Sky-Louise

SKY DANCER ( NOME NATIVO CREE)
LOUISE BERNICE HALFE ( NOME ATTRIBUITO DALLE ISTITUZIONI)

Ero molto indecisa riguardo l’autrice da proporre per avviare questa rubrica che non vuole essere un omaggio alla memoria né ambire a scoprire tesori nascosti o a dissotterrarne altri. È piuttosto una  cartografia che andremo a comporre partendo da dove noi ci troviamo in questo momento sociale e con la consapevolezza che ci  è possibile esercitare. Troveremo in questa rubrica strade maestre, sentieri appartati, nuovi percorsi e proveremo a guardarli da dove siamo e siccome saremo plurali ognuno vedrà qualcosa che potrà essere messo in comune, cosa che la tecnologia ci permette.

Molti di noi in questi giorni sono stati sconvolti dal ritrovamento di migliaia di corpi di bambini nativi nei pressi di chiese cattoliche in British Columbia. Sappiamo che il primo genocidio si perpetra sui bambini: le nonne di Plaza de Majo sono storia recente. Eppure le dimensioni e la sistematicità di questo eccidio di cui le misere tombe sono solo l’oggettivazione concreta, ci sconvolge.

Bisogna essere attenti a non usare termini come follia o a relegare nella responsabilità di pochi quello che si manifesta come puro odio e disprezzo espresso attraverso la reiterata crudeltà.

E allora mi è sembrato che quell’eccedenza di verità di cui abbiamo bisogno per sentire il rumore della poesia potesse darcela Louise Bernice Halfe, nata Sky Dancer, Stella Danzante, nella riserva indiana Cree di Saddle Lake. Sky-Louise nasce nel 1953 a  Two Hills, Alberta. A sette anni fu costretta a frequentare la Blue Quills Residential School a St. Paul,  sempre in Alberta. Con fatica vi rimase per nove anni e quando decise di uscirne trovò l’opposizione della propria famiglia. L’assoggettamento ai dominanti nella convinzione che lì stia l’unica possibilità di farcela, è anch’essa storia nota. Louise a sedici anni lasciò la casa e ruppe i legami con la sua famiglia. In questo modo poté completare gli studi liceali alla St. Paul’s Regional High School. In quegli anni scopre l’interesse per la scrittura  che inizia a coltivare tenendo un diario e inizia anche a definirsi una relazione politica col mondo circostante espressa da scelte controcorrente quale quella, per niente semplice, di vivere fuori dal campus universitario nel nord del Saskatchewan mentre studiava Servizio Sociale, specializzandosi poi in dipendenze da droghe e alcool, problema che stava sterminando i giovani membri delle comunità native. Inizia così un percorso parallelo di lavoro nel sociale e di scrittura poetica che la porta nel 1990 a pubblicare per la prima volta nell’antologia Writing the Circle: Native Women of Western Canada. Nel 1993 scrive una testimonianza in The Stolen Years  uno dei primi volumi che raccoglie racconti di sopravvissuti alle scuole residenziali. Si fa sempre più evidente un legame tra intrinseco alla sua scrittura tra biografia personale e collettiva che non è solo referenza di poetica ma territorio da esplorare stilisticamente. Nel 1994 esce il suo primo crudo libro Bear Bones & Feathers, a cui seguono Blue Marrow (2004), Crooked Good (2007) e il recente Burning in This Midnight Dream (2016). tra il secondo e il terzo libro, nel 2012  riceve un dottorato honoris causa in Lettere. Nel 2018, le sue opere  sono state raccolte in Sôhkêyihta: The Poetry of Sky Dancer Louise Bernice Halfe.  Nel 2021, Halfe è stata nominata  Poeta Laureata del Parlamento canadese. È sposata, mamma e nonna e –pare- attualmente viva in una casa tradizionale. Intanto per entrare in confidenza con lei ascoltiamola leggere suoi testi attraverso questo link (qui).

E ora vi propongo un testo in lingua e in versione italiana tratto dal suo libro Blue Marrow. Come tutti i suoi, è feroce, implacabile. Le poesie di Sky- Louise non sono una cronaca ma un’esplorazione della violenza nelle sue perturbanti dimensioni che riguardano chi l’agisce e chi la subisce.

Bless me, father. I’ve pierced my flesh. Danced
                       with the Sun. Bathed my face in blood.
                       I didn’t mean to.
                       Forgive me, father. I ask for absolution.
                       I promise to say my rosary and serve my time.
                       I promise to keep my hands to myself and
                      swallow my tongue. Amen.
We gathered in the darkened room,
bodies pressed leg to leg. Our breath
mint and garlic, sage and sweet grass
woven into my burlap gown.
We held hands, my love and I.
On each side my mother and father sat.
Blankets tea sugar flour gunpowder.
Tobacco ribbon blueberry cloth.
In the dark they came.
 I bring to you
these Voices I will not name. Voices
filled with bird calls, snorting buffalo,
kicking bears, mountain goats.
I do not recognize who speaks.
Skin unfolds. Sag after sag.
Words squeezed through her
blistered tongues
lick till my heart stings, my
eyes swell.
Lightning flitted.
Scorched our flesh.
They tore out our tongues.
When we spoke,
my love and I, darkness swelled.
Thunder became our footsteps. This
ceremonial dance of my dead.
We were wedded that night.
The night has no shadow,
her veil always an open mouth.
Listen to the bones.
             ohkomipan, I am she who speaks, father, the Eternal
             Grandmother.
             Forgive me father; for I have sinned. It has been since
             1492 since my last confession. I have committed the
             following sins.
 
Ripped my robes. Thrown into sea.
Spirit on their soil.
They tore flesh, breasts became pouches, hung
from their belts. Our bellies spilled.
I hung myself.
Blankets kill us. I am a large scab.
Mass graves. Fingers dig still
through the many bones.
Burned our crops. We live on mice.
We hold a Begging Dance.
Still our bellies echo.
Shot our babies, crushed their skulls against the rocks
The great mother sends more gods
to sprinkle water
on our heads.
The land weeps. I am choking. Choking.
The buffalo are a mountain of bones.
My son is shot for killing their cow.


Benedicimi, padre. Ho trafitto la mia carne. ballato
            con il Sole. Mi ha bagnato la faccia di sangue.
            Non volevo.
            Perdonami padre. chiedo l'assoluzione.
            Prometto di dire il mio rosario e di servire il mio tempo.
            Prometto di tenere le mani a posto e
            ingoiare la mia lingua. Amen.
 
 
 
Ci siamo riuniti nella stanza buia,
corpi premuti gamba contro gamba. Il nostro respiro
menta e aglio, salvia ed erba dolce
intessuto nel mio abito di juta.
Ci siamo tenuti per mano, il mio amore ed io.
Intorno a noi sedevano mia madre e mio padre.
Coperte tè zucchero farina polvere da sparo.
Nastro tabacco panno mirtillo.
Nel buio sono venuti.
 
Ti porto
queste Voci non nominerò. voci
piene di richiami di uccelli, bufali che sbuffano,
orsi che scalciano, capre di montagna.
Non riconosco chi parla.
La pelle si dispiega. Ad ogni cedimento ne segue un altro.
Parole spremute attraverso di lei
lingue piene di vesciche
leccare fino a farmi pungere il cuore,
gli occhi si gonfiano.
 
Un fulmine volava.
Bruciata la nostra carne.
Ci hanno strappato la lingua.
Quando abbiamo parlato,
il mio amore ed io, l'oscurità si è gonfiata.
Il tuono è diventato i nostri passi. Questa
danza cerimoniale della mia morte.
Quella notte ci siamo sposati.
La notte non ha ombra,
il suo velo è sempre una bocca aperta.
Ascolta le ossa.
 
                  ohkomipan, io sono colei che parla, padre, l'Eterna
                  Nonna.
                  Perdonami padre; perché ho peccato. È da allora
                  1492 dalla mia ultima confessione. ho commesso i
                  seguenti peccati.
 
Strappato le mie vesti. Gettate in mare.
Spirito sul loro suolo.
 
Strapparono la carne, i seni divennero marsupi, appesi
dalle loro cinture. Le nostre pance si sono rovesciate.
Io mi impiccai.
 
Le coperte ci uccidono. Sono una grande crosta.
 
Fosse comuni. Le dita scavano ancora
attraverso le molte ossa.
 
Bruciati i nostri raccolti. Viviamo di topi.
Organizziamo la danza degli accattoni.
Ancora le nostre pance echeggiano.
 
Sparati i nostri bambini, schiacciati i loro crani contro le rocce
La grande madre manda più dei
a spruzzare acqua
sulle nostre teste.
 
La terra piange. sto soffocando. Soffocamento.
I bufali sono una montagna di ossa.
Mio figlio viene ucciso per aver ucciso la loro mucca.

( versione italiana a cura di Mariella De Santis)

Questa poesia è tratta dal volume Blue Marrow che se testualmente significa Midollo Blu, per Sky è un riferimento alla penna blu che era obbligata ad usare nella scuola residenziale che, senza molte altre possibilità di scelta, aveva frequentato  da bambina. Ho scelto questo testo perché contiene molti elementi che sono un tratto distintivo della poesia di Louise. Intanto la commutazione dei codici linguistici: tipiche espressioni e topos della lingua cree e della cultura nativa sono accostate a quelli della lingua ufficiale e assimilante. L’uso dello spazio bianco è simbolicamente importante poiché Louise lo usa come territorio su cui agisce una battaglia tra invasi e invasori, inoltre anche il tipo di disposizione è un omaggio alla cultura dei primi popoli poiché segue l’idea della spirale. Nel suo libro più recente si fa forte un discorso femminista e di lignaggio matrilineare anche relativamente al senso del sacro nella cultura cree oltre ad un tema essenziale per la cultura nativa che è quello della terra, concrezione dello spirituale, del materiale e del politico. Ho parlato inizialmente di una poesia che si rifà ad un’autobiografia personale e collettiva poiché ogni segno e senso della propria esperienza è inscritto nel genocidio delle origini e del presente.  Sky- Louise  ha ricevuto molti riconoscimenti ma di fatto è pubblicata prevalentemente in Canada e non è tradotta e questo qualcosa ha da dirci…

In rete potrete leggere alcuni testi tratti dall’ultimo libro dell’autrice e ben tradotti da  Walter Valeri e Pina Piccolo sul sito La macchina sognante (qui).
Buon viaggio!

19 pensieri su “Sky-Louise

  1. Grazie, Mariella…Non conoscevo questa poetessa. Ho letto con attenzione la poesia che hai tradotto per noi e ne sono rimasto molto turbato. Voglio approfondire la conoscenza dei suoi libri.

  2. lingua, corpo, madre, terra, dei: ma come mai, ma come si spiega questa costellazione di entità, che si ripete dovunque, nei tempi e negli spazi, e che le donne evocano?

    1. Potrebbe essere, come ho scritto la mia è una versione in italiano non una traduzione.Ci torneró su.Grazie.

  3. Mah…forse tratti culturali che diventano antropologici e che poi divengono campo di lavoro letterario…

  4. Grazie Mariella De Santis per averci presentato la voce di Ski-Louise come testimone di una mostruosa tragedia che coinvolse lei e migliaia di bambini ospiti dei collegi cattolici in Canada solo pochi decenni fa…Lei, Ski-Louise, è sopravvissuta e ha potuto, ribellandosi, cercare altre strade, ma le sue poesie riportano intera la tragica sorte riservata ai giovani nativi americani in nome di una presunta religione superiore…Giunta alla consapevolezza storica del genocidio perpetrato nei confronti del suo popolo, S.L. nella sua poesia ci riferiscce dell’orrore di essere stati non solo torturati, mistificati sino in fondo nella propria identità personale e collettiva, ma anche resi “complici” di un trattamento disumanizzante. La vittima, infatti, arriva a supplicare il perdono al “padre spirituale” per “colpe” mai commesse e arriva ad infliggersi ogni genere di tortura, sino alla morte…
    In questo periodo a Milano si svolgono manifestazioni e si raccolgono firme a favore della scarcerazione di Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dei nativi, detenuto in carcere da45 anni per delitti mai commessi…Il maestro Andrea chiede di diffondere…

    1. Grazie Annamaria,concordo su tutto e mi piace sottolineare che in Sky-Louise la denuncia ha saputo trovare una reale forza poetica.

      1. Proprio così, Mariella. Testimonianza, sofferenza e potenza poetica sono qui indissolubilmente legate. Hai fatto benissimo a presentare questa poetessa esemplare, in un tempo, come quello che stiamo vivendo, di profondissima deriva morale, predominio del profitto e totale assenza di solidarietà, oltre che di miopia verso il futuro della nostra specie. Questi crimini devono essere denunciati, e la Chiesa dovrà chiederne perdono in ginocchio(confido in Papa Francesco), ma resto purtroppo pessimista circa il futuro di questo homo insipiens ( che, per esempio, non corre a vaccinare le popolazioni povere di africa india e america, tassandosi, e preferisce andare incontro all’estinzione da eventuale variante resistente ai vaccini, oltre che da pollution, nucleare, etc.) Grazie anche a Ennio Abate per la sua sensibilità.

        1. Grazie Annamaria,vigile sentinella.Ognuno di noi deve cercare di mettere ció che ha e di far sentire una mancanza .Ti abbraccio.

  5. Ammazzavano i nostri padri? Sì.
    Ammazzavano le nostre madri? Sì.
    E noi che figli siamo ammazziam, ammazziam, ammazziam,
    e noi che figli siamo ammazziam, ammazziam, ammazziam

    ( da cantare sul ritmo di una vecchia canzone popolare: https://wikitesti.com/beve_beve_compare/)

    SEGNALAZIONE

    Canada, orrore senza fine: rinvenuti i corpi di altri 182 bimbi nativi
    di Marco Cinque

    Canada. Proseguono le scoperte di nuove tombe e fosse comuni vicino alle scuole residenziali religiose. L’ultimo ritrovamento è del 30 giugno: le vittime avrebbero tra i 7 e i 15 anni. L’elenco delle fosse comuni finora individuate

    https://ilmanifesto.it/canada-orrore-senza-fine-rinvenuti-i-corpi-di-altri-182-bimbi-nativi/?utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1tpE_iJl0Ml5ba-8MgzbfmFk_sVBDtNWE9nafuR-UpAp1WcZwI9lhXQfk#Echobox=1625210030

    Stralcio:

    embra che il Canada sia ormai diventato un immenso sudario, dove sono stati occultati i corpi violati di decine di migliaia di bambini indigeni. Una moderna democrazia cresciuta sull’abominio di quelle scuole residenziali religiose che, tra il 1863 e il 1998, hanno disseminato il Paese di fosse comuni e tombe anonime.

    Dopo le recenti scoperte della fossa comune di Kamloops, con i corpi di 215 bambini indigeni e delle 751 tombe senza nome di Marieval, il 30 giugno sono riemerse altre 182 tombe anonime nei pressi della St Eugene’s Mission, vicino alla città di Cranbrook, nella Columbia Britannica. La maggior parte dei corpi rinvenuti apparterrebbero a minori tra i 7 e i 15 anni.

  6. DA POLISCRITTURE 3 SU FB

    Commento lasciato da Luciano Aguzzi

    Leggo: «Una moderna democrazia cresciuta sull’abominio di quelle scuole residenziali religiose che, tra il 1863 e il 1998, hanno disseminato il Paese di fosse comuni e tombe anonime». L’abominio sicuramente c’è, ma è da precisare in che cosa consiste. Consiste nella pratica, diffusa non solo nel Canada ma in altri Stati americani, del Nord e del Sud, in Stati dell’Africa, in Australia e altrove, di strappare i figli ai genitori per allevarli altrove con l’intento di dargli un’educazione e una cultura per poterli assimilare alla popolazione dei conquistatori. C’è qui – sebbene giustificato, anche in buona fede, da una montagna di buone intenzioni – non tanto un atroce razzismo quanto un atroce imperialismo. È l’imperialismo “umanitario” della missione di civilizzazione dell’uomo bianco, che, in pratica, ha fatto danni spesso analoghi a quelli dell’imperialismo razzista e conquistatore il cui unico rapporto stabilito con i nativi era quello di servo – padrone. Si tratta pertanto, nel caso canadese di cui i giornali parlano in questi giorni, di un abominio che nasce da uno scopo benefico, simile a quello delle missioni cattoliche, protestanti, anglicane, mussulmane e laiche in Africa, in Asia e altrove, dove però il “bene” è identificato con la propria cultura, la propria religione, la propria organizzazione sociale a cui acculturare e assimilare gli indigeni, di cui non si rispetta l’autonomia.
    Da molti articoli dei giornali sembra che l’abominio maggiore consista nel numero di morti. Ma ciò è del tutto fuorviante. Era normale che negli orfanotrofi europei, fra la fine del Settecento e gli inizi del Novecento, la mortalità superasse il 50% dei ragazzi raccolti, con punte del 75%. Ed anche nei collegi per poveri e nei seminari la mortalità era alta. E mi riferisco a tutta l’Europa, comprese le zone considerate più avanzate. Tanti morti, tante fosse comuni ecc., a due passi da casa nostra, che non hanno mai suscitato scandalo.
    Ma in termini di bambini e ragazzi morti c’è anche da precisare che l’indice di mortalità, in Europa, anche nelle zone più sviluppate e nelle famiglie agiate, nel corso dell’Ottocento è quasi sempre superiore al 40%. Non erano rari i casi di genitori che avevano una diecina di figli di cui sopravvivevano, oltre i 15 anni, solo una metà o meno.
    Non è il numero dei morti, dunque, l’abominio. Simili cifre si potrebbero abbinare a moltissime scuole e collegi delle città principali d’Europa, se solo si accostassero i dati statistici esistenti. L’abominio, ripeto, è la politica imperialista che, quando si ammanta di ragioni ideali e benefiche, vuole trasformare i nativi in europei civilizzati, negando valore alla loro civiltà indigena; quando invece lascia perdere le ragioni benefiche e mostra quelle più crude del conquistatore, vuole trasformare i nativi in schiavi o forza lavoro a buon mercato o in gruppi etnici residuali chiusi in riserve. Qui sta il vero abominio, che non è ancora concluso: questa spinta imperialista del conquistatore è ancora attiva in vecchie e nuove frontiere, in vecchi e nuovi rapporti fra europei e nativi; o, in altri casi, fra cinesi o mussulmani e nativi.
    Ed anche le accuse al cattolicesimo sono fuorvianti, se non si aggiunge che simili pratiche erano comuni ad altre religioni, protestanti e anglicani, o, dove comandavano i mussulmani, ai mussulmani e così via. Fra l’altro, fra i musulmani, l’antica pratica che alimentava il corpo dei giannizzeri (ragazzi, spesso cristiani o ebrei, strappati per sempre alle famiglie e allevati per l’esercito), formalmente abolito nel 1826, in certe forme continua ancora oggi con il rapimento, da parte di gruppi mussulmani estremi e combattenti, di bambini addestrati a combattere.
    Se i fatti che sono stati recentemente scoperti in Canada si inquadrano in un contesto storico mondiale, diventano molto significativi ma in un senso diverso dal facile accostamento: istituti cattolici = bambini morti. Come se si trattasse di bambini uccisi volontariamente per mera depravazione morale circoscritta in quegli istituti e magari in altri simili non ancora scoperti.

    1. Ho poche notizie, ma non concordano: i bimbi morti non sarebbero solo vittime ‘naturali’ ma molte forzate: figli di bambine violentate dagli istitutori, bambini picchiati a morte per la loro ‘riottosità’. Chiunque abbia visto un istituto di quel tipo ne conosce l’intrinseca violenza, effetto del mancato riconoscimento come esseri umani veri dei figli di altre culture e diverse spiritualità. È da questa radice che nascono orrori senza fine.
      Ma la poesia di Sky Dancer va molto più in là: ricostruisce e dà forza ad una identità, assorbe l’orrore e lo trasforma in arma che riverbera intorno e al di là dell’epoca, recupera un vuoto e con forza e dolcezza insieme ci rende un’anima che anche noi avevamo perso.

    2. Gentilissimo, razionalizzare ci può aiutare a tollerare l’angoscia ma non sposta di un punto l’abiezione.Grata a chi con la poesia fa della propria storia memoria collettiva.

  7. “Grata a chi con la poesia fa della propria storia memoria collettiva.” (De Santis)

    Sì, Mariella, possiamo essere tutti grati a chi , in poesia , estrae dal buio e da un colpevole oblio gli orrori dei Dominatori Forzuti e la sofferenza delle loro Vittime Infelici. Questo però non basta. Gli orrori continuano. Anzi si accrescono,e diventano più raffinati e sistematici. Loro non risarciscono le vittime con le scuse ex post , ma neppure noi con la sola poesia. E la ragione ci serve. Se non per fermare le continue stragi, almeno per cercare nuove forme di organizzazione per contrastarle o ridurle.

    1. Caro Ennio,io mi rispondevo al fatto commento dell’amico,intendendo che dire non facciamo coincidere questo male avvenuto nelle residential school col male della chiesa cattolica è una razionalizzazione di qualcosa duro da accettare.

      1. E’ quanto ha ben sottolineato Luciano Aguzzi nell’ultima parte del suo commento:

        “Se i fatti che sono stati recentemente scoperti in Canada si inquadrano in un contesto storico mondiale, diventano molto significativi ma in un senso diverso dal facile accostamento: istituti cattolici = bambini morti”.

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