Appunti per il Riordinadiario del 3 aprile 2022

a cura di Ennio Abate

1. DALLA PAGINA FB DI CATERINA DAVINIO II/UCRAINA

Emanuele Andrea Spano : si vero ma bisognerebbe chiarire che, per esempio, Stepan Bandera in Ucraina è un eroe nazionale pur essendo stato un criminale di guerra efferato che ha ampiamente contribuito alla persecuzione ebrea in Ucraina con partecipazione dei cittadini, come ha fatto notare la Knesset a Zelnsky quando ha sovrapposto strumentalmente la sua guerra all’olocausto. A Stepan Bandera è dedicato addirittura un viale a Kiev. Il dato che stona è che noi siamo capaci di parlare per un mese di Durigon ma poi scordiamo che Zelensky ha premiato in parlamento Dmytro Kotsyubaylo, un esaltato neonazista con l’onorificenza di “Eroe dell’Ucraina”. cerimonia con tanto di foto. Tutto ciò non è un motivo per invadere uno stato sovrano, assolutamente criminale l’Invasione, Ma nemmeno è una ragione per non parlare di queste strane commistioni diffusamente, io non capisco cosa c’entrino i nazifascisti in uno stato democratico, evidentemente non lo è più di tanto. Gli Italiani dovrebbero sapere non solo che Putin è un invasore criminale, ma che l’Ucraina, per esempio, secondo l’ “Anti Defamation Ligue”, è il paese più antisemita d’Europa dopo la Polonia. IL Governo Zelensky rifiuta i ripetuti inviti ad entrare nell’ “Holocaust Remembrance Alliance” nonostante la propaganda sulle origini ebree del presidente Zelensky. E questo non lo dico io, lo sostiene il direttore generale del comitato ebraico ucraino Eduard Dolinsky. Magari chiediamo agli ospiti di chiarire anche questi punti perché è molto chiaro che sono stati invasi, però andiamo a scavare per bene nello scenario ucraino oltre la guerra non certo per evallare Putin ma per essere razionali e non isterici.

Emanuele Andrea Spano

condivido il discorso su destra e sinistra e sui suoi valori, anche se questo discorso meriterebbe un approfondimento storico e una contestualizzazione molto profonda. I nazisti sono nazisti e questo non lo discute nessuno, i nazisti del Donbass sono nazisti e criminali così come il battaglione Azov. Ma pure il battaglione Wagner è nazista e alle dipendenze di Putin. Rischiamo di cadere in un relativismo da cui non usciamo più. Per me i dittatori sono sempre nazisti, almeno in senso lato, e i regimi sono regimi sempre. Stalin si alleò con Hitler e farei fatica a definire Stalin un rappresentante della sinistra e dei suoi valori. Questo per dire che è indubbio che in Ucraina esistano zone d’ombra grandi come una casa, che esistono rigurgiti importanti di stampo nazista, ma non bisogna dimenticarsi che chi ha aggredito e invaso è qualcun altro. Basterebbe premetterlo all’inizio di tutto e poi possiamo ragionare di Nato, di Ucraina, di Nazismo e di Capitalismo pure. Senza dimenticarci pure che il disegno capitalista non è solo quello della Nato, ma pure quello della Cina e persino della Russia. Solo con un colore diverso. E senza dimenticarci che viviamo in un paese dove ci sono strade intitolate a Italo Balbo e gente che fa il saluto romano che distrugge le sedi dei sindacati

Emanuele Andrea Spano

 in ciò che ho scritto ci sono cose che condivido e cose che condivido meno. Alla base nel suo commento temo che continui a essere negato il principio di autodeterminazione dell’Ucraina, per quanto il termine sia anacronistico. Ciò vuol dire che la Nato non invade quei territori, ma che quei territori scelgono, o sono tentati, perché finora non avevano scelto, di entrare nella Nato. Perciò non è la Nato che si espande, ma sono quei paesi che vorrebbero entrarne a fare parte. E pure su questo bisognerebbe farsi delle domande, su quanto i paesi dell’ex blocco sovietico abbiano sentimenti antisovietici, e non anti russi, così radicati da preferire l’imperialismo e il capitalismo della Nato a una qualsiasi vicinanza con una vecchia idea di Russia, che l’imperialismo putiniano cerca un qualche maniera di restaurare. Che poi gli USA abbiano enormi vantaggi da questo conflitto non lo mette in dubbio nessuno e trovo agghiacciante il tentativo di sabotare le trattative Russia Ucraina da parte degli Stati Uniti soprattutto a partire dal piano mediatico. L’Europa compatta potrebbe avere l’occasione di creare un nuovo modello, potrebbe ripensare il dialogo con la Russia e in questo modo levarsi dai piedi sia Biden che Putin. E questa credo sia la peggiore paura di entrambi.

 sì, ma resta il fatto che si sapeva benissimo che l’espansione così vistosa a est della NATO avrebbe provocato la reazione della Russia, si poteva agire con più prudenza e discutere con la Russia una indipendenza ucraina fuori dalla NATO, contestualmente all’indipendenza chiesta dalle repubbliche del Donbass, evitando il conflitto militare, che danneggia pesantemente l’Ucraina, l’Europa, indebolisce la Russia, e avvantaggia solo gli Stati Uniti a livello economico e strategico.

2. DALLA PAGINA FB DI ALESSANDRO  VISALLI/ GUERRA DELL’INFORMAZIONE

I social media svolgono un ruolo centrale come moltiplicatore di forza e sono un potente strumento per sfruttare le emozioni e rafforzare i pregiudizi cognitivi. Il volume e la velocità delle informazioni senza precedenti travolgono le capacità cognitive individuali e incoraggiano a “pensare velocemente” (in modo riflessivo ed emotivo) invece di “pensare lentamente” (razionalmente e giudiziosamente). I social media inducono anche prove sociali, in cui l’individuo imita e afferma le azioni e le credenze degli altri per adattarsi, creando così camere d’eco di conformismo e pensiero di gruppo. Dare forma alle percezioni è tutto ciò che conta; opinioni critiche, verità scomode, fatti che contraddicono la narrativa dominante possono essere cancellati con un clic o modificando l’algoritmo.” Ovviamente insieme al monitoraggio in tempo reale che oscura immediatamente i contenuti scomodi e cancella gli account (per ora il mio no).

Alessandro Visalli

Questo interessante articolo di Laura Ruggieri, pubblicato su Strategic-Culture, descrive come la Russia ha perso la guerra dell’informazione con l’occidente (e come ha dichiarato il direttore della Cia al Senato il 10 marzo). Indubbiamente la capacità di manipolazione della informazione (una componente essenziale della ‘guerra ibrida’ teorizzata da tutte le potenze militari) degli Usa è senza paragoni. La dottrina militare standard Nato, da tempo, identifica la combinazione di guerra psicologica, mediatica, economica e, infine, militare come dottrina standard. Questa ultima spesso per procura (sia per non mettere a rischio vite americane, sia per il rischio di escalation).

La Russia ha capacità di guerra ibrida molto più limitate e deve ricorrere alla forza bruta. Del resto la situazione è molto asimmetrica: mentre per i lontani americani l’Ucraina è una pedina in un Grande Gioco, per i Russi è parte della famiglia slava. Dunque perdere quella che Andrei Ilnitsky ha chiamato mental’naya voina (guerra cognitiva) è stato molto grave. Chiaramente la strage l’aggrava.

Di qui emerga l’assoluta rilevanza, una vera arma finale, che riveste il controllo della circolazione delle informazioni tramite monopolisti accuratamente prodotti da capitali di rischio a guida federale negli anni duemila come Google, Facebook, You Tube, Twitter, Wikipedia (si, anche). Difficile sottovalutarli. In questo modo di fatto gli Stati Uniti, se del caso con opportune pressioni ma in genere per semplice adesione allo spirito comune, controllano la mente.

Come racconta l’articolista in Ucraina (la cui importanza strategica è del tutto evidente, sia verso la Russia sia verso l’Europa) sono stati spesi dal 1991 miliardi di dollari per separarla dalla Russia. Il risultato sono state due rivoluzioni colorate successive, nel 2004 e nel 2013, e poi un finale colpo di stato nel 2014. Da allora solo chi si oppone ai Russi può dormire tranquillamente in Ucraina (fino all’invasione, ovviamente, oggi nessuno). Un ruolo, ma anche qui non da ora, bensì dal dopoguerra, lo hanno anche le formazioni naziste e ultranazionaliste, utili dal punto di vista americano (come, del resto, è accaduto anche in Italia e Germania). Qui si è affermata una narrazione violenta e ultranazionalista (tatuata sulla pelle, peraltro), per la quale solo gli ucraini sono slavi “purosangue”, mentre i russi sono “meticci” (probabilmente per effetto dell’influenza siberiana).

Ovviamente i vettori di influenza sono stati i medesimi che sono utilizzati da decenni in occidente per convincerci di vivere nel migliore dei mondi (cosa vera solo per pochi): la modernità, la democrazia, lo sviluppo, la lotta allo stato corrotto. E gli agenti sono stati, non certo tutti in malafede (anzi quasi nessuno), media, Ong, imprenditori dello spettacolo, politici, religiosi, …

Tutto ciò avviene in un paese che diventa sempre più povero, nel quale i debiti sia verso la Ue (anche per comprare armi), sia verso la Russia (per il gas) sono sempre maggiori.

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L’autrice conclude: “Nell’Ucraina post-Maidan si può vedere un’anticipazione del destino che attende il resto d’Europa, quasi come se l’Ucraina non fosse stata solo un laboratorio di rivoluzioni colorate, ma anche un banco di prova per il tipo di operazioni di guerra cognitiva che stanno portando a la rapida distruzione di qualunque traccia di civiltà, logica e razionalità sia rimasta in Occidente.

La guerra cognitiva integra capacità informatiche, educative, psicologiche e di ingegneria sociale per raggiungere i suoi scopi. I social media svolgono un ruolo centrale come moltiplicatore di forza e sono un potente strumento per sfruttare le emozioni e rafforzare i pregiudizi cognitivi. Il volume e la velocità delle informazioni senza precedenti travolgono le capacità cognitive individuali e incoraggiano a “pensare velocemente” (in modo riflessivo ed emotivo) invece di “pensare lentamente” (razionalmente e giudiziosamente). I social media inducono anche prove sociali, in cui l’individuo imita e afferma le azioni e le credenze degli altri per adattarsi, creando così camere d’eco di conformismo e pensiero di gruppo. Dare forma alle percezioni è tutto ciò che conta; opinioni critiche, verità scomode, fatti che contraddicono la narrativa dominante possono essere cancellati con un clic o modificando l’algoritmo.”

Ovviamente insieme al monitoraggio in tempo reale che oscura immediatamente i contenuti scomodi e cancella gli account (per ora il mio no).

La pubblicazione dell’articolo non implica automaticamente la mia adesione ad ogni affermazione in esso contenuta.

3. DALLA PAGINA FB DI DANIELE LANZA/ ECCEZIONALISMO

– “Exceptionalism” ossia “eccezionalismo” : termine coniato dalla politologia contemporanea per indicare il credo nel fondamento non ordinario di un determinato stato nazionale che è espressione diretta di identità. Il concetto in sé può applicarsi anche a molte altre forme di aggregazione umana (qualsiasi in teoria), ma è nella sfera politologica che trova il suo utilizzo più diffuso e la ragione è naturale : maggiore è l’ampiezza e la profondità di un patto tra persone, maggiore sarà la solennità, che vi si vorrà attribuire. Essendo lo STATO, la massima forma di unione tra persone – riunite in tale alveo sotto denominazione giuridica di “cittadini” – è dunque il soggetto più idoneo a processi di sacralizzazione : altrimenti non può essere, considerato la potestà legale che vanta nei confronti del proprio contraenti (cioè la propria cittadinanza sulla quale esercita autorità giudiziaria e conseguente monopolio della forza), un potere che va giustificato con accorto ausilio di logica e psicologia. La questione della legittimità e del prestigio è fondamentale tanto nella politica interna, quanto in quella esterna ovvero agli occhi di popoli e governanti stranieri.

La civiltà giuridica ha visto dall’antichità fino all’ultimo secolo un trend costante, quello della “sfida intellettuale” tra gli stati – in primis quelli più grandi e potenti – finalizzata a darsi un maggiore spessore morale nell’arena geopolitica, ancor prima di venire alle armi sul campo : formule, rituali, appellativi e titoli magniloquenti, sfarzo, araldica e tutto quello di cui ci hanno informato i manuali sin dai banchi di scuola.

La necessità di fondamento morale è direttamente proporzionale all’ambizione della macchina (stato) in questione. Chi pretende di agire al di fuori degli schemi e dei limiti nel gruppo dei pari ha bisogno di motivazioni di ordine superiore : solo questo può conferire un diritto superiore che autorizzi forza ed affermazione.

Nell’età premoderna l’elemento della fede (monoteismi abramitici per Europa e vicino oriente) è poderoso, sebbene tenda poi a ridimensionarsi gradualmente dalla prima età moderna in avanti – con l’affermarsi degli stati centralizzati e quindi una nazionalizzazione del principio di legittimità – fino ai prodromi di quella contemporanea che coincide con la rivoluzione francese. Tralasciando l’analisi di ere remote e difficilmente comparabili e focalizzandoci invece sulla finestra cronologica bisecolare (1800-2000) che genera le strutture della società come la conosciamo oggi, possiamo individuare nella FRANCIA del 1789 il primo grande esempio di eccezionalismo : il vulcano di furore rivoluzionario della repubblica e i suoi ideali per la società a venire è la SORGENTE prima del fenomeno di cui parliamo. La Germania nazista è un altro esempio più prossimo e noi e fin troppo noto, tanto quanto l’esperimento socialista nella Russia bolscevica.

Gli STATI UNITI D’AMERICA costituiscono il maggiore modello tuttora esistente : del tutto analogo al caso francese (le due rivoluzioni nazionali sono cronologicamente molto vicine nell’ultimo ¼ del XVIII sec.), ne condivide in sostanza la carica messianica e universale di fede nel progresso e nella libertà (il proprio modello del concetto), ma pervasa di uno spirito protestante/puritano di fondo che rimedia alla frattura con la fede dei rivoluzionari francesi. Forse non ci si rende del tutto conto che lo stato a stelle e strisce è costituzionalmente il medesimo di allora, malgrado secoli di rivoluzione materiale e progresso sociale : a differenza dello stato francese, il cui status “eccezionale” verrà materialmente e psicologicamente ridimensionato da innumerevoli guerre contro i potenti vicini europei (la Francia degli ultimi 100 anni è sì una potenza, ma non più una superpotenza ), quello statunitense nel suo isolamento transoceanico non conosce sconfitta militare o umiliazione e ha continuato la propria evoluzione per conto proprio senza subire nessun reale trauma o confronto diretto (invasioni) che lo relativizzi. Questo è un elemento importante che si prega ti tenere a mente.

Significa in parole semplici che mentre l’ideale universale francese è oramai storia dei manuali (un vulcano spento), quello americano è arrivato al XXI secolo ancora attivo.

In ultima istanza l’eccezionalismo è strettamente correlato al Sonderweg : ne è la linfa vitale la ragione d’essere. Maggiore è la dose di eccezionalità che uno stato si convince di avere, maggiore sarà fondata l’esistenza di un cammino separato che lo caratterizzi dagli altri.

Ha senso questo lungo excursus sulla dimensione morale degli stati per capire la situazione attuale ? Assolutamente.

Entrambe le coordinate descritte sono parte indelebile della civilizzazione russa che andremo ad analizzare per coglierne il senso di fondo.

4. DALLA PAGINA FB DI XY/ VECCHIAIE

Preg.Signor Sindaco……

Sicuro della Sua operatività e fiducioso di un Suo interessamento avevo posto alla Sua attenzione la necessità e l’urgenza di un intervento a fronte di quanto esposto..A tutt’oggi la situazione è in totale stallo, pertanto, anche in considerazione della mia precaria mobilità e stabilità,e della mia non più giovane età, desidero nuovamente invitarla ad un intervento di civile viabilità a tutela della mia ed altrui incolumità. Più volte,recentemente,ho rischiato di cadere,infortunandomi,sul dissestato manto stradale di inesistente arredo urbano. In attesa di un cortese riscontro Cordiali saluti

X
Prof. Fate una raccolta fondi ed aggiustate la strada fate prima……

Y
Condivido pienamente. Qui, nella capitale d’Italia, la situazione  e’ forse peggiore.negli scorsi anni sono caduto per ben tre volte. Inutile sperare in un intervento radicale perche’ si procede con rattoppi che durano lo spazio di un paio di giorni. Ora che sono costretto su una sedia a rotelle,t emo di uscire. Sono due anni di clausura e se devo seguire un percorso di guerra, sia pure assistito dalla badante, ci rinuncio. Comunque permettimi un consiglio: rappresenta il tuo problema su un giornale e, come mi e’ successo qualche anno fa,l a mattina successiva una nutrita squadra di operai liberò i marciapiedi da una foresta di erbacce che ci costringeva a passare attraverso uno stretto sentiero. questa e’ Roma la capitale!

5. DALLA PAGINA DI RICCARDO ROSATI/UCRAINA

Riccardo Rosati

Ucraina. Scudi umani e missili sui quartieri; “i civili messi in pericolo”
Nei media di regime italiani un articolo del genere sarebbe stato rifiutato dal caporedattore e dal direttore, senza alcuna esitazione. E invece un quotidiano un po’ più serio, come il Washington Post – filo-democratico, ultra-patriottico, sinceramente imperialista – lo ha pubblicato come un servizio decisamente importante. Senza alcuna concessione per i russi, ma senza bendarsi gli occhi sui presunti “eroi”…
Cosa dice di così sconvolgente? Che l’esercito ucraino e le sue milizie di contorno (compresi i battaglioni dichiaratamente nazisti) adottano una tattica di combattimento che mette in grave pericolo la propria popolazione stessa.
Detto semplicemente: piazzano le loro batterie missilistiche e contraeree in mezzo ai palazzi residenziali, in modo da rendere più problematico l’attacco per l’artiglieria, i missili e gli aerei russi.
Non è che i dirigenti ucraini non ne siano pienamente consapevoli. Alexei Arestovich, consigliere del capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha detto che la dottrina militare del paese, approvata dal parlamento, prevede il principio della “difesa totale“.
Detto con altre parole, scorrendo le varie dichiarazioni dei comandanti sul terreno, “le leggi umanitarie internazionali o le leggi della guerra non si applicano in questo conflitto“. O anche: “tutti capiamo i rischi. Non possiamo difendere la città senza rischiare o ferire i civili, purtroppo“.
Ma il cosiddetto principio della “guerra totale” – che era applicato dall’esercito nazista, non a caso, quando invadeva territori altrui – implica necessariamente che non c’è più possibilità operativa di distinguere tra militari (obiettivo legittimo di ogni azione di guerra) e civili (obiettivo vietato, che giustifica l’accusa di crimini di guerra).
Se ne sei consapevole, e lo applichi in una guerra, anche difensiva, il discorso non cambia. E arrivi ad usare i civili non come “l’acqua entro cui nuota l’avanguardia politica e/o militare” (principio maoista – o guerrigliero – che implica un’organizzazione capillare delle strutture popolari per renderle adatte a quel tipo di guerra, imposta, in quel caso, dai giapponesi), ma come “il bosco entro cui si nascondono i combattenti” (che usano le piante come “materiale”, a proprio esclusivo vantaggio e senza alcun vincolo).
E’ – quest’ultima – una pratica vietata in qualsiasi tipo di guerra, perché significa usare i civili come “scudi umani”. Non proprio una tattica da “eroi”, diciamo così…
Buona lettura (si fa per dire…)
segue
La Russia ha ucciso dei civili in Ucraina. Le tattiche di difesa di Kiev accrescono il pericolo
Sudarsan Raghavan – Washington Post
https://contropiano.org/…/ucraina-scudi-umani-missili…

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