133 anni fa

di Paolo Di Marco

Nel 1887, per nutrire le truppe che invadevano l’Eritrea, l’Italia portò buoi dall’India; insieme ad essi arrivò anche il virus della peste bovina. Dieci anni dopo il 90% dei bovini dell’Africa, immunologicamente vergini, erano morti, insieme alla gran parte degli altriungulati; nonostante il tentativo degli inglesi di fermare il virus coi fucili e il filo spinato. Un terzo degli Etiopi e due terzi dei Masai morirono di fame; mancando gli animali da pascolo il terreno venne invaso da cespugli spinosi, pessimi per i bovini ma ottimi per le zanzare tse tse e i loro tripanosomi; la malattia del sonno si diffuse a dismisura tra uomini ed animali.[1]Per rimediare alla mancanza di bovini gli inglesi importarono da Seychelles e Inghilterra i maiali domestici, che ben presto si presero dai cugini selvatici la peste suina (per loro fatale). Nel 2018 questa comparve anche nei maiali asiatici[2]; dopo due anni la metà dei maiali cinesi era morta. In vista delle feste del nuovo anno, per sopperire alla mancanza di carne di maiale, nel mercato di Wuhan vennero portati animali da carne di tutte le specie, dai coccodrilli ai pangolini; da questa miscela alla fine del ’19 emerse il virus Sars Cov2 e con lui l’epidemia Covid-19.

L’ambiente di nidificazione del virus, prima alternato tra pipistrelli e pangolini, si è allargato all’uomo.

(Quanto  sopra è la sintesi di in articolo apparso su Aeon il 2 Novembre, che riprende i contenuto del libro ‘On Pandemics’ dell’autore David Waltner Toewns (ed Greyston 2020); sono evidenti i parallelismi con Spillover di David Quammen)

 A questo punto siamo davanti a un bivio: reagire all’inglese, con fucili (sostanze medicinali di varia natura ed efficacia) e filo spinato (lockdown e simili); oppure cercar di tener fede all’appellativo con cui ci riconosciamo, homo sapiens, e cercare di capire che cosa il virus ci dice, i termini della nuova narrazione del mondo in cui ci siamo immersi. E fare qualcosa di adeguato.

Note

[1] Il tripanosoma è un esempio di microorganismo il cui ambiente di ‘nidificazione’ si alterna tra artropodi e mammiferi; altrettanto il virus della peste suina, che si alterna tra zecche e maiali selvatici; in entrambe i casi con adattamento reciproco non distruttivo. v gli studi  di Pavlosky, ref 44

[2] da provenienza incerta, Russia, Europa, Africa direttamente forse.

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