Lavoro culturale di Luca Ferrieri

NUOVA RUBRICA DI POLISCRITTURE 3
La materia delle idee

IL LAVORO CULTURALE è un percorso in frammenti attraverso le tracce materiali in cui siamo immersi quando parliamo, scriviamo, leggiamo.

Bianciardiano quanto basta, adorniano fino all’osso, fortiniano di ritorno, speranzosamente blochiano.

Ma anche: harawayano, barthesiano, batesoniano, benjaminiano, derridiano, eccetera, elenco infinito continuando. Ascendenti apocrifi, apostati, eterocliti. Ma qui non è questione di ascendenti, bensì di discendenti, di complici e simbionti. Creare i precursori, diceva Borges. Trovare i propri compagni, diceva Fortini. Ecologia della lettura (ancora lui). Lottare contro il rumore di fondo. Batto un colpo. Faccio rumore nel rumore?

Percorso che si nutrirà di curve, paradossi e asintoti; farà sponda tra tesi e antitesi diffidando delle sintesi; userà il passo del cavallo; difenderà l’utopia e la sua utilità pratica. Curioso del passato come del futuro.

Si occuperà di mestieri, di buon artigianato, di archeologia e antropologia dell’industria culturale, di professioni da “sprofessionalizzare” e di generalismi da decostruire, di senso e beni comuni. Di individui e di collettivi (corpi e menti). Di animali, vegetali e minerali. Di biblioteche dell’anima. L’alto del basso, il basso nell’alto. “Il prezzo da pagare per la centralità dell’Alta Cultura era molto alto”, disse Enzensberger. E così (non) sia.

Aborrirà il gergo e ne sarà preda. Scaverà e scriverà nel linguaggio. Abbecedario senza alfabeto, labirinto senza filo, sogno di una mappa. Quale lavoro culturale se non è metaculturale? Oltre che inter- e infra-, naturalmente. L’iper invece è da mercato. Cerchiamo roba sottile, particellare (come al catasto), granulare come quanti di pura informazione (che non esiste).

La cultura che ride delle gerarchie (Serres) ma senza seppellirle; anzi, più spesso le edifica. La cultura è ciò che resta quando abbiamo dimenticato tutto ciò che avevamo imparato (Longanesi? Salvemini? qui la citazione si fa orfana). Che si apre all’oblio che saremo (un verso inedito del vecchio Borges secondo Abad Faciolince).

Sto pensando che non sarà niente di tutto questo (nemmeno il catalogo), ma almeno ci ho provato.

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