Tigì e talkshow


di Cristiana Fischer

“Accendo?”
“È ora.”
“Sai che ci sono anche quelli che la tv non ce l’hanno?”
“E altri che non la guardano…”. Mentre traffichiamo per la cena il basso continuo snocciola fatti e notizie.
“Che ha detto la Ursula?”
“Non so, non ascoltavo.”
I servizi scorrono veloci. “Un bel messaggio di apertura al mondo femminile” parla un giovanotto sicuro.
“Mi vergogno ancora di più di essere italiano” dice un altro di mezza età. “E’ un atto egoistico, occorre rispetto della persona” (ai novax).
Una in fila “Aspetto da dieci minuti di poter entrare”, nel magazzino di distribuzione di fantasie sub specie di regali.
Un ultimo servizio sulla chiara bellezza dell’aria e del mare più a sud. Nella nostra goccia serale di benessere: pensionati, vaccinati, quasisani, cena e pantofole calde, telefonate di figli e nipoti.
L’opinionista ufficiale e autorevole di parte, cui si alternerà l’altro autorevole e ufficiale sostenitore di parte, appena diversa ma complementare per fondare ragionevoli opinioni, apre la serata di talk show.
Su una delle reti rai scorre da qualche settimana una rivisitazione degli anni del  terrorismo: pochi noti soggetti le fanno nascere, apogeo nelle lotte di fabbrica, frammentazione con annessi tradimenti, fine delle br. Niente a che vedere con le attuali  commistioni novax e nogreenpass, destra più sinistri, fascisti e filosofi, professori, medici e esasperati in genere, ma che mi viene in mente?
Che c’entra, infatti? Intanto si diffonde un’aria di minaccia e certezza di galera. C’è un sottotesto.
Corona di ferro e cotta di maglia medievale sotto le giacche e le scollature, scontri tra contee e ducati, lance e spade. Giullari lecchini tra una capriola e l’altra insultano seri astrologhi che scrutando le stelle oltre il freddo cielo notturno predicono sciagure.
Quelle portate dal virus, minacciosamente presentificate da serie di numeri senza appropriato contesto, versate dal cielo azzurrino degli schermi da Nostra Signora (Sergio Saviane?) a saturare ogni poro e ogni respiro, fisico e mentale.
Per avvalorare, la “presa diretta”. Di una realtà che non esiste: interviste selezionate, abiti da lavoro e tute casalinghe, oppure tailleur di rappresentanza, intonazioni dialettali o neutre e pacate, sguardi umili o diretti, perfino di sfida. Uno-due, favorevoli e contrari.
Il tema non è importante quanto introdurre suggestioni. Lo sciopero generale richiamato per deplorare o schernire. E’ Natale, corpi avvolti in luridi piumini su strati di cartone che isolano dal marciapiede. I portici, le borse intorno, Croce Rossa e Caritas distribuiscono sacche di cibo e coperte.
“Ogni notte mi rubano le cose”, una vecchia di madrelingua slava in frasi smozzicate.
Lavoratori stralunati: “mi mancano tre anni alla pensione ma la ditta chiude e ha licenziato tutti”.
La tv è di compagnia, fa rumore, conosciamo le facce le voci i jingles e le smorfie di personaggi peraltro interscambiabili.
“Credo che solo noi vecchi ci stordiamo di tv.”
“Eh già. E votiamo.”
“Già.”

2 pensieri su “Tigì e talkshow

  1. Cristiana ci presenta un brano molto vivace, pieno di suggestioni che sprizzano dagli schermi azzurrini di Nostra Signora la Televisione, dispensatrice di verità, falsità, consolazioni, minacce, lustrini, in una girandola da Corte dei Miracoli…L’ironia moderata di Cristiana accompagna la narrazione: si’ la televisione passa molte informazioni, ci alletta e ci stordisce, ma fa anche un po’ di compagnia ai vecchi…Una televisione non rifiutata, ma neanche ingurgitata senza riserve, bensi’ addomesticata, fatta entrare con garbo e curiosità tra le mura domestiche. Alla sera in particolare, nell’oscurità delle alte montagne, la TV accompagna con il suo brottolio di sottofondo lo sfaccendio di due compagni di vita intorno ai preparativi della cena…Chiacchiere, scambi d’opinioni, tra una telefonata e l’altra di figli e nipoti…Amica televisione, allora…Pare di si’, a piccole dosi e con l’antidoto di un senso critico forte e di una visione ampia e non suggestionabile…Anch’io mi ritrovo, ma penso ad altre categorie di persone meno protette, piu’ esposte e fragili.. Guai amoreggiare con la televisione se si è davvero soli, non fa compagnia, puo’ fagocitare… Un’anziana signora aveva incominciato a dire che lei parlava, ricambiata, con una nota presentatrice televisiva…Il robot sostituisce la figlia, l’amica assenti finchè il cervello non sfuma…Altro discorso per i piu’ giovani…A chi giova? Non esiste un’ora di educazione televisiva o di altri schermi ancora piu’ potenti nelle scuole…

  2. Vero, Annamaria. Per questo ho scelto un modo ristretto di parlare della tv: riguarda una vecchia coppia distratta e anche altrimenti informata. Per fortuna le più giovani che conosco guardano film e serie, ma su quelle non saprei spiccicar parola, portano via troppo tempo!

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