze. Questo stile di pensiero e azione è politico in modo diverso dalla politica. Serve anche un “atto di fede” (laica) nel credere nei “legami di mutualità” e nel “farsi carico dei problemi del territorio”. Il politico va organizzato e gestito dal basso, perché non si può delegare. Lapidaria e piena di senso la tesi 18: “ La vita non ha la stessa velocità del denaro”!

[ 21 – 34 ]. Politiche amministrative. Le politiche delle amministrazioni del Comune di Milano (e in generale delle grandi città) sui quartieri vanno nella direzione opposta a quella del vivere bene per tutte le persone in un ambiente ecologico sano.

Il Centro invade i quartieri popolari e promuove gli investitori privati per “mettere a profitto il territorio” e renderlo competitivo, come una merce qualsiasi, sul mercato globale. Le persone che abitano il territorio non contano o contano assai poco di fronte all’avanzare dei grandi capitali privati, nazionali e internazionali. Smantellato il sistema produttivo del primo capitalismo, Milano viene trasformata in una “città – vetrina da consumare”, dopo quella da bere! Rimanervi o venire a viverci  costa tanti sacrifici.

[ 35 – 41]. Gentrification. La parola chiave per conoscere e capire il processo di mercificazione della città è gentrification (gentry, persona di condizione sociale medio – alta; processo di trasformazione di un quartiere popolare in quartiere residenziale di ricchi e/o mediamente agiati).

La città viene intesa e gestita come una merce, il cui prezzo diventa sempre più caro. Per il costo della vita in aumento, gli abitanti più poveri ed emarginati dei quartieri vengono costretti a lasciare le loro case e i loro luoghi. E’ l’espulsione dei ceti popolari mentre avanza l’espandersi dei profitti dei cementificatori e degli operatori immobiliari. Domina su tutto  il capitale aggressivo della grande finanza. Ogni fazzoletto di spazio libero è buono per cementificare e costruire case e vendere/affittare appartamenti di caratura medio – alta. Frenetica diventa la promozione di location per il tempo libero e per lo svago, per le manifestazioni mercantili , artistiche e culturali in cui predominano marketing ed immagine attraenti e modaioli.

I sindaci e le giunte delle grandi città, nel nostro caso del Comune di Milano, finiscono per rappresentare sempre meno o per non  rappresentare affatto le istanze dei cittadini, in particolare di quelli disagiati. Diventano amministratori delegati degli interessi dei poteri forti del capitalismo finanziario e della rendita fondiaria e urbana. La conclamata “lotta alla povertà” si trasforma “nell’eliminazione fisica dei poveri”!

[42 – 60]. NOLO, acronimo di Nord Loreto. L’analisi si cala nel vivo dei quartieri in cui vivono le e gli autori delle tesi. E’ la porzione di territorio tra Via Venini/Viale Monza/Piazzale Loreto/Via Padova nella fascia Nord del Municipio 2 di Milano, che entra nella sfera di influenza di NOLO, acronimo di Nord Loreto, uno degli ultimi brand , molto coccolato dai mass media, diventato famoso per le sue iniziative ed eventi modaioli, comunicativi ed artistici sponsorizzati dal Comune di Milano e da enti privati. Il manifesto di NOLO con il logo del Comune è dappertutto negli spazi pubblicitari: un bel volto di donna meticcia dal sorriso tranquillizzante invita a ” vederci “ a Nolo…: “Milano che è sempre quella perché non è mai la stessa”, slogan accattivante che chi lo capisce è bravo. Vuol dire per caso che Milano è sempre la città degli affari (eppur si chiamava “capitale morale”…) nelle sue diverse modalità? Non possono mancare parole e slogan in inglese, tanto per farsi capire da tutti! Yes Milano!…E per non dire esplicitamente di volere un quartiere residenziale medio – alto  si scrive neighborhood by neighborhood …Capito?

Di fatto, consapevolmente o meno, Nolo diventa una specie di cavallo di Troia nella cui pancia porta le truppe della speculazione edilizia e dell’abitare a danno dei ceti poveri e disagiati. Prepara e contribuisce a sviluppare il processo di gentrification, facendolo passare come modalità di riqualificazione e rigenerazione del territorio. In realtà si porta avanti la trasformazione dell’uso dell’abitare e degli spazi sociali. Entrano così in crisi stili di vita solidaristiche e interrelazioni multietniche e multiculturali.

“Aprono ovunque agenzie immobiliari, nuovi bar, minimarket, esercizi commerciali trendy”. La rincorsa al guadagno e al profitto di pochi come contrappasso all’impoverimento e l’emarginazione e, alla fine, all’espulsione di tante sempre più numerose persone vittime del carovita e della precarietà, dello sfruttamento lavorativo e sociale e del lavoro gratuito e del non lavoro.

In queste tesi Nolo viene sottoposto a critica serrata , in quanto “operazione di facciata” e di “marketing” che, contrapponendo “degrado” a “decoro”, non affronta i reali problemi delle persone e dei ceti popolari per migliorarne le condizioni. Anzi li inasprisce opponendo il decoro alla povertà, insistendo sul “degrado” inteso sprezzantemente come stigma dei quartieri di cui si vuole cancellare storia e memoria. “ Tutto al solo fine di […] rendere giustificabile il trasferimento del popolo indesiderato ed ormai fuori luogo, e l’avvento di quello in tinta con le nuove esigenze, le nuove regole, i nuovi prezzi. Il popolo decoroso”.

[61 – 83]. Gentrification paura e sicurezza. Il discorso ritorna sulla ‘gentrificazione’ , politica che opera un ricambio di popolazione. Si fa largo ed occupa spazio un  popolo di consumatori, di turisti, di “fantasmi” che affollano i fine settimana, affittano e comprano, a prezzi sempre più alti, case e appartamenti. Ci guadagnano i proprietari e gli speculatori. Saltano i rapporti di mutualità e si rafforzano i meccanismi della concorrenza e della diffidenza. Scatta e si diffonde la paura. “Ognuno ha bisogno di difendere la propria fortuna, aumentano le cancellate, la richiesta di telecamere e anche quella di polizia e militari”.

La sicurezza non come diritto per tutti, ma come repressione degli emarginati. La lotta al degrado e la sicurezza dei pochi diventano il leitmotiv della politica dominante che non vuole affrontare la situazione concreta, e quindi dimostra di non voler migliorare la vita di tutti e dell’intero ambiente urbano; di non voler tutelare il Bene comune.

[84 – 95]. Per un’altra vita di quartiere. Nelle tesi finali si insiste ancora sulla necessità dicomprendere , per contrastarlo, il “meccanismo della gentrification”.

Senza mitizzare il passato, ma anche senza farsi ingannare dai proclami ufficiali, dietro i quali si camuffano gli interessi di pochi e la corsa frenetica al denaro e al business facile, è necessario e urgente elaborare e praticare “nuovi modelli socioeconomici territoriali ed autocentrati sui bisogni degli abitanti”. Per un’altra vita di quartiere e di città e di benessere per tutte e tutti.

Sono, a mio avviso, tesi stimolanti che offrono adeguate chiavi di lettura della realtà urbana contemporanea. Pur con lacune e carenze di analisi, in particolare per quanto riguarda il nuovo scenario che, già a partire dai cambiamenti climatici e dagli sconvolgimenti ambientali, si aggrava ulteriormente con la pandemia del coronavirus e richiede proposte e interventi radicali e urgenti proprio nella direzione indicata dalle tesi. Queste però abbisognano di approfondimenti e di definizione di obiettivi e mezzi efficaci.

Intanto ci sono tutti i presupposti teorico – pratici nelle “95 tesi” che denotano la maturità etico – politica e la consapevolezza civile di tanta cittadinanza attiva, che però non trova audience né nelle istituzioni né nei mass media. E che a maggior ragione deve affinare gli strumenti di resistenza e di resilienza.

Milano, ottobre 2020.      

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