Il cervello del mondo

Fantastica in esercizio

di Filippo Nibbi

  • Chi gliè?… Ferlinghetti o me?

<< Nel mezzo del cammin di nostra vita

M’ imbattei con me stesso

E non ho capito niente>>…

Così ha recitato gli ultimi versi di Ferlinghetti Valerio Magrelli, presente in “Titus di poesia” , la sera del 22 febbraio.

  • Aveva 101 anni, compiuti il 24 marzo, scritti così, proprio in base “2” nel sistema binario ideato da Leibniz “nel migliore dei mondi possibili”…

ON THE ROAD

<<Gli Ebrei>> sostiene la Giò  <<sono come i gatti neri!… I più inteligenti! Vengono perseguitati, così hanno imparato a difendersi>>…

Perseguitato la scopo, raggiungiamo San Francisco, il 22 febbraio, e ci troviamo in macchina, accanto la Faglia di Sant’Andrea.

Le proporzioni cambiano:

<< Una catena di monti si estendeva in una lunga curva e al suo termine erano cinque piccole catene, che si allungavano, formavano alcune strette vallate.  Se si guardava attentamente in queste valli sembrava che ci fossero delle città. La lunga catena montuosa era ricoperta di salvia nera, e le valli terminavano in un’oscura piana coltivata, lunga molte miglia, che finiva in ultimo precipitando in un abisso. C’erano dei buoni campi, e le case e gli uomini vi apparivano tanto minuscoli che appena si potevano scorgere. In alto, su un picco terribile che torreggiava su catene e su valli, c’era il “cervello del mondo”, e anche gli occhi di un minuscolo cervo, che si abbassavano come un muscolo fino al corpo della terra. Il cervello non poteva comprendere la vita del proprio corpo. Era lì, inerte, sapendo vagamente che poteva distruggere la vita, la città, le casette dei campi con una furia di terremoto. Si chiedeva e si rispondeva:

  • Cosa stai facendo?
  • Ma il mio niente non è come il tuo. Non è in niente bianco, pacifico. E’ malefico infido e ignoto:

In un attimo da niente si trasforma in vuoto.

Ma il cervello era sonnolento, le montagne erano tranquille, e i campi pacifici, con i loro curvi pendii che scendevano verso l’abisso. E tutto stava così da un milione d’anni, immutato e tranquillo, e il cervello del mondo sulla sua vetta era semiaddormentato. Il cervello del mondo era un po’ dolente, perché sapeva che una volta avrebbe pur dovuto muoversi, e che allora la vita sarebbe stata scossa e distrutta, il lungo lavoro di coltivazione annullato e le case nelle valli sarebbero crollate. Il cervello era addolorato, ma non poteva farci nulla. Pensava: “Sopporterò anche qualche disagio per mantenere quest’ordine che è venuto a esistere accidentalmente. Sarebbe vergognoso distruggerlo”. Ma la massa torreggiante era stanca di star sempre nella stessa posizione. Si mosse, d’improvviso, e le case crollarono, le montagne si sollevarono orrendamente, e tutto il lavoro di un milione d’anni andò perduto >>…

Le proporzioni cambiarono, e cambiò il tempo.

A Big Sur, lungo la HIGHWAY 1, cade una frana. Il traffico viene dirottato verso la HIGHWAY 101 attraverso un territorio vasto quanto la Toscana abilitato a poligono di tiro per l’aeronautica americana. La macchina raggiunge la Missione San Antonio circa a metà del CAMINO REAL che da San Diego raggiunge San Francisco. Ci furono passi leggeri, francescani, sul portico. Levai gli occhi al cielo. Lessi in un affresco della parete “Santa Margarita de Cortona”… “No es mayor che el pétalo de una margarita!” esclamo stupefatto. Io, nato a Cortona, avevo ritrovato il nome di Santa Margherita imposto alla prima indiana Salinas battezzata.

Il vuoto ci osserva

Raccogliere fiori di campo

<<Anche l’infinito di Lawrence Ferlinghetti doveva prima o poi terminare>>. La cronaca insiste: <<Addio Ferlinghetti. La Beat Generation non c’è più. Poeta, anarchico, pacifista, scrittore on the road. Se ne va a 101 anni l’uomo che con Kerouac, Ginsberg e Gregory Corso cambiò l’arte e la letteratura… Ma non chiamatelo poeta BEAT. Quello è Gary Snyder, che a novant’anni vive senza elettricità nell’orientale magione KITKITDIZZE sulle montagne californiane>>…

Proprio lui abbiamo trovato!… Io e la Gè.

La Gè dice: 

<<The 2×4’S of San Francisco 

Were  the woods aroud Seattle>>…

Snyder la riprende:

<<San Francisco 2×4’S

Were the woods aroud Seattle>>…

Come se tutto dovesse finire lì.

 

5 pensieri su “Il cervello del mondo

  1. …molto suggestiva la descrizione di quel tratto di Montagne Rocciose, credo, dove sembra materializzarsi alla vista dell’autore, Filippo Nibbi, il terribile Golem della leggenda ebraica. Il gigante dal cervello passivo, ma anche telecomandato. Come ogni robot, domina il “suo” corpo sottostante di valli, di centri abitati, di minuscoli uomini affaccendati e sa di poterli distruggere, se solo inviasse una piccola scossa da quel suo enorme e sopraelavato picco…senza rancore, per carità, solo se intorbidito e stanco…e tutto va in frantumi…e poi si riassesta, grazie alle formiche. Altrove nel tempo e piu’ in basso, il viaggio continua in quel paesaggio immenso ed impervio, ma anche base militare dell’aeronautica americana: l’attuale Golem? Cosi’ i viaggiatori, in una non programmata deviazione, vanno ad imbattersi, profano e sacro insieme, nella Missione San Antonio, dove, su un affresco, si legge: Santa Margarita di Cortona…Cortona, guarda caso, il loro luogo d’origine! Caso e coincidenza insieme!
    Ferlinghetti è scomparso, 101 bella età! Ma sopravvive l’ultimo guardiano, testimone del nostro “lato selvatico” , tra le montagne californiane, Gary Snyder…

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