Percorsi comunisti. Franco Fortini

a cura di Samizdat
AI TANTI CHE IN QUESTI GIORNI CADRANNO NEL GORGO DELLA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO DEL “COMUNISMO ITALIANO”, E SI TROVERANNO – INCONSAPEVOLI O IN MALAFEDE – AD ADORARE IL FETICCIO DELLA CONTINUITA’ GRAMSCI-TOGLIATTI-BERLINGUER (E MAGARI ZINGARETTI).

Abbiamo bisogno di altri (non del PCI) comunismi…
IL COMUNISMO
di Franco Fortini
Sempre sono stato comunista.
Ma giustamente gli altri comunisti
hanno sospettato di me. Ero comunista
troppo oltre le loro certezze e i miei dubbi.
Giustamente non m’hanno riconosciuto.

La disciplina mia non potevano vederla.
Il mio centralismo pareva anarchia.
La mia autocritica negava la loro.
Non si può essere un comunista speciale.
Pensarlo vuol dire non esserlo.

Così giustamente non m’hanno riconosciuto
i miei compagni. Servo del capitale
io, come loro. Più, anzi: perché lo dimenticavo.
E lavoravano essi; io il mio piacere cercavo.
Anche per questo sempre ero comunista.

Troppo oltre le loro certezze e i miei dubbi
di questo mondo sempre volevo la fine.
Ma anche la mia fine. E anche questo, più questo,
li allontanava da me. Non li aiutava la mia speranza.
Il mio centralismo pareva anarchia.

Com’è chi per sé vuole più verità
Per essere agli altri più vero e perché gli altri
siano lui stesso, così sono vissuto e muoio.
Sempre dunque sono stato comunista.
Di questo mondo sempre volevo la fine.

Vivo, ho vissuto abbastanza per vedere
da scienza orrenda percossi i compagni che  m’hanno piagato.
Ma dite: lo sapevate che ero dei vostri, voi, no?
Per questo mi odiavate? Oh, la mia verità è necessaria,
dissolta nel tempo e aria, cuori più attenti ad educare.

(1958)

 

P. s.

1 pensiero su “Percorsi comunisti. Franco Fortini

  1. …questa poesia di Franco Fortini, già letta, sempre mi colpisce particolarmente, vuoi per l’ andamento dimesso del verso, affaticato come di chi cammina portando un pesante fardello…Parla ai compagni e a se stesso per confessare dolorose verità: non lancia accuse, anzi riconosce il suo compromesso in un mondo di cui desidera la fine, insieme a se stesso…Cosi’ dolente anche perchè sa di non essere ( o poter essere) compreso, allontanato com’è dai compagni, e per certi versi li approva…Solo, isolato “Cosi’ sono vissuto e muoio”, quasi affrontasse senza rancore una sorta di sacrificio, mi ha ricordato Cristo rinnegato nell’orto degli ulivi…Eppure tra le incertezze degli altri e i suoi stessi dubbi, il poeta ribadisce la sua incrollabile convinzione: “sempre sono stato comunista”… per nascita, per istinto, per speranza, proprio come voi, sono uno di voi…di un comunismo ancora molto lontano, eppure presente …

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