Il viale

di Annamaria Locatelli

Corvetto,
fiume di asprezza
e tenerezza...
Anime si rincorrono
nella corrente impetuosa
e corpi pesanti
sprofondano.
Il “Corvetto odia”?
Sagome da tiro al bersaglio
sfilano mute,
separate eppur unite
da rabbie e da paure,
per confluire sulla zattera
del lungo Viale alberato,
una precaria zona franca!..
Sulle ombreggiate panchine
c’è chi chiede aiuto
e, magari, lo respinge,
chi agonizza,
chi, viaggiatore, conclude
la sua vita in gran saggezza,   
chi ride forte, sfidando la malasorte,
chi spazza il “Viale-Casa comune”
e chi discetta
di pane e di terre lontane,
di sfratti e di case vuote,
di salute alla salute,
di figli amari,
di ricordi dolci...
Di quale futuro?
Intanto un virus novello,
sfuggito all’umano,
svolta l’angolo
tra un platano e un ibisco...
“Ci stai forse spiando?”
esplode un coro esorcizzante
dai sedili vocianti!
Vi s’aggira persino un fantasma,
-fuori, fuori dal coro!-
trasformista dai mille volti
e viscido ladro di vecchietti...
E poi? Che fare?
E’ una chiara sera estiva...
prendere il volo
sulle ali velocilente
di una bicicletta sfrecciante
verso verde periferia
Ciao Corvetto, ciao...
 

6 pensieri su “Il viale

  1. Il Corvetto è un fiume, nella sua corrente “impetuosa” si rincorrono le anime ma i corpi pesanti sprofondano.
    Altra immagine che scorre è quella di sagome (sul bancone di un tiro a segno?) una per una sotto il rischio di venire impallinate, separate e divise gareggiando in sopravvivenza ma anche tese insieme ad “approdare alla zattera”, luogo precario ma sollevato nel “Viale Casa-comune”. Quasi imbarcati su una specie di Nave dei folli (un poema fine 1400 e un quadro di Bosch) lanciando inutili cime per agganciare ricordi e legami in un mare di nulla…
    Intanto l’ospite di pietra (invisibile eppure onnipresente) viene schernito con urla e sghignazzi e… sfuggito sulle velocilente biciclette verso il verde rigenerante: il Corvetto è in periferia, la campagna è vicina.

  2. Cara Cristiana, hai proprio colto lo spirito del componimento…Si parla di un viale alberato, con panchine e pista ciclabile, su un corso, piuttosto trafficato, che da una parte si snoda verso la vicina campagna e, dall’altra, conduce al centro cittadino, una sorta di oasi urbana. Da sempre frequentato, il viale ha visto aumentare le presenze durante i vari lockdown dell’anno scorso, in seguito alla chiusura di molti centri di aggregazione. Presenze dai volti molteplici, ma, credo, improntate da una fisionomia comune, quella di un quartiere periferico: molti migranti, vecchietti a crocchi, donne con carrozzine e pancione, badanti con gli assistiti, cani al guinzaglio, colombi e ciclisti…Una comunità magari inconsapevole, ma già con una sua memoria: l’anno scorso, su una panchina e dopo una notte di furioso temporale, ha terminato i suoi giorni Costantino, un vagabondo irriducibie, che offriva ai passanti libri usati per pochi euro..Quando scomparve, amici e passanti decorarono la “sua” panchina con fiori e con suoi capi d’abbigliamento: giacca, cappello, bastone, una borsa…Un anonimo charlot giramondo, con molto stile!..Ogni sabato, poi, quando vicino si svolge il mercato rionale, un giovane africano ramazza il viale di buona lena -mai cosi’ pulito!- Si è rimediato decorosissimo un lavoro…Ci sono i giovani amanti della natura che innaffiano le aiule del “Miglio delle farfalle”, una vera sfida di sopravvivenza alla siccità tremenda di quest’estate…
    Attraverso quasi quotidianamente il viale e ne faccio parte, anch’io mi siedo all’ombra con un’amica a chiacchierare di figlie lontane…Si’, potrebbe anche essere o diventare “La nave dei folli” di cui canta meravigliosamente Ivan Della Mea, che tra l’altro viveva in Corvetto e presiedeva l’ARCI, una presenza notevole…purtroppo oggi la realtà di quel circolo di sinistra è completamente mutata, come di molti altri nelle nostre periferie…

    1. Quando vengo a Milano sto vicino a via Morgagni, anche lì c’è un viale alberato con al centro tavolini di cemento (meglio che da voi!) a cui siedono uomini e qualche donna per giocare a carte, una specie di pista per le bocce, un po’ di giochi per i bambini: “centro sociale” sempre affollatissimo, i vecchi arrivano perfino da altre zone!
      Non sapevo che Ivan Della Mea fosse del Corvetto, lo immaginavo ai navigli… per pigrizia mentale, senz’altro.

  3. bella, è come un eco che risale le mie memorie, via Morgagni ancora coi giocatori di scacchi, le ronde proletarie degli anni 70 contro gli spacciatori, coi bar finAffori e Baggio restituiti ai quartieri, la Bovisa degli anni 60 col gruppetto che faceva politica con noi solo per resuscitare un quartiere che si andava estinguendo, le corse in bici su quel ponte della Ghisolfa poi teatro per scrittori fintopopolari, viale Certosa e gli immigrati dal sud che giocavamo al pallone sui prati parrocchiali dove sorge la Bayer…
    una Milano attraversata da sprazzi di vita che ancora sopravvivono, e cambiano, e resistono forse, ma fatta di gente vera, ignara di movide e moda e colle memorie ancorate in un proletariato d’antan e quindi, forse per questo, a lunga persistenza

  4. Cristiana e Paolo, vi ringrazio per questa vostra vivace ondata di ricordi, in qualche modo comuni in un periodo di entusiasmo non ancora contaminato da devastanti sconfitte, ma anche dall’invasione informatica. Un mondo antico che forse un po’ resiste, ma è molto minacciato

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